Venerdì, 09 Giugno 2023 05:30

Sud Africa, trovato un misterioso luogo di sepoltura più antico conosciuto al mondo  In evidenza

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Di Flavia De Michetti Roma, 8 giugno 2023 (Quotidianoweb.it) - Nei giorni scorsi, i paleontologi in Sud Africa hanno rinvenuto il più antico luogo di sepoltura conosciuto al mondo, contenente i resti di piccoli esseri umani con un cervello caratterizzato da dimensioni tali da essere ritenuti incapaci di comportamenti complessi.

Guidati da Lee Rogers Berger, un paleoantropologo sudafricano, i ricercatori hanno affermato di aver scoperto diversi esemplari di Homo Naledi, un ominide dell'età della pietra che si arrampicava sugli alberi, sepolto a circa 30 metri sotto terra in un sistema di grotte all'interno della Culla dell'Umanità, un sito del patrimonio mondiale dell'UNESCO paleoantropologico che si trova a circa 50 km da Johannesburg, nella provincia di Gauteng (Sud Africa). ​

In seguito a questa scoperta, gli scienziati hanno spiegato che “Queste sono le sepolture più antiche mai registrate nella documentazione degli ominidi, precedenti alle prove delle sepolture di Homo Sapiens di almeno cento mila anni”.

I risultati metterebbero in discussione l'attuale comprensione dell'evoluzione umana, poiché si ritiene normalmente che lo sviluppo di cervelli più grandi abbia consentito lo svolgimento di attività complesse, come la sepoltura dei defunti.

L’Homo Naledi è una specie primitiva, che aveva il cervello delle dimensioni di un’arancia ed era alto circa 1,5 metri.

Con le dita delle mani e dei piedi ricurve, la specie scoperta aveva già ribaltato l'idea che il nostro percorso evolutivo fosse una linea retta.

Homo Naledi prende il nome dal sistema di grotte “Stella nascente”, dove sono state trovate le prime ossa nel 2013.

I ricercatori hanno spiegato che “Queste scoperte mostrano che le pratiche mortuarie non erano limitate all’Homo Sapiens, o altri ominidi con grandi dimensioni del cervello, e il luogo di sepoltura non è l'unico segno che l’Homo Naledi era capace di complessi comportamenti emotivi e cognitivi”.

Nel 2015, Berger, le cui prime scoperte hanno ottenuto il sostegno del National Geographic, ha espresso per la prima volta l'idea che l'Homo Naledi fosse capace di più di quanto suggerito dalle dimensioni della sua testa e questa affermazione all’epoca ha incontrato numerosi dissensi.

Il team di studiosi ritiene che “Pur richiedendo ulteriori analisi, le scoperte alterano la nostra comprensione dell'evoluzione umana”.

Agustín Fuentes, professore di antropologia all'Università di Princeton, coautore degli studi, commentando questa straordinaria scoperta ha concluso che, “La sepoltura, la creazione di significato, persino l'’arte’, potrebbero avere una storia molto più complicata, dinamica e non umana di quanto pensassimo in precedenza”.

(immagine da sciencealert.com.)