Mercoledì, 19 Agosto 2020 16:33

H1: Basta gender gap: le donne vogliono di più!

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Trovare una donna che si laurea in ingegneria civile o in qualsiasi altro indirizzo di ingegneria, in economia, in informatica, in matematica è raro.

Non c’è differenza tra università con didattica tradizionale e università telematiche come UniCusano. Il genere femminile e le discipline STEM (acronimo inglese che indica Science, Technology, Engineering, Mathematics, ovvero “scienza, tecnologia, ingegneria e matematica”, i quattro ambiti delle lauree scientifiche) sembrano appartenere a due binari che procedono quasi sempre in maniera parallela, l’incrocio è riservato solo ad alcuni momenti.

Questi dati universitari, confermati da dati raccolti in tante ricerche nel corso degli anni (che riportano sempre risultati simili), rispecchiano la presenza delle donne nel mondo delle imprese tecnico-scientifiche, molto al di sotto di quella degli uomini.

Perché accade questo? Le donne nascono con una predisposizione biologica alle materie umanistiche? O è piuttosto una situazione frutto di una società che per troppo tempo ha relegato le donne in casa come madri e mogli e le ha accolte solo in determinati lavori giudicati adatti al mondo femminile?

Che possiamo propendere più per la seconda affermazione, ce lo dimostra il fatto che le aziende che hanno un team formato sia da manager maschili che da femminili hanno registrato il 21% di possibilità redditizie in più rispetto alla concorrenza. Le compagnie che hanno privilegiato una “cultura di parità” hanno raggiunto livelli di innovazione superiori rispetto alle altre. Senza voler essere generalisti perché si sa che entrando nel particolare ci sono situazioni e situazioni, però possiamo dire che un ambiente di lavoro unicamente maschile può essere problematico tanto quanto uno solo al femminile. La soluzione sta nella via di mezzo. Le differenze sono sempre utili per i lavori di squadra perché ogni personalità porta il suo contributo e le sue idee.

Tutto questo trova un’ulteriore conferma dalla ricerca portata avanti dal report di Universum Global che ha interpellato alcune delle giovani promesse femminili laureatisi nelle materie tecniche e scientifiche. Nello specifico si tratta di scienziate, ingegnere e matematiche che hanno appena concluso il percorso universitario. Alla luce di questi confronti, il report consiglia vivamente alle imprese di incentivare l’occupazione femminile. Infatti, è emerso che:

  • le donne sembrano essere più interessate degli uomini al lavoro fisso; sembra che la priorità delle prime sia quella di lavorare in un posto sicuro che dia loro la possibilità di crescere professionalmente. Invece, gli uomini puntano molto di più ai guadagni futuri. Questo significa che investire in un contratto per una donna conviene perché c’è meno probabilità che abbandoni il lavoro;
  • le donne ricercano un ambiente lavorativo amichevole, mente gli uomini uno più dinamico e creativo;
  • molte donne in carriera che hanno anche una famiglia preferiscono il lavoro flessibile con orari di lavoro molto più elastici e uno stipendio più basso in modo da organizzare meglio il loro tempo. Le imprese disposte a concedere questo sono ancora molto poche, ma sono quelle che ottengono più risultati dalle loro impiegate;
  • la maggior parte delle laureate scientifiche vorrebbe lavorare nel settore informatico occupandosi si software, sviluppo multimediale e intrattenimento digitale; seguono le ingegnere industriali e manifatturiere, quelle aerospaziali e di difesa, quelle di edilizia e di civile. Ci sono poi tutte coloro che desiderano lavorare nel settore farmaceutico e biotecnologico.

Insomma, bisogna puntare anche sul cromosoma X, soprattutto se ci si confronta con persone motivate e desiderose di farsi strada nel mondo del lavoro.