Venerdì, 10 Maggio 2019 15:03

Da Parma al Bangladesh per aiutare i più deboli: il racconto di Alessandro Mossini dell’Associazione Filodijuta In evidenza

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Da Parma al Bangladesh per aiutare i più deboli: il racconto di Alessandro Mossini dell’Associazione Filodijuta Da Parma al Bangladesh per aiutare i più deboli: il racconto di Alessandro Mossini dell’Associazione Filodijuta

C'è una bella storia che parte da Parma e arriva al subcontinente indiano. Una storia di cambiamenti, di idee, di dialogo fra diverse culture. Questa storia inizia a Parma diciotto anni fa, nel 2001. A Baganzola nasceva in quegli anni una piccola organizzazione di promozione sociale, denominata "Il Filodijuta”, che ancora oggi si occupa principalmente di promozione sociali in Bangladesh. Filodijuta ha mosso i suoi primi passi in terra bengalese, nel sud del Paese. 

 

Il viaggio di Alessandro Mossini e il suo racconto del Bangladesh

Alessandro Mossini, responsabile di Filodijuta in Bangladesh, arriva nella terra dei grandi fiumi il 4 ottobre del 2001. Si stabilisce nel villaggio di Chalna, alle porte della foresta del Bengala, conosciuta con il nome di Foresta del Sunderbon. Qui passa due anni in una struttura della Comunita' Papa Giovanni XXIII dove impara la difficile lingua bengali, un dolce suono che deriva dal sanscrito, la lingua usata dal famoso poeta Robindronath Tagore. In questo periodo Alessandro oltre a studiare il bengalese, comincia ad addentrarsi nella conoscenza della cultura locale di questo Paese, che è un melting pot di culture e religioni diverse. 

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Sino al 1947, questo Paese era una regione dell'India. La famosa regione del Bengala, che comprendeva anche Calcutta. Gli inglesi, che regnarono in India dal 1700 al 1947, avendo provato sulla loro pelle che tra tutte le regioni indiane, il Bengala era la meno gestibile e governabile, pensarono di dividerla in due parti (Divide et impera). West Bengal, che oggi e' rimasta all'India con capitale Calcutta e East Bengal, l'attuale Bangladesh, con capitale Dacca. Ma la storia per questa piccola porzione di territorio non è mai stata benevola. 

Nel 1947, quando gli inglesi lasciarono definitivamente la loro colonia indiana, e l'India diventò libera e indipendente, due regioni chiesero ed ottennero l'indipendenza dalla grande Madre India. Le regioni erano il Punjab e l'East Bengal. Il 14 Agosto del 1947, nacque lo Stato islamico del Pakistan. Uno Stato anomalo, formato da due diverse ali distanti quasi 2000 chilometri l'uno dall'altro, con lingue diverse e cultura totalmente differente. La convivenza andò avanti in modo forzato per 23 anni. Poi nel 1971, scoppia la guerra di liberazione, che porterà alla nascita dello Stato del Bangladesh, il 16 dicembre 1971. Una guerra che costerà moltissimo in termini di vite umane. Un vero e proprio genocidio, dove i pakistani massacrarono 3 milioni di bengalesi. 

Il Bangladesh e' una repubblica popolare e la religione di stato e' l'Islam, che convive in modo più o meno pacifico con l'hinduismo, il buddhismo e la risicata presenza cristiana che sono lo 0,6 % dei 165 milioni di abitanti dello Stato piu' densamente popolato del pianeta. 

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L'Associazione Filodijuta in Bangladesh

Filodijuta dal 2001 è una presenza concreta in questo Paese e cerca di creare opportunità per chi opportunità proprio non ne ha. In questi dicannove anni sono state aperte sei scuole, in sei diversi villaggi nella regione di Khulna, alle porte della foresta. Le scuole contano un totale di quasi mille iscritti e sono tutti bambini della fascia piu' povera del Paese. In Bangladesh tutti i servizi, anche quelli che per noi sono scontati, come sanità e istruzione, vengono forniti dallo Stato a pagamento. La quasi totalità della popolazione non puo' permettersi di pagare quasi nulla. Cosi il risultato e' che soprattutto nelle aree rurali c'è ancora analfabetismo diffuso, per ciò che riguarda l'istruzione, mentre per la sanità, la maggior parte della gente non riuscendo ad accedere agli ospedali e alle cure, sceglie di farsi curare dagli stregoni di villaggio, con erbe, foglie, rametti secchi, sterco di vacca e tante formule magiche. 

