Domenica, 12 Ottobre 2025 07:16

Dalla voce di Baby Shark al multiverso dell'arte: incontro con Marlene Floristella De Giovanni In evidenza

Scritto da Francesca Caggiati
Dalla voce di Baby Shark al multiverso dell'arte: incontro con Marlene Floristella De Giovanni Ph. credits Karen Di Paola

Doppiatrice, speaker, dialoghista, autrice e cantautrice italiana, ci racconta il "dietro le quinte" del mondo della voce.

Quando sentite la voce di Squidina in "Lo Show di Patrick Stella" o i canti dell'inconfondibile Baby Shark, è difficile pensare che dietro a quei personaggi animati si celi un'artista a tutto tondo, capace di spaziare dal doppiaggio alla musica, dalla scrittura agli spot pubblicitari. Questa è Marlene Floristella De Giovanni, milanese classe 1981, un talento eclettico che ha fatto della voce il suo trampolino di lancio, senza dimenticare le radici artistiche familiari.

Nata in una famiglia dove l'arte è pane quotidiano – la madre è la pittrice, scrittrice e scultrice Maria Flora Macchia, il padre l'artista Tony De Giovanni, e lo zio il bassista Livio Macchia de I Camaleonti – Marlene ha respirato creatività fin da bambina. Se il nome della madre evoca il mondo della scultura e della pittura, è nel doppiaggio che Marlene ha trovato la sua consacrazione, prestando la voce a personaggi amati da grandi e piccini.

Un percorso artistico ricco e variegato, il suo, costruito su una solida formazione multidisciplinare. La scuola della compagnia teatrale "Quelli di Grock" è stata una palestra fondamentale, affinando le sue capacità interpretative, la sua presenza scenica e la sua abilità nell'improvvisazione. A questo si sono aggiunti workshop e masterclass di musical con artisti del calibro di Christian Ginepro e Vittorio Matteucci, corsi intensivi di recitazione guidati da Giancarlo Giannini, e le preziose lezioni di vocal coaching di Fernanda Calati e Michele Fischietti. Senza dimenticare l'influenza dell'attore comico Andrea Midena, che ha stimolato le sue doti di scrittura e di Walter Rivetti per l'adattamento ai dialoghi. Nel 2002, sotto la guida esperta di Tony Fuochi, ha poi iniziato a perfezionare le tecniche di speakeraggio pubblicitario.

Un bagaglio di competenze che le ha permesso di affermarsi nel panorama del doppiaggio italiano.

La sua passione per la parola e la sua profonda conoscenza del linguaggio si sono tradotte in un'intensa attività di adattamento dialoghi per cartoni animati, serie TV e film per ragazzi, contribuendo a vario titolo al successo di produzioni come “Le Leggi del Cuore”- “Baby Shark's The Big Movie”- "The J Team,""I misteri di Rock Island.", "Spookley e i gattini di Natale," Ma non solo: Marlene De Giovanni ha anche interpretato sigle televisive, prestando la sua voce a brani memorabili come quelli di "Baby Shark’s Big Show," "Abby Hatcher", e "I Misteri di Rock Island".

Il ruolo di Squidina è esilarante e le permette di esprimere tutta la sua vivacità, mentre Cucciola Arcobaleno è un personaggio che scalda il cuore e che le ha consentito di curare anche gli adattamenti italiani dei testi delle canzoni.

Marlene De Giovanni è anche una speaker di spot affermata nel settore, collaborando con brand di rilievo. La sua voce rassicurante e versatile le permette di interpretare al meglio i messaggi pubblicitari, raggiungendo un vasto pubblico e contribuendo al successo delle campagne.

Sotto lo pseudonimo di Marhea, Marlene De Giovanni ha coltivato anche la sua passione per la musica, pubblicando nel 2011 l'album "Trappole Mentali", un progetto che esplora sonorità pop e rock, con testi profondi e introspettivi. Un modo per esprimere la sua sensibilità artistica e la sua capacità di comunicare attraverso il canto e la composizione. Ha inoltre partecipato ad AreaSanremo con il brano "Illusioni" e nel 2018 ha lanciato il singolo "Cartolina e Mangianastri".

