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Sabato, 26 Agosto 2017 08:56

Reggio Emilia Innovazione chiude i battenti

Il direttore generale di Confimi, Mario Lucenti, ha commentato così il disastroso fallimento di Reggio Emilia Innovazione. "Le pmi non hanno altro tempo da perdere. Noi siamo pronti ad offrire alternative concrete".

Reggio Emilia Innovazione chiude definitivamente i battenti, la nota società a capitale misto pubblico privato, è in liquidazione dal 13 luglio scorso. L'impresa, che doveva attrarre le start up verso il nascente Tecnopolo, aveva accumulato un passivo, l'anno scorso, di un 1 milione e 365mila euro.

Ora la messa in liquidazione, ultima pagina di questa gloriosa avventura che si è conclusa come spesso accede in Italia: debiti, numeri arricchiti dal segno meno e con tanto di personale interno da ricollocare. Segno rosso e tutto da rifare, in pieno stile Belpaese.

Altro che Tecnopolo, altro che futuro: la fine di REI è proprio in linea col nostro passato, anni nei quali la politica ha davvero fatto poco per incentivare la crescita delle imprese emiliane. Una disastrosa soluzione vintage che si è conclusa con una chiusura a mani bucate.

Iniziative lodevoli, perfette per la fauna politica e per oliare le macchine fotografiche in occasione di tagli del nastro vari ed eventuali, occasioni buone per farsi belli davanti ai soliti noti, per poi sparire prima che tutto crolli.

"Il fallimento di REI ci ha fatto riflettere: le piccole e medie imprese non hanno altro tempo da perdere. Investire energie e risorse verso la ricerca tecnologica è di vitale importanza per tutti noi, ma il prossimo tentativo non deve assomigliare per nulla allo schema della REI."

Questo il commento di Mario Lucenti, direttore generale di Confimi Emilia. Il dirigente ha continuato dicendo: "Dobbiamo abbattere i confini provinciali e lavorare unitamente con tutto il territorio emiliano, inoltre dobbiamo coinvolgere maggiormente le nostre PMI"

In conclusione, il manager Lucenti, ha aperto a future collaborazioni con il gruppo di lavoro di Confimi Emilia: "Negli ultimi dodici mesi abbiamo incentrato grande parte del nostro lavoro alla creazione di opportunità utili alla crescita tecnologica delle nostre aziende associate gettando le basi di alcune utili collaborazioni con il polo innovazione di Israele, oramai la capitale mondiale delle nuove tecnologie. Non solo: il gruppo Innovazione di Confimi Emilia, capeggiato da Massimo Montecchi, ha stilato una lista di punti da affrontare insieme, in totale sinergia con tutti coloro che vorranno sedersi al nostro tavolo."

Pubblicato in Economia Reggio Emilia
Venerdì, 25 Agosto 2017 09:12

Crescita più rapida in Emilia Romagna

Rivista all'1,4 per cento la stima dell'aumento del prodotto interno lordo, l'Emilia-Romagna si prospetta prima regione per crescita anche nel 2017. I consumi in linea con Pil, prosegue più contenuto il ciclo positivo degli investimenti e aumenta il traino delle esportazioni. Svolta positiva per le costruzioni, tirano i servizi, in crescita l'industria. Cresce l'occupazione più delle forze lavoro e accelera la discesa della disoccupazione.

Rivede al rialzo la crescita del PIL dell'Emilia-Romagna nel 2017 che dovrebbe raggiungere l'1,4 per cento l'ultima edizione degli Scenari per le economie locali di Prometeia analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna. La stima è superiore all'1,2 per cento previsto a livello nazionale. L'Emilia-Romagna si conferma la prima regione italiana per ritmo di crescita nel 2017, insieme al Veneto, con alle spalle la Lombardia. Secondo la previsione di luglio di Prometeia, nel 2017 la crescita del prodotto mondiale dovrebbe salire al 3,3 per cento, grazie all'accelerazione della crescita delle economie emergenti (+4,3 per cento) e dell'Area dell'euro (+1,9 per cento), Il Pil aumenterà dell'1,9 per cento in Germania e dell'1,5 per cento in Francia, valori ai quali la crescita regionale si avvicina. Rallenta la crescita dei consumi (+1,4 per cento) che si allinea a quella del Pil, il ciclo positivo degli investimenti prosegue ad un ritmo più contenuto (+2,3 per cento) e con la crescita europea e la ripresa del commercio mondiale aumentano le esportazioni (+3,0 per cento). Le attese per il 2018 sono orientate a un lieve rallentamento della crescita (+1,4 per cento).

I settori. Nel 2017 il valore aggiunto regionale sarà trainato dalla ripresa delle costruzioni (+1,9 per cento), supportato da un'accelerazione della crescita del settore dei servizi (+1,4 per cento), mentre prosegue contenuta la ripresa del settore industriale (+1,0 per cento). Le attese sono per un'accelerazione della crescita nelle costruzioni (+2,6 per cento) e nell'industria (+1,7 per cento), a fronte di un rallentamento nei servizi (+0,9 per cento).

