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di Giulio Bigliardi

Parma, 27 luglio 2013

Il più antico rinvenimento archeologico nel comune di Parma risale al 1847, oltre un secolo e mezzo fa. Da quel giorno ad oggi sono stati scoperti quasi 700 contesti archeologici e sono stati compiuti oltre 500 scavi archeologici, la maggioranza dei quali realizzati solamente dal 1990 in avanti. I più antichi tra questi rinvenimenti risalgono al Neolitico, circa 7000 anni fa, cioè ben 5000 anni prima della nascita di Cristo e oltre 2000 anni prima della costruzione delle grandi piramidi in Egitto.

Cosa rimane oggi di tutto questo?

Una storia appassionante. Una storia che getta le radici nel Neolitico, quando fioriscono i primi villaggi e quando i primi gruppi umani si insediano stabilmente nella pianura parmense, trasformandola e adattandola, poco alla volta, alle proprie esigenze. Da questo momento in poi la storia umana del territorio non conosce sosta: dai primi villaggi neolitici si passa ai grandi villaggi dell'Età del Rame, alle ricche terramare dell'Età del Bronzo e alla presenza etrusca, per giungere al dominio romano coronato dalla fondazione della colonia Parma, che segna per la città l'inizio del cammino storico che l'ha portata, attraverso alterne vicende, ad essere ciò che è oggi.

E' difficile raccontare in poche righe ciò che in decenni di lavoro gli archeologi hanno riportato alla luce. Altrettanto difficile è fare una selezione dei ritrovamenti archeologici più importanti o spettacolari: nel primo caso, poiché l'importanza è molto soggettiva e dipende dalla passioni, dalle inclinazioni, dalla formazione (e da tante altre cose) di chi deve giudicare; nel secondo caso, poiché la spettacolarità, intesa come sensazionalismo, meglio lasciarla ad una certa archeologia a cui i mezzi di divulgazione di massa ci hanno purtroppo abituato.

Per questi motivi qui troverete una classifica particolare, quella dei 5 ritrovamenti archeologici più rappresentativi dell'unicità della storia umana nel territorio parmense, quelli che lo hanno reso un punto di riferimento per l'archeologia nazionale e internazionale.

Eccoli qua, in ordine rigorosamente cronologico dal più antico al più recente.

 

  • La statuetta neolitica di Vicofertile (Neolitico pieno – ca. metà V millennio a.C.)

A Vicofertile un scavo archeologico eseguito all'interno di un cantiere edile, ha riportatoalla lucei resti di un abitato e di una piccola necropoli, entrambi risalenti al V millennio a.C. (ca. 6000/7000 anni fa).

Nella necropoli erano presenti cinque sepolture: quattro uomini, un bambino e una donna di circa quarant'anni, quest'ultima posta al centro del gruppo. Nella sepoltura della donna è stato fatto un rinvenimento eccezionale, unico nel suo genere: si tratta di una statuetta femminile realizzata in ceramica, di ca. 20 cm di altezza e in buono stato di conservazione (solamente le gambe sono frammentate sotto il ginocchio). La statuetta, rinvenuta davanti al volto della defunta, raffigura una donna seduta, con il volto ovale, il naso prominente e la bocca segnata: è stata interpretata come un'immagine di dea in trono, probabilmente riconducibile alla "Signora della morte e della rinascita".

Si tratta di un ritrovamento straordinario, in quanto la presenza di statuine femminili nelle sepolture neolitiche è rarissima in Italia, mentre fuori dall'Italia gli unici confronti sono con le culture dell'Europa orientale e del Vicino Oriente.

(La statuetta è esposta presso il Museo Archeologico Nazionale di Parma. E' possibile vedere qualche immagine qui: http://www.archart.it/italia/Emilia-Romagna/provincia-Parma/Vicofertile-necropoli/index.html)

 

  • L'abitato eneolitico di Via Guidorossi (Età del Rame –ca. IV/III millennio a.C.)

Nei pressi di Via Guidorossi, a partire dal 2007, gli archeologi hanno riportato alla luce un insediamento dell'Età del Rame, databile tra la fine del IV e l'inizio del III millennio a.C. (ca. 5000/6000 anni fa), costituito da strutture abitative eccezionali per numero e dimensioni.

Tra le strutture emerse durante gli scavi sono stati individuati almeno nove edifici rettangolari absidati, delimitati da grandi buche di palo ben allineate e da canalette di fondazione. Le dimensioni di questi edifici sono eccezionali per l'epoca: dai 4 ai 6,5 m di larghezza e dagli 11 ai 55 m di lunghezza. L'accesso è generalmente nel lato lungo settentrionale, mentre il focolare è posto nella zona absidale o all'estremità opposta. In relazione ad alcune di queste strutture sono state rivenute anche interessanti tracce di rituali di fondazione, costituiti da deposizioni di grandi ciottoli fluviali e di resti di animali in piccole fosse (tra i quali anche quelli di un cane).

