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Il lavoro è stato selezionato tra circa 600 progetti provenienti da tutta Italia. McDonald's ha premiato 46 scuole con un montepremi complessivo di 250.000 euro.

Milano, 13 maggio 2016 

Gli alunni dell'Istituto De La Salle di Parma sono stati premiati questa mattina all'interno del McDonald's di Via Emilio Lepido.

L'Istituto si è infatti classificato secondo tra le scuole primarie per aver presentato uno dei migliori elaborati sul tema: "Come possiamo far vivere, anche dopo la fine di Expo 2015, le idee e i valori di questa grande manifestazione?" nell'ambito del concorso "McDonald's premia la scuola". Il lavoro è stato selezionato tra circa 600 progetti provenienti da tutta Italia, valutati da una giuria di qualità che ha individuato le idee più originali e meglio sviluppate.

L'elaborato creato dalla scuola ha voluto far conoscere, attraverso la realizzazione di un grande libro di ricette internazionali, le differenze culturali e alimentari esistenti tra i vari paesi del mondo. Queste ricette sono state realizzate dagli alunni a casa con i propri genitori e condivise e assaggiate in classe durante un pranzo con i compagni.
La scuola di Parma si è aggiudicata un kit didattico e tecnologico del valore di 6.000 euro.

"McDonald's premia la scuola" è un progetto sviluppato lungo i sei mesi di Expo 2015 a sostegno della scuola italiana, dal montepremi complessivo di 250.000 euro. Il concorso si è articolato in tre iniziative: "Idee che valgono"; "In Gita ad Expo" che ha regalato a 30 alunni della scuola media di Lamporecchio, in provincia di Pistoia, un viaggio premio di due giorni per visitare Expo Milano 2015; "Punti che contano", la raccolta punti che ha premiato 40 scuole italiane con kit di strumenti didattici e tecnologici per un valore di 200.000 euro.
Il concorso ha coinvolto 22.000 scuole italiane e ha visto la partecipazione di oltre 2.000 istituti primari e secondari.

Foto ph. Francesca Bocchia

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Pubblicato in Cronaca Parma

Novità importanti per il futuro di Cibus: durante una conferenza stampa tenutasi nel corso della terza giornata della manifestazione legata al mondo food, Fiere di Parma e Federalimentare hanno reso nota la firma del rinnovo contrattuale che li vede partner.

Di Chiara Marando 

Parma, 12 Maggio 2016 

Novità importanti per il futuro di Cibus: durante una conferenza stampa tenutasi nel corso della terza giornata della manifestazione legata al mondo food, Fiere di Parma e Federalimentare hanno reso nota la firma del rinnovo contrattuale che li vede partner.

"Il rinnovo contrattuale tra Fiere di Parma e Federalimentare – ha dichiarato Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma - avrà durata decennale consentendo quindi alle parti di varare una strategia di marketing collettivo di lungo periodo. Cibus Parma si confermerà il baricentro di iniziative create e gestite, in Italia e all'estero, nell'esclusivo interesse delle imprese alimentari italiane operanti nelle diverse filiere" - ed aggiunge - Il successo straordinario di Cibus 2016, l'esperienza comune in Expo, l'alleanza con Fiere Colonia e l'innovativo progetto CibusConnect 2017, vengono portati volentieri in dote a questa rinnovata joint venture da Fiere di Parma in ragione di un partner, Federalimentare, che ha saputo riportare il Made in Italy alimentare al centro della scena politica e dell'azione del governo".

Quindi un cambiamento significativo, l'apertura di un nuovo ciclo di azioni ed attività che porterà Cibus a svilupparsi ed evolversi da Fiera espositiva a piattaforma permanente di business, così da diventare un unicum nel panorama internazionale del comparto alimentare. Il traguardo auspicato è quello del raggiungimento dei 50 miliardi di export agroalimentare.

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Anche il Presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, ha espresso la sua più che favorevole visione per il futuro di questa partnership, basata su parole d'ordine quali tradizione e innovazione, due pilastri che distinguono l'industria alimentare italiana nel mondo.