Il mercato del lavoro. Nel 2017 la crescita degli occupati (+1,8 per cento) supera ampiamente quella delle forze lavoro (+0,4 per cento), a sua volta superiore a quella della popolazione. Aumenta quindi il tasso di attività, ma soprattutto quello di occupazione, che sale al 45,2 per cento, mentre si riduce decisamente la disoccupazione (5,6 per cento).
Le indicazioni per il 2018 prospettano una crescita delle forze di lavoro e degli occupati pressoché analoghe, con solo una marginale riduzione della disoccupazione (5,5 per cento).

Previsione per l'Emilia Romagna e l'Italia. Tassi di variazione percentuali su valori concatenati, anno di riferimento 2010.

20170824-tab1

 

20180824-tab2

Scenario regionale e nazionale: tasso di variazione (asse dx) e numero indice (asse sx) del Pil (2000=100) - Fonte: elaborazione Unioncamere E.R. su dati Prometeia, Scenari per le economie locali, luglio 2017.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Fonte Unioncamere Emilia Romagna 23 agosto 2017)

 

Pubblicato in Economia Emilia
Martedì, 22 Agosto 2017 09:56

"Cara Bolletta". Record in Europa.

Le piccole imprese pagano la bolletta più cara d'Europa. Si parla di una differenza, rispetto ai "colleghi" europei che va dal 45,4% per le imprese con i consumi minori, al 23,6% per le cosiddette aziende energivore, penalizzando così, per l'ennesima volta, le realtà più piccole.

Modena, 21 agosto 2017. Le imprese italiane sono svantaggiate rispetto a quelle europee non solo per l'alto prezzo finale pagato ma, più in generale, per una bolletta mal strutturata. Oltre a pagare un prezzo molto elevato per la componente "Energia", le imprese italiane sopportano il prelievo fiscale in assoluto più alto d'Europa. Inoltre l'Italia utilizza la bolletta come fonte di gettito per finanziare politiche di vario tipo che nulla hanno a che fare con il consumo energetico degli utenti. Si tratta di una situazione estremamente critica, dato che la concorrenza tra operatori si gioca proprio sulla sola componente energia e quindi in futuro sarà difficile per gli utenti trarre vantaggi significativi in termini di riduzioni di prezzo.
Si parla di una differenza, rispetto ai "colleghi" europei che va dal 45,4% per le imprese con i consumi minori, al 23,6% per le cosiddette aziende energivore, penalizzando così, per l'ennesima volta, le realtà più piccole.

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Le imprese italiane sono svantaggiate rispetto a quelle europee non solo per l'alto prezzo finale pagato ma, più in generale, per una bolletta mal strutturata.

Oltre a pagare un prezzo molto elevato per la componente "Energia", le imprese italiane sopportano il prelievo fiscale e parafiscale in assoluto più alto d'Europa. Inoltre l'Italia utilizza la bolletta come fonte di gettito per finanziare politiche di vario tipo che nulla hanno a che fare con il consumo energetico degli utenti.

E' evidente che in un mercato che si evolve verso la completa liberalizzazione, questa situazione rappresenta un fattore estremamente critico dato che la concorrenza tra operatori si gioca proprio sulla sola componente energia e quindi in futuro sarà difficile per gli utenti trarre vantaggi significativi in termini di riduzioni di prezzo.

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Da rilevare poi che le micro e piccole imprese italiane, oltre a pagare un prezzo decisamente maggiore rispetto alle imprese europee aventi la stessa dimensione, sono fortemente svantaggiate anche rispetto alle imprese più strutturate e con maggiori consumi. Nel 2016 infatti le piccole imprese hanno sopportato il 35,2% degli oneri generali complessivi dell'intero sistema (in valore assoluto 5,6 miliardi di euro) a fronte di un consumo pari al 25,9% del totale. Le imprese medio-grandi, al contrario, pur avendo consumato una quota di energia decisamente maggiore (35,6% del totale) hanno sostenuto il 34,1% degli oneri complessivi. Infine le imprese maggiormente strutturate (energivore) hanno acquistato il 14,0% dell'energia complessivamente consumata lo scorso anno contribuendo però solo al 7,4% degli oneri complessivi.

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In definitiva, i dati DI CNA confermano, anche per il 2016, il persistere di una visione sbilanciata che continua a privilegiare le imprese energivore e che non tiene conto della realtà produttiva delle piccole e medie imprese. Anche la nuova Strategia Energetica Nazionale, recentemente presentata dai Ministri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente ed attualmente in fase di consultazione pubblica, conferma questa visione, prevedendo, una riforma cosiddetta degli energivori che interviene esclusivamente a favore dei settori industriali più sensibili al prezzo dell'energia e più esposti alla concorrenza estera.
Questa impostazione ignora del tutto le piccole e medie imprese, come se queste ultime non fossero consumatrici di energia e non subissero la concorrenza delle imprese straniere. CNA da tempo evidenzia in sede istituzionale la necessità di operare una riforma degli oneri generali di sistema che tenga davvero conto dei reali profili di consumo che caratterizzano ciascuna impresa e volta, quindi, a distribuire in maniera equa e bilanciata il peso degli oneri generali tra le diverse categorie di consumatori. Una riforma che dovrebbe già essere contenuta, ad avviso della CNA, nella prossima Legge di bilancio, in affiancamento alla riforma già in fase di definizione da parte dell'Autorità per l'energia.

