Domenica, 28 Giugno 2020 14:16

48 Morto che parla In evidenza

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48 Morto che parla - Una nuova avventura di Rodolfo Lapidario.

Di Manuela Fiorini 28 giugno 2020 -  Rodolfo Lapidario stava rientrando in ufficio dopo aver svolto alcune commissioni. Era passato dal marmista, si era fatto aggiornare il catalogo dal suo grafico di fiducia, aveva ordinato i fiori per le prossime esequie, insomma routine per uno come lui, che gestiva un’agenzia di onoranze funebri. Si fermò davanti alla vetrina di una cartoleria. Era colorata e luminosa, allegra. Era da tanto tempo che non la vedeva così.

Nell’ultimo anno, infatti, la saracinesca era sempre rimasta abbassata. Il negozio aveva chiuso i battenti da quando il proprietario era passato a miglior vita e la vedova non era stata in grado di occuparsene da sola. Aveva così deciso di metterlo in vendita. Ora, evidentemente, l’affare era andato a buon fine. A esserne particolarmente felici erano i bambini della vicina scuola, che avevano ripreso ad acquistare pennarelli, astucci, quaderni, qualche giocattolo e, soprattutto, figurine. Lapidario entrò incuriosito, voleva inoltre conoscere e dare il benvenuto ai nuovi proprietari. Si trovò di fronte una bella ragazza sui trentacinque anni, molto gentile. Si presentò e acquistò un set di matite che aveva intenzione di regalare ad Alma, la sua segretaria, che aveva l’hobby del disegno a mano libera. La ragazza si chiamava Cristina e gestiva la cartoleria insieme al marito Gennaro. Anzi, quando il consorte entrò con uno scatolone di nuovi arrivi da posizionare sugli scaffali, glielo presentò.

“Caro, ti presento il signor Rodolfo Lapidario, il titolare dell’agenzia di onoranze funebri dall’altra parte della strada…”.
Gennaro gli tese la mano, poi, prese un foglietto e segnò velocemente alcuni numeri. Poi, salutò e tornò fuori per scaricare altra merce.
“Mio marito ha la passione per il Lotto”, commentò Cristina. “Ogni tanto gli piace giocare qualche numero nella speranza di vincere qualcosina, che farebbe sempre comodo. Sa, abbiamo acceso un mutuo per l’acquisto del negozio e della licenza”.
Eh, sì, un bell’investimento per due ragazzi così giovani. Lapidario si augurò con tutto il cuore che gli affari andassero loro sempre bene. Si promise che avrebbe dato il proprio contributo acquistando nel loro negozio tutto quanto gli serviva per l’ufficio. Di fatto, divenne un cliente abituale. Non si augurò che Cristina e Gennaro facessero altrettanto con lui, visto il lavoro che faceva…

****
Lapidario entrò in cartoleria per comprare i fogli e l’inchiostro per la stampante. Cristina era intenta a fare alcuni conti e quasi non lo sentì entrare. Lui attese qualche minuto, poi emise un leggero colpo di tosse per segnalare la sua presenza.
“Oh, signor Lapidario, mi scusi, non l’ho sentita entrare. Sono subito da lei”.
La ragazza aveva il volto tirato.
“Allora, come vanno gli affari?”, domandò Rodolfo per indurla a confidarsi. Cosa che non gli fu molto difficile, dal momento che Cristina aveva un carattere tutt’altro che chiuso e riservato.
“In realtà, non male…ma potrebbero andare molto meglio”.
Gettò un’occhiata veloce ai calcoli che stava facendo.
“Be’, all’inizio è sempre un po’ dura, le spese sono tante, ma vedrà che, dopo aver stretto un po’ la cinghia, le cose andranno meglio. Dopotutto, siete l’unica cartoleria del circondario e siete vicini alla scuola, perciò…”.
“Sì, è vero, ci sono molte spese, ma potrebbero essere molte meno se…”, poi Cristina si bloccò. Si guardò intorno per sincerarsi che non fosse entrato nessun altro, poi abbassò la voce. “Posso farle una confidenza, signor Lapidario? Anche per avere un consiglio da lei…”.
“Certo, sarò felice di aiutare, se posso…”.
“Il problema è Gennaro…Le avevo detto che ogni tanto si diverte a giocare qualche numero al Lotto…”.
“Sì, mi ricordo, ma ha anche detto che era un passatempo innocente”.
“Da qualche mese non è più così. Sta spendendo una fortuna. È convinto di avere sempre numeri vincenti, invece, puntualmente, quelli su cui punta non escono. Ma poi, anziché imparare la lezione, gioca ancora più soldi…e la storia si ripete”.
Lapidario pensò che molti, per fare fronte alla crisi e al bisogno immediato di denaro, cadono nella trappola del “demone del gioco”. Doveva essere stato così anche per Gennaro.
“Tutto è iniziato quando ha cominciato a fare strani sogni…”, continuò Cristina.
“In che senso?”.
“Gennaro dice che gli viene in sogno un uomo anziano che gli suggerisce i numeri da giocare al Lotto. Insiste che sono assolutamente “sicuri”. E Gennaro, convinto, gioca grosse cifre”.
Lapidario era pensieroso. Poteva capitare di ricevere dei numeri in sogno, ma la cosa strana era che Gennaro, a giudicare dal racconto di Cristina, sognava sempre lo stesso individuo, che puntualmente gli forniva numeri “farlocchi”.
“Può chiedere a suo marito che aspetto ha quest’uomo dei sogni?”.
“Certo. Glielo chiederò, magari è qualcuno che conosce…”.

