Giovedì, 05 Novembre 2015 12:01

Operazione 'The Untouchables': i capifila della banda tornano ai domiciliari In evidenza

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foto dell'operazione di ottobre di Polizia e Guardia di Finanza foto dell'operazione di ottobre di Polizia e Guardia di Finanza

Guardia di Finanza e Polizia eseguono 3 nuovi provvedimenti cautelari nei confronti degli 'Intoccabili' a cui erano stati revocati gli arresti domiciliari per un vizio di forma. Confermato anche il sequestro preventivo, per sproporzione tra redditi dichiarati e patrimonio disponibile, di conti correnti e titoli per un valore di oltre 1.800.000 euro. -

Modena, 5 novembre 2015 –

Tornano agli arresti domiciliari tre appartenenti alla banda degli 'Intoccabili'.
All'alba di oggi Polizia di Stato e Guardia di Finanza di Modena hanno eseguito tre nuovi provvedimenti cautelari personali emessi dal gip del Tribunale di Modena, Eleonora De Marco.
Le rinnovate misure cautelari sostituiscono quelle dello scorso 20 ottobre oggetto di annullamento da parte del tribunale della libertà di Bologna, quando, in sede di riesame, furono evidenziati alcuni vizi di forma che avevano portato alla revoca della misura degli arresti domiciliari per Rocco Ambrisi e Adamo Bonini, entrambi di 41 anni, capifila di una banda dedita all'usura e alle estorsioni ai danni di cittadini e imprenditori del distretto ceramico tra le province di Modena e Reggio Emilia, in particolare nella zona di Sassuolo, Fiorano, Casalgrande e Castellarano.

Nei guai erano finiti anche tre carabinieri, di cui uno in congedo, accusati di corruzione, abuso d'ufficio, favoreggiamento e rivelazione di segreti d'ufficio per avere passato informazioni alla banda criminali su indagini e intercettazioni che li riguardavano.
Tuttavia, rispetto all'originaria adozione, per due degli appartenenti all'Arma dei Carabinieri, tra i quali l'ufficiale in congedo, non è stato ritenuta necessaria l'emissione di un nuovo provvedimento per il venire meno delle precedenti esigenze cautelari.

L'indagine era partita nel 2013. Approfittando del momento di crisi e della difficoltà di accedere ai canali di credito tradizionali, la banda prestava denaro a privati e imprese con tassi pari al 417% su base annua. Il denaro veniva poi reinvestito in attività commerciali affidati a prestanome nel distretto ceramico, tra cui alcuni bar e pizzerie molto note nel comprensorio, oltre che in aziende che operano nel campo dell'edilizia, della meccanica, della metallica e della carpenteria, i cui titolari sono risultati prestanome dell'organizzazione criminale, che, di fatto, beneficiava del tornaconto economico.
Confermato anche il sequestro preventivo, per sproporzione tra redditi dichiarati e patrimonio disponibile, di conti correnti e titoli per un valore di oltre 1.800.000 euro.