Editoriale: Buon Ferragosto! - Riprende a salire il burro. - Dal 2040 stop alle auto a gasolio e benzina - La pubblicità è ancora l'anima del commercio? - Anguria è il nuovo superfrutto dalle proprietà anticancro - Pesche e nettarine, deciso il ritiro di altre 1500 tonnellate - Cereali e dintorni. USDA, le aspettative disattese.

SOMMARIO Anno 16 - n° 32 13 agosto 2017
1.1 editoriale
Buon Ferragosto!
2.1 lattiero caseario
Riprende a salire il burro.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercati incerti in attesa dei dati USDA.
4.1 energia Dal 2040 stop alle auto a gasolio e benzina.
4.2 ambiente -ecobonus Ecobonus per i veicoli commerciali.
5.1 economia pubblicita' La pubblicità è ancora l'anima del commercio?
6.1 Delta del PO Il futuro del Delta del PO
6.2 alimentazione e salute Anguria è il nuovo superfrutto dalle proprietà anticancro
7.1 crisi pesche e nettarine Pesche e nettarine, deciso il ritiro di altre 1500 tonnellate
7.2 agricoltura e crisi Sprechi alimentari e agricoltura in crisi.
8.1 Cereali e dintorni Cereali e dintorni. USDA, le aspettative disattese.
9.1 agricoltura Ismea, l'agricoltura italiana continua a crescere
10.1promozioni "vino" e partners
11.1 promozioni "birra" e partners

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 20170813-COP

 

Domenica, 13 Agosto 2017 08:51

Ismea, l'agricoltura italiana continua a crescere

Segnali positivi da occupazione, investimenti, giovani ed export, ma volatilità dei mercati e andamento meteorologico pesano sulla fiducia delle imprese

In un contesto di crescita complessiva dell'economia italiana, il settore agricolo continua a registrare performance positive. Nei primi due trimestri del 2017 migliorano i dati dell'occupazione, degli investimenti, degli scambi internazionali e aumenta il numero delle imprese agricole condotte da giovani.

Tra i segnali di maggiore dinamicità del settore si evidenziano la crescita degli occupati in agricoltura (+1,3%% nel primo trimestre) - trainati dalla componente dei dipendenti (+6,7%) - e delle imprese agricole giovanili (+ 9,3% su base tendenziale nello stesso periodo). Le imprese agricole under 35 in Italia - presenti nel Registro delle Imprese - raggiungono 50.000 unità circa, pari al 6,6% del totale. I dati evidenziano anche un incremento delle erogazioni di prestiti oltre il breve termine (+33,3% nel primo trimestre) - spinti dall'entrata a regime dei bandi Psr - che potrebbero favorire una crescita degli investimenti nel prossimo biennio, così come avvenuto nel 2016 (+3,1%).

Per quanto riguarda l'industria alimentare e delle bevande, a incidere positivamente è ancora la crescita dell'export (+5,5% nei primi 4 mesi del 2017). Un ulteriore segnale positivo viene dagli investimenti, spinti da una maggiore richiesta di prestiti da parte delle imprese (+2,1% a marzo 2017 su base annua). Le imprese alimentari - circa 70.000, di cui 5.400 under 35 - aumentano su base tendenziale anche nel primo trimestre dell'anno (+0,5%).

Infine, un altro segnale positivo viene dagli acquisti domestici che nel periodo gennaio-giugno crescono del 2,5% su base annua.

Tra i fattori di incertezza che condizionano la fiducia delle imprese nel breve termine, gli operatori segnalano la volatilità dei mercati e l'andamento meteorologico.
A fornire questo quadro d'insieme è la pubblicazione di "AgrOsserva" - I e II trimestre 2017 - realizzata in un nuovo format da Ismea.

(Ismea 1 agosto 2017)

Poste Italiane: il Consiglio di Amministrazione approva i risultati del primo semestre 2017. Ricavi e risultato operativo in crescita, masse gestite/amministrate raggiungono il traguardo dei 500 miliardi . 

• Ricavi totali consolidati: € 18 miliardi, +2,0% (€ 17,7 miliardi al 30.6.2016)
• Risultato operativo consolidato: € 847 milioni, +0,5% (€ 843 milioni al 30.6.2016)
• Utile netto consolidato: € 510 milioni, -9,7% (€ 565 milioni al 30.6.2016)
• Masse gestite/amministrate: € 500 miliardi, +1% (€ 493 miliardi al 31.12.2016)
• Posizione finanziaria netta industriale: avanzo di € 54 milioni (avanzo di € 893 milioni al 31.12.2016)

Roma, agosto 2017 – Il Consiglio di Amministrazione di Poste Italiane S.p.A. ("Poste Italiane"), presieduto da Maria Bianca Farina, ha esaminato e approvato in data odierna la relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2017, redatta in conformità ai criteri di rilevazione, misurazione e classificazione stabiliti dai principi contabili internazionali (IAS/IFRS).

