Martedì, 03 Maggio 2022 14:30

Condannato pasticcere “guardone”. Aveva messo le telecamere nel bagno delle sue dipendenti In evidenza

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La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per Mauro M., noto pasticcere di Modena, che nel 2012 aveva piazzato delle “cimici” in posti strategici del bagno delle signore.

 

Modena, 3 maggio 2022 – A nulla sono valse le tesi difensive dei suoi avvocati, Cosimo Zaccaria e Alessia Massari, che sostenevano che le telecamere posizionate in punti “strategici” del bagno delle signore mentre espletavano le loro necessità fisiologiche non erano funzionanti e non hanno catturato nessuna immagine. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per Mauro M, oggi 54 enne, noto pasticcere di Modena, che nel 2012 si è reso reo di tentata violazione della privacy delle sue quattro dipendenti.

Era sta proprio una delle donne ad accorgersi che in quella toilette c’era qualcosa che non andava. Aveva, infatti, trovato una “cimice” che bloccava il portarotoli della carta igienica, posizionato proprio davanti al WC. La donna aveva quindi ispezionato il bagno e ne aveva trovata un’altra, alle spalle della “tazza”.

Messo alle strette, Mauro M. aveva poi confessato. Due delle dipendenti si erano poi licenziate, mentre le altre due si sono costituite parte civile, con l’intenzione di andare fino in fondo. E così è stato. L’uomo era quindi stato condannato in primo grado a otto mesi di reclusione, poi diminuiti in Appello, nel febbraio 2020, e la condizionale era stata subordinata al pagamento di una provvisionale in favore delle due dipendenti. L’imputato era poi ricorso in Cassazione.

Ora, i giudici hanno ritenuto che l’aver collocato le telecamere, anche se non funzionanti, era già un’azione mirata a “controllare”, pertanto resta comunque in piedi la condanna per tentata interferenza illecita nella vita privata garantire l’indiscrezione tecnologica altrui e il “fatto storico” è stato accertato “con giudizio completo, logico e fondato”.

Pertanto, la Cassazione ha condannato Mauro M. a risarcire con 2500 euro ognuna delle due dipendenti per le spese di costituzione di parte civile, ha dichiarato il suo reclamo inammissibile e lo ha condannato anche a pagare 3000 euro alla Cassa delle Ammende.