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La strada per trovare un po' di pace è lunga soprattutto quando, per certi tipi di vittime, non ci sono supporti e fondi per agevolare il percorso verso una normalità. L'appello di Rosangela Cataldi alle parlamentari di Parma.

Di Lamberto Colla, Parma 16 marzo 2019 - Dopo il clamore dei primi giorni i riflettori si spengono e le tenebre calano definitivamente sui familiari, sul loro dolore e sulle loro domande che stentano a trovare risposte plausibili. Trascorrono i giorni, le settimane i mesi e le domande son sempre le stesse, senza risposte e così la mente va in corto circuito.

Una sensazione di solitudine e di ingiustizia che deve fare i conti con i problemi quotidiani, dalle bollette di casa che continuano a arrivare anche se l'appartamento è rimasto sigillato e a disposizione dell'autorità giudiziaria sino a pochissimo giorni fa, alla rabbia di non poter vedere un colpevole, Guelin Fang nel caso specifico, nel posto che merita perché "incapace di intendere e di volere" e perciò non processabile.

Sono trascorsi poco più di sei mesi da quel tragico giorno d'agosto quando il cinese Fang decise di liberarsi dall'ossessione di un "complotto" che lo voleva morto andando direttamente alla base del problema eliminando Filomena, la "complottista".

Da quel 22 di agosto, l'ossessione di Fang, per l'infausto gioco del caso, si è trasferita sui familiari di Filomena, ormai incapaci di trovare una ragione all'accaduto.

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(Filomena Cataldi)

"Fang, suggerisce Rosangela la sorella di Filomena Cataldi, non aveva mai dato a pensare che volesse far del male a mia sorella. Il pomeriggio precedente si era fermato da lei a chiacchierare, in attesa dell'arrivo del suo compagno dal lavoro, curioso di sapere come si trovava al nuovo impiego dopo che aveva lasciato l'impresa dove entrambi lavoravano da buoni colleghi."

La "nuova" ossessione, presume Rosangela, era che Alessandro volesse tornare al vecchio impiego "facendo le scarpe" proprio a lui. Solo a posteriore è venuto il sospetto che quell'incontro del pomeriggio precedente fosse stata una sorta di prova generale. L'insistenza con la quale voleva conoscere con precisione gli orari lavorativi di Alessandro Pedrazzi, compagno di Filomena, può configurarsi come una pianificazione del gesto delittuoso consumato 24 ore dopo.

"Il cinese, continua la sorella di Filomena, raccontano i colleghi che fosse un lavoratore precisissimo e diligente e, a parte che tenesse quasi segregata in casa la moglie, nulla faceva intendere che avesse dei gravi problemi di salute mentale."

Fatto sta che con quelle gravi patologie psichiatriche di natura persecutoria, certificate lo scorso dicembre dallo psichiatra Renato Ariatti, nominato da Tribunale e dallo stesso Simone Bertacca di nomina Cataldi, l'assassino di Filomena ha trovato riparo, in via definitiva all'interno di un REMS (Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza), struttura sanitaria (non carcerarie, ndr) di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali.

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(Dalla Gazzetta di Parma del 1 dicembre 2018)

Il reo confesso, Fang infatti aveva rilasciato una confessione scritta in cinese subito dopo l'arresto, quindi avrà una vita "quasi libera" in una struttura protetta, dalla quale non è particolarmente difficile sottrarsi dal controllo come le cronache spesso riportano (ad esempio la fuga di Solomon - https://www.gazzettadellemilia.it/cronaca/item/16998-duplice-omicidio-fermato-solomon.html  - , la promessa del calcio che uccise mamma e la sorellina nell'estate 2017) , mentre loro, i familiari, resteranno incarcerati nel loro dolore, privati degli affetti e dell'assistenza dello Stato per le vittime dei reati violenti.

"I miei genitori - prosegue Rosangela - hanno cominciato a soffrire di cuore, mia nipote Martina di soli 18 anni, è seguita da uno psicologo perché spesso in preda all'incubo che una violenza analoga si possa ripetere verso il padre o verso sé stessa, mentre io non trovo pace, fatico a dormire e per di più penso al fatto che mia nipote non abbia la minima assistenza dallo Stato in quanto vittima di un reato violento come invece lo è per le vittime di terrorismo, ad esempio." яндекс

Per questa ragione infatti, proprio per la mancanza di un fondo specifico per le vittime di reati violenti, l'Italia è stata già condannata due volte dalla Corte di Giustizia Europea, chiamata a ripristinare un sistema paritario di trattamento in favore di tutte le vittime di reati violenti.

Nel caso specifico, in ragione del fatto che il cinese sia stato dichiarato incapace di intendere e di volere, quindi non processabile e ne consegue che non si arriverà a sentenza definitiva e perciò resta impossibile proporre domanda di risarcimento, ammesso e non concesso, che la domanda stessa possa essere ammissibile.

Insomma, tutele ferree per i carnefici e nessuna garanzia o ammortizzatore per le vittime. Fang è già da tempo ospite del REMS di Mezzani, una struttura sanitaria e non carceraria, la moglie e i due figli, dopo essere stati ospiti di una struttura protetta, pare siano tornati nel Paese d'origine, mentre i familiari di Filomena soffrono nella solitudine la mancanza di una affettuosa madre, di una figlia, sorella e compagna presente e gioviale, privi di assistenza e per di più con la casa rimasta sotto sequestro per oltre 6 mesi.

