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 Modena, 26 ottobre 2020. Non vorremmo unirci al coro dei virologi di turno, ma riteniamo che l’ultimo decreto segni lo spartiacque tra interventi condivisibili ed azioni del tutto casuali, figlie di considerazioni che non hanno riscontro nella situazione reale.

Pubblicato in Economia Emilia
Venerdì, 28 Agosto 2020 11:16

UNIMORE, riaprire per la città

L’Ateneo di Modena e Reggio Emilia uno dei pochi a non riprendere l’attività in presenza: un danno per la comunità e per la stessa Università

Superbonus, da CNA ed IGEA Digital Bank 200 milioni per il finanziamento di riqualificazioni edili. Una prima, importante tranche di risorse per la cessione del credito

Venerdì, 24 Luglio 2020 11:35

Taxi e NCC proclamano lo stato di agitazione

Il settore del trasporto pubblico non di linea è tutt’altro che marginale: a Modena operano al suo interno più di 1.000 persone

Pubblicato in Comunicati Lavoro Modena

Un webinar di CNA per supportare le imprese che esportano

Una indagine di CNA tra le imprese associate evidenzia come, a causa dell’emergenza, il 50% ridurrà le ferie rispetto al 2019. Stop ad assunzioni ed investimenti per il 56% delle imprese. E per l’autunno dominano incertezza e preoccupazione: per il 93,6% degli intervistati (oltre 200) il sentiment è negativo.

Pubblicato in Economia Modena
Giovedì, 14 Maggio 2020 14:06

Da CNA Modena: rilancio, un decreto “pesante”

Valutazione legata anche agli adempimenti burocratici richiesti dalle varie norme: particolarmente positive quelle di applicazione più semplice, come lo sconto Irap e l’erogazione automatica dei 600 euro per il mese di aprile.

Pubblicato in Comunicati Lavoro Modena
Mercoledì, 29 Aprile 2020 20:23

Prezzo mascherine, un'offesa per le imprese

0,50 centesimi: un prezzo che favorisce solo le produzioni straniere, alla faccia di chi si pavoneggia con il Made in Italy e delle aziende che si sono impegnate, anche economicamente, per il Paese.

Sarebbe una vicenda comica, se non fosse tragica: si chiede alle imprese di riqualificarsi nella produzione di mascherine, per compensare una importante carenza. Imprese che investono tempo e denaro per inventarsi un nuovo prodotto, certificarlo ed avviarlo alla produzione. Ti pavoneggi dell’importanza del Made in Italy. Poi imponi un prezzo, ben al di sotto del costo del mercato, che di fatto favorisce le produzioni straniere, quelle cinesi in particolare.

Siamo arrivati al paradosso - osserva Marco Gasparini, Presidente CNA Federmoda Modena - fin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria, CNA Federmoda insieme ad altri partner, ha lavorato per costruire attraverso le imprese una filiera italiana che potesse riportare nel nostro Paese una produzione ormai pressoché totalmente delocalizzata. Una iniziativa che raccolse i ringraziamenti del Presidente del Consiglio e del Commissario straordinario per l’emergenza Covid. Pensavamo che chi guida il Paese avesse contezza del costo del lavoro italiano e quanto di questo sia legato e utile al sostegno del welfare nazionale. Invece l’imposizione del prezzo fissata dal Commissario Arcuri è lì a dimostrare che non si sa di cosa si stia parlando. Il prezzo delle mascherine alla produzione, fissato a 0,50 centesimi è uno schiaffo, se non un’offesa, alle imprese che si sono impegnate in questa direzione”.

Non è difficile fare i calcoli: soltanto il costo della certificazione si aggira attorno ai 10.000 euro (e per fortuna che il Comune di Carpi, attraverso Carpi Fashion System, ha deliberato contributi sino a 7.000 euro per sostenete le imprese in questo ambito). Poi ci sono i dipendenti, il costo di produzione (in gran parte, in assenza di macchinari, queste mascherine debbono essere fatte a mano, i costi fissi. “in altre parole, il prezzo imposto non si avvicina nemmeno ai costi di produzione. Peraltro, facendo passare da usuraie imprese che, cercando di riqualificarsi hanno evitato di ricorrere alla cassa integrazione e di pesare sulle spalle della comunità”.

Se si vuole che le imprese nazionali continuino a produrre mascherine, evitando le prevedibili difficoltà di approvvigionamenti, ci aspettiamo che il differenziale tra il prezzo imposto, 0,50 cent, e quello effettivo di produzione “Made in Italy” venga messo a disposizione delle imprese”, afferma Gasparini.

Senza dimenticare il problema di coloro che hanno acquistato mascherine a prezzi superiori, in molti casi molto superiore, e che ora non li possono rivendere. A questi ultimi si pensi ad un credito d’imposta tra il prezzo imposto e quello effettivamente pagato.

CNA è assolutamente consapevole della necessità di andare incontro alle esigenze della popolazione e di trovare modalità per non gravare eccessivamente sui bilanci familiari così come su quelli delle imprese che dovranno acquistare mascherine per i loro dipendenti. Vi sono diverse modalità per raggiungere questo risultato, oltre all’abbattimento dell’IVA, si possono prevedere crediti d’imposta per il costo del personale e gli investimenti dedicati dalle imprese per realizzare le mascherine.

