Domenica, 14 Febbraio 2021 06:34

L’infelicità che viene dal web. In evidenza

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Bullismo e cyberbullismo. - Ci chiediamo spesso come si farà ad uscire dalla fase di un virus che ha sconvolto l’esistenza del mondo intero; le abitudini di un intero pianeta si sono dovute arrendere a ritmi di vita scanditi da isolamenti e brevi uscite, da didattica a distanza e poco o quasi inesistente approccio fisico. 

Di Claudia Belli Sant’Ilario d’Enza 14 febbraio 2021 - L’era Covid che si è spalancata a noi già dalla fine del 2019 ha fatto sì che situazioni preesistenti già problematiche, si siano aggravate e abbiano toccato nel profondo famiglie già provate da povertà e fragilità psichica. 

Famiglie che improvvisamente hanno perso il lavoro, che si sono ritrovate a dover stare sempre in casa, talvolta in spazi molto ristretti e, cosa ancor più grave, con situazioni di violenza domestica inasprita dall’impossibilità, per i soggetti sottomessi a tali violenze, di potersi muovere al di fuori delle mura domestiche. Succede così che si sono verificati più casi di femminicidio, più casi di violenza sui figli, minori o no, più casi di bullismo e soprattutto cyberbullismo. 

Non è facile il mestiere di genitore, non lo è fare i conti con adolescenti sempre più in preda ad un malessere che, a volte, neanche il genitore più attento riesce a cogliere. Non è facile descrivere realtà che sfuggono ad ogni controllo, soprattutto quando il controllo sfugge proprio agli adulti che dovrebbero tutelare gli adolescenti. Le recenti polemiche suscitate dal precoce approccio dei minori all’uso degli smartphone e dei computer, lasciano intendere quanto siano labili i confini tra un uso corretto e uno al di fuori della supervisione da parte degli adulti.

Uso che diventa un’arma per ferire gli altri, portando spesso, adolescenti e non, a togliersi la vita perché vessati da bulli nascosti dietro un monitor. Fenomeno che ha dato origine al più moderno termine “cyberbullismo” che incombe come un macigno sulla testa di molti adolescenti. 

In tempi di Covid, lontano dalla scuola, che viene spostata virtualmente a casa e che viene vissuta, in molti casi, in maniera opprimente ed errata, La DAD, strumento di continuità di apprendimento, ha registrato casi di cyberbullismo, una situazione pericolosa soprattutto perché anche qualche insegnante ha avuto modo di prendere in giro alcuni alunni. Se il mestiere di genitore è difficile ed impegnativo, quello di insegnante lo è ancor di più. Ci si ritrova a competere con situazioni di assoluta indigenza oppure di assoluta indifferenza verso lo studio e, in tanti casi, di ragazzi abbandonati a loro stessi, lasciati soli a gestire la propria vita molto più di quello che dovrebbe essere necessario. 

Così come si hanno cattivi genitori, si possono avere cattivi insegnanti. Genitori che mancano di attenzione e cura ed insegnanti che mancano di empatia, di apertura e comprensione verso alunni che presentano problematiche particolari come quelle dei ragazzi vittime di violenze psicologiche e fisiche e quelli che diventano, invece, degli aguzzini nei confronti dei loro coetanei e talvolta anche degli insegnanti che sempre più spesso sono oggetto di violenze verbali e fisiche da parte di alunni. Difficile gestire adolescenti che danno all’uso dello smartphone o del pc, molta più importanza di una passeggiata all’aria aperta e di una chiacchierata con gli amici, che il più delle volte non esistono fisicamente ma solo virtualmente. 

Nascondere i propri problemi ad affrontare la realtà e la difficoltà ad intrecciare relazioni personali, diventa semplice dietro uno schermo, digitando offese, inviando video offensivi, incitazioni a farsi del male. Nascondendo la propria identità dietro un nickname, il bullo si mette in salvo da se stesso, agisce facendo del male per nascondere la propria insicurezza e fragilità. E questo male lo aiuta a vivere, lo aiuta a cibarsi della propria rabbia, rabbia che cresce a dispetto di tutto, a dispetto del suo essere debole di fronte al mondo che non sa affrontare.

Scegliere di cosa cibare la mente è importante per l’anima, fagocitati dal sistema tecnologico, gli adolescenti perdono l’identità dietro la ricerca di piccoli momenti di felicità. Sono figli disadattati dell’era in cui ogni mezzo è lecito pur di realizzare il desiderio di avere la meglio su qualcuno più debole, proprio come loro che non sono nessuno senza lo scudo di anonimato dietro il quale si nascondono. Correre ai ripari sembra quanto di più necessario ci sia in questi tempi in cui è difficile intravedere una soluzione efficace per un problema che sembrava potesse essere di relativa importanza, ma che ha colto tutti di sorpresa per come la sua espansione abbia corso veloce e per come la difficoltà a coglierla in tempo tra gli adolescenti sia evidente.

Serve stare in equilibrio tra due corde, quella della sensibilità e vulnerabilità adolescenziale, e quella sulla quale pesano il senso di responsabilità genitoriale e la condotta degli insegnanti, non sempre sufficienti a rimettere in carreggiata ragazzi sempre più, ci sembra, allo sbaraglio.