Guidorossi

Il sito di Via Guidorossi su Google Earth

 

  • I tumuli di Sant'Eurosia (Età del Bronzo antico – ca. XXIV-XVI sec. a.C.)

A sud di Parma, durante i lavori per la costruzione del Centro Commerciale Eurosia, gli archeologi hanno scoperto una straordinaria testimonianza funeraria dell'antica Età del Bronzo: sono stati riportati alla luce otto piccoli tumuli funerari, organizzati attorno ad un tumulo principale del diametro di quasi venti metri.

Tutti i tumuli erano delimitati da una canaletta circolare, all'interno della quale si trovavano sepolture a inumazione accompagnate da deposizioni di vasi e resti di animali, e presentavano alla sommità una concentrazione di ciottoli che copriva una sepoltura o un cenotafio.

Si tratta di un rinvenimento estremamente raro, addirittura unico in Italia, e che trova confronti solo con l'Europa centrale e orientale.

(Guarda la presentazione della dr.ssa M. Bernabò Brea su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=DUDvZbf5SRQ)

 

  • La terramara di Parma (Età del Bronzo medio e recente – ca. XVI/XIII sec. a.C.)

La terramara scavata a più riprese sotto il centro storico di Parma, in un'area all'incirca compresa tra Stradello S. Girolamo e il cortile del Convento di Maria Luigia, è uno dei primi siti terramaricoli in cui vennero eseguiti scavi archeologici, nel lontano 1864 e nel 1907. Queste prime indagini portarono all'individuazione a 3 m di profondità di un doppio ordine di pali lunghi tra 2 e 6 m, molto numerosi e fitti tra loro.

Scavi più recenti, eseguiti circa quindici anni fa, hanno fornito nuovi dati: sono stati messi in luce ben 25 pali del diametro di 10-15 cm, in gran parte in quercia e olmo, e 4 travi poste di piatto. I pali attraversavano una serie di strati torbosi e molti avevano la punta infissa in un fango lacustre. In base a ciò, è verosimile che la terramara di Parma abbia avuto le caratteristiche di una vera e propria palafitta estesa in parte all'interno di una palude e in parte all'asciutto sulla sponda. I dati indicano che l'insediamento dovrebbe essersi sviluppato nella media età del Bronzo (XVI e XV sec. a.C. - ca. 3400/3500 anni fa) ed esser proseguito fino al Bronzo recente (XIII sec. a.C. - ca. 3300 anni fa). In quest'arco di tempo la terramara venne molto probabilmente riedificata, o almeno ristrutturata, più volte in alcune sue parti: da qui la particolarità della palificata che presentava un doppio, e forse anche triplo, ordine di pali.

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Una fotografia dei primi scavi nella terramara di Parma 

 

  • Piazza Ghiaia (Età Romana repubblicana e imperiale)

In occasione della realizzazione della nuova piazza (tralasciando per questa volta giudizi su di essa), durante i lavori per lo scavo dei piani interrati, sono venute alla luce testimonianze archeologiche di straordinaria importanza per la ricostruzione dell'antica colonia romana.Tra i 5 e gli 8,50 m di profondità gli archeologi hanno individuato fasi differenti, comprese tra l'Età Romana repubblicana e quella imperiale.

Alla fase repubblicana sono attribuibili una serie di pali lignei, ancora ben conservati, posti a 7 m di profondità, infissi verticalmente nel terreno a difesa della sponda destra del torrente Parma. Allo stesso periodo appartiene una grande buca, rinvenuta presso il margine sud-ovest della piazza, contenente migliaia di oggetti metallici: statuette, elementi decorativi e di abbigliamento, placchette iscritte e moltissime monete. Si tratta della testimonianza di un rito di passaggio che consisteva nel sacrificare alla divinità fluviale un obolo per garantirsi la buona sorte: le monete si datano a partire dalla fine del III secolo a.C. e arrivano fino alla prima età imperiale.

Questa buca rappresenta indubbiamente il più grande deposito monetale tra quelli fino ad ora recuperati in Emilia Romagna.

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Statuetta di bronzo di divinità. Parma, piazza Ghiaia (I secolo a.C. – I secolo d.C.).

 

Voi cosa ne pensate? Li conoscevate? Avreste messo qualcos'altro in classifica?

Se volete saperne di più, fate un giro su ArcheoParma (www.archeologia.parma.it).

Pubblicato in Archeologia Emilia