****
“Signor Lapidario, signor Lapidario!”. Cristina lo raggiunse trafelata. Lo aveva visto passare ed era uscita di corsa dalla cartoleria. “L’uomo dei sogni…è un signore sui settanta, capelli brizzolati, occhiali dalla montatura spessa e…giusto, un neo sul naso! Me lo sono fatto descrivere da Gennaro”.
Lapidario fece mente locale. Il neo sul naso fu il particolare che lo illuminò.
“Può fare un salto in ufficio da me, Cristina? Sarà questione di pochi minuti…”.
La ragazza lo seguì. Lapidario scartabellò nel faldone dei funerali di cui si era occupato nell’ultimo anno, poi, finalmente, trovò quello che cercava.
“Può mostrare questa foto a suo marito, Cristina? Gli chieda se è lui l’uomo che gli appare in sogno…”.
La giovane annuì e prese il ricordino con la foto del defunto che Lapidario le tendeva. Rodolfo aveva una sua teoria e voleva verificarla.
Pochi giorni dopo, con la scusa di comprare una confezione di biro, Lapidario entrò in cartoleria.
“Ma sa che lei è davvero incredibile, Rodolfo?”, gli disse subito Cristina, ancor prima di salutare.
“Quando ho mostrato il ricordino a Gennaro, è rimasto di sasso! È proprio lui l’individuo che compare nei suoi sogni e gli suggerisce i numeri del Lotto!”.
Lapidario trasalì: si trattava del vecchio proprietario della cartoleria, delle cui esequie si era occupato circa un anno prima.
“Solo che, da quando l’ha visto, Gennaro gioca ancora più forte, non so più che cosa fare…”, sospirò disperata Cristina.
“Quando posso trovare suo marito in negozio?”, chiese Lapidario.
“Vediamo. Io domattina devo fare una visita medica, quindi ci sarà lui”.
“Perfetto, vedrò di parlargli…se posso aiutarvi in qualche modo, volentieri”.
“La ringrazio tantissimo, Rodolfo, ci tengo tantissimo che questa attività vada bene, ci abbiamo investito i risparmi di una vita, e abbiamo fatto un debito con la banca per il mutuo”.
Il mattino dopo, Lapidario lasciò l’agenzia nelle mani di Alma e si recò in cartoleria. Non aveva mai comprato tanta cancelleria come negli ultimi mesi.
Gennaro era intento a sistemare alcuni articoli in vetrina, ma seduto dietro al banco, bello comodo, c’era lo spirito di Giulio, il vecchio proprietario, che Lapidario conosceva bene. Se ne stava tranquillo in quello che, evidentemente, considerava ancora il suo negozio, sicuro che nessuno lo avrebbe mai “notato”. Non aveva fatto i conti con il dono di Rodolfo Lapidario, quello, cioè, di poter vedere le anime dei defunti.
“Buongiorno, Giulio…”, sussurrò a bassa voce per non attirare l’attenzione di Gennaro.
Lo spirito trasalì ed emise una luce azzurra più intensa. “Possiamo fare due chiacchiere…fuori di qui? Andiamo da me, ti va?”.
Lo spirito annuì, tra il contrariato e lo stupito. Lapidario uscì dal negozio alla chetichella e si diresse verso il suo ufficio, dove nessuno lo avrebbe preso per matto vedendolo parlare da solo.
“Non credevo che potessi vedermi, Rodolfo…”, cominciò subito Giulio.
“Ti ho visto anche al tuo funerale, ma tu mi sembravi molto tranquillo nell’accettare la situazione, quindi non ho voluto disturbarti. Evidentemente, però, hai preferito rimanere qui…”
“Volevo rimanere ancora un po’ con Olga, mia moglie, cercare di confortarla in qualche modo. Pensavo che così le avrei fatto sentire la mia presenza, anche se non poteva vedermi, e lei si sarebbe consolata e sarebbe tornata presto in negozio. Quella cartoleria è la nostra vita, l’abbiamo condotta per quasi quarant’anni. Invece lei ha deciso di metterla in vendita…anzi, in svendita. Dal momento che quei due “mocciosi” l’hanno pagata un terzo di quello che vale!”. Lo spirito era davvero arrabbiato. La sua aurea era passata da azzurra ad arancione.
“Posso capire che tu possa essere arrabbiato, Giulio, ma perché suggerire in sogno a quel ragazzo dei numeri del Lotto a caso? Che cosa speri di ottenere?”.
