Giovedì, 08 Aprile 2021 21:25

“Ai morti si dice arrivederci”, il nuovo giallo di Luigi Guicciardi In evidenza

Scritto da

“Ai morti si dice arrivederci”, nel nuovo giallo di Luigi Guicciardi il commissario Cataldo indaga in un convento dai tanti misteri. È uscito nella collana “I gialli” Damster il nuovo romanzo con protagonista il Commissario Cataldo, che questa volta a che fare con una tre diversi omicidi. E le atmosfere sono quelle di una Modena cupa e piovosa, nella quale è facile riconoscersi.

Di Manuela Fiorini Modena, 8 aprile 2021  – Torna il Commissario Cataldo, l’investigatore uscito dalla prolifica penna del giallista modenese Luigi Guicciardi, questa volta in una difficile indagine ambientata in un convento di suore. “Ai morti si dice arrivederci” è il titolo di questa nuova indagine, edita da Damster, editore anch’esso modenese, nella collana “I gialli”. Mistero, suspence, si mescolano agli ingredienti classici del giallo e del crime, sullo sfondo di una Modena cupa e piovosa, dove strade, piazze, luoghi reali si mescolano ad altri immaginati, ma altrettanto vividi. Abbiamo fatto una chiacchierata con l’autore, per farci raccontare qualche curiosità, approfondire alcuni aspetti del personaggio, che a ogni romanzo ci diventa più amato e familiare, e farci dare anche qualche ghiotta anticipazione sulla prossima indagine “in salsa modenese”.

Guicciardi_2.jpg

La nuova indagine del commissario Cataldo ha come “scena del delitto” un convento di suore di Modena. Dopo il mondo del calcio e della Modena “bene” dei romanzi precedenti, come mai questa scelta?

“Il microcosmo del convento l'ho scelto perché è un mondo particolare, che finora mi mancava: ristretto, misterioso, talvolta anche ambiguo. Mi ha intrigato sia la psicologia delle suore, sia il senso della clausura, che ha in sé luci e ombre molto funzionali al genere del Giallo. La prima vittima del mio romanzo, per esempio, suor Alda, in quanto la più anziana, era quella che gestiva l'archivio e perciò conosceva tutti i misteri del convento. Spesso si dice che “i delitti del presente hanno le ombre lunghe”, cioè affondano le radici nel passato, e il convento l'ho trovato perfettamente adatto a questa situazione. Il convento, in definitiva, resta un ambiente delicato, dove non è facile comunicare, e bisogna porre le domande nel modo giusto e sapere ascoltare nelle reticenze, nei silenzi, nelle cose non dette. Questo lo rende, per un giallista, un ambiente molto stimolante perché lo induce a scavare dentro diverse psicologie. E Cataldo, da tempo, ha imparato a fare domande, ma soprattutto sa ascoltare: le parole delle persone, e anche i loro silenzi”.

Quella del tuo ultimo romanzo è una Modena molto cupa, dove piove quasi sempre. E anche le atmosfere del convento in un certo senso lo sono. Hai scritto questo romanzo durante la pandemia, ti ha influenzato in qualche modo?

“No, la pandemia non c'entra, l'avevo scritto prima. La situazione meteorologica nelle mie storie è connessa, di solito, alla stagione e allo stato d'animo dei personaggi. Nel romanzo d'esordio del 1999, “La calda estate del commissario Cataldo”il clima era afoso, quasi soffocante, e ciò era funzionale a una storia di ricordi e di rimorsi oppressivi. Qui, invece, piove molto, è vero, perché un'atmosfera particolarmente cupa m'è sembrata più consona ad accompagnare da vicino la clausura dell'ambiente e i segreti angosciosi dei personaggi”.

Anche Cataldo, in questa sua ultima indagine, sembra più cupo e malinconico. E hai approfondito di più la sua vita privata. Sapevamo che aveva un'ex moglie, Alice, e due figli che vivevano lontano, ma in questo romanzo la presenza di Alice si fa più concreta e mette in discussione una relazione che lui ha appena avviato con un'altra persona. Senza svelare nulla ai nostri lettori, come mai hai deciso di sviluppare anche questo “filone”, quello personale del tuo commissario, oltre a quello delle indagini?

Perché credo che un lettore d'oggi di un romanzo giallo si appassioni logicamente al plot – cioè alla storia, alla trama, all'enigma e alla sua soluzione, che deve essere realistico e complesso senza essere complicato – ma desideri anche seguire da vicino il vissuto del protagonista, cioè la sua maturazione umana, le sue relazioni sentimentali e sociali, le sue esperienze di vita al di fuori della sfera strettamente professionale (a condizione, è ovvio, che si intreccino all'indagine, ma che non prevalgano mai su di essa). Nel caso del mio ultimo romanzo, la presenza di due donne così diverse nella vita di Cataldo, con i dubbi e le incertezze conseguenti, oltre a suscitare interesse nel lettore, può contribuire ad arricchire il profilo e lo spessore umano del commissario.