"Nell'alimentare niente potrà essere come prima, neppure gli strumenti fieristici. Si rinnova quindi la continuità dell'ottimo e fecondo rapporto tra Federalimentare e Fiere di Parma, rendendolo però più flessibile per affrontare meglio le sfide del futuro. Cibus ha ormai tutte le potenzialità per diventare una grande piattaforma per la valorizzazione e la promozione del Made in Italy nel mondo, nonché per fungere da grande unico elemento identificativo con il suo Brand delle fiere italiane del settore".

Luigi Scordamaglia ha concluso il suo intervento specificando che: "L'Assemblea di Federalimentare quest'anno ha avuto come titolo "Made in Future", ed è proprio il futuro la direzione verso cui l'industria alimentare deve guardare e deve farlo sotto tutti i punti di vista. Le fiere, allora, non sono escluse da questo progetto ambizioso, ma possono insieme guidare il cambiamento rispettando la nostra tradizione di eccellenza".

Tutte le foto di Cibus 2016 nella galleria in fondo alla pagina ph. Francesca Bocchia

Pubblicato in Agroalimentare Parma

Inaugurato il Cibus dei record alla presenza dei Ministri Maurizio Martina e Beatrice Lorenzin, del Sottosegretario Ivan Scalfarotto e del Governatore Stefano Bonaccini. Oltre 3.000 aziende ospitate nei 7 padiglioni fieristici e 2000 buyer accreditati.

Di LGC

Parma, 10 maggio 2016 

Il presidente di Fiere di Parma, Gian Domenico Auricchio, apre la 18esima edizione di Cibus, "quella dei record come alcuni giornali l'hanno definita" è il commento di Auricchio, in coda ai ringraziamenti rivolti agli azionisti dell'Ente che "hanno messo nelle condizioni il Consiglio di fare altri e nuovi investimenti". Dal rifacimento dell'ingresso all'ammodernamento del padiglione 7, tutta una serie di interventi che hanno consentito di ospitare oltre 3.000 aziende. L'importanza della manifestazione parmense si misura anche dalla presenza di oltre 2000 buyer in forza del coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico e dell'ICE.

Per Luigi Pio Scordamaglia, presidente di Federalimentare, Cibus rappresenta il simbolo, il modello di riferimento dell'Agroalimentare e impersona quella sintesi del settore connesso a qualità, sicurezza e vocazione tradizionale ma al contempo proiettato enormemente all'export. "E' una manifestazione - sottolinea Scordamaglia - importante a fare comprendere al mondo quale sia il "Real Italia". Questo è un Governo, prosegue il presidente, che ha fatto del coordinamento un punto di forza della sua azione". In chiusura viene confermato che il brand Cibus e Federalimentare collaboreranno ancora per molti anni.

L'ambizione emiliano romagnola è di "competere con i Paesi più avanzati al mondo" è l'imperativo di Stefano Bonaccini, Governatore della Emilia Romagna, "serve una lotta dura contro la contraffazione" prosegue Bonaccini - un fenomeno che mette a rischio i frutti della tradizione e il lavoro di migliaia di produttori. In conclusione il Governatore anticipa che verranno estesi oltre i 4 anni i benefici fiscali per le aziende colpite dal terremoto e chiosa "Ci mancherebbe che CIBUS andasse in Lombardia che ha tanti primati ma la Food Valley è qui".

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"Abbiamo un nemico importante, l'Italian Sounding", sostiene Ivan Scalfarotto. Arginare il fenomeno dell'imitazione, che vale quasi il doppio dell'export nazionale, è la battaglia di tutte le battaglie. La ricetta secondo il sottosegretario allo sviluppo economico sta nel fare sistema e concentrarsi. Il Governo, conclude il parlamentare, non può dare la soluzione ma essere da stimolo affinché tutti gli attori operino nella stessa direzione.

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"L'esperienza di EXPO - interviene il Ministro Maurizio Martina - deve aiutarci a costruire un nuovo modello di collaborazione per costruire un avanzamento complessivo per il bene di tutti".