“Il suo fallimento, ovviamente!”, rispose lui con tono dispettoso. “Quando ho visto che abboccava, mi sono divertito. E sto ottenendo quello che voglio, mi ci vuole solo un po’ di tempo”.
“E si può sapere che vantaggio ne otterrai?”.
“Semplice, Rodolfo, mi meraviglio di te. Ti ho sempre giudicato una persona con il senso degli affari, visto che hai un’attività che, in pratica avrà sempre dei clienti…Quando quei due non ce la faranno più, la cartoleria sarà rimessa in vendita. A quel punto, andrò dalla mia Olga, le apparirò in sogno e la convincerò a riacquistare il “nostro” negozio.
“Non pensi, invece, che Olga voglia ritirarsi. Ha più di settant’anni. È ora che vada in pensione, che pensi un po’ a se stessa. Vi conosco, avete entrambi passato la vita là dentro”.
“Olga? Impossibile…”
“Invece lo è. Se ha deciso così, avrà avuto le sue buone motivazioni. E tu avrai solo rovinato una coppia di giovani sposi che ha ipotecato tutto il suo futuro in quell’attività”.
Lapidario era sempre stato un ottimo psicologo, quando voleva, sapeva colpire nel segno.
“Ti ricordi come eravate tu e Olga, quando avete cominciato con la cartoleria?”.
“Giovani e pieni di entusiasmo…”, rispose lo spirito.
“Come quei due ragazzi…”.
“…Che cosa posso fare per farmi perdonare?”.
Lapidario ci pensò su.
“Per esempio, potresti, per una volta, suggerire a Gennaro i numeri giusti, in modo che lui possa recuperare quello che ha perso…”.
Lo spirito di Giulio lo guardò con aria afflitta.
“Eh, se solo li sapessi…”, sospirò colpevole.
“Vuoi dire che non sai…dare i numeri?”.
“No, li ho sempre tirati a caso. In pratica Gennaro ha avuto le stesse probabilità di vincere o di perdere…”.
“Allora, devi assolutamente convincerlo a smettere di giocare…e credo che la cosa migliore sia essere sinceri”.
“Che cosa dovrei fare?”
“Tornare in sogno a Gennaro, spiegargli chi sei e che cosa hai fatto, scusarti con lui. È un bravo ragazzo, ti capirà, e dopo aver visto la tua foto, crederà alle tue parole. E alla fine gli dirai di non giocare più perché quei soldi faticosamente guadagnati servono a lui e a Cristina, alla loro futura famiglia, se avranno dei figli. Infine, comincia a considerare l’idea di abbandonare il tuo attaccamento terreno e di evolverti in un’altra dimensione”.
“E andare oltre quella luce intensa, vero?”
“Sì, allora l’hai già vista…”
“Un paio di volte. Sembra che mi chiami…è stato un bello sforzo resistere”.
“Vuol dire che il tuo tempo qui è finito, amico mio. Ma devi fare quest’ultima cosa per rimediare all’idiozia che hai fatto…”.
Lo spirito annuì, promise solennemente che quella notte sarebbe apparso nei sogni di Gennaro per l’ultima volta, poi sparì.

****
Qualche giorno dopo, Lapidario passò dalla cartoleria e si fermò davanti alla vetrina, gettando un’occhiata all’interno, ma Cristina lo vide subito.
“Signor Lapidario, le devo raccontare una cosa incredibile! So che sarà difficile da credere…ma Gennaro la notte scorsa ha fatto un sogno stranissimo…Mi ha detto che era così reale e che non ha potuto fare a meno di credere alle parole del “Morto che parla”. Mi ha promesso che smetterà di dilapidare una fortuna con i numeri del Lotto”.
Lapidario si finse stupito, ma, dentro di sé, era felice che Giulio avesse mantenuto la promessa.
Rimase ancora un po’ a chiacchierare con Cristina, poi si incamminò verso il suo ufficio.
Una folata di vento, il segnale che un’anima si stava manifestando per interagire con lui, lo fece fermare.
“Avevi ragione, Rodolfo, quei due ragazzi hanno la stessa passione per il loro lavoro che avevamo io e Olga. Sono sicuro che la nostra cartoleria sarà in ottime mani. Ma ora è tempo che io vada, amico mio. Grazie di tutto”.
“Non c’è di che…”, gli rispose Lapidario mentre un mulinello di vento faceva danzare le prime foglie d’autunno.

 

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