Il romanzo si apre con la presentazione al convento di due dipinti di Guido Reni che tornano a Modena dopo essere creduti scomparsi. Mi ha ricordato un fatto realmente accaduto: il furto del dipinto del Guercino dalla chiesa di San Vincenzo nel 2014 e il suo ritrovamento in Marocco nel 2019. È un caso?

Sì, perché, scrivendo il romanzo, non ho mai pensato al caso del Guercino, che pure ha fatto parlare di sé a suo tempo. È nato tutto un po' per caso, senza averlo programmato, una volta che ho letto che esistono varie opere di Guido Reni, di cui conosciamo il soggetto e il titolo, ma che nel tempo sono andate perdute (finora, almeno). Da qui è nata l'ispirazione iniziale: ho immaginato infatti che due di questi quadri, precisamente “Il giudizio di Paride” e “L'estasi di santa Cecilia”, siano stati ritrovati, restaurati e donati a un convento di suore a Modena, e in occasione della loro presentazione pubblica si organizzi un evento da cui prende le mosse tutta la storia. Guido Reni, in definitiva, è stato l'opportunità d'avvio, il pretesto iniziale: importante, sì, ma in fondo occasionale.

Come nasce un romanzo del commissario Cataldo? Da dove parte la “scintilla”?

La scintilla può nascere in tanti modi diversi e scaturire da diverse direzioni, fermo restando che alla base di tutto devono esserci sempre la curiosità e la pazienza, che sono doti fondamentali tanto dello scrittore di gialli quanto dell'investigatore reale. E la curiosità – che è da intendere in senso lato e che quest'anno così difficile non ha smorzato (anzi, forse ha accentuato) – può essere stimolata, nel mio caso, da una vecchia notizia di cronaca, dai fotogrammi di un film in bianco e nero (quanti ne abbiamo rivisti o scoperti, in questi giorni di lockdown!), dal ricordo di una pagina letta o riletta, da un'antica memoria di famiglia, dal frammento di una conversazione fra estranei captata dalla finestra... E anche il lockdown stesso – con l'impedimento a viaggiare – ha favorito l'immaginare, stimolando quel fenomeno psicologico che è la fantasia di ogni scrittore (compreso il giallista).

“Ai morti si dice arrivederci”. E a Cataldo? Puoi lasciarci qualche anticipazione?

“Volentieri. Si partirà con la morte di un ingegnere modenese, trovato cadavere dalla moglie di ritorno da una serata trascorsa a scuola di danza. Il medico diagnostica un arresto cardiaco, ma ci sono alcuni dettagli che stonano: l'uomo, un quarantenne in buona salute, viene rinvenuto a letto nudo e soprattutto aveva un'assicurazione sulla vita di un milione di euro non pagabile in caso di omicidio. Il direttore della compagnia assicurativa è un amico di Cataldo e quest'ultimo inizierà un'indagine sotto traccia, col tacito assenso del questore, anche perché il morto ricopriva un ruolo importante: come ingegnere geotecnico, infatti, era incaricato delle perizie sull'abitabilità post sisma nella provincia di Modena. Unmystery classico, quindi, ma aggiornato ancora una volta sulla contemporaneità, con altri ambienti inediti, per me: dal mondo delle assicurazioni a quello delle scuole di ballo, realtà molto fertile nel Modenese”.

 cover_AI_MORTI_SI_DICE_ARRIVEDERCI.jpeg

SCHEDA DEL LIBRO

 

Luigi Guicciardi

Ai morti si dice arrivederci

I Gialli Damster

Pag. 330 - € 16

 

LUIGI GUICCIARDI

Modenese, docente di liceo e critico letterario, è autore di una serie di mystery. Per Piemme, La calda estate del commissario CataldoFilastrocca di sangue per il commissario Cataldo, entrambi finalisti al Premio Scerbanenco; Relazioni pericolose per il commissario Cataldo (2001), Un nido di vipere per il commissario Cataldo (2003), Cadaveri diversi (2004). Per Hobby & Work: Occhi nel buio (2006), Dipinto nel sangue (2007), Errore di prospettiva (2008), Senza rimorso (2008), La belva (2009), La morte ha mille mani (2010). Per LCF Edizioni: Una tranquilla città di paura (2013). Per Cordero Editore: Le stanze segrete (2014), Paesaggio con figure morte (2015), Giorni di dubbio (2016), Una tranquilla disperazione (2017). Per Frilli Editore: Nessun posto per nascondersi (2018) e Sporchi delitti (2019). Per Damster: Un conto aperto con il passato (2020). Ha contribuito con alcuni suoi racconti a diverse antologie tra cui Scosse. Scrittori per il terremoto (Felici Editore, 2012), GialloModena (Damster, 2016), Delitti al Museo (Mondadori 2019).