20170802-PT-Risultati

Matteo Del Fante, Amministratore Delegato e Direttore Generale, ha così commentato: "I risultati approvati oggi si presentano in crescita sia in termini di ricavi che di risultato operativo, mostrando un'accelerazione rispetto a quanto comunicato nel primo trimestre dell'anno. In particolare, nel secondo trimestre, il Gruppo ha registrato un'importante crescita di fatturato, +7%, che compensa ampiamente il calo registrato nel trimestre antecedente. Il risultato a livello operativo si mostra sostanzialmente in linea con quello del primo semestre 2016; bisogna tuttavia ricordare che, il primo semestre dello scorso anno, aveva beneficiato di una plusvalenza positiva dovuta all'effetto non ricorrente della cessione della quota in Visa Europe. Inoltre, vale la pena osservare, che nel primo semestre il Gruppo ha messo a bilancio alcuni accantonamenti; al netto di queste partite straordinarie l'utile operativo sarebbe stato pari a 912 milioni di €, mostrando una crescita del 26%, se confrontato con il medesimo periodo dello scorso anno.

Va inoltre evidenziato il traguardo raggiunto dalle masse gestite/amministrate che a fine semestre ha superato la ragguardevole cifra di 500 miliardi di €.

Dall'inizio del mio mandato ho lavorato a due principali obiettivi: il completamento del team di management e l'individuazione e implementazione di linee strategiche per consegnare valore ai nostri stakeholders. Posso affermare che la squadra è ora al completo e sta lavorando al nuovo piano strategico che verrà presentato al mercato agli inizi del 2018.

I nuovi obiettivi contribuiranno a rafforzare la generazione di cassa del gruppo e a supportare la nostra politica di dividendi, che per il 2017 confermiamo essere in linea con gli ultimi due anni.".

(Roma 2 agosto 2017)

- In allegato il comunicato stampa di Poste Italiane con tutti i dati economici e finanziari -

La raccolta pubblicitaria prosegue il trend negativo ed il primo quadrimestre 2017 ha registrato un -10% netto. In crescita web (+3,5%) e radio (+3,9%).

Abbiamo chiesto un'opinione sull'argomento a Natalia Borri, Presidente e Chief Creative Director di The Ad Store Italia, forte della crescita della sua agenzia, che in Italia ha chiuso il 2016 con un +25% e punta al +30% nel 2017.

Parma 6 agosto 2017 - Mese dopo mese, anno dopo anno, la raccolta pubblicitaria, sin dall'inizio della crisi, ha macinato numeri con il segno negativo e molto spesso a due cifre. Il primo quadrimestre del 2017, a quasi 10 anni di distanza dalla bolla immobiliare statunitense, la madre di tutte le crisi, si è registrato un nuovo calo del 10% netto a conferma che le imprese hanno perso fiducia nel futuro o non riescono a percepire il valore ed il ritorno economico delle inserzioni pubblicitarie.

20170802-Borri natalia-3La Pubblicità è l'anima del commercio. Sembra che quell'antico aforisma, coniato in piena epoca consumistica, non abbia più alcun valore. E pensare che, al contrario, proprio la pubblicità dovrebbe correre in aiuto alle imprese e ai prodotti nei momenti di flessione del ciclo di vita. Tra le 4 leve di marketing quella che continua a mietere immeritato successo è quella del Prezzo, al ribasso ovviamente. Lunghissime campagne promozionali a prezzi scontatissimi che minano, a lungo andare, l'efficienza aziendale e inevitabilmente la qualità dei prodotti e, come ultimo tassello, la fiducia del consumatore che avrà un nuovo e stimolante pretesto per indagare altre strade.

«La pubblicità è morta - afferma Natalia Borri, Presidente e Chief Creative Director di The Ad Store Italia - se parliamo di pubblicità statica. Se per pubblicità si intende un'azienda che compra spazi chiusi su un media statico e comunica delle cose ad un target che ascolta, questo non esiste più. Oggi quello che vale è avviare e mantenere attiva una conversazione con il consumatore ed i mezzi statici funzionano solo quando vengono oculatamente integrati con altri media. In altre parole le aziende devono imparare ad ascoltare e non solo a parlare».

Il concetto dell'ascolto rappresenta la chiave del successo aziendale. Ascoltare il consumatore, le sue esigenze e le conseguenti aspettative per formulare dei piani di comunicazione ma soprattutto per creare prodotti e servizi che possano essere apprezzati dall'utente, disposto ad acquistarli al giusto prezzo.

«Ormai il successo di una campagna - prosegue Natalia Borri - non è più determinato dai dati Nielsen o dalla quota di share ma da quanto se ne è parlato sui social e da quanto è stata condivisa la versione digitale. Funziona la radio ad esempio perché per quanto statica è un mezzo On The Go, lo si ascolta in macchina e costa poco. Il digitale, con tutte le sue implicazioni, sta crescendo sempre più. Oggi i piani di marketing e di advertising delle aziende devono prendere in considerazione la creazione e la gestione dei contenuti. Contenuti che si traducono in contest e video che poi vengono "spreddati" sui diversi mezzi e sui social network attraverso le dinamiche di orientamento degli influencer e dei blogger andando così a creare interazione con i consumatori, l'engagement».