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Ph. credit Karen Di Paola

Ma se pensate che sia finita qui, vi sbagliate. Come lei stessa ci racconta....

La sua voce è molto versatile e lei la utilizza in contesti diversi, dal cinema alla pubblicità alla musica. Qual è l'aspetto che più la affascina di ciascuno di questi ambiti e come adatta la sua tecnica vocale per soddisfare le esigenze di ogni progetto?

Mi considero davvero fortunata, e non lo dico per modo di dire. Questo per me non è solo un lavoro: è un’esperienza che mi appassiona e mi stimola ogni giorno. Avere l’opportunità di esplorare ambiti vocali così diversi, ma allo stesso tempo interconnessi, rappresenta una fonte costante di energia. Ogni contesto, che si tratti del silenzio concentrato di una sala doppiaggio o della dinamicità di una sala musicale, è una sfida che mi mantiene motivata e coinvolta.

Il vero fulcro, dove emozione e rigore professionale si incontrano, rimane il doppiaggio. L’aspetto che più mi affascina è proprio quello dell’ “umiltà esecutiva”: il mio compito è scomparire, diventare invisibile per valorizzare al massimo l’interpretazione di un’altra attrice, e per trasmettere con spontaneità e credibilità un’emozione nata su un altro volto e in un’altra lingua.

Si tratta di un’arte complessa e raffinata. Come doppiatori, ci viene richiesto di essere estremamente precisi: assorbire rapidamente tutta la preparazione di un attore e restituirla vocalmente, aderendo a ogni dettaglio, respiro e sfumatura, per offrire un risultato credibile. È un lavoro sartoriale, basato sull’empatia vocale”.

Cosa la gratifica di più?

Il riconoscimento più gratificante arriva quando qualcuno mi dice: “Davvero eri tu a dare la voce a quel personaggio? Non ti avrei mai riconosciuta!”. Questo per me significa aver raggiunto l’obiettivo: aver mantenuto intatta l’autenticità dell’opera.

Quando mi sposto nel mondo della pubblicità, l’approccio cambia completamente. Qui la priorità non è più l'essere invisibili, ma ottenere un impatto diretto ed efficace. È interessante quanto rapidamente sia necessario cogliere l’identità di un brand e tradurla in un tono di voce specifico in pochi secondi. In queste situazioni, mi considero una vera “Brand Voice Specialist”: la mia attenzione si concentra su ritmo, chiarezza e intenzione, assicurandomi che ogni sillaba sia non solo percepita, ma anche ricordata e persuasiva. È un esercizio di sintesi ed efficacia comunicativa, dove ogni parola ha un peso ben preciso.

La tecnica vocale acquisita grazie al canto, ad esempio, mi offre una solidità e una resistenza fondamentali per sostenere sessioni di lavoro lunghe e impegnative in cabina. Al di fuori del doppiaggio, il cantautorato rappresenta la dimensione in cui posso essere realmente regista della mia performance. Questa libertà è per me un valore aggiunto inestimabile: mi consente di esprimermi pienamente, di elaborare e trasformare le emozioni più profonde, mettendomi completamente in gioco.

Al di là dei titoli, ciò che reputo altrettanto gratificante è la costante crescita artistica che sto sperimentando quotidianamente. Ho l’opportunità di lavorare in contesti dove le mie competenze interpretative e vocali non solo vengono riconosciute, ma anche valorizzate da figure che considero, oltre che maestri, autentici “mostri sacri” del settore. Lavorare al loro fianco rappresenta per me un’occasione di confronto e di evoluzione continua come artista.”

Lei è poliedrica e anticonformista. In che modo la sua visione del mondo si riflette nel suo lavoro? C'è un progetto, tra quelli a cui ha partecipato, che ritiene particolarmente rappresentativo della sua personalità e della sua arte?