Dopo 200 giorni ancora nulla si è lenito, una ragione che possa mettere pace a quanto accaduto non l'hanno ancora trovata e la sensazione di aver subito una ingiustizia si somma a tutto il resto.

E' per questa ragione che Rosangela fa appello alle donne parlamentari di Parma perché si prendano a cuore i casi analoghi e cerchino di trovare una soluzione al "buco legislativo" che vedrebbe escludere dagli indennizzi la maggior parte delle vittime di reati violenti, per lo più femmine. Per la verità, informa Rosangela, Nicoletta Paci, Assessore alla Partecipazione e ai Diritti dei cittadini del Comune di Parma si è attivata e ha favorito l'incontro con la "Fondazione Emiliano Romagnola per le vittime dei reati" con la speranza che qualcosa possa pervenire a sostegno dei costi che la famiglia ha dovuto e dovrà ancora affrontare, oltre ovviamente ai problemi di natura affettiva e psicologica che restano incommensurabili.

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(Dalla Gazzetta di Parma del 6 dicembre 2018)

"Che almeno il nome di Filomena - conclude Rosangela - possa essere ricordato per aver contribuito, col suo sacrificio, a alleviare i dolori dei familiari delle vittime. Dopo sei mesi ormai nessuno si ricorda di noi e dei nostri disagi ma soprattutto di quelli di Martina, una ragazzina che dovrà crescere senza il sorriso e la protezione di sua madre. La speranza è che almeno questo non possa più accadere e che l'incapacità di intendere e di volere, per quanto non processabile non sia più da ostacolo a un risarcimento e/o a un indennizzo statale soprattutto ove vi sia anche una confessione scritta di primo pugno".

Dal canto nostro sposiamo l'idea che chi possiede disturbi psichiatrici vada curato ma anche giudicato. "La non imputabilità è un errore". Secondo Franco Corleone, infatti, garante delle persone sottoposte a misure restrittive e limitative della libertà personale della Regione Toscana, in prospettiva le REMS andrebbero chiuse, nell'ambito di una riforma che prevede che se si compie un delitto, c'è sempre responsabilità e giudizio. Saranno poi le strutture sanitarie ad affiancare quelle giudiziarie nell'elaborazione e attuazione di direttive terapeutiche.

Non è infatti corretto che un caso sociale, quale è il Guelin Fang, possa provocare una cascata di danni immensa i cui costi, materiali e immateriali, siano totalmente in carico ai familiari delle vittime, i quali, oltre al dolore per la scomparsa della loro cara, hanno da affrontare montagne di difficoltà in totale solitudine.

Un'ingiustizia che siamo certi verrà sanata anche grazie alla sensibilità delle parlamentari locali che, se lo vorranno, riusciranno a coinvolgere le loro colleghe anche di diversa appartenenza politica.

 

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(Filomena Cataldi)

 

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Dall'AVRI, Associazione Vittime Riunite d'Italia, riceviamo la conferma dell'avvenuto trasferimento di Guelin Fang, il cinese che ha brutalmente assassinato Filomena Cataldi lo scorso 22 agosto a San Polo di Torrile, nella struttura sanitaria (NON carceraria) del REMS di Mezzani. Una struttura da dove, peraltro, non è difficle allontanarsi...

A sguire il comunicato di AVRI.

"Arriva l'ufficialità a mezzo sentenza, di un'ulteriore devastante notizia per i familiari di Filomena Cataldi. Il cinese che l'ha brutalmente assassinata è già detenuto da tempo presso la Rems di Mezzani; struttura famosa per le continue fughe dei suoi residenti. Il soggetto dalla "evidenziata pericolosità" così come affermato anche dai giudici, è stato accontentato nella sue richiesta di essere detenuto proprio a Casale di Mezzani, per poter rimanere vicino alla famiglia e continuare quindi a vedere moglie e figli. Non è stato tenuto in considerazione però, il volere della famiglia Cataldi,che fino a prova contraria, dovrebbe la parte lesa, che non avrebbe voluto vedere "detenuto a metà" l'assassino, già giudicato incapace d'intendere e di volere, e quindi assolto. Da tempo ci si era battuti per tenere lontano dalla REMS di Casale di Mezzani un soggetto così pericoloso. Abbiamo cercato di tutelare in ogni modo oltre al volere della famiglia,insieme al gruppo Amo Colorno, anche la sicurezza del territorio.

Ricordiamo che da tale struttura era evaso anche Solomon Niantakyi che uccise brutalmente a coltellate la madre (26 coltellate) e la sorellina (18 coltellate). Il ghanese fu recuperato alla stazione di Colorno mentre attendeva il treno, anche se di portata inferiore, a livello di pericolosità, ultimamente si è registrata un'altra fuga, subito bloccata dagli addetti. E' facile immaginare cosa potrebbe succedere se un soggetto di tale pericolosità sociale riesca ad evadere e ad andarsene in giro per le nostre strade.

La scelta fatta la riteniamo inconcepibile. Insieme ai ragazzi di Colorno, chiediamo con convinzione la chiusura della struttura di Casale di Mezzani e la sua riconversione atta ad una gestione esclusivamente sanitaria e non detentiva. Lo faremo in nome di Filomena. Lo faremo in nome delle volontà della famiglia Cataldi.

A livello nazionale, abbiamo ritenuto opportuno sensibilizzare il Parlamento, tramite alcuni parlamentari per chiedere di ridiscutere tutto il sistema REMS per noi non garante di sicurezza.

Domenico Muollo

Referente per l'Emilia

Associazione Vittime Riunite d'Italia"

 

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(Filomena Cataldi)

 

 

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