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È finita quindi la pubblicità monodirezionale dove l'azienda parlava e incantava il consumatore. Il successo di una campagna ora si misura dal livello di apprezzamento generato dal dialogo con l'utente ed immediatamente registrato dai sistemi digitali in termini di condivisioni, ad esempio, ma anche dagli stessi messaggi e commenti postati. La risposta quindi è pressoché immediata sia in termini numerici che in termini qualitativi del prodotto e della campagna stessa.

«Blumarine ad esempio - continua Natalia Borri - ci ha chiesto di reinterpretare in chiave digital i primi quarant'anni del brand di moda per raccontare il marchio anche alle nuove generazioni.
Dopo i primi 4 mesi dall'inizio della campagna abbiamo superato del 50-75% i valori di stima dei parametri dichiarati in fase di analisi preliminare a conferma che i contenuti espressi sono stati centrati. I primi tre video, dei sei che compongono l'intera campagna, hanno raccolto il consenso del pubblico coinvolto anche grazie alla collaborazione con blogger ed influencer scelti e gestiti dal nostro team interno di influencer specialist».
Un pubblico che The Ad Store ha segmentato con precisione andando alla ricerca, tra l'altro, di quegli influencer che raccolgono follower nel bacino di riferimento indicato dal cliente.

«Potendo contare su profili altamente qualificati abbiamo avuto l'opportunità di partecipare a diverse gare internazionali. Un esempio è rappresentato dalla gara vinta per Meridiana ( www.meridiana.it ) conquistata per avere progettato e messo in opera il restyling totale del portale che si "propone" in modo diverso a seconda del profilo del consumatore, sia esso un utente professionale o un privato viaggiatore. Insomma un portale in grado di configurarsi su misura alle caratteristiche del soggetto che vi accede. Con questo progetto abbiamo confermato il nostro approccio strategico, creativo ed innovativo, forti anche delle nuove partnership internazionali attivate sul finire dello scorso anno. Di volta in volta, suggeriamo al cliente idee innovative, sostenute da capacità organizzativa e differenti competenze che si sono sviluppate in quasi 25 anni di attività e che negli anni sono cresciute in via esponenziale con l'ampliamento stesso del Network The Ad Store. Oggi infatti sono 15 le nostre agenzie sparse in tutto il mondo e l'obiettivo per il 2018, in occasione del venticinquesimo dalla fondazione di Ad Store a NYC, è proprio di arrivare a 25 agenzie nei cinque continenti».

Il Network è una risorsa in continua crescita che si arricchisce, ogni anno, di nuove agenzie che accettano di sottoscrivere il manifesto "Human" al quale ogni aderente deve rispondere.
«La nostra battaglia per una comunicazione più "Human" parte da lontano. - sottolinea Natalia Borri che da Parma governa e gestisce tutto il network internazionale - Il tutto parte dal nostro modello di lavoro, un gruppo di agenzie che collaborano strettamente secondo il nostro originale modello di "fast networking" che nulla ha a che vedere con l'organizzazione delle holding. Siamo un network che crede nello "Humanifesto" che abbiamo sottoscritto e che ci impegna a mettere le persone al centro del nostro business; nelle relazioni con i nostri dipendenti, nelle relazioni con i nostri fornitori, nei rapporti con le agenzie partner e con i nostri clienti. Questo comporta tutta una serie di impegni reali, di trasparenza, di crescita delle professionalità e nelle risorse da dedicare alle persone e nel welfare. Crediamo che il nostro progetto abbia senso se, mentre crescono le nostre aziende, cresce il potere delle persone che lavorano con noi e operano con noi. Siamo lo Human Network e la comunicazione la intendiamo H2H (Human to Human ndr) oltrepassando il più tradizionale approccio B2B o B2C ».

L'attenzione principale è perciò rivolta alle relazioni umane e conseguentemente alle esigenze di ciascuno che diventa il fattore dominante della scelta della comunicazione strategica dell'agenzia e della consulenza offerta al cliente. Un fattore che si è dimostrato vincente e particolarmente efficace riuscendo, in tal modo, a suggerire soluzioni innovative consentendo a The Ad Store di confrontandosi alla pari con le grandi agenzie internazionali.

Anche Paul Cappelli, Fondatore e Presidente Emerito di The Ad Store - in apertura della convention annuale dell'agenzia riunita a Cannes durante il Festival Internazionale della Creatività - sottolinea che "la comunicazione debba abbracciare una dimensione più umana", esprimendo così un punto di vista diametralmente opposto a quanto dichiarato da Arthur Sadoun, CEO di Publicis Group, per il quale il futuro dei dipendenti del gruppo si avvale invece del supporto della tecnologia e nell'utilizzo dell'intelligenza artificiale nei rapporti interpersonali.

Creatività, un approccio relazionale (H2H) e una buona dose di tecnologia e competenze "digital oriented" sono gli ingredienti che hanno consentito a The Ad Store Italia di chiudere un 2016 con un +25% di fatturato ed una prospettiva del +30% per l'anno in corso a conferma dell'ipotesi secondo cui la crisi mostra sempre anche l'altra faccia, quella dell'opportunità.

