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Mercoledì, 14 Novembre 2018 13:26

L’Asl nel ristorante “all you can eat”. L’intossicazione forse dovuta dalla errata conservazione del pesce crudo. In evidenza

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La segnalazione è partita dai sanitari del Pronto Soccorso di Baggiovara, a cui si sono rivolti due minorenni in preda a forti dolori gastrointestinali, dopo che domenica avevano consumato la cena in un noto ristorante del centro storico di Modena. Controllate anche le strutture del locale.

MODENA –

Un’unità operativa del Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione dell’Asl si è recata lunedì sera nel ristorante giapponese, dove un gruppo di amici che, nella serata di domenica aveva consumato una cena con la formula “all you can eat” per poi accusare forti malori riconducibili a un’intossicazione alimentare. Per due di loro, minorenni, è stato necessario l’intervento dei medici del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Baggiovara che, come da prassi, ha allertato l’Asl.

La squadra del Servizio Igiene, con il supporto del servizio veterinario, oltre a raccogliere informazioni su quanto ingerito dalle persone che si sono sentite male, prima e durante la cena, ha accertato nel locale le condizioni di conservazione degli alimenti e le procedure adottate nella preparazione dei pasti, oltre all’igiene dei locali dove questi vengono preparati e degli strumenti atti alla preparazione. Sono poi stati prelevati alcuni alimenti “sospetti” che saranno sottoposti ad analisi. Per i risultati ci vorrà qualche tempo. 

Il maggiore “indiziato” è il pesce crudo, ingrediente base per la preparazione del sushi e, in particolare, l’Anisakis, un parassita vermiforme che, se assunto insieme all’alimento, può portare a problemi gastrointestinali come vomito, diarrea, dolori addominali, disidratazione, come è successo ai due minorenni ricoverati. 

Per scongiurare la contaminazione degli alimenti, soprattutto di quelli crude, esistono rigide norme europee da rispettare nella conservazione. Il pesce, una volta pescato, deve essere sottoposto ad abbattimento termico, deve cioè essere congelato e conservato a -20° C per almeno 24 ore. Per questa operazione non sono sufficienti i normali congelatori, ma ne occorrono di specifici. Questa operazione deve essere effettuata dal ristoratore o dal fornitore, che ha l’obbligo di vendere il prodotto accompagnato da un attestato di avvenuta bonifica. La catena del freddo, poi, non deve mai essere interrotta. Un prodotto scongelato, cioè, non deve mai essere ricongelato. 

Evidentemente, in questo complesso protocollo a garanzia della salute, qualcosa è andato storto. Starà alle indagini stabilire se la responsabilità per la cattiva conservazione che ha portato all’intossicazione dei clienti vada attribuita al ristoratore o al fornitore.

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