Mercoledì, 25 Settembre 2019 14:38

Intervista a Matteo Brozzi dei Figli dei Fuori: nuovo tour in partenza per la band parmigiana

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Nuovo tour in partenza per la band parmigiana con prima tappa all’Osteria Salamini venerdì 27 settembre.

Incontriamo Matteo Brozzi, voce e portavoce dei Figli dei Fuori, una band musicale parmigiana che si è fatta conoscere e apprezzare anche fuori dai “confini”, espatriando in province limitrofe e non solo, dove hanno avuto modo in questi anni di farsi apprezzare per il tipo di musica proposta e per la verve e la simpatia, oltre che l’indiscussa bravura dei suoi componenti.

Accompagnano infatti Matteo Brozzi, Daniele Morelli alle chitarre elettriche, Andrea Clerici al basso elettrico, Davide Prinz Marchetti alle chitarre acustiche e Gianluigi Bianche alle batterie… dipende quale porta.

  • Matteo quando nascono i Figli dei Fuori e da dove deriva questo nome?

“Nasciamo nel 2013 come idea: come realtà fisica, dopo un annetto di prove e riflessioni. Componemmo per hobby una canzone sul clima politico e il modus operandi della seconda repubblica dal titolo "LA DANZA DEL MENTRE", da qui le riflessioni sulle colpe delle nostre vicine generazioni precedenti ed essendo noi figli di genitori che fecero il famoso '68, abbiamo accomunato il periodo "figli dei fiori" pensando anche a cosa hanno realmente lasciato a noi. Dopo le scuse iniziali a mamma e papà abbiamo coniato "FIGLI DEI FUORI". In loro onore e un po’ anche "onere".

  • Come scegliete i brani da interpretare?

“In realtà re-interpretiamo. Non c'è un filone musicale da seguire, ma brani che ci stuzzicano il cambiamento ritmico e di genere: i pezzi rock che diventano reggae, i pezzi pop che diventano dance e via dicendo, che siano oggettivamente belli agli occhi nostri e del mondo, e che abbiano la possibilità di essere "mashuppati". Siamo molto liberi in questo senso.”

  • Qual è - se esiste - il vostro genere musicale preferito? 

“Come ti dicevo spaziamo molto come genere, passando dai brani dei Beatles, a Celentano, dai Depeche Mode, a Battiato, piuttosto che i Rage Against the Machine. Mi sento di dire che il nostro genere preferito sia "il genere musicale": ovviamente con chitarra acustica, chitarra elettrica, basso, batteria e voce.”

  • Chi di voi si occupa degli arrangiamenti?

“Assolutamente tutti insieme. Ogni idea diversa e bizzarra esce e si valuta provando l'esecuzione: ci vuole pazienza e apertura mentale, ma alla fine è sempre un buon compromesso di suoni e ritmi diversi.  Il "trucco" è fare ciò che ci piace e che ci diverte - a volte che ci galvanizza! - non abbiamo mai pensato di far piacere ad un certo tipo di pubblico oppure di montare uno spettacolo ad arte per avere più possibilità di "lavorare" o di andare in tutti i locali o club possibili. Se mentre proviamo sorridiamo soddisfatti e abbiamo voglia di rifarla, allora quella è la strada ed il percorso da seguire.”

  • Oltre alle cover, cantate anche pezzi vostri?

“Oltre alla Danza Del Mentre, abbiamo sfornato un Guerdot in ca' (Guarda a casa tua) che facciamo solo live. Con un testo in dialetto parmigiano che sostanzialmente parla in maniera ironica e dissacrante dell'ipocrisia della gente: quelli che criticano un atto e poi però applicano lo stesso concetto che criticano, e in casi molto più seri, come esempio di una strofa della canzone, per farti capire e per fartela censurare:

"Sat ved un nigor sul tram, tet fe un po’pu’ in a

Sat ved na nigra par streda vint euro e po’ a ca’"

La traduzione cortese sarebbe "se vedi un uomo africano dalla carnagione scura sul tram, ti scansi, se vedi una gentil donzella "di colore" lungo la via (dell'amore), le dai venti euro e la porti a casa".

  • In passato avete suonato con altri gruppi come gli Antonio Benassi, pensate ad altre collaborazioni future?

“In passato e in presente interagiamo col nostro amico Antonio e, magari chissà, un giorno ci saranno decisioni importanti. Per ora collaboriamo con chiunque abbia voglia e capacità: amiamo chi suona e più gruppi suonano, più siamo felici. Non abbiamo mai giudicato le scelte altrui e non abbiamo mai invidiato nessuno. Facciamo tutti arte: più c'è arte e più c'è cultura, più c'è cultura e più c'è bellezza … e la bellezza salverà il mondo. Bene, torno alla domanda: cosa vuol dire collaborare?!”

  • Un sogno nel cassetto dei Figli dei Fuori…

“Restare liberi, creare stupore, spaccare dei cuori e far sorridere, riflettendo sulle nostre "stupide" provocazioni. Cassetti aperti!”.

  •    Vi vedremo prossimamente sul palco? 

“Il 27 settembre saremo all’Osteria Salamini a Parma ed è la prima tappa del nuovo tour dal nome "IL MATTEO PIU' STUPIDO CE LO ABBIAMO NOI TOUR 2019/20". Comunichiamo una data alla volta per scelta, ne abbiamo tante altre, grazie alla gente che viene ad ascoltarci, quindi vi aspettiamo numerosi questo venerdì, se volete sapere quale sarà la seconda tappa del tour!”.

Come avrete capito I Figli dei Fuori sono artisti ironici, eclettici, irriverenti e un pò pazzerelli, con alle spalle esibizioni su palchi internazionali davanti a migliaia di persone. Amano poco parlare di sé, al contrario amano emozionare, far ridere e far riflettere, con qualche brano proprio e le loro rivisitazioni speciali di brani del passato lontano, recente e futuro prossimo.

Per chi vuole seguire questi “simpaticoni” artisti sopra le righe può visitare la loro pagina FB https://www.facebook.com/ifiglideifuori/… altro non hanno, quindi dovete accontentarvi di vederli dal vivo venerdì 27 settembre sul palco dell’Osteria Salamini in via G. Meazza, 33/A a Parma. Ingresso libero, ma per sedervi ad un tavolo – con possibilità di cenare dalle ore 20.00 - è consigliata la prenotazione al numero 345 7386832.

Francesca Caggiati