THE AD STORE.

• Natalia Borri: Presidente e Chief Creative Director
• 30 dipendenti (Italia)
• 15 agenzie internazionali
• Sede del Network: Parma
• Core Business: Progetti integrati di comunicazione aziendale.

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Pubblicato in Economia Emilia

Editoriale: Ma che splendidi alleati (2). L'anti-italiano - Lattiero caseari, nuova impennata per il latte spot e i derivati del latte.- Rainieri (Ln) porta in Regione caso quote latte 2016 Parmigiano Reggiano - Esselunga ritira la mozzarella di bufala campana - Campagna cerali: rese sorprendenti. Ferro: Su CAE "ecco il quadro reale" - Aviaria - Pesticida nelle uova. - Esselunga ritira la mozzarella di bufala campana

SOMMARIO
Anno 16 - n° 31 06 agosto 2017
1.1 editoriale
Ma che splendidi alleati (2). L'anti-italiano
2.1 lattiero caseario
Lattiero caseari, nuova impennata per il latte spot e i derivati del latte.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Il meteo condiziona i prezzi.
4.1 sicurezza alimentare - Alert Esselunga ritira la mozzarella di bufala campana
4.2 sicurezza alimentare Pesticida nelle uova.
5.1 economia parma Parma, cresce fatturato, ordini e produzione
6.1 aviaria Aviaria a Sorbolo (PR)
6.2 quote formaggio Agroalimentare. Rainieri (Ln) porta in Regione caso quote latte 2016 Parmigiano Reggiano
7.1 cereali e CAE Campagna cerali: rese sorprendenti. Ferro: Su CAE "ecco il quadro reale"
8.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Il meteo condiziona i prezzi e gli analisti avanzano ipotesi.
9.1 CIA e PAC Pac: ancora caos su domande uniche, a pagare sono sempre gli agricoltori
10.1 promozioni "vino" e partners
11.1 promozioni "birra" e partners

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 20170806-Cibus-COP

 

Domenica, 06 Agosto 2017 12:23

Ma che splendidi alleati (2). L’anti-italiano

Il "Salva Europa" Macron, tanto osannato da molti dei nostri politici, sta dimostrando di fare solo e esclusivamente gli interessi di Francia. ... e i tedeschi collaborano con gli scafisti.

di Lamberto Colla Parma 6 agosto 2017
Il 50% di una società non serve a nessuno, salvo che a farla andar male.

La proposta francese di lasciare "saldamente il controllo" del cantiere navale STX a Finmeccanica ma ripartendo equamente la quota capitale è inaccettabile per la corretta governance di una società, piccola o grande che possa essere. Inoltre non si comprende come possa di fatto esercitarsi il controllo di una società dove la proprietà è equamente divisa e soprattutto, ormai è accertato, gli interessi nazionali di Italia e Francia sono costantemente in conflitto.

Macron, questa divisione l'ha ancor più accentuata manifestando, sin dalle prime ore dal suo insediamento all'Eliseo, una vocazione nazionalistica alla "Trump" dimenticando il dettaglio di dover Condividere le regole del "Condominio Europa".

Così, nel momento in cui il colosso italiano Fincantieri si aggiudica l'asta coreana per l'acquisto dei cantieri navali Stx, che sarbbe poi stata ripartita per il 66,7% tra un nocciolo di capitani d'industria italiani e il resto ai francesi, Macron sfodera la Golden Power e nazionalizza i cantieri ipotizzando uno sviluppo strategico militare.

Trascorrono pochi giorni e il "Salva Europa" interviene a gamba tesa anche in Libia convocando a Parigi, senza avvisare gli italiani, i grandi rivali libici, il generale Khalifa Haftar (che peraltro ha promesso di bombardare le navi italiane) - signore della Cirenaica - e il premier Hafez Al Serraj, dietro al quale c'è l'ultimo tentativo francese di fregarci petrolio e gas libici, proprio come ai tempi di Nicolas Sarkozy e della guerra a Gheddafi.

Meno apparente, ma per certi versi ancor più drammatico dal versante sociale, è l'atteggiamento francese impostato sul fronte dei profughi. Opposizione dura all'accoglienza e respingimento alla frontiera di Ventimiglia ma, quel che è peggio, la complicità o quantomeno l'indifferenza, come prove fotografiche hanno evidenziato, dei militari francesi in Africa che avrebbero visto transitare almeno 290.000 migranti diretti in Libia e quindi in Italia.

Macron, tanto osannato da molti dei nostri politici, sta dimostrando di fare solo e esclusivamente gli interessi di Francia, fregandosene ben bene degli accordi pregressi, (vedi Hollande su Fincantieri e Stx), chiudendo le frontiere all'accoglienza, lasciando transitare per il centro africa i profughi diretti in Italia attraverso la Libia, muovendo azioni non concordate sulla delicatissima questione politica libica.

Questa è l'Europa! Noi invece lasciamo scorribandare il patron di Vivendi in lungo e in largo tra TIM e Mediaset come meglio vuole, anch'egli, in barba agli accordi siglati (vedi con Mediaset) o alle regole di coordinamento.