L’esistenza di associazioni unite nella lotta al bullismo e cyberbullismo, si rivela quanto mai necessaria e fondamentale per riuscire ad evitare che il fenomeno ormai dilagante, non diventi l’unico fenomeno di cui parlare tra i giovanissimi sempre più coinvolti in giochi mortali, inseriti in bande che segnano il loro territorio sul web, come prima lo facevano per strada. Rivolgere l’attenzione ai ragazzi e ascoltare la voce anche di chi non parla e non rivela la sua sofferenza, diventa un sistema efficace e coinvolgente per le istituzioni scolastiche e le associazioni che si battono contro ogni tipo di bullismo.

“Più del 12% dei ragazzi racconta che, da quando è iniziata la pandemia, ha subìto almeno un atto di violenza online. Con la Dad che rischia di fare da pericoloso megafono: uno su 5 dice di aver assistito durante le lezioni a distanza a prese in giro nei confronti dei compagni di classe.

In generale, infatti, solo negli ultimi dodici mesi più di 1 ragazzo su 8 racconta di essere stato vittima di cyberbullismo. Ma una quota simile dice di essere stato oggetto di prese in giro - che spesso sono solo il primo passo verso una ripetitività che diventa presto opprimente - durante le lezioni online, ad opera di altri coetanei (12%) o addirittura dei docenti (14%). È quanto emerge da una recente indagine dell’Associazione Nazionale Di.Te, condotta in collaborazione con il portale Skuola.net e con VRAI (Vision, Robotics and Artificial Intelligence – Dipartimento di Ingegneria Informatica dell’Università Politecnica delle Marche), su un campione di 3.115 studenti di età compresa tra gli 11 e i 19 anni e che rendono ancora più importanti appuntamenti come quelli del 7 febbraio, Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo.” 

“I luoghi digitali dove è più facile che alberghi il cyberbullismo? I social network (per il 72%), le chat (per il 45%), le piattaforme di videogiochi (per il 23%), canali video (per il 18%), piattaforme di videochat (per il 12%) o di DAD (per il 6%). Oltre la metà dei ragazzi intervistati, inoltre, collega il maggior uso di social e chat a un maggior pericolo di essere esposti al cyberbullismo o peggio ancora di diventare bulli, sia nel ruolo di esecutori materiali che di consapevoli complici, con un like o una condivisione di troppo: il 18%, ad esempio, dichiara che nell’ultimo periodo ha postato, messo ‘mi piace’, condiviso o commentato foto, video, stories o post con prese in giro.”

Diventa quindi indispensabile per genitori, istituzioni scolastiche ed associazioni, non abbassare la guardia.

Sarebbe utile che i gestori di piattaforme social, mettessero a punto un sistema attraverso il quale vengano inibiti post o stories con contenuti offensivi e di derisione verso gli altri. 

Il ruolo giocato dalle famiglie diventa quello più importante, basilare è l’attenzione che viene rivolta ai figli, basilare è il controllo sugli strumenti informatici che usano; di fondamentale importanza è l’ascolto costante anche dei silenzi, che spesso nascondono una richiesta di aiuto.

Mai fidarsi di una risposta sbrigativa, quel: “va tutto bene” può voler dire: “sto soffrendo”. Diventa importante verificare con colloqui scolastici costanti, con il controllo e se necessario, l’aiuto psicologico da parte di psicoterapeuti in grado di cogliere anche i segnali più nascosti.

Quelli riportati dalle associazioni sono dati importanti e purtroppo suscettibili di aumento se non si è tutti uniti per combattere una guerra quanto mai grande: la guerra alla fragilità umana.

Un adolescente fragile diventerà un adulto debole, un adolescente bullo diventerà un adulto violento.

 

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Claudia Belli, artista residente a S. Ilario d’Enza (RE), è pittrice e poetessa, arti diverse tra le quali si divide con la stessa passione e la stessa professionalità, seguendo la propria ispirazione. Ha esposto i suoi dipinti a Parma, Reggio Emilia, Napoli, Roma, a Barcellona e in altre città, mentre alcune sue poesie e le sue fiabe sono state pubblicate in alcune antologie che raccolgono versi dei più promettenti autori italiani. Claudia Belli è anche abile organizzatrice di eventi culturali, nei quali alla pittura e alla poesia affianca con naturalezza altre arti come il disegno, il mosaico, la fotografia, la musica e perfino l’opera lirica, chiamando attorno a sé quelli che ritiene i migliori esponenti di ogni singola forma d’arte, e ottenendo sempre grande successo di pubblico. Da alcuni anni cura le rubriche Il senso delle parole e La Rubrica Del cuore sul mensile Gazzettino Santilariese. Hanno scritto di lei alcuni critici,  tra loro riportiamo un pensiero del giornalista culturale Paolo Borgognone: “Claudia Belli crea immagini altrettanto efficaci sia con il pennello, sia con i suoi versi, suscitando emozioni paragonabili a quelle che i registi più visionari e poetici sanno risvegliare con il loro cinema”.
@ClaudiaBelliArte