Martedì, 23 Giugno 2020 14:46

Vuoi sposare un vietnamita? Sgominata la banda che organizzava matrimoni fittizi per il permesso di soggiorno In evidenza

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Due donne asiatiche di 38 e 38 anni residenti a Modena e a Reggio Emilia sono state tratte in arresto perché ritenute a capo dell’organizzazione criminale. Cinque i matrimoni “sospetti”. Gli italiani erano reclutati alla Caritas di Reggio Emilia e a loro andava un compenso di 12 mila euro più le spese per il viaggio di andata e ritorno in Vietnam.

Reggio Emilia 23 giugno 2020  – Organizzavano matrimoni fittizi tra cittadini vietnamiti e italiani, con il fine di ottenere per un permesso di soggiorno in Italia o per i paesi di area Schengen. Il tutto con un giro di denaro che in due anni ha portato nelle casse della banda più di 80 mila euro. Per questo due donne di nazionalità vietnamita di 38 e 39 anni, residenti nel modenese e nel reggiano, sono state tratte in arresto per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mentre un terzo uomo, di 38 anni, è ancora latitante ma, secondo le intercettazioni, potrebbe essersi spostato nel milanese.

L’indagine congiunta della Squadra Mobile e dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Reggio Emilia, coordinata dal pm Giulia Stignani, ha avuto inizio nel 2018 e ha consentito di ricostruire il modus operandi dell’organizzazione e mettere fine alle attività illecite.

Secondo quanto scoperto dagli inquirenti, i possibili “sposi” italiani venivano reclutati alla Caritas di Reggio Emilia. Proprio le difficoltà economiche rendevano “appetibile” l’offerta: ben 12 mila euro in due tranche, più il viaggio di andata e ritorno in Vietnam per andare a sposarsi presso il Consolato Italiano a Saigon. Ai consorti vietnamiti, invece, venivano chieste, oltre alle spese per il partner italiano, anche quelli per le pratiche per ottenere il permesso di soggiorno.

Sono almeno cinque i matrimoni ritenuti “sospetti”, mentre un sesto sarebbe andato a monte per il mancato accordo sul pagamento di un aspirante “marito” italiano. Le indagini hanno preso le mosse da alcune anomalie riscontrate dall’Ufficio Immigrazione della Questura sulle richieste di permesso di soggiorno. Tra queste la grande differenza di età tra i coniugi e la circostanza, confermata dal Consolato Italiano in Vietnam, che spesso i “coniugi” non conoscevano nemmeno le reciproche lingue e non riuscivano a comunicare tra loro. A insospettire gli investigatori, anche il fatto che molti italiani coinvolti si conoscessero e, in un caso, anche un uomo e una donna vietnamiti, che in passato si erano sposati tra loro, per poi divorziare e sposare due italiani. La coppia asiatica aveva anche avuto due figli, che si erano “spartiti” una volta arrivati in Italia con i nuovi rispettivi coniugi.