In sintesi, il Ministro sollecita l'Agricoltura e l'Industria a andare di pari passo nella medesima direzione. "Adesso tutti insieme abbiamo un impegno che va ben oltre le nostre rispettive rappresentanze" è la conclusione dell'intervento di Martina.

In linea con i colleghi onorevoli, la Ministra Beatrice Lorenzin sollecita a fare sistema e la salute passa necessariamente da una corretta alimentazione che diventa perciò il principale elemento di prevenzione. Infine, richiamando i frequenti blocchi alle importazioni dei nostri prodotti, la Ministra dichiara la necessità di "combattere i blocchi sanitari" troppo spesso utilizzati per limitare l'ingresso dei nostri prodotti agroalimentari senza che vi sia un reale problema alimentare. "Spero, conclude la Lorenzin, che nel prossimo CIBUS, ci possa essere anche il logo del Ministero della Salute" a fianco di quello di Cibus, è un logo che manca".

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Pubblicato in Agroalimentare Parma

Importante per lo sviluppo scheletrico e muscolare è un ottimo alimento in grado di agevolare il miglior funzionamento del fegato e del sistema nervoso. I sette falsi miti da sfatare.

Parma, 8 maggio 2016 – Chi è nel mezzo del cammin di sua vita facilmente ricorda quando la nonna sollecitava a mangiare le uova proponendole in tutte le salse: "mangia l'uovo che ti farà crescere forte e robusto".

Forse qualcuna di loro era una affermata dietista o forse soltanto la sapiente divulgatrice di un'ancestrale esperienza, fatto sta che l'uovo è tutt'ora riconosciuto uno gli alimenti più completi, capace di nutrire ma anche di curare.

Le uova posseggono un elevato valore biologico e la ricchezza di amminoacidi essenziali, che il nostro corpo non è in grado di produrre e che deve assumere attraverso gli alimenti ne hanno determinato la fama positiva tramandata dall'esperienza orale. L'uovo, ricco di nutrienti (apporto calorico circa 90 Kcal) come è, apporta grandi vantaggi alla salute: aiuta il sistema cardiovascolare, quello scheletrico, rafforza i capelli e le unghie aumenta la massa muscolare.

L'albume, noto come il "bianco dell'uovo, è privo di grassi e quasi totalmente libero da zuccheri salvo qualche traccia di glucosio ma è portatore di vitamine (specie del gruppo B) e di minerali "pregiati" per le funzioni dell'organismo come il potassio e il magnesio. Fra le proteine più importanti dell'albume, possiamo ricordare l'ovoalbumina, le ovoglobuline, l'ovomucina e il lisozima.

Il tuorlo invece costituito per la maggior parte da proteine e grassi. Le prime sono rappresentate in particolar modo dalle alfa e beta-lipovitelline, dalla fosfovitina e dalle livetine. Un'alta varietà di grassi è contenuta nel "giallo" dell'uovo, grassi mono, polinsaturi e fosfolipidi, in particolare le lecitine. Anche il tuorlo è ricco di vitamine del gruppo B (utili al normale funzionamento del fegato e del sistema nervoso, ma soprattutto per la trasformazione dei carboidrati in glucosio e per il metabolismo dei lipidi e delle proteine) alle quali si aggiunge la vitamina D (favorevole alla salute delle ossa) e i carotenoidi. Tra i sali minerali apportati ci sono quelli di calcio, ferro e fosforo.

Le uova, sui quali ci sono molti falsi miti da sfatare, sono ricche di colina, un composto essenziale per mantenere in equilibrio il sistema nervoso in generale e l'attività cerebrale.
Gli sportivi utilizzano specialmente l'albume, che, con le sue proteine ad alto valore biologico, permette di rafforzare i muscoli, abbinandolo all'esercizio fisico.

Insomma l'uovo è un alimento quasi "miracoloso" e tanto vale imparare a consumarlo nei modi più diversi e piacevoli, magari seguendo le indicazioni dello Chef Carmine Migliaro (già collaboratore di ALMA e del Ristorante tre stelle "Il Pescatore") che si cimenterà ai fornelli presso lo stand di PARMOVO (pad. 3 - E56) in occasione della Fiera internazionale dell'alimentazione CIBUS 2016 dal 9 al 12 maggio a Parma.

