Mercoledì, 29 Luglio 2020 11:46

Rubrica sul Sociale, l'Angolo d'Intesa - Storie di ordinario precariato In evidenza

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“Luca, Michele, è ora di rientrare! È pronta la cena”. Due ragazzetti scalmanati rientrano in casa, un po’ contrariati per aver dovuto interrompere il loro nuovo intrattenimento: un formicaio strabordante di temibili formiche rosse.

“Su, lavatevi le mani!”. I due, come due soldatini obbediscono alla madre, consapevoli che quando è arrabbiata non c’è scampo per nessuno. La macchina presa solo sei mesi prima inizia incredibilmente a dare problemi, e poi c’è il mutuo, il bollo, l’assicurazione, il cane da portare dal veterinario, il giardino da potare e quel formicaio che sta diventando un po’ troppo grande. Quest’anno, con sacrifici e fatica, riusciranno a fare le vacanze al mare. I bambini non vedono l’ora, iniziano già a fantasticare: “Mi tufferò dallo scoglio più alto!”, “Farò il castello di sabbia più resistente!”, “Farò finta di annegare e tu dovrai salvarmi”! La mamma, un po’ stanca, li ascolta distrattamente, con la mente a tutto ciò che ci sarà da fare prima di partire. Le vacanze possono essere davvero stressanti, ma è sempre bello passare del tempo insieme.
La famiglia dopo cena va a dormire, pregustando le vacanze che arriveranno.

Rosa si sveglia presto, infastidita dall’afa. Ha fatto un sogno stranamente ricorrente: era una mamma con due figli, con seccature e stress di una vita quotidiana che, in realtà, ancora non conosce. Difatti, Luca e Michele non esistono. Come non esiste la macchina, il giardino, la casa da pagare.

Rosa è uno dei tanti volti che si perde nel marasma del cosiddetto “precariato”. A 35 anni si trova ancora a fare lavoretti occasionali, senza nessuna tutela e garanzia. Ha due lauree, prese perfettamente in tempo; ha fatto master e corsi di aggiornamento, mandato centinaia di curriculum e sostenuto una serie infinita di colloqui, falliti spesso miseramente a causa del suo curriculum un po’ troppo pieno. “Lei è troppo qualificata per questo lavoro”, “Non ha abbastanza esperienza”, “Purtroppo non possiamo rinnovarle il contratto”. E così Rosa si trova ogni giorno a doversi reinventare, a volte anche ad accontentarsi per riuscire a pagare l’affitto in un piccolo monolocale della periferia di una grande città su cui aveva sperato e investito. Si trova spesso a pasteggiare da sola, attenta a non spendere troppo perché deve pagare le bollette scadute da due settimane: avrebbe voluto spaccare il mondo e invece si trova a contare ogni spicciolo, fino all’ultimo centesimo. Certo non aveva immaginato così la sua vita. Come non avrebbe mai immaginato di trovarsi a desiderare i normali impicci della vita quotidiana: chi mai sognerebbe di pagare il mutuo, sistemare il giardino e comprare quel mobile nuovo per la casa? Proprio lei che avrebbe voluto viaggiare per il mondo sospinta solo dal vento della libertà! E ora si guarda allo specchio - Ikea scontato - chiedendosi se riuscirà mai ad avere una certa stabilità. Fidanzata da ormai dodici anni con un precario, si era ripromessa che il 2020 sarebbe stato l’anno giusto per andare a convivere, nonostante tutto! Certo non ho la stabilità economica che speravo di avere, ma i tempi sono maturi! E poi il coronavirus ha bloccato anche questo step, peggiorando una situazione lavorativa già disastrosa. Forse il 2021 sarà un anno migliore, continua a ripetersi, l’anno della svolta.

Rosa fa parte di quella massa di 3 milioni e 123.000 (secondo i dati Istat di dicembre 2019) precari/ dipendenti a termine che non hanno firmato un contratto a tempo indeterminato. Il dato è preoccupante: è il nuovo massimo storico. Il tasso di occupazione scende – dicono le statistiche - al 59,2% (-0,1 punti percentuali), interessando uomini e donne, tra 25 e 49 anni.

“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, si ripete come un mantra Rosa, come a ricordarsi che non deve perdere le speranze, che c’è sempre un modo, che prima o poi lo troverà, che la soluzione non è espatriare, non di nuovo. Continuerà ad impegnarsi per essere, anche lei, frustrata e annoiata, delusa e irritata per quella stabilità che, quasi inaspettatamente, ad un certo punto della sua vita si è ritrovata a desiderare.

 Eleonora Puggioni