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L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), ha disposto il divieto immediato di utilizzo per il GALAXIA, un collirio che si utilizza per la riduzione della pressione intraoculare elevata anche in pazienti pediatrici con glaucoma ad angolo aperto ed in pazienti con ipertensione oculare.

 L’azienda Hoyer Handel GmbH avverte di non utilizzare l’articolo “Aspirapolvere 2 in 1 SHAZ 22.2 D5” a marchio “Silvercrest”, con il codice articolo 339791_1910, nonché la batteria fornita in dotazione.

Pubblicato in Cronaca Emilia

YouPol. L’app della Polizia di Stato per smartphone si aggiorna prevedendo la possibilità di segnalare i reati violenti che si consumano tra le mura domestiche.

Parma – Nel periodo di emergenza Covid-19 la maggior parte dei cittadini resta a casa in ottemperanza alle indicazioni governative. Per garantire la massima accessibilità al pronto intervento della Polizia di Stato, l’applicazione si aggiorna prevedendo la possibilità di segnalare i reati di violenza domestica con le stesse modalità e caratteristiche delle altre tipologie di segnalazione.
Ideata per contrastare bullismo e spaccio di sostanze stupefacenti nelle scuole, l’app è caratterizzata dalla possibilità di trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della Polizia di Stato.

Le segnalazioni sono automaticamente geo-referenziate, ma è possibile per l’utente modificare il luogo dove sono avvenuti i fatti. E’ inoltre possibile dall’app chiamare direttamente il 113. Tutte le segnalazioni vengono ricevute dalla Sala Operativa della Questura competente per territorio.

Per chi non vuole registrarsi fornendo i propri dati, è prevista la possibilità di segnalare in forma anonima.
Anche chi è stato testimone diretto o indiretto – per esempio i vicini di casa - può ovviamente denunciare il fatto all’autorità di polizia, inviando un messaggio anche con foto e video.

L’applicativo, nato dalla ferma convinzione che ogni cittadino è parte responsabile ed attiva nella vita democratica del Paese, è facilmente installabile su tutti gli smartphone e tablet accedendo alle piattaforme per i sistemi operativi IOS e Android.

(in allegato la presentazione in pdf oltre al video)

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Pubblicato in Cronaca Emilia

Un'altra ragazzina morta folgorata mentre fa il bagno usando lo smartphone in ricarica. Erano le 19:15 di domenica sera quando la bambina di 10 anni, è stata trovata senza vita nella vasca da bagno dalla madre nel loro appartamento del comune di Vitrolles, vicino a Marsiglia, in Francia.

Non c'è stato nulla da fare, come hanno constatato i medici dell'ambulanza chiamata dalla donna: la ragazzina non aveva avuto scampo quando il telefonino, collegato alla presa con il cavo di ricarica, era finito nell'acqua, morta dopo un arresto cardiopolmonare nel suo bagno, secondo le informazioni rilasciate dai Vigili del Fuoco del dipartimento della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra delle Bocche del Rodano al quotidiano 20 minuti. Nonostante le indagini siano ancora in corso, come si legge, in attesa che venga effettuata l'autopsia, il motivo principale pare essere «folgorazione», ovvero il passaggio di elettricità da un agente esterno al corpo, tramite un conduttore, in questo caso l’acqua. Secondo le ricostruzioni, la donna avrebbe piazzato il suo cellulare a caricare vicino alla vasca nella quale era immersa. Sarà stato un caso o forse un gesto imprudente ma il cellulare, finendo in acqua dove è stato ritrovato, ha causato un corto circuito fatale.

A spiegarlo, è stato un esperto, interpellato dai giornalisti francesi: «L’acqua è un conduttore di corrente ed è il motivo che ha scatenato la tragedia. Se il telefono non fosse stato collegato a una fonte di energia da 220 volt non sarebbe successo nulla». La spiegazione è corretta, almeno in parte. All’interno dei telefonini odierni c’è una batteria che non rilascia corrente verso l’esterno anche quando il dispositivo è acceso. Non a caso, cresce sempre più il numero di smartphone con certificazione IP67 o IP68, capaci di resistere a cadute accidentali in acqua o a immersioni più profonde e durature, fino a 3 metri e a 60 minuti.