Una buona occasione per "rubare" qualche ricetta e provare il nuovo e gustoso integratore a base di albume "1 UP" realizzato da Parmovo, azienda leader mondiale di ovoprodotti.

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La scoperta ha importanti implicazioni per milioni di cittadini affetti da tale patologia. I ricercatori hanno scoperto che bere succo di ciliegie mantiene sotto controllo la pressione alta. Questo il suggerimento che arriva dai ricercatori della Northumbria University, secondo i quali il consumo di tale bevanda aiuterebbe a contenere l'ipertensione al pari dei farmaci solitamente prescritti. Ottenere i preziosi benefici sarebbe piuttosto semplice, almeno in accordo a quanto pubblicato dai ricercatori britannici sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition.

Basta diluire 60 ml di succo concentrato di ciliegie (nello studio utilizzate quelle di Montmorency) e diluirlo con 100 ml d'acqua per vedere la propria pressione sanguigna calare del 7% entro 3 ore. Secondo i ricercatori i benefici ottenuti dalla riduzione della pressione del sangue porterebbero con loro ulteriori vantaggi, espressi nel ridotto rischio di ictus (-38%) e di problemi cardiaci (-23%): effetti simili a quelli evidenziati con l'assunzione di farmaci. I test sono stati condotti su 15 partecipanti che stavano mostrano i primi segni di ipertensione: ad alcuni di loro è stato offerto il succo di ciliegie con acqua, mentre agli altri un placebo aromatizzato alla frutta. Il merito secondo i ricercatori è da attribuire all'abbondante quantità di acidi fenolici nelle ciliegie.

Questo tipo di antiossidanti naturali sarebbe la chiave per contrastare l'ipertensione, azione che verrebbe ottenuta nei suoi massimi effetti quando il livello nel sangue di due di essi (acido protocatechico e acido vanillico) raggiunge il suo picco. Secondo quanto ha spiegato la Dott.ssa Karen Keane, tra gli autori dello studio (finanziato dal Cherry Marketing Institute, negli USA): La portata della riduzione della pressione sanguigna che abbiamo osservato è stata comparabile con quelle ottenute con un singolo farmaco anti-ipertensivo e evidenzia la potenziale importanza che le ciliegie di Montmorency potrebbero avere nel controllo della pressione alta. I dati sono allarmanti. Gli ipertesi sono tanti: 15 milioni di italiani ha la pressione alta, spesso senza neanche saperlo.

Nella sola Italia a soffrire di ipertensione arteriosa sono qualcosa come il 25-30 per cento di persone un vero esercito ma è un numero sicuramente in difetto se si considera quanti non sanno di essere ipertesi non riuscendo ad interpretare, almeno nelle prime fasi della condizione, il significato dei sintomi di cui probabilmente già soffrono. In Italia il record di ipertesi spetta al Nord Est, con il 37% degli uomini e il 29% delle donne colpiti. Seguono poi il Sud e le Isole (33% uomini, 34% donne), il Nord Ovest (33% uomini, 29% donne) e il Centro (31% uomini, 29% donne). Regione per regione, invece, la vetta della graduatoria è della Calabria, con il 45% degli uomini e il 41% delle donne con la pressione alta. Segue il Friuli Venezia Giulia. In fondo alla classifica, troviamo invece l'Abruzzo (24% sia donne che uomini) e le Marche (24% uomini, 23% donne).

La pressione alta, è un fattore di rischio per ictus e malattie cardiache e viene spesso chiamata il "killer silenzioso" perché non ha per lo più sintomi. Per Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" la pressione alta è uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare. Pertanto al di la delle nuove scoperte scientifiche la cura dell'ipertensione non può prescindere da alcuni rimedi naturali che riguardano lo stile di vita e l'alimentazione. Alla base di qualsiasi strategia di trattamento della pressione alta ci sono alcuni provvedimenti che riguardano lo stile di vita e la dieta; rimedi naturali, quindi, che sono in grado di agire positivamente sui valori pressori sia in termini di prevenzione che di terapia vera e propria.

