Di Viaggiatore Anonimo Parma, 05 Dicembre 2024 - Barilla Center, ore 15:17. E’ puntuale l’autobus 23 per Fontanellato. Ressa sul marciapiede. Perlopiù sono studenti delle scuole medie superiori. Il bus rallenta e da 23 si trasforma in Fuori Servizio. Il marciapiede si svuota. L’autista si alza dalla postazione e dice a voce alta: fuori servizio, scendere, ci fermiamo qui. Un fiume umano in salita e in discesa. Qualcuno intanto finisce una birra Corona, più di uno, almeno due, tre, quattro ragazzi: sotto ai diciotto anni o poco più. Ritornano sul bus, mentre l’autista è uscita per prendere possesso del mezzo sostitutivo. Salgono e scendono. Birre abbandonate sul marciapiede e birre che escono fuori dagli zaini, altre.
Arriva qualcuno a spostare il bus fuori servizio. L’autista non ha ancora impostato la destinazione sullo schermo esterno e tutti sono già saliti. Ressa, sigarette spente a penzoloni tra le labbra, le birre sono sparite. Il tempo di accendere il motore e il mezzo è stracolmo. Andiamo? Si domanda un gruppo di quindici/sedicenni.
“La troia non parte. Non so che cosa sta facendo la troia.” “Sta facendo la troia.” Risata collettiva del gruppo. Non sono i bevitori di birra Corona, questi. Ma altrettanto alticci di maleducazione. Le risate si sprecano. Mentre srotolano una litania confusa di imprecazioni e di volgarità riferite all’autista. L’autobus si è rotto perché lei è una troia.
Nella ressa interna, una donna sicura e decisa, sudamericana di aspetto, italiano perfetto e con una impercettibile cadenza del mezzogiorno li mette a tacere: “Tua mamma è una troia? Tua mamma la chiami troia? E tua sorella? E’ una troia? Le donne non sono troie. L’autista è un’autista, una persona. E tu sei un maleducato.”
Senza alti e senza bassi, tono appiattito e aggressivo quanto basta da dimostrare tenuta e decisione. L’autista interviene: “Troia, eh? Ma vai a studiare che è meglio. E quando avrai pensato e studiato ne parliamo.”
Il ragazzino si mimetizza nel gruppo. “Scendiamo al Mc Donald’s”, dicono per cambiare discorso. Per qualche minuto tacciono. Si guardano intorno.
Una guida regolare e sicura. Mantiene l’equilibrio, l’autista. Fino alla fermata di Piazza Ghiaia, dove un collega le dà il cambio. Prima di scendere si gira verso il gruppo. E guarda in faccia proprio lui, quello che l’ha chiamata “troia”. Non lo aveva visto in faccia direttamente. Forse aveva intuito il labiale dallo specchio retrovisore.
Il ragazzo abbassa gli occhi: accusatio manifesta. Ma non sa chiedere scusa.