Il problema qui è la connessione del cellulare ad una sorgente elettrica, che porterebbe a seri incidenti solo in determinate situazioni.

C'è un però: la potenza da 220 volt di cui parla l'esperto non viene trasferita, totalmente, al cellulare perché ridotta e canalizzata dal trasformatore inserito nel caricabatterie. Al contrario, avremmo smartphone bruciati al primo caricamento.

Le cause vanno allora ricercate altrove. Lo smartphone di per sé non veicola elettricità. Anche se fosse agganciato alla presa a muro e da questa si staccasse per finire in acqua, la quantità di corrente che dalla porta di alimentazione passa per il cavetto non sarebbe tale da causare una folgorazione (si parla di 3 volt). Certo, porte difettose o cavi sbucciati con parti scoperte indurrebbero esiti fatali ma sono solo congetture che le indagini dovranno chiarire. Una possibilità, la principale da vagliare, è quella della caduta in acqua di tutto il caricatore, i cui “dentini” potrebbero essere il presupposto del passaggio di corrente da una fonte primaria attraverso il conduttore, e da qui alla persona immersa.

Una potenza sicuramente minore di 220 volt ma resa rischiosa da alcune condizioni, come l’assenza di un salvavita. Ed è quanto successo nel 2017 ad una ragazza di Crotone, folgorata da una ciabatta caduta nella vasca, alla quale era attaccato un telefonino in ricarica. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta dell'ennesimo caso segnalato e rimbalzato alle cronache circa i rischi connessi all'uso di telefonini e smartphone che sono diventati oggetti insostituibili nella vita di ognuno di noi. Proprio per questo, è necessario che le case produttrici adottino maggiori accorgimenti, anche in termini d'informazione ai consumatori per evitare che si ripetano casi analoghi.

(17 dicembre 2019)

Pubblicato in Cronaca Emilia

Un ospite indesiderato nel water. Una casalinga di Brisbane, in Australia, è stata morsa sul deretano mentre era in bagno da un pitone tappeto (carpet) che è salito lungo il water. Helen Richards mentre era in bagno ha sentito prima un rumore e poi un fortissimo dolore sul didietro.

La donna si è alzata e notando il serpente, dopo avere superato la prima fase di paura, ha provato a scaricare acqua nel tentativo di respingere il rettile da dove era venuto, inutilmente. Nel frattempo ha allertato le forze dell'ordine che hanno fatto intervenire degli erpetologhi che lo hanno afferrato tirandolo fuori dal suo bagno.

L'animale misurava circa quasi due metri. Immediata, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", è stata poi la corsa in ospedale dove alla casalinga è stato somministrato il siero contro il veleno, è stata medicata la ferita ma non è stato riscontrato nulla di grave. «Il problema è di natura psichica», spiega però la donna, « Le mie abitudini igieniche sono cambiate per sempre! Dopo quello che è accaduto non riesco più ad andare in bagno se le luci non sono accese e dando prima di sedersi sempre una rapida occhiata dentro il water».

Gli esperti australiani di serpenti hanno spiegato che trovare un pitone tappeto nel gabinetto certamente "non è un evento normale", aggiungendo che è stata la prima volta che sono stati chiamati ad intervenire in un tale incidente.

 

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(25 gennaio 2019)

Pubblicato in Amici Animali Emilia

Talco "killer": «Johnson & Johnson lo sapeva da 20 anni». Migliaia di cause negli Stati Uniti. In Italia non esiste ancora una casistica fra le donne. La rivelazione ha fatto crollare il titolo della J&J a Wall Street nell'ultima giornata di contrattazioni della settimana.

Torna prepotentemente alla ribalta dell'opinione pubblica la vicenda del "talco killer". I vertici del colosso statunitense della farmaceutica e dei prodotti per la cura personale Johnson & Johnson (J&J), sarebbero stati a conoscenza da almeno 20 anni della presenza di tracce di amianto nel borotalco, uno dei prodotti più venduti dalla multinazionale e destinato anche ai bambini. È non può essere diversamente dopo che la rivelazione, emersa da un'inchiesta dell'agenzia di stampa Reuters, ha fatto crollare il titolo della J&J a Wall Street nell'ultima giornata di contrattazioni della settimana. Solo nel luglio 2017, peraltro, la J&J ha comunicato all'autorità di borsa che risultano pendenti in USA ben 4.800 casi legali riguardanti il borotalco.