Per esempio il fumo andrebbe evitato completamente, da tutti, ma soprattutto da chi soffre di pressione alta e altri fattori di rischio cardiovascolare. Se siete fumatori, quindi, il primo rimedio naturale per abbassare la pressione è proprio smettere di fumare.
(5 maggio 2016)

Problema obesità e sovrappeso: ecco i dati dello studio effettuato dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano sull’alimentazione degli italiani in occasione della Giornata Europea dell’Obesità del 21 maggio.

Sabato 30 Aprile 2016 -

Quello dell'obesità o del sovrappeso è un problema che ne mondo tocca circa 641 milioni di persone, come riferisce il recente studio dell’Imperial College di Londra, pubblicato nel numero di aprile dalla rivista The Lancet, che ha coinvolto l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e oltre 700 ricercatori nel mondo.

 Nel 1975 le persone obese nel mondo erano 105 milioni, mentre nel 2014 la cifra è arrivata a 641 milioni. Un aumento vertiginoso che fa parlare i ricercatori di “epidemia di obesità”: è interessato il 13% della popolazione mondiale adulta, ed occorre intervenire, prima di tutto raccomandando una corretta alimentazione.

In occasione della Giornata mondiale dell’obesità del 21 maggio 2016, gli esperti dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano (Ogp) hanno realizzato uno studio sul rapporto tra tipo di alimentazione e peso corporeo, analizzando 5mila interviste di italiani adulti.Le abitudini alimentari emerse evidenziano uno scarso apporto di verdura, il 38.7 del campione non mangia due porzioni di verdura al giorno e la cattiva abitudine è prevalente nel maschio (45% rispetto 32%), per la frutta emerge che il 27% degli intervistati non mangiano due frutti al giorno e il 45% non mangia due volte a settimana il pesce, i cereali integrali non sono utilizzati dal 65% degli intervistati e il 56% di questi  sono in sovrappeso o obesi. I dolci sono utilizzati da entrambi i sessi senza particolari differenze in quantità.Tra le cattive abitudini anche quella di non fare colazione, con un 10% degli intervistati di non fare la prima colazione, di mangiare davanti alla televisione (il 20%) o al computer (il 25 %).

Insomma, il pasto completo ed equilibrato (primo e secondo con le verdure e la frutta) è fatto solo dal 16% degli intervistati a cena e il 10% a pranzo. La maggior parte delle persone fa pasti veloci e dissociati (o primo o secondo piatto), più della metà delle persone, il 60% non guarda le etichette nutrizionali e non si informa sulle caratteristiche dei prodotti nutrizionali. Il 40% utilizza alcolici, prevalentemente vino.Il dato più evidente dall’indagine è che il 43% del campione passa quotidianamente 3 o più di 4 ore davanti alla televisione o ai giochi elettronici, l’attività quotidiana in casa è minima, meno di 1 ora al giorno nel 50% degli intervistati (nel 66% degli uomini). Se si considera l’attività lavorativa emerge chiaramente che chi ha un lavoro sedentario (50% degli intervistati) ha un BMI più elevato, infatti il 50% dei sedentari ha un BMI maggiore di 25. La tendenza al sovrappeso e obesità aumenta per chi è disoccupato o senza lavoro, oppure in pensione.“La sedentarietà è molto diffusa nella nostra popolazione e l’attività fisica regolare è scarsa – spiega Maria Letizia Petroni, Presidente di ADI Associazione Italiana di dietetica della Lombardia e coordinatrice dell’Ogp - E’ quindi fondamentale promuovere una sana alimentazione e un corretto stile di vita, promuovendo la Dieta Mediterranea abbinata ad una attività fisica regolare: per gli adulti è di almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica d’intensità moderata, praticata per almeno 10 minuti consecutivi, secondo le linee guida della SIO (Società Italiana Obesità) e ADI”.“Aggiungo che durante Expo2015 è stata lanciata la dieta del Grana Padano – sottolinea Petroni – con piatti basati su Grana Padano Dop che contiene la leucina, con l’effetto di contrastare la perdita di massa magra metabolicamente attiva durante il calo di peso ed aumentare il senso di sazietà, fattore assai importante per chi tende a mangiare troppo”.

