Venerdì, 12 Novembre 2021 09:00

La chiave per Un Buon Matrimonio è... Stephen King! In evidenza

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A Good Marriage, classe 2014, sembra presentarsi come un thriller leggero per passare una piacevole ma intrigante ora e mezza.
Ecco qua che arriva la prima sorpresa: non si tratta di un romanzo ma di un racconto, contenuto nella raccolta Notte buia, niente stelle tradotta dall’italianissimo Wu Ming 1.
Anche la raccolta stessa è a sua volta una buona sorpresa, ed è lo stesso King a darne spiegazione: ha voluto scrivere di “quel che la gente potrebbe fare e come potrebbe comportarsi in certe situazioni estreme [...] Quello che ci dicono è che la nobiltà non sta principalmente nel successo, ma nel cercare di fare la cosa giusta”.

 

Stai tranquillo, niente spoiler. Né sulla storia che ti sto per raccontare né sul segreto di una riuscita vita coniugale. 

Una svogliata sera di questo piovoso autunno cercavo un po’ di compagnia dalla tv. È così che ho deciso di avviare Amazon Prime sul mio telecomando e andare alla ricerca di un film.

Il bersaglio non era A Good Marriage, assolutamente no. Ero curiosa di vedere la resa cinematografica di Cose Preziose di Stephen King (di cui ho adorato il libro… sino alla settecentodecima pagina ma non oltre).

Come accade spesso, il film che desidero non è presente in lista (troppo vecchio, troppo poco successo). Ma mi appare tra i suggerimenti questo.

A Good Marriage, classe 2014, sembra presentarsi come un thriller leggero per passare una piacevole ma intrigante ora e mezza.

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Vien da sè che, se son qua a parlartene, abbia fatto colpo anche sulle mie palpebre pigre.
E se mi leggi da un po’ saprai che sono patita dell’abbinamento libro-film e viceversa.

Quindi il giorno seguente, metabolizzato il finale e la stanchezza, ho subito cercato di reperire una copia del libro.

Ecco qua che arriva la prima sorpresa: non si tratta di un romanzo ma di un racconto, contenuto nella raccolta Notte buia, niente stelle tradotta dall’italianissimo Wu Ming 1.

Anche la raccolta stessa è a sua volta una buona sorpresa, ed è lo stesso King a darne spiegazione: ha voluto scrivere di “quel che la gente potrebbe fare e come potrebbe comportarsi in certe situazioni estreme [...] Quello che ci dicono è che la nobiltà non sta principalmente nel successo, ma nel cercare di fare la cosa giusta”.

Ed è proprio in una situazione estrema che la nostra protagonista, Darcy, cerca di fare la cosa più giusta

 

La trama (in due parole e senza spoiler)
Darcy, bellissima e intraprendente donna di mezza età, è sposata felicemente da venticinque anni con il brillante Bob Anderson, contabile di successo e benvoluto da tutta la comunità, il cui matrimonio ha dato alla luce due splendidi figli. Se fossimo in Italia, diremmo che si tratta sicuramente della Classica-Famiglia-Mulino-Bianco.
Una sera in cui Bob è in trasferta per lavoro, Darcy si trova obbligata da un blackout elettrico momentaneo ad andare in cantina (la vecchia e “rassicurante” cantina in pieno stereotipo americano) a ristabilire la corrente. Mi piace pensare, come suggerisce il titolo, che avvenga in una notte buia, senza stelle.
Se non altro, è una metafora che calza benissimo con la vita che l’aspetta dopo la scoperta che sta per fare, buia e senza stelle: Darcy infatti si imbatte per sbaglio in una verità soffocante e ingombrante
Sgambetta su uno scatolone, e urtandolo non può fare a meno di essere incuriosita dal suo particolare contenuto: apre, fruga, e vi ci trova i documenti personali di una giovane donna. Il nome è lo stesso che ha appena sentito al telegiornale: Marjorie Duvall è l’ultima vittima uccisa brutalmente dal noto serial killer Beadie.

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Ancora niente spoiler: il centro del romanzo
Non ti svelo nulla che possa rovinarti il finale. Che tu sia spettatore del film o lettore del libro, ci sarai arrivato anche tu: dopo svariate googlate e coincidenze, a Darcy arriva una doccia fredda. Anzi, la inonda. Capisce che il marito sia effettivamente l’efferato serial killer che da decenni terrorizza diversi Stati americani. 
Ed è qua che mi fermo, e ti rimando alle parole del nostro caro King: qual è la cosa giusta da fare in questa situazione estrema?