Come avrebbe reagito il Macron di turno nel caso fosse stato un Bolloré italiano a operare nello stesso modo in Francia?

Se qualcosa c'è da imparare dai francesi è il sentimento nazionalista che invece noi abbiamo dato in comodato d'uso alla UE e ai suoi Uemanoidi.

Intanto la tedesca Iuventa collabora con gli scafisti e riporta i barconi vuoti in terra libica. "Ma come sono umani loro" (direbbe il mitico Fantozzi)
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Pubblicato in Politica Emilia
Mercoledì, 02 Agosto 2017 08:45

Parma, crescono produzioni, fatturato e ordini

I dati della congiuntura economica e dell'export nell'analisi della Camera di Commercio. Nell'industria crescono produzione, fatturato e ordini. Bene le esportazioni. Meno brillanti i dati dell'artigianato manifatturiero e del commercio.

INDUSTRIA
Nell'industria il primo trimestre dell'anno si chiude con confortanti segnali di crescita. I tassi tendenziali dei principali indicatori economici - produzione, fatturato, ordini - sono tutti positivi, come emerge dall'analisi dei dati dell'indagine congiunturale trimestrale realizzata dal'Ufficio Studi della Camera di commercio.
Fatturato: nel primo trimestre dell'anno l'aumento tendenziale del fatturato è stato del +3,6 per cento (+2,1 nel trimestre precedente), a conferma del ritmo costante di crescita. Il maggior incremento si registra nelle industrie meccaniche, elettriche, mezzi di trasporto e nelle industrie alimentari e delle bevande (+4,5 per cento per entrambe), nelle industrie della metallurgia e prodotti in metallo (+3,4 per cento) e in quelle del legno e del mobile (+3,0 per cento). L'unico settore in flessione è quello del tessile e abbigliamento (-1,3 per cento). Rispetto alle dimensioni d'impresa, è decisamente positivo il dato delle medie imprese (+ 6,2 per cento); le piccole registrano a loro volta un aumento del fatturato del +2,5 per cento mentre le imprese minori (da 1 a 9 dipendenti) subiscono un calo del -0,4 per cento, come nel trimestre precedente.

Fatturato estero: le esportazioni aumentano in maniera significativa: +5,2 per cento. Per l'Emilia Romagna la crescita registrata è stata del +3,5 per cento. I dati migliori sono quelli delle industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto (+8,3 per cento), delle altre industrie manifatturiere (+5,6 per cento), della industrie della metallurgia e prodotti di metallo (+3,4 per cento) e delle industrie alimentari e delle bevande (+3,3 per cento). Nelle imprese da 10 a 49 dipendenti l'incremento del fatturato estero è del +6,5 per cento; nelle piccole e piccolissime aumenta invece +2,9 per cento.
Produzione: la produzione dell'industria in senso stretto è aumentata del +2,4 per cento, dato identico a quello regionale (+2,4 per cento). I settori che hanno registrato le perfomance sono quelli delle industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto (+3,2 per cento), delle industrie alimentari e delle bevande e quelle del legno e del mobile (entrambe a +2,8 per cento). L'andamento tendenziale, per dimensione, mette in luce una crescita della produzione nella media e piccola impresa, ed una flessione nelle imprese minori, situazione simile a quella del fatturato.

Ordini totali: nel primo trimestre dell'anno l'incremento degli ordinativi è stato del +1,8 per cento. Le performance migliori sono quelle delle industrie degli alimenti e bevande (+2,8 per cento), del legno e mobili (+2,4 per cento), delle altre industrie manifatturiere (+2,3 per cento) e delle industrie meccaniche, elettriche e mezzi di trasporto (+2,2 per cento). Come nel fatturato, l'unico settore che subisce un calo negli ordinativi è quello tessile e dell'abbigliamento (-2,5 per cento).

In Emilia Romagna gli ordini totali sono aumentati del +2,5 per cento.
Ordini esteri: sono aumentati tendenzialmente del +2,7 per cento (era il +0,5 il trimestre precedente). In Emilia Romagna, del 2,3 per cento. Le industrie degli alimenti e bevande mostrano il valore più alto, col +4,1 per cento, mentre gli altri settori spaziano da un +2,8 per cento della metallurgia e prodotti in metallo al 2,1 delle altre industrie manifatturiere. In questo caso la flessione avviene solo nel settore del legno e mobile (-2,7 per cento).

ARTIGIANATO MANIFATTURIERO
Produzione e fatturato dell'artigianato manifatturiero hanno registrato ancora una volta valori più deboli rispetto a quelli realizzati dalla totalità delle imprese manifatturiere. Solo gli ordinativi esteri portano il segno più (+0,6 per cento). I valori tendenziali dell'Emilia Romagna, invece, sono tutti positivi.
Fatturato: nel primo trimestre dell'anno le vendite sono diminuite del -0,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In Emilia-Romagna la variazione tendenziale si conferma positiva (+1,7 per cento).
Fatturato estero: le esportazioni hanno registrato un aumento del +0,8 per cento, mentre in Regione è stato del +1,7 per cento.
Produzione: la produzione ha risentito dell'andamento del fatturato ed è stazionaria, mentre a livello regionale è aumentata del +1,8 per cento.
Ordini totali: la situazione degli ordini totali fornisce un dato negativo (-2,4 per cento), ma gli ordini dall'estero sono aumentati del +0,6 per cento. In Emilia-Romagna gli ordini sono aumentati del +1,7 per cento (+1,3 gli ordini dall'estero).