Ed ora i consigli degli esperti dell'Osservatorio Nutrizionale Grana Padano:

1) Raggiungere i 10.000 passi al giorno (utilizzando anche il contapassi)
2) Bere più di 1.5 litri acqua al giorno (almeno 8 bicchieri)
3) Cinque porzioni di frutta e verdura al giorno
4) Introdurre alimenti integrali
5) Limitare i grassi animali e preferire l’olio di oliva
6) Assumere almeno tre volte il pesce alla settimana
7) Una o due porzioni di latticini al giorno (latte\ yogurt)
8) Utilizzare almeno due volte alla settimana i legumi come fonte proteica
9) Limitare il sale aggiunto
10)Pesarsi regolarmente

 

 

Gli ultimi dati usciti dalla Oxford University raccontano di uno studio eseguito sulla dieta mondiale e dicono che sarebbero 8 milioni i morti in meno entro il 2050 se solo si modificassero le abitudini alimentari diminuendo il consumo di carne

Di Chiara Marando -

Sabato 26 marzo 2016 -

Gli ultimi dati usciti dalla Oxford University raccontano di uno studio eseguito sulla dieta mondiale e dicono che sarebbero 8 milioni i morti in meno entro il 2050 se solo si modificassero le abitudini alimentari.

Più in dettaglio, una dieta strettamente vegana eviterebbe 8,1 milioni di decessi prematuri ma, anche senza arrivare ad un completo stravolgimento della nostra alimentazione, basterebbe limitare il consumo di carni rosse a 300 grammi la settimana per raggiungere quota meno 5 milioni di morti.

Questi sono solo due dei quattro scenari tracciati dagli esperti della Oxford University e pubblicati su Pnas, una tra le più note pubblicazioni di carattere scientifico.
Strade diverse con altrettanti scenari futuri: c'è quello in cui nulla cambia e vengono mantenute le attuali tendenze in termini di dieta, oppure quello in cui si limita la carne a 300 grammi a settimana aumentando l'apporto di frutta e verdura, per arrivare a quello strettamente vegetariano ed, infine, vegano.

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Che si sia d'accordo oppure no, pare che i maggiori vantaggi arrivino dalla scelta vegana, seguita a ruota da quella vegetariana. I benefici sarebbero riscontrabili soprattutto in relazione alle malattie cardiovascolari minori, nonché tumori e problemi correlati all'obesità.

Ma sarebbe anche l'ambiente a beneficiarne, perché questi due regimi alimentari permetterebbero anche una maggiore riduzione delle emissioni (63% per la dieta vegetariana e 70% per la vegana, mentre quella carnivora ma con moderazione le ridurrebbe solo del 30%.)

Vantaggi in termini di salute, ma vantaggi anche per il portafogli con un risparmio notevole per quanto riguarda le spese sostenute dai sistemi sanitari.

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Alla luce di quanto emerge, non è sempre corretto continuare a mettere la carne sotto accusa ma, certamente, l'eccesso ed il consumo senza freno che se ne fa, anche solo per soddisfare il palato, non solo la risposta più adeguata per il benessere del corpo e dell'ecosistema. Come in tutte le cose sarebbe un grande successo riuscire a raggiungere una sorta di equilibrio che permetta di mangiare quello che più ci piace senza danneggiare la nostra salute ed il pianeta in cui viviamo.

Vademecum della Figc per giovani atleti. Nella guida pratica regole e informazioni per insegnare ad adulti e più piccoli ad alimentarsi quotidianamente nel modo più salutare. La prima regola da tenere a mente è che non esistono alimenti ideali che contengano in sé tutto il necessario. -

- di A.K. -

Parma, 25 dicembre 2015

Quando si pensa all'alimentazione di un calciatore in erba, la prima regola da tenere a mente è che non esistono alimenti ideali che contengano in sé tutto il necessario.
La parola d'ordine, quindi, è variare per garantire al corpo in crescita tutti i principi nutritivi: carboidrati, lipidi e proteine, acqua, sali minerali e oligoelementi (tra cui vitamine, ferro e calcio, particolarmente importanti nei bambini).
Ma questo vale per tutte le età...

