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Martedì, 26 Ottobre 2021 16:23

Il dramma della pagina bianca In evidenza

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In alto sul nostro computer il file si chiama: Documento1 e sembra dirci che anche se non c’è più la penna d’oca e il calamaio lei è sempre la stessa: intonsa e superba.

Eccola lì: minacciosa, così pulita che si rifiuta di essere sporcata con l’inchiostro. Le dita si rattrappiscono sulla tastiera e l’unica frase che ti viene in mente è: Era una notte buia e tempestosa.

Ok, ci vuole una pausa, magari una sigaretta anche se non fumi più da 15 anni, un caffè! Ecco, un caffè e poi si ricomincia.

E così via, si possono passare ore davanti al computer guardando con disperazione il monitor, scrivendo e cancellando perché quella pagina bianca proprio non ne vuol sapere di darci una mano.

Eppure le idee ci sono tutte, quel romanzo, racconto, che vogliamo scrivere ieri ce l’avevamo perfettamente in testa, abbiamo presente il protagonista, sappiamo come si svolgerà la trama, l’intreccio e il colpo di scena finale. E allora?

Calma, pazienza e ragioniamo. Come possiamo procedere?

Intanto siamo certi di conoscere bene il protagonista? In molti manuali di scrittura si consiglia di fare una scheda, cominciamo da lì. Del protagonista chi scrive deve sapere TUTTO, anche quello che non apparirà nel romanzo. La scheda che lo descriverà avrà tutte le sue caratteristiche e perché no, anche una foto che ce lo faccia visualizzare. Dobbiamo scriverne pregi e difetti.

A proposito: essere troppo buoni, troppo sensibili, troppo fiduciosi non sono difetti. Su, su, non bariamo, un difetto è un difetto: il nostro protagonista può essere taccagno, ossessivo compulsivo, terrapiattista, paranoico… cercate nel dizionario e trovate quello che vi può aiutare anche nello svolgimento della trama, un difetto può diventare una caratteristica su cui giocare.

E poi sapremo che cibi ama, quali detesta, come si veste, che libri legge, se legge, quali sono le sue speranze, le sue paure. Il nostro protagonista ce lo portiamo in giro, sta con noi a pranzo e a cena e quando dorme russa?

Fatto?

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Ok, che storia ci racconterà il nostro protagonista che possiamo chiamare Pipp*?

E anche qui ci salva la scheda, divisa per capitoli o scene e deve essere molto dettagliata, non basta dire: “Si incontrano, si innamorano, lui/lei tradisce, lui/lei perdona e vissero tutti felici e contenti”. Facile così e soprattutto inutile.

Dove si conoscono? In che situazione? Come e perché si innamorano? Chi è l’antagonista? E perché il tradimento? E così via… più specifici siamo e più sarà semplice scrivere la storia.

E se vogliamo scrivere un giallo la scheda è ancora più importante per non trovarci alla fine del libro che non sappiamo chi è l’assassino.

Mostrare e non spiegare/ Show, don't tell

“Lei era molto bella” non significa niente, perché il concetto di “bella” è soggettivo. Per Shrek è bellissima Fiona, per esempio e detto tra di noi, quelle orecchie a trombetta possono essere simpatiche ma ci piacerebbe che il nostro partner fosse di colore verde?

Quindi dobbiamo “mostrarla” questa bellezza raccontandola. La ragazza del racconto può essere al bar con un cameriere che si impappina davanti alle sue gambe lunghe e il ragazzo che passa con il motorino si può schiantare contro un palo perché si è distratto guardandola.

“Massimo entrò nella camera e uccise Matteo” è una frase emozionante come una rapa secca. Se invece scriviamo “Massimo entro nella camera di Matteo e presa la pistola sparò tre colpi colpendo l’amico al torace, e alla testa. Il terzo colpo squarciò il materasso…”

Il risultato è uguale: Matteo è morto ma senz’altro il lettore è molto più coinvolto, “vede” la scena. Possiamo anche inserire odori, colori, raccontare del dito sul grilletto di Massimo, insomma, non c’è fine al Mostrare e non Spiegare.

Come diceva qualcuno: «Se me lo racconti è un saggio. Se me lo mostri è una storia».

Per capire ancora meglio quanto detto ti consiglio la lettura dei racconti di Hemingway, maestro del show don’t tell.

Ecco, leggere gli autori più famosi, più autorevoli, leggerli con l’occhio di chi scrive è decisamente utile: capire i trucchi, il ritmo ci aiuta tantissimo. Se non siamo buoni lettori difficilmente saremo buoni scrittori.

Buona lettura!

a cura di Gabriella Canova
(team parliamodilibri.it)

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