Martedì, 28 Aprile 2020 12:03

Non è un paese per donne

Nell’emergenza vengono a galla tante problematiche familiari, a partire dalla gestione dei bambini, che rischiano di penalizzare le lavoratrici. Nasce #facciamopresto,  un hashtag per una rapida ripresa. Anche all’insegna delle donne. Lo strumento proposto: l’outdoor education

Giliana_Gavioli.jpgModena, 28 aprile 2020. “Occorre aprire in fretta, ma farlo senza tenere in considerazione le necessità delle famiglie, dai figli agli anziani e ai disabili, significa non considerare il ruolo femminile nel lavoro, e di conseguenza aggiungere un nuovo problema ad una situazione di per sé complicatissima. E a pagare il prezzo sociale, ed anche economico, alla pandemia, saranno soprattutto le donne, come spesso capita nelle crisi”. È amareggiata, ed anche un po’ arrabbiata, Giliana Gavioli, presidente di CNA Impresa Donna, di fronte ad una situazione sottovalutata. “Il rischio – continua Gavioli – è che si torni indietro nel tempo, che sia la donna a perdere il lavoro, o a lasciarlo per privilegiare la famiglia. E questo sarebbe inaccettabile”.

Il problema principale è rappresentato dai bambini e dai ragazzi, “che hanno bisogno di socialità. Non ci si può affidare, per compensare la mancanza di contatti, solo alle videochiamate. Le esperienze degli altri Paesi confermano che qualcosa in questa direzione può essere fatto. In Italia, poi, abbiamo la fortuna di poter contare su una grande rete di comunità in questo senso: polisportive, circoli, fattorie didattiche, le stesse scuole. In tutti questi luoghi, almeno nei mesi estivi, possono essere organizzate attività di supporto alle famiglie per piccoli gruppi di ragazzi, eventualmente coinvolgendo anche operatori culturali, peraltro sino ad oggi dimenticati nelle questioni economiche riguardanti l’emergenza”.

Sono a decine le associazioni e le insegnanti che premono per riaprire i luoghi dell’educazione. In questi mesi la scuola ha fatto passi da gigante nella didattica a distanza, magari è possibile fare la stessa cosa nella outdoor education, nella sperimentazione di laboratori a piccoli gruppi, nell’assistenza educativa domiciliare per i minori con disabilità. Vale la pena provare, per rimettere ogni cosa al suo posto. Senza capovolgimenti. Ed aiutando le famiglie al di là dei baby voucher o dei congedi, largamente insufficienti, sia dal punto di vista economico che temporale)
Secondo la presidente delle donne imprenditrici di CNA, “Stanno venendo al pettine i ritardi di decenni. E la sottovalutazione della figura femminile, che magari questi problemi li ha più presenti degli uomini: basti pensare, e non sono certo la prima a rilevarlo, come nella famosa, direi famigerata task force, non ci sia nemmeno una donna”.

“Siamo state proprio noi donne di CNA ad individuare un hashtag, #facciamopresto, che vuole accompagnare tutte le iniziative e le sollecitazioni che l’Associazione sta rivolgendo alle diverse istituzioni per accelerare, in sicurezza, la ripresa delle attività produttive. Ma questa ripresa passa anche per una tutela delle famiglie, e delle donne. Per la salvaguardia del loro ruolo di imprenditrici, lavoratrici, mamme.

 

Pesanti critiche di Cna al programma di riaperture annunciato ieri sera.

Modena, 27 aprile 2020. “Attendevamo la presentazione del nuovo decreto con speranza, l’abbiamo archiviata con un misto di delusione, rabbia e sconcerto. Perché è del tutto evidente come l’unico punto di riferimento di questi provvedimenti, per ciò che riguarda gli aspetti legati all’economia, sia l’industria. Come era lecito attendersi, visto che tra le centinaia di componenti delle più diverse task force all’opera non c’è uno che sia uno, di rappresentanti del mondo dell’artigianato e della piccola impresa”. È una bocciatura senza mezzi termini quella che Alberto Papotti, segretario di provinciale di CNA Modena, dà del decreto presentato ieri sera dal Presidente del Consiglio.

Particolarmente grave è la data fissata per l’apertura delle attività artigiane del benessere, della ristorazione e degli esercizi pubblici, il 1° giugno. “Stiamo parlando di imprenditori che, sulla base di anticipazioni giornalistiche mai smentite, hanno già iniziato a fare investimenti per assicurare il distanziamento fisico e la ripresa in sicurezza. Ebbene, queste categorie sono state rispedite in panchina per cinque settimane, non si sa bene sulla base di quali considerazioni medico-scientifiche, visto che allo stesso tempo si dà il via ai trasporti pubblici, ben più pericolosi dal punto di vista sanitario”.

Ovviamente non si vuole mettere a confronto l’utilità pubblica di questi ultimi rispetto all’acconciatura, però diventa difficile spiegare ad un imprenditore del settore, chiuso dall’11 marzo, la ragione per cui dovrebbe continuare a tenere le serrande abbassate. Magari dopo essere andato a fare la spesa in un supermercato ed aver visto la promiscuità commerciale a cui quest’ultima dà luogo. Imprenditore che è abituato da anni a rispettare norme igieniche piuttosto ferree.
In questo modo, continua CNA, il settore va verso la chiusura di almeno un’impresa su tre, dando peraltro buona linfa all’abusivismo. Che del rispetto delle norme sanitarie se ne frega.

“Per non dire – continua Papotti – della chiusura dell’edilizia privata e della ripresa dei cantieri pubblici, una differenza ingiustificata, visto che il protocollo anti-covid è lo stesso”.
“Lavoreremo subito – conclude il Segretario di CNA Modena – per far sì che questo decreto possa essere migliorato, decreto che peraltro scade il 17 maggio e che per questo ha ancora spazi di correzione. Noi continuiamo a ritenere che la data più opportuna per la ripresa di queste attività sia l’11 maggio. Di certo non lasceremo nulla di intentato per cercare di dare agli artigiani quella dignità che sino ad oggi non hanno avuto, senza escludere manifestazioni di protesta”.

Pubblicato in Economia Modena
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