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Anche per poter intervenire a livello sanitario, Filodijuta ha creato un fondo sanitario accessibile a tutti coloro che non possono permettersi le cure. Il progetto sanitario comprende anche la cura dei pazienti psichiatrici. Il servizio sanitario psichiatrico nasce da una sensibilità particolare da parte nostra per questa tipologia di povertà. E’ chiaro che se lungo la strada si incontra un bambino, chiunque si ferma. Se vediamo un anziano, comunque fa tenerezza e ci si ferma. Ma se ci si trova davanti un cosiddetto “matto”, in Bangladesh la gente non solo non si ferma, ma scappa impaurita o ancora peggio, gli tira i sassi. Ancora oggi si vedono persone “matte” legate con catene o portata in giro legate a guinzagli di corda.

Qui non c’è la conoscenza della malattia psichiatrica, ma c’è invece la cultura della punizione, del malocchio e della stregoneria. Molto spesso le famiglie non sanno nemmeno a chi rivolgersi se in casa hanno un parente con problemi psichici, e dunque si rivolgono ai medici locali che non hanno le competenze necessarie per intervenire. Solitamente intervengono con molti farmaci e costosi, le famiglie non hanno i soldi per acquistare e mantenere questo genere di terapie e dunque spessissimo le iniziano però poi abbandonano. Un paziente psichiatrico in casa crea un disagio enorme. Diventa un po’ il punto di riconoscimento della famiglia: “Tu sei il figlio del matto”, “la moglie del matto”.

Spesso, quando sono donne, diventano oggetto di violenza da parte del marito. Quando lei smette di cucinare o si comporta in modi che non corrispondono agli usi canonici, il marito crede che siano capricci della moglie la quale poi spesso viene punita a suon di botte. La conseguenza di questa violenza sovente è la fuga. Ed è per questo poi che non è raro trovare in Bangladesh donne visibilmente  con problemi psichiatrici, che vagano nude per le strade, che si sono perse, prive di memoria. E’ all’ordine del giorno che queste donne “matte” e perse poi di notte vengono violentate in giro per le strade, da uomini che non hanno nulla da perdere. Nascono cosi bambini, figli di nessuno, che vengono parcheggiati negli istituti tipo di Madre Teresa o negli orfanotrofi. 

Il nostro progetto sanitario comprende anche il nuovo centro di fisioterapia che ad oggi da la possibilità a 29 persone con problemi post traumatici o con disabilità fisiche sin dalla nascita, di poter essere trattati.

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Le collaborazioni

Poi negli anni i contatti di Filodijuta si sono espansi e sono arrivate le collaborazioni. Quella con il Comune di Firenze per il progetto acqua potabile, nel villaggio di Shibnogor. Attraverso il finanziamento del'Amministrazione fiorentina, abbiamo implementato un di filtro ad osmosi inversa che fornisce acqua a 1750 persone. La collaborazione con la ONLUS Pangono Pangono di Rosignano Solvay e' diventata nel tempo una fusione. Infatti in Bangladesh ci siamo fusi sotto la forma giuridica di Organizzazione Non Governativa internazionale. 

I nostri progetti e le nostre attività vengono finanziate dalle tante attività che Filodijuta ogni anno organizza sul territorio. L'Emporio di Natale di Baganzola che da diciannove anni è tappa fissa per i regali di Natale dei parmigiani.

La campagna di Pasqua "Voi aprite le uova, noi apriamo le scuole", attraverso la vendita davanti alle chiese di Parma di uova di Pasqua solidali. E poi i mercatini per la vendita dell'artigianato bengalese che periodicamente importiamo dal Bangladesh. Ancora, ci trovate nei centri commerciali della città con pesche di beneficienza e riffe, sempre per il sostegno ai progetti in Bangladesh. 

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Il programma di "Adozione a Distanza"

Invece, per poter permettere di frequentare la scuola agli alunni iscritti, abbiamo avviato sin dai primi anni, il programma di "Adozione a Distanza"

Un altra forma di sostegno e' la scelta del 5x1000 a favore di Filodijuta.

Attraverso la vostra collaborazione e il vostro appoggio, riusciamo a garantire a tutte le persone che chiedono il nostro aiuto, una risposta concreta. Non lavoriamo tanto per lo sviluppo ma per il progresso. Pensiamo che il progresso sia più inclusivo, perché comporta sia uno sviluppo di una situazione economica e sociale, ma soprattutto uno scatto culturale che porta l'uomo a cambiare uno stile di vita. Piu rispettoso per se e per l'ambiente e la società che lo circonda. 

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In Bangladesh ci sono diverse fasce sociali: le donne e i bambini, i disabili, le caste più basse che sono quotidianamente calpestate dal potere e da una cultura e tradizione che potenzialmente tende a schiacciare il più debole. Ecco che la scelta che Filodijuta ha fatto, è una scelta che arriva dal cuore, e che ci mette dalla parte di chi da solo non ce la fa.

Alessandro Mossini, 

Responsabile Associazione Filodijuta in Bangladesh