La giornata alimentare del calciatore

I pasti dovrebbero essere cinque al giorno: colazione, spuntino a metà mattina, pranzo, merenda di metà pomeriggio, cena.
Normalmente il pranzo è il pasto principale (con il maggior apporto calorico): ma nell'alimentazione di chi fa sport e calcio, i pasti devono essere distribuiti uniformemente nella giornata, per evitare digestioni complesse.
La distribuzione calorica dovrebbe adattarsi all'orario di allenamento o della partita; ad esempio, se previsti alla sera, l'assunzione di calorie dovrebbe essere così divisa: colazione 25%, spuntino al mattino del 10%, pranzo 25%, merenda 10%, pasto serale 30%.

I tempi giusti

Dal banco di scuola al campo da gioco spesso passa poco tempo, il che spinge facilmente a sostituire il pranzo con qualcosa di veloce al bar.
In questo modo, la distribuzione delle calorie si sbilancia verso pomeriggio e sera: il pasto principale diventa di frequente la cena e ciò significa spesso passare la notte in processi digestivi elaborati, che limitano anche la qualità del sonno.

La piramide alimentare fonte di varietà

Il modello della 'piramide dello sportivo' favorisce una dieta completa, inserendo nell'alimentazione quotidiana tutti gli elementi, in percentuale variabile.
La piramide prevede: fino a tre porzioni di alimenti contenenti: cereali (pasta, pane, riso...); almeno due porzioni di latticini (latte, yogurt, formaggi...); una porzione di alimenti proteici, animali o vegetali (carne rossa, carne bianca, pesce, uova, legumi) alrternando nei vari giorni; limitazione dei grassi da condimento (burro, margarina...) e preferire quelli di origine vegetale (olio extravergine di oliva); due porzioni al giorno di verdura e 3 di frutta; 1-2 litri di acqua al giorno.

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*fonte: guida pratica dell' "Alimentazione quotidiana in famiglia" nell'ambito di "Nutrizione è salute", campagna di educazione alimentare della FIGC – Lega nazionale dilettanti

Campagna alimentare della Figc per sostenere la diffusione di abitudini corrette e salutari: poche regole per affrontare la giornata sportiva o una gara. Sono oltre 1.400.000 le famiglie che hanno ricevuto la Guida pratica sull'alimentazione quotidiana, tramite la società di calcio in cui giocano bambini e ragazzi. È una iniziativa della Lega nazionale dilettanti. -

Parma, 10 gennaio 2016 - di A.K. -

Sono semplici soluzioni operative quelle della Guida pratica sull'alimentazione quotidiana della Lega nazionale dilettanti.
L'obiettivo della Campagna di educazione alimentare della Figc è far adottare ai bambini e ai ragazzi un regime alimentare sano che tenga conto delle loro esigenze nutrizionali in funzione della loro attività, in campo e fuori dal campo.
E questa pubblicazione lo fa sfatando luoghi comuni e correggendo gli errori più diffusi sul cibo, anche nella comunità calcistica.
Quando si parla di sport e alimentazione il sapere comune è ricco di 'ricette miracolose' che si rivelano spesso contraddittorie e dannose.
L'alimentazione per bambini e adolescenti è elemento cruciale per lo sviluppo corretto e armonico del corpo: insegnare le regole di una corretta alimentazione permetterà ai bambini di crescere sani, mantenendo alta l'efficienza del proprio fisico e il peso corporeo entro livelli adeguati, tenendo alla larga il rischio dell'obesità e delle malattie che ne potrebbero conseguire, anche in età adulta.
Primaditutto, dunque, bisogna sgombrare il campo dalle 'leggende metropolitane'.

