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La sua diffusione a uso civile e tra gli addetti alla sicurezza. 
L’importanza data da Coopservice alle attività di formazione nel settore. L’insicurezza quale tratto caratterizzante le società occidentali (e quella italiana)

Progressi e problematiche nell’attuazione dell’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030. Italia maglia nera in Europa per inefficienza della rete idrica.

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Lunedì, 05 Ottobre 2020 09:02

Le questioni aperte dello smart working

Opportunità e problematiche da affrontare tra presente e futuro

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Il punto sull’attuazione dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 ‘Parità di genere’. Le politiche aziendali di Coopservice a favore della condizione femminile

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Di   17 Settembre 2020  - La ricerca di dispositivi innovativi per la salute e la sicurezza sul lavoro

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Di   2 Settembre 2020 Smart working: ripensare le nostre coordinate di vita quotidiana

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Il punto sull’attuazione del ‘Goal 3’ dell’Agenda 2030 dell’Onu.Coopservice investe su forme di assistenza sanitaria integrativa per i propri dipendenti.

L’emergenza sanitaria ha imposto un cambiamento organizzativo del mondo del lavoro che stentava da anni a decollare. Smart working: una positiva occasione di cambiamento, nata da una terribile disgrazia

Pubblicato in Comunicati Lavoro Emilia

Smart working e occupazione femminile, assessore e sindacati in commissione: "In Emilia-Romagna in 300mila hanno lavorato da casa"

Pubblicato in Lavoro Emilia

E’ vero che il lavoro agile è più attuabile nel terziario e nella pubblica amministrazione rispetto dell’industria, ma ci sono differenze considerevoli, anche, nell’approccio manageriale al tema. Inoltre, la dimensione aziendale è sicuramente discriminante, in termini proporzionali, per avviare il lavoro agile. Come sindacato chiediamo che quanto avviato in questi due mesi possa essere perfezionato”. Rosamaria Papaleo segretaria Cisl Emilia Centrale affronta il tema dello smart working con l’analisi di quanto accaduto in un’azienda private e in una pubblica amministrazione.

Dai dati a nostra disposizione emerge che prima del Covid il ricorso allo smart working era assai limitato in Italia soprattutto nel pubblico impiego. Con l'emergenza è diventata la forma ordinaria di lavoro sia nella fase di picco che nella fase 2. Infatti per limitare gli assembramenti nei luoghi di lavoro molte aziende e molti uffici pubblici hanno scelto di continuare ad utilizzarlo per le tipologie di lavoro compatibili”.
Di seguito alcuni esempi con relativi problematiche e soluzioni.

 

INDUSTRIA

La Modula spa di Salvaterra è un’azienda leader per la realizzazione di sistemi di gestione del picking all’interno dei magazzini industriali. Durante l’emergenza del lockdown ha attivato complessivamente 168 accordi individuali di smart working, pari al 64,5% dell’organico aziendale in tutti i reparti, dall’amministrazione alla produzione (programmazione), mantenendo anche il presidio per le vendite.

Modula – rispondono dall’ufficio comunicazione - aveva già attivato un progetto di Smart Working dal 2018 e questo le ha consentito di essere preparata per quanto riguarda le tecnologie che supportano il lavoro a distanza e le competenze interne necessarie per attuarlo. Molti dipendenti sono dotati di Pc portatili, mentre chi non ne era provvisto ha potuto recuperare dispositivi aziendali e utilizzarli nella propria abitazione. Grazie alla rete VPN i dipendenti in smart working possono connettersi in modo sicuro ed accedere da remoto alle risorse aziendali interne da qualsiasi area geografica nel mondo. Inoltre sono stati sottoscritti abbonamenti su piattaforme webinar e alcuni reparti utilizzano poi strumenti che permettono l’archiviazione di documenti, immagini, file… (come Dropbox o Google Drive)”.

In questo modo alla Modula è stato possibile continuare con la maggior parte delle attività lavorative. Tra le problematicità “una maggiore difficoltà nella gestione delle urgenze”. Apprezzabile, per la Cisl, il fatto che si sia “incentivata l’ottica del lavoro per obiettivi, svincolata dalla mera prestazione oraria ed è rafforzata la responsabilizzazione delle persone in merito alle attività di loro competenza.

Agli smart worker, che hanno colto questa soluzione in maniera positiva, spetterà restituire il credito di fiducia dato dall’azienda dimostrando autonomia, impegno e senso di responsabilità. Questo significa flessibilità, autonomia nella scelta degli spazi, orari e necessità di strumenti per svolgere la propria mansione a fronte di un profondo cambiamento a livello organizzativo e culturale.

In queste ore sta riprendendo il lavoro in maniera scaglionata, limitando in una prima fase la presenza fisica a chi ha necessità inderogabili legate alla propria attività. Quindi i lavoratori alterneranno la modalità di lavoro da remoto a quella in presenza secondo una pianificazione che terrà conto delle esigenze organizzative aziendali, delle singole professionalità, nonché delle preferenze dei dipendenti.

 

PUBBLICO

Durante l’emergenza Coronavirus nella pubblica amministrazione, all’Inps di Reggio su 179 sono in smart working (154) e telelavoro (7) quindi tot 161 persone mentre gli altri in congedi pregressi vari.
Questo – spiega Francesco Cimino, direttore Inps Reggio Emilia – ha previsto la necessità di dotare i colleghi di pc ultraslim, con rete intranet, ma c’era anche chi disponeva di pc proprio rete propria ma con assistenza continua per il rafforzamento dei collegamenti internet. Da casa è stato possibile svolgere tutto ciò che compete alla sede Inps, tra cui le aumentate richieste di cassa integrazione ordinaria, la verifica del regolare versamento della contribuzione da parte di aziende e datori di lavoro (sia pubblici che privati) e di recupero dei crediti vantati dall’Istituto, nonché nell’erogazione di servizi e prestazioni sia di carattere previdenziale che assistenziale ai cittadini, sia lavoratori attivi che cessati dal servizio che pensionati”.

itorioLa produttività – spiega il direttore Cimino - è cambiata positivamente. I dati parlano di numeri elevati monitorati sempre allo stesso modo. Anche per i dipendenti dell’Inps la novità è stata positiva e da poter essere sperimentata in un eventuale futuro, magari normale.

Proprio in termini di produttività e quindi di quantità di pratiche lavorate Reggio Emilia aveva totalizzato una produttività del 126,87 a fine anno e nel primo trimestre 2020 ha già raggiunto 103,88. Sul primo trimestre 2020 ci attestiamo come media nazionale sul 104 quando il requisito è 100.

Come si potrà farlo decollare anche al fine dell'emergenza?
Risponde ancora Rosamaria Papaleo, segretaria Cisl. “occorrerà passare da un modello fordistico e gerarchico della produzione, con rappresentazione giuridica del lavoro (mansioni, qualifiche...), a una rappresentazione incentrata sui ruoli che vengono disegnati sulla base delle competenze di ciascuno. Da emergenza a opportunità. Naturalmente laddove non ancora successo occorre dotare i lavoratori della strumentazione necessaria, costruendo nuove tutele dal punto di vista dei diritti e della sicurezza e nella formazione”.

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