Venerdì, 10 Marzo 2017 09:36

L'Emilia Romagna è quarta per lavoro nero In evidenza

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un laboratorio tessile risultato irregolare nella provincia di Modena un laboratorio tessile risultato irregolare nella provincia di Modena

I dati forniti dalla Cgil fanno emergere il primato sopratutto delle province di Modena e Bologna per l'impiego in nero e altre irregolarità connesse con il mondo del lavoro.

di A.K.

Modena, 10 marzo 2017

E' formato da 7.470 irregolari l'esercito di lavoratori impiegati soprattutto nelle province di Modena e Bologna.
L'Emilia Romagna ha raggiunto un primato: quello del lavoro in nero, confermandosi la quarta regione in Italia per numero di occupati 'invisibili?', con picchi tra le province a Modena per trasporti e facchinaggio e a Bologna per altri lavori pagati a nero.
A dirlo è il rapporto 2016 degli Ispettorati del lavoro nazionali, presentati a Roma e analizzati dalla Cgil emiliana.
Dalle tabelle ministeriali emerge che a fronte di meno ispezioni avviate dalle Direzioni provinciali del lavoro locali, oltre 11mila ma con un calo di 519 rispetto all'anno precedente, le irregolarità riscontrate sono aumentate portando l'Emilia-Romagna al quarto posto assoluto dopo Lombardia, Lazio e Campania per numero di lavoratori irregolari accertati.
La percentuale delle irregolarità è nel frattempo passata dal 53% del 2014, al 58% l'anno dopo e al 63% l'ultimo anno «con picchi modenesi – spiega Franco Zavatti, coordinatore legalità e sicurezza della Cgil regionale – che sfondano le medie regionali nei settori del trasporto e del magazzinaggio con l'85% di irregolarità, seguiti dall'attività immobiliare col 67% e dall'agricoltura con il 60%».

Tra i lavoratori invisibili al fisco ce ne sono 3.322, con Bologna, Reggio Emilia, Modena e Rimini in fila come province in testa alla classifica.
«La realtà emiliana e modenese diventa sconcerto e rabbia – aggiunge Zavatti – con il lavoro nero e irregolare in settori sensibili e socialmente delicati come sanità e assistenza privata col 73%, l'istruzione con l'83%, le attività professionali col 67% di irregolarità».
Un altro triste capitolo riguarda l'utilizzo illegale di manodopera, tra cui il caporalato, con 1.097 denunce effettuate e una crescita del 254%, con ancora una volta Bologna come provincia peggiore.

Nel mirino del fisco anche le false coop: sono aumentate, e anche le violazioni talmente gravi da assumere rilevo penale, ben 1.065 nel biennio, per l'80% non aderenti alle centrali cooperative storiche, così come le aziende che applicano contratti di lavoro firmati da sindacati non rappresentativi, nel 20% dei rilievi. Crescono anche gli imprenditori che una volta "beccati" scelgono di conciliare pagando i crediti vantati dai lavoratori irregolari: l'Emilia-Romagna è la seconda regione dopo la Calabria con 1.146 casi.

Sono temi che gravano come un macigno e che "caratterizzano in negativo il mondo del lavoro anche nei nostri territori – chiarisce ancora Marco Zavatti –".
La Cgil auspica la necessità di attivare, al più presto, "Tavoli di confronto territoriali per analizzare, finalmente, dati così inaccettabili per il buon lavoro, per l'impresa pulita e per le istituzioni locali".