Prima di un allenamento: è bene arrivare in campo con una scorta energetica giusta, a patto che sia stata già digerita. Giusto un pasto leggero, ma a una distanza corretta dallo sforzo fisico.
Bere, prima e durante: nelle due- tre ore prima dello sport si deve assumere fino a mezzo litro d'acqua e continuare ogni 15 durante l'attività.
Mix corretto = muscoli!
Sfatiamo il mito della scorta di carne rossa. Ci vuole un equilibrio fra carboidrati, proteine, grassi, vitamine e minerali.
Assumere più proteine assicura al giovane sportivo un corretto sviluppo. Il bambino consuma più energia rispetto agli adulti, a parità di sforzo fisico e ha bisogno di più proteine per favorire la crescita.
A tutti gli sportivi interesserà sapere quale deve essere il comportamento alimentare corretto nel giorno di una competizione sportiva.

Prima della partita

No. Iniziare una gara a digiuno o dopo un intervallo di tempo troppo breve dal pasto. Assumere cibi che non si conoscono perché si rischiano pesantezza e intolleranze.

Sì. Consumare un pasto leggero, a distanza da una gara e mangiare cibi solo già collaudati.
L'errore, uno dei più comuni e radicati è, insomma, quello di considerare bambini e adolescenti come 'piccoli adulti' che devono 'coprire' crescita e attività fisica. Lo sbaglio è farli mangiare a tutti i costi perché devono svilupparsi. I ragazzi in sovrappeso si affaticano più facilmente, sono più esposti al rischio di infortuni a causa del sovraccarico di muscoli e articolazioni. La frase più sbagliata che si possa dire a un bambino è "mangia che devi crescere, a fare la dieta ci penserai da grande!".

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William Toni, presidente Lapam Confartigianato Alimentazione e presidente nazionale dello stesso comparto, e Maria Luisa Falchi, vice presidente provinciale e nazionale di Cna Alimentare, intervengono sulla ricerca statunitense che mette in guardia dal consumo di questo genere di carni, ritenute tra le cause di un possibile sviluppo del cancro. -

Modena, 27 ottobre 2015 -

"Non avremo più carni rosse trattate e insaccati sulle nostre tavole? Non credo proprio. Come sempre, quando si parla di alimentazione, la cosa più importante è guardare alla qualità dei prodotti e scegliere in modo corretto utilizzando tutte le informazioni disponibili anche grazie alle nuove etichette". William Toni, presidente Lapam Confartigianato Alimentazione e presidente nazionale dello stesso comparto, e Maria Luisa Falchi, vice presidente provinciale e nazionale di Cna Alimentare, intervengono sulla ricerca statunitense che mette in guardia dal consumo di questo genere di carni, ritenute tra le cause di un possibile sviluppo del cancro.

"Intanto bisogna dire che negli Stati Uniti il consumo e la lavorazione delle carni è molto differente rispetto a noi e che l'uso di additivi è sicuramente più massiccio. Ma la cosa più importante – ribadiscono Lapam e Cna– è scegliere bene cosa si mangia. Le nuove norme sull'etichettatura, ad esempio, forniscono ampie garanzie al consumatore ed è possibile acquistare in sicurezza insaccati, salumi e carne rossa trattata, a patto che questa carne sia lavorata in modo corretto. Nel nostro territorio vi è un importantissimo distretto delle carni e mi sento di dire che le imprese di casa nostra sono all'avanguardia anche sotto questo profilo, abbiamo prodotti IGP e DOP che hanno disciplinari di tutela della lavorazione e provenienza delle materie prime.

Del resto già molti oncologi si sono affrettati a gettare acqua sul fuoco e a spiegare che questi prodotti non sono così pericolosi come apparirebbe ascoltando i risultati di questo studio".
"E' però determinante ribadire – conclude Toni – che saper leggere l'etichetta e scegliere i prodotti qualitativamente migliori vale per tutti gli alimenti e non solo per quelli che, magari ciclicamente a seguito di ricerche o di scandali di varia natura, finiscono sotto i riflettori dell'opinione pubblica".

(Fonte: ufficio stampa Lapam Confartitigianato Modena-Reggio Emilia)