COSTRUZIONI
Nel primo trimestre del 2017 l'andamento tendenziale delle vendite nel settore delle costruzioni è in lieve discesa, con un calo del volume d'affari del -0,6 per cento. In Emilia-Romagna il dato è peggiore, -1,1 per cento.

COMMERCIO AL DETTAGLIO
Nel primo trimestre del 2017 le vendite al dettaglio sono calate del -0,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016. L'unico settore che mostra un segno positivo è quello dei prodotti alimentari (+1,5 per cento) mentre tutti gli altri ribadiscono valori negativi, con una particolare criticità nei prodotti di abbigliamento ed accessori (-4,0 per cento) e nei prodotti non alimentari. Anche in Emilia-Romagna le vendite al dettaglio sono calate del -0,7 per cento. Quanto alle classi dimensionali, vi è un calo in tutte eccetto in quelle con 20 dipendenti ed oltre.

LE ESPORTAZIONI NEL PRIMO TRIMESTRE DELL'ANNO
Nei primi tre mesi dell'anno il valore tendenziale delle esportazioni parmensi è aumentato, secondo i dati Istat, del 7,1 per cento rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente. Se paragoniamo il dato al valore del 2016, che è rimasto pressoché stabile rispetto al 2015 (-0,1 per cento), l'aumento è significativo. La serie storica dal 2008 ad oggi mostra come il valore complessivo delle esportazioni dei primi tre mesi del 2017 sia maggiore del 33,4 per cento rispetto a quello del 2008 (tasso più alto prima della crisi internazionale).

In valore assoluto la provincia di Parma, nei primi tre mesi dell'anno 2017, ha esportato merci per oltre 1.596 milioni di euro, in gran parte provenienti dai settori dei "macchinari ed apparecchiature" (26,4 per cento), dei "prodotti alimentari" (23,5 per cento), dei "prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici" (12,7 per cento), dei "prodotti chimici" (6,7 per cento), degli "altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi" (5,5 per cento), dei "prodotti in metallo" (3,4 per cento), di "articoli in gomma e materie plastiche" (3,2 per cento), e a seguire tutti gli altri.
Prendendo in esame i settori che contribuiscono maggiormente alle esportazioni provinciali, ci sono stati aumenti importanti per i "prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature" (+29,7 per cento), che incidono per il 3,4 per cento nell'export locale, per gli "articoli in gomma e materie plastiche" (+10,7 per cento), per i "macchinari ed apparecchiature" (+10,3 per cento), per gli "altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi" (+9,0 per cento), per i "prodotti chimici" (+7,6 per cento), i "prodotti farmaceutici" (+6,6 per cento) e i "prodotti alimentari" (+3,0 per cento). Questi ultimi pesano per il 23,5% sul totale dell'export parmense.

In calo invece le esportazioni nei settori dei "prodotti in metallo escluso macchinari ed attrezzature" (-9,1 per cento), in quello dei prodotti agricoli, animali e della caccia (-4,7 per cento) e degli articoli di abbigliamento e in pelle (-1,4 per cento).

I destinatari dell'export parmense rimangono in massima parte i Paesi dell'Europa e, a seguire, quelli di Asia, America e, in misura minore, di Africa ed Oceania. L'export verso l'Europa, che rappresenta il 68,4 per cento del totale delle esportazioni dei primi tre mesi dell'anno, aumenta del +5,7%.
L'analisi dell'andamento delle esportazioni per area di sbocco mette in evidenza come l'aumento più significativo abbia interessato i flussi verso l'Oceania (+22,6 per cento) e l'Africa (+20,4 per cento) - mercati, in termini assoluti, meno importanti per la nostra provincia - e, a seguire, verso l'Asia (+7,9 per cento) e l'America (+7,6 per cento).

L'export destinato al nostro continente mostra una crescita verso i Paesi UE del +6,9 per cento e verso la Russia del +10,6 per cento. Da sottolineare che il 60,9 per cento delle esportazioni provinciali del periodo da gennaio a marzo ha avuto come mercato di sbocco i paesi dell'UE. Per quanto riguarda i principali partner europei, hanno segnato un'ottima performance le esportazioni verso la Spagna (+10,7 per cento), buone quelle verso il Regno Unito (+7,5 per cento), la Germania (+3,6 per cento), e la Francia (+2,8 per cento). Per quanto attiene i Paesi degli altri continenti le migliori prestazioni si hanno nelle esportazioni verso la Cina, con un netto +88,9 per cento, l'Africa Settentrionale (+39,7 per cento), il Canada (+30,9 per cento) e l'America Centro-Meridionale (+21,6 per cento). In lieve flessione gli Stati Uniti (-1,1 per cento) mentre scendono marcatamente le esportazioni verso il Giappone (-34,9 per cento) e l'India (-28,6 per cento).

Parma 1° agosto 2017

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