Ed il gruppo ha manifestato la propria convinzione circa la sicurezza e la qualità del talco che, è bene ricordare, è un minerale naturale composto da magnesio, silicone, ossigeno e idrogeno, usato in cosmetica come assorbente naturale per la pelle che viene utilizzato da decenni specie per i bambini senza che sia stato mai rilevato e provato scientificamente alcun rischio per la salute a parte quelli connessi all'inalazione di qualsiasi tipo di polvere che si risolvono con la semplice accortezza di non vaporizzarlo verso le vie respiratorie dei più piccoli. Tuttavia, nella sua forma naturale, il talco contiene amianto, che può "provocare cancro ai o intorno ai polmoni se inalato", secondo quanto sostenuto dall'autorevole American Cancer Society che ha precisato che è dagli anni '70 che i produttori rimuovono l'amianto e prove di un legame diretto tra talco senza quell'ingrediente e cancro sono "meno chiare". L'International Agency for Research on Cancer (Iarc), l'agenzia parte dell'organizzazione mondiale della sanità delle Nazioni Unite e che ha il compito di dettare linee guida sulla classificazione dei rischi relativi ai tumori, indica il talco come "possibile elemento cancerogeno".

Ed è su questo presupposto che sono state avviate le migliaia di azioni in questione da parte di donne che utilizzavano abitualmente sui propri genitali il prodotto, lamentando un nesso con l'insorgenza del cancro alle ovaie. In attesa dei verdetti d'appello al di là dell'Atlantico, non è dato sapere se in Italia vi sia una casistica in merito, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", anche perché l'utilizzo di borotalco da parte delle donne italiane per la propria igiene intima non rientra nelle abitudini quotidiane delle italiane, con la conseguenza che il possibile nesso tra utilizzo e insorgenza di carcinomi per questa ragione, almeno nel Nostro Paese, dovrebbe essere molto basso.

Tuttavia il condizionale è sempre d'obbligo, ed è sempre opportuno prestare attenzione da parte delle nostre connazionali che dovessero avere quest'abitudine sedimentata, risalente e costante nel tempo e fra quest'ultime, tra coloro che hanno ricevuto una diagnosi di tumore alle ovaie. Infine, per evitare facili entusiasmi, occorre ricordare che entità di risarcimenti così elevati sono possibili nei paesi, come gli USA, dov'è previsto l'istituto giuridico del cosiddetto "risarcimento punitivo", mentre in Italia sono tuttora risarcibili solo le conseguenze immediate e dirette riferibili a condotte illegittime o illecite.

(15 dicembre 2018)

Collegare l'impianto di allarme antintrusione alla centrale operativa di un istituto di vigilanza privata non è più prerogativa delle aziende o delle attività commerciali.

L'evoluzione della tecnologia e la progressiva riduzione dei costi sia dei sistemi di sicurezza sia dei servizi di vigilanza consente a tutti, anche al privato, di avvalersi del servizio di pronto intervento con guardie giurate in caso di allarme. Un aumento notevole del livello di sicurezza e protezione a fronte di costi davvero contenuti.

Cosa accade quando scatta un sistema di allarme? I moderni impianti sono in grado di inviare un messaggio al nostro smartphone per avvisarci del tentativo di intrusione. I sistemi più innovativi riescono addirittura ad inviare immagini o filmati della scena in tempo reale.

Ma cosa possiamo fare per impedire che i malintenzionati portino a termine la loro azione, soprattutto se siamo lontani da casa? Come possiamo proteggere noi stessi e la nostra famiglia senza correre alcun rischio per la nostra salute e incolumità?

La soluzione è affidarsi all'intervento di professionisti della sicurezza. L'Istituto di Vigilanza Coopservice può inviare sul posto una pattuglia con a bordo una guardia giurata armata esperta, formata e addestrata per contrastare adeguatamente l'emergenza.