 

L’ispirazione per il racconto
Qua arriva la seconda sorpresa. Ciò che non mi aspettavo è che questo fosse ispirato ad una storia vera, l’unico dei quattro racconti della raccolta.
Il personaggio di Bob Anderson (nel film interpretato da Anthony La Paglia, uno dei miei cattivi preferiti hollywoodiani) è infatti ritagliato sull’immagine di Dennis Rader, il famoso serial killer conosciuto col soprannome di BTK.

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Il vero killer nella realtà
Dennis Rader è un normalissimo e onesto cittadino del Kansas. Ha una laurea in “Amministrazione della Giustizia” (ironia della sorte, eh?!) e un buon posto di lavoro; è sposato con Paula in un matrimonio solido, che gli ha regalato due figli amorevoli.
Nel tempo libero ricopre cariche di rilievo sociale: è stato supervisore al censimento, un attivo membro della comunità religiosa locale, il rassicurante capo scout con annesse responsabilità su piccole vite.
Nessuno sospetterebbe che sia un efferato omicida seriale. A riprova di ciò, non è lui che commette il paradossale errore per la sua cattura: a tradirlo è solo una sciocchezza di natura informatica.
Conosciuto con la sigla BTK, bind torture kill (lega, tortura, uccidi), Dennis ha mietuto dieci vittime certe. A caratterizzarlo c’è un altro dettaglio irriverente: spedisce anonimamente delle prove dove rivendica le sue prodezze. I mittenti sono in particolar modo media e polizia. Il contenuto varia di volta in volta: lettere, foto della scena del crimine, disegni dello schema omicida, documenti d’identità della vittima, floppy disk contenente alcuni scritti.
È proprio il floppy a tradirlo: un prodigioso ripristino informatico ripesca un vecchio file personale, nonostante Dennis abbia ovviamente provveduto alla cancellazione di tutti i suoi contenuti. Il file ripristinato dalla polizia è un documento Word intitolato "Christ Lutheran Church", la cui ultima modifica è firmata da un certo “Dennis”.
La ricerca incrociata è presto fatta. Adesso la cattura è tutta in discesa.
Rader viene condannato a dieci ergastoli, con un minimo di 175 anni da scontare obbligatoriamente in carcere (in modo da assicurarsi che non abbia sconti per meriti e buona condotta).

 

Analogie tra romanzo/film e storia vera
Dennis Rader ha un’ottima posizione lavorativa, ricoprendo anche ruoli manageriali. Come Bob Anderson. 
Dennis Rader è felicemente sposato con Paula, dalla quale ha due figli: un maschio e una femmina. Come Bob Anderson.
Paula è completamente ignara della doppia vita del marito. Esattamente come Darcy.
Entrambe le coppie, d’invenzione e reale, hanno due figli: primogenito maschio, secondogenita femmina.
Dennis Rader è un rassicurante e amorevole capo scout. Ancora, proprio come Bob Anderson.
Sia Dennis che Bob hanno avuto un lungo periodo di inattività: per anni e anni hanno messo in stop la loro seconda vita da pazzi omicida (ma per due motivi diversi).
Per due particolarità invece si discostano: l’aspetto fisico e… la fine della loro corsa da killer.
Ho giurato niente spoiler, per cui mi limito a descriverti i personaggi. Nella realtà, Dennis Raider ha un aspetto molto simile a quello del Bob letterario: stempiato, i pochi capelli rimasti brizzolati, e non certo in perfetta forma fisica, ma anzi con una rotonda pancetta. Il Bob cinematografico invece è un bell’uomo, piacente, capello a spazzola nero e fisico asciutto. Ah, i canoni di Hollywood.

 

Quindi… le buone regole per una buona famiglia sono...
Se tu fossi stata Darcy, come ti saresti comportato per mantenere salda la famiglia (e i nervi)? A quali compromessi saresti disposto a scendere? Preferiresti prendere una decisione egoistica, salvaguardare la solidità dei rapporti o mandare all’aria tutto?
Sono queste riflessioni a cui ci spinge King, con le sue situazioni estreme e decisioni estreme. In una notte buia, senza stelle…

 

P.S. in due ore divori sia il film che il racconto, ancora meglio se in quest’ordine. Esperienza consigliata.

 

A cura di Giulia Orrù del team parliamodilibri.it