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Domenica, 29 Marzo 2020 10:10

La potenza del coronavirus: l’essere che si fa storia In evidenza

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«Il virus stenta a perdere la corona». La rapidità con la quale si muove in modo invisibile nell’aria per aggrapparsi all’uomo fino a distruggerne l’esistenza, sta modificando il sistema delle relazioni sociali e colpendo in modo trasversale tutte le connessioni strategiche, e operative, dell’economia mondiale, limitando la libertà e affossando le mani dell’uomo nel suo invenire quotidiano del fare.

di Guido Zaccarelli 28 marzo 2020 - Purtroppo, la potenza del virus non si esaurisce nel momento in cui si traduce in atto, ovvero di entrare nella cellula, riprodursi, e farla scomparire, «ma mantiene la sua potenza anche nel presente, «esibendo la stessa identità come propensione nel futuro». Quale è la finalità del virus? Il suo “essere” al tempo stesso “presenza” in un corpo vivente, la cellula, fino ad annullarne l’identità e raggiungere la scomparsa.

Ernesto de Martino, antropologo e filosofo italiano, ha definito la Presenza: «farsi prendere alla situazione. Significa trascendere il valore, staccarsi da essa valorizzandola ed emergere come presenza in virtù di tale valorizzazione, nella misura in cui ha luogo il trascendimento valorizzante». Il farsi presente è legato all’uomo e in quanto “essere”.
Lasciamo questa prospettiva al filosofo, per accogliere l’osservazione di uno qualunque, senza un proprio interesse, ma anche con un interesse responsabile, per assumere come riferimento il virus che si fa presenza, un presente che diventa atto, che si moltiplica in un luogo del presente ma che è già trasceso nel futuro, ancora tutto da determinare (o determinato).

Il virus si muove rapido stante la sua primordiale identità di attaccare l’uomo mettendo a dura prova il suo arsenale di armi da impiegare nella battaglia per vincere la guerra. L’agire non si cancella nella cellula vivente, ma rimane potenza nel determinarsi in altre cellule, dopo aver superato i limiti imposti dalla membrana cellulare. «Il presente si fa storia». I
Il passato rappresenta il mondo dell’archeologo che deve scavare per ripensare il presente in una diversa modalità d’azione per ridurre, e porre limiti, alla potenza dell’atto in quanto tale. Il “qui e ora” deve setacciare il tempo appena passato e analizzare il contesto mutuando tra loro «necessità e responsabilità, che sono i fili del reticolo da usare per distinguere ciò che si deve lasciare passare rispetto a quello che deve rimanere in superficie».

L’arma letale deve essere impugnata per mettere le une contro le altre, le singole azioni che l’umano è in grado di fare affiorare dalla conoscenza dello scibile umano, per sconfiggere il virus attraverso l’analisi comparativa dei mondi circostanti, «per dare scienza al nuovo, attraverso la partecipazione retta di tutti in un rapido invenire delle cose e delle circostanze».

Il compito dell’uomo è di tradurre come attore principale da un lato, e da osservatore dall’altro, le prospettive che di volta in volta appaiono, (o possono apparire) nell’atto che si sta compiendo, facendo esperire la storia in quanto tale, non come fonte archeologica lasciata a se stessa, «e museata» (non prendere in considerazione le esperienze altrui), ma come oggetto degno di essere continuamente scavato, per riportare in superficie quello che ancora non era stato dato, che non era stato opportunamente osservato, perché al momento pareva non degno d’interesse, ma che, trasceso dal passato, doveva ,e poteva, divenire come dato attuale, per la sua capacità di essere ancora potenza nel presente perché non ancora sommerso del tutto.

Lo scopo che ne deriva è l’utilità della storia per la vita, dove abituare le persone ad osservare, ma anche ad ascoltare, senza se e senza ma, ciò che gli altri hanno fatto per evitare di partire sempre da un punto zero, nella consapevolezza che la storia deve virare verso il bene comune.

La protezione del territorio avanza con le armi della tecnica e dell’agire che insieme «come gemelle», convolano nella non semplice, e automatica, relazione basata sulla reciprocità, che si fa atto della circostanza e, come tale, espressione autentica del bene comune che trascende verso il futuro come proprietà collettiva da mantenere e sviluppare per il bene dell’intera umanità.

Riferimenti bibliografici: prof. Giulio Traversa, Bellezza naturale, virtù umana. Per una prospettiva osservativa sulla contemporaneità. Apra, Master in consulenza filosofica e antropologia esistenziale.

 

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CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, giornalista, saggista, consulente aziendale e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

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