L'impianto di allarme può essere facilmente collegato alla Centrale Operativa dell'Istituto di Vigilanza Coopservice attraverso una SIM installata nella centralina. Il segnale di allarme viene così inviato immediatamente alla Centrale Operativa senza richiedere costi telefonici o di connessione aggiuntivi. L'operatore di centrale che riceve la segnalazione attiva il protocollo di sicurezza che, normalmente, prevede un contatto telefonico diretto con il proprietario o altri referenti per verificare l'effettività dell'allarme.

In caso di conferma o di assenza di risposta, la centrale invia la pattuglia più vicina all'abitazione per effettuare scrupolosi controlli ed accertarsi che non ci siano intrusi all'esterno o segni di effrazione che segnalino tentativi di intrusione o di furto. In questo caso, è la stessa guardia che richiede alla centrale operativa l'intervento delle forze dell'ordine, restando a protezione dell'abitazione fino al ripristino delle normali condizioni di sicurezza. E tutto questo avviene informando in tempo reale il proprietario di ciò che sta accadendo.

L'Istituto di Vigilanza privata Coopservice vanta oltre 40 anni di esperienza nella sicurezza ed è presente sull'intero territorio nazionale con 21 sedi operative, più di 2.000 guardie giurate, 10 centrali operative tecnologicamente all'avanguardia e oltre 400 automezzi operativi.

Per maggiori informazioni sui servizi di sicurezza di Coopservice, visitate il sito www.coopservice.it .

Per maggiori informazioni sui servizi di sicurezza e vigilanza di Coopservice, visitate il sito www.coopservice.it .

 

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Un aiuto contro il rischio dei furti ci arriva dalla tecnologia, in particolare dal nostro smartphone. Negli ultimi anni i sistemi di sicurezza si sono evoluti rapidamente e hanno iniziato a dialogare con il nostro cellulare.
Bastano pochi semplici gesti sulla app installata sullo smartphone per inserire e disinserire l'impianto di allarme antintrusione dell'abitazione anche quando siamo lontani da casa. Oppure se vogliamo sentirci sicuri quando siamo dentro casa con la nostra famiglia possiamo decidere di inserire parzialmente specifiche aree per attivare, ad esempio, la protezione del perimetro e dell'area esterna.
Ma la app ci offre altre funzionalità uniche, ben più importanti.

Nel corso della giornata possiamo avviare in qualsiasi momento la video verifica e controllare, attraverso le telecamere o le fotocamere installate nei dispositivi di sicurezza, ciò che sta accadendo all'interno dell'abitazione per sentirci vicino ai nostri cari ovunque ci troviamo.
Sono passati solo pochi anni da quando i sistemi antifurto si limitavano ad inviare un messaggio vocale al telefono per avvisarci di un presunto tentativo di intrusione. Oggi, in caso di allarme, il sistema è in grado di mandare sul nostro cellulare in tempo reale le immagini provenienti dalla fotocamera incorporata nel rilevatore di movimento così da aiutarci a prendere la migliore decisione su come agire.

Ma di fronte ad un tentativo di intrusione o addirittura alla presenza di malviventi all'interno dell'abitazione non è il caso di affrontare da soli situazioni di pericolo reale o potenziale. Per questo motivo, la scelta migliore è collegare l'impianto di allarme all'Istituto di Vigilanza Coopservice. La centrale operativa, attiva 24 ore su 24, dopo aver verificato l'effettività dell'allarme è in grado di attivare le forze dell'ordine e/o inviare sul posto una pattuglia con guardia giurata armata per effettuare specifici controlli e ripristinare le condizioni di sicurezza senza rischi per noi e la nostra famiglia.

L'Istituto di Vigilanza privata Coopservice vanta oltre 40 anni di esperienza nella sicurezza ed è presente sull'intero territorio nazionale con 21 sedi operative, più di 2.000 guardie giurate, 10 centrali operative tecnologicamente all'avanguardia e oltre 400 automezzi operativi.

Per maggiori informazioni sui servizi di sicurezza e vigilanza di Coopservice, visitate il sito www.coopservice.it .

 

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Scegliere di installare un impianto di allarme per proteggersi dai furti è certamente un'ottima soluzione per difendersi dai tentativi di intrusione. Ma quali caratteristiche minime deve avere un impianto per essere davvero efficace?

Tre sono gli elementi fondamentali: qualità dei componenti, progettazione adeguata dell'impianto e installazione corretta.