La poliedricità, per me, è diventata una risorsa strategica in un contesto lavorativo che sta diventando sempre più competitivo e complesso. Oggi, il professionista moderno non può limitarsi a un’unica competenza: deve essere in grado di adattarsi, portando con sé un bagaglio esperienziale ampio e variegato. Scegliere di non rinchiudermi in una sola nicchia mi permette di affrontare ogni incarico con una prospettiva originale, rompendo la monotonia e aggiungendo valore reale ai progetti.

La mia voce, ad esempio, si adatta in modo flessibile: posso assumere un registro formale e istituzionale per contenuti più drammatici e impegnativi oppure virare verso toni più leggeri e dinamici quando la situazione lo richiede. Non punto a una perfezione fredda e impersonale, ma cerco sempre una verità emotiva che possa distinguere il risultato finale. Credo che la vera forza di una performance risieda nella genuinità, anche se questo significa accettare qualche imperfezione: ciò che conta è stabilire un contatto reale con il pubblico.

Per quanto concerne la distribuzione della mia voce nei progetti, mi affido totalmente all'esperienza e alla saggezza del direttore o della direttrice che mi ha scelto per un determinato ruolo. Il mio lavoro è servire la loro visione con la massima efficacia emotiva.

Attualmente, sto lavorando a un personaggio che considero una delle mie sfide interpretative più significative finora. È un ruolo estremamente complesso, impegnativo in ogni sua sfumatura, ma proprio per questo, è anche il più gratificante che abbia mai affrontato. Quando trovo punti di contatto con una figura emotivamente così stratificata e controversa, avviene quello che chiamo una "fusione emozionale". È una sorta di esperienza catartica e curativa; non è solo interpretazione, ma una vera e propria purificazione animica,”

Nel panorama artistico italiano, sempre più competitivo, come si posiziona Marlene Floristella De Giovanni? Cosa la differenzia dagli altri professionisti del settore e qual è il suo obiettivo a lungo termine nel mondo della voce?

La mia posizione nel settore si basa sulla convergenza dinamica delle mie competenze. Proprio per questo mi piace definirmi "artigiana della voce".

Il mio modo di lavorare si fonda principalmente sulla capacità di unire tre pilastri fondamentali: l'interpretazione attoriale, la tecnica vocale e la sensibilità musicale.

Ciò che mi rende particolare è sicuramente una versatilità del timbro, ma anche e soprattutto una versatilità del metodo.

Ad esempio, la mia sensibilità musicale mi aiuta molto nell'interpretazione degli spot pubblicitari. Allo stesso modo, porto l'urgenza narrativa che apprendo dal doppiaggio e dall'adattamento dialoghi in moltissimi progetti musicali.

Cerco di mixare e interconnettere tutte le abilità acquisite in modo da passare con totale fluidità dal dramma all'animazione, o dal timbro più caldo al tono cristallino, in modo da poter offrire una performance quanto più possibile carismatica e credibile.

Il mio obiettivo a lungo termine va oltre il fatto di accumulare riconoscimenti o risultati - che fanno sempre e comunque piacere - ma quello di lasciare un’impronta concreta e riconoscibile nel mio settore.

La professione del dialoghista impone dei requisiti di precisione molto elevati. Come definisce il suo approccio all'arte dell'adattamento, e quali sono i principi fondamentali che guidano il suo lavoro, in modo tale che l'identità del prodotto originale venga rispettata e valorizzata nella lingua italiana?

Quello del dialoghista, non è un mestiere semplice. Richiede precisione, attenzione e una certa dose di esperienza e di coraggio. Il coraggio di slegarsi dalla traduzione, dall'originale quando è necessario “buttare giù tutto” e ricostruire daccapo un dialogo, una situazione, un atmosfera.

Per ottenere questo risultato, la priorità è sempre la fedeltà emotiva e funzionale, mai quella letterale. Negli anni ho lavorato su numerose serie, film, cartoni animati e ho adattato centinaia di canzoni all’interno di questi prodotti. Ho imparato che, se ci si limita a tradurre parola per parola, il dialogo perde naturalezza e finisce per frenare anche il miglior attore.