Infatti se un rilevatore di movimento non viene posizionato nel modo giusto oppure è di scarsa qualità può incappare in false rilevazioni. Anche un semplice contatto magnetico montato male su una finestra in una giornata di vento può generare una quantità tale di falsi allarmi da trasformarsi in un vero incubo.

Come essere certi che la segnalazione di un allarme sia realmente collegata ad un tentativo di intrusione?
Ogni volta che scatta un allarme in noi si attiva un forte stato di ansia e di preoccupazione. È quindi fondamentale che l'allarme sia attendibile e verificabile immediatamente per evitare di attivare azioni non necessarie e creare inutili tensioni.

Il consiglio è di installare almeno un rilevatore di movimento dotato di fotocamera o videocamera che, in caso di allarme, può restituirci in tempo reale le immagini fotografiche o video di ciò che accade all'interno o nei pressi della nostra abitazione direttamente sullo smartphone grazie ad una semplice app.

La stessa app che ci consente di attivare e disattivare l'impianto anche a distanza, di verificare chi entra e chi esce dall'abitazione e di effettuare delle videoverifiche su nostra stessa richiesta.

La documentazione fotografica o video che accompagna la segnalazione d'allarme ci permette di controllare se sono realmente presenti degli intrusi oppure se l'allarme è stato generato involontariamente da un nostro familiare che non ha seguito la corretta procedura al suo ingresso in casa.

Il videocontrollo diventa quindi decisivo per le scelte che decideremo di attuare in risposta all'allarme ricevuto. In particolari situazioni, il videocontrollo può essere affidato all'Istituto di Vigilanza Coopservice che può eseguire ispezioni programmate o casuali ed agire tempestivamente in caso di allarme e di pericolo effettivo inviando sul posto una guardia giurata a bordo di una delle numerose pattuglie di pronto intervento sul territorio.

L'Istituto di Vigilanza privata Coopservice vanta oltre 40 anni di esperienza nella sicurezza ed è presente sull'intero territorio nazionale con 21 sedi operative, più di 2.000 guardie giurate, 10 centrali operative tecnologicamente all'avanguardia e oltre 400 automezzi operativi.

Per maggiori informazioni sui servizi di sicurezza e vigilanza di Coopservice, visitate il sito www.coopservice.it .

 

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Mercoledì, 04 Aprile 2018 10:37

Come proteggersi dalle intrusioni

L'aumento della criminalità e dei furti nelle abitazioni negli ultimi anni ha assunto proporzioni preoccupanti. Ma ancor più del numero, preoccupano le modalità con cui i malviventi compiono i loro atti illeciti. Se fino a qualche anno fa ad essere prese di mira erano le abitazioni isolate o nelle quali i proprietari erano assenti, oggi i furti vengono compiuti in ogni ora del giorno e della notte, anche in presenza di persone all'interno.

Non si tratta più di proteggere solo i vostri beni, ma soprattutto di tutelare la vostra famiglia e voi stessi dal rischio di intrusioni, con un sistema in grado di rilevare i tentativi di effrazione anche quando siete in casa.

Oggi esistono sul mercato un'infinità di sistemi di allarme per tutte le tasche. Ma non è facile orientarsi e capire qual è la soluzione più adatta. Le soluzioni fai-da-te sono certamente economiche ma non tengono conto delle specificità della vostra abitazione, della composizione della famiglia, delle vostre abitudini o della presenza di animali domestici.

Per fare una scelta accorta ed efficace, affidatevi ad un professionista della sicurezza capace di individuare con precisione cosa serve per proteggere la vostra casa e la vostra famiglia.

Ad esempio, una scelta apparentemente semplice come l'installazione di un sensore sulle finestre porta con sé delle valutazioni più ampie, come la necessità di tenere aperte le finestre per un salutare ricambio d'aria o di lasciare le tapparelle alzate per far entrare luce a sufficienza.

Solo un esperto potrà aiutarvi a compiere una scelta più consapevole perché proteggersi dai ladri non deve significare sentirsi reclusi in casa propria.

Per maggiori informazioni sui servizi di sicurezza e vigilanza di Coopservice, visitate il sito www.coopservice.it .

 

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