Il mio compito principale è fornire ai colleghi doppiatori dialoghi che siano fluidi, credibili e privi di ostacoli. A volte questo significa dover sacrificare la forma per salvaguardare la sostanza, applicando piccoli (talvolta grandi) aggiustamenti per restituire il ritmo esatto e la cadenza naturale della lingua italiana.

Quando il dialogo è piacevole da ascoltare e la storia arriva chiara allo spettatore, significa che l’identità dell’originale è stata rispettata e valorizzata, anche se la singola frase può risultare diversa. Il lavoro del dialoghista è, a tutti gli effetti, un’attività di sartoria linguistica, finalizzata a garantire che il prodotto finale abbia la stessa forza e la stessa efficacia dell’originale.”

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Ph. credit Karen Di Paola

Marlene, lei è nipote di Livio Macchia, figura storica de I Camaleonti. In che modo questa eredità musicale ha influenzato la sua scelta di dedicarsi al mondo della voce, sia in ambito cinematografico, pubblicitario che musicale? C'è un consiglio o un aneddoto che Livio Macchia le ha trasmesso che le è stato particolarmente utile nel suo percorso? 

Quella de I Camaleonti non è solo una storia, è un capitolo fondamentale e iconico della musica italiana. Mio zio, Livio Macchia, è stato parte di quell’epoca d'oro, un successo che ha influenzato generazioni con brani che restano immortali

L’eredità più significativa, però, non deriva soltanto da lui, ma dall’ambiente artistico che ho respirato fin dall’infanzia, grazie anche ai miei genitori. Crescere all’interno di una famiglia di artisti ha avuto un impatto profondo sulla mia formazione personale e professionale. Questo contesto mi ha trasmesso la consapevolezza che il successo, in un settore competitivo come quello musicale, si fonda su vocazione e disciplina: principi che mi hanno spinta ad auto-impormi un elevato livello di professionalità.

Per quanto riguarda mio zio, pur riconoscendo e apprezzando le mie capacità artistiche, non è mai intervenuto nella mia carriera; la mia crescita nel mondo della voce è stata frutto di un percorso strettamente personale, basato su una formazione rigorosa e continuativa, oltre che sulla fiducia accordatami da professionisti del settore per le mie qualità interpretative. Sono profondamente orgogliosa di aver costruito la mia strada, passo dopo passo, con determinazione e dedizione”.

Guardando al futuro, quali sono i suoi prossimi progetti? Ci può anticipare qualcosa sui suoi piani, magari un nuovo ruolo nel cinema, una campagna pubblicitaria o un progetto musicale che le sta particolarmente a cuore?

Questa è la domanda che ricevo più spesso! La verità è che noi doppiatori e professionisti della voce siamo vincolati da contratti di riservatezza molto severi. Non posso, quindi, anticipare dettagli specifici o rompere il riserbo sulle produzioni attuali.

Ciò che posso condividere è che sto attraversando una fase di notevole fermento sia dal punto di vista lavorativo, sia artistico. In ambito doppiaggio, sto affrontando nuovi ruoli e stimolanti sfide e parallelamente, anche il versante musicale si sta rivelando particolarmente ricco di progetti che considero motivo di entusiasmo. Le informazioni verranno rese note progressivamente, in concomitanza con la pubblicazione delle rispettive produzioni. È fisiologico, soprattutto per quanto riguarda i progetti cinematografici o le produzioni discografiche più complesse, che i tempi di divulgazione siano più dilatati.”

Marlene Floristella De Giovanni è un esempio di come la passione, la dedizione e la formazione multidisciplinare possano portare a grandi soddisfazioni in diversi campi. Un talento poliedrico che continua a sorprendere e a regalare emozioni, confermando che l'arte, in tutte le sue forme, è un linguaggio universale capace di toccare il cuore di chi ascolta.

 

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