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Martedì, 15 Agosto 2023 07:11

Parma, a fuoco una RSA in viale Tanara.

Una donna è deceduta. Il comunicato del Comune di Parma e lo sgomento del Sindaco.

Pubblicato in Cronaca Parma

Le insidie del contratto di Accoglienza

Lunedì, 08 Maggio 2023 10:47

Giornata del Naso Rosso 2023

Associazione VIP Parma ODV, i clown di corsia. Giornata di raccolta fondi si terrà Domenica 14 Maggio, in Pilotta.

Pubblicato in Dove andiamo? Parma

Il professor Giulio Tarro è medico virologo, primario emerito dell'ospedale Cotugno di Napoli. Di sé stesso dice: “Non sono mai andato controcorrente, ho seguito la scienza e l'esperienza che mi deriva dall'aver vissuto sul campo di lotta al colera, al male oscuro di Napoli, all'Aids e posso assicurare che non si sono risolte le epidemie con approcci ideologici o con la caccia alle streghe”.

Tra le sue ultime opere in libreria troviamo In virus veritas (Bibliotheca Edizioni, 2020) , Covid. Il virus della paura (Youcanprint, 2020) e L'epidemia cinese di Wuhan e la pandemia globale da Covid-19. Suscettibilità e gravità dei tumori (Helicon 2021).

Il celebre attore Lando Buzzanca si trova dal 27 dicembre 2021 in una RSA romana, a causa del suo amministratore di sostegno, struttura dalla quale la compagna, Francesca della Valle, chiede venga “liberato” per tornare a casa.

La titolare e tre collaboratrici sono stati sottoposti alla misura cautelare con l’accusa di maltrattamenti, omissione di soccorso ed esercizio abusivo della professione sanitaria. L’inchiesta è partita lo scorso gennaio dopo che un 83 enne era stato ricoverato in ospedale con lesioni sospette.

Pubblicato in Cronaca Modena

CGIL, CISL e UIL e i sindacati dei Pensionati SPI, FNP e UILP della provincia: "Subito i test epidemiologici. Le organizzazioni sindacali possono dare un contributo fattivo e propositivo nella gestione delle criticità"

CGIL, CISL e UIL territoriali, unitamente ai sindacati dei Pensionati SPI CIGL, FNP CISL e UILP considerano una emergenza centrale la situazione degli anziani ospiti nelle case di riposo a gestione pubblica e privata e degli operatori che ne assicurano, ai diversi livelli, la cura e la accoglienza.

Si tratta di contesti molto particolari, più di altri esposti al rischio per una maggiore vulnerabilità delle persone ospitate. I dati che riceviamo ci dicono di un alto numero di persone coinvolte, per le quali è necessario e stringente attivare da subito le linee di indirizzo indicate dalla Azienda sanitaria e dalla Regione Emilia Romagna, che prevedono di sottoporre ad indagine mediante test epidemiologici appositi la popolazione interessata.

In provincia di Parma il servizio di offerta si articola in una rete di strutture residenziali accreditate ed in convenzione per un numero complessivo di 57 strutture (14 case di riposo e 43 CRA) ubicate nei quattro distretti della provincia, per un totale di circa 2100 posti letto e di centinaia di operatrici ed operatori che vi lavorano.

Rimarchiamo la necessità di un coordinamento a livello di distretti che tenga conto anche del contributo fattivo che le Organizzazioni Sindacali confederali e di categoria possono dare nell’ambito del monitoraggio delle situazioni che sappiamo diversificate sul territorio.

Il sistema di controllo e monitoraggio rispetto alla applicazione delle linee di indirizzo riteniamo vada esteso anche alle case di riposo a gestione privata e alle case famiglia, realtà ben presenti benché gestite con modalità diverse per le quali esistono linee guida di comportamento ma non a nostra conoscenza protocolli specifici per la gestione del Covid 19.

Nell’ottica della massima collaborazione, in un momento che tutti sappiamo complesso e con tante incognite ancora da definire, riteniamo che il nostro compito non si assolva solo nel segnalare difformità e situazioni critiche, di cui continueremo ad interessarci, ma che debba essere a maggior ragione propositivo e di complemento agli impegni assunti dal comparto della sanità pubblica dall’inizio dell’espandersi della epidemia fino ad oggi.

Pubblicato su www.cgilparma.it  il 9 Aprile 2020

Pubblicato in Comunicati Sanità Parma

Qual è la reale situazione dei centri diurni e delle residenze per anziani e disabili rispetto alla difesa della salute degli operatori e degli ospiti? Le preoccupazioni verso i propri familiari e i loro fedeli e professionali assistenti sono giustificate? Se ci fosse ancora qualcosa da fare per mettere le RSA in sicurezza è ora di farlo senza attendere altro inutile tempo.

Di LGC Parma, 8 aprile 2020 - A 28 giorni distanza dalla dichiarazione di pandemia da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità e a ben 68 dal Decreto del 31 gennaio nel quale il governo dichiarava il grave rischio sanitario che sarebbe calato sulla popolazione per 6 (dei mesi) e ancora si parla di mascherine, della necessità o meno di indossarle da parte di tutti ma soprattutto della indispensabilità per chi opera in contatto in ambiti assistenziali.

E' perciò il caso delle residenze per anziani e disabili nelle quali spesso gli ospiti sono nella impossibilità di compiere qualsiasi azione di natura personale, compreso il dialogo come lo intendiamo normalmente.

Gli assistenti, operatori o volontari di queste strutture sono, nella maggioranza dei casi, dei veri e propri angeli custodi, capaci di comprendere quei micro segnali espressivi dei loro assistiti e che perciò, nei non rari casi di estrema gravità, gli unici, insieme ai familiari, in grado di tranquillizzare il paziente, anziano o giovane che sia. Pensiamo ad un disabile con le sue criticità e incapace di esprimere le sue necessità più basilari e i suoi malesseri, in caso di ricovero seppure assistito da persone che, pur brave possano essere, non conoscono la sua storia, la sua patologia, i medicinali abituali od al bisogno le abitudini, infine confinato in una lunga convalescenza, nella migliore delle ipotesi, in un luogo sconosciuto, senza nemmeno un famigliare vicino: sarebbe veramente un dramma!

Con le limitazioni agli spostamenti e soprattutto in ragione della fragilità sanitaria di questi aggregati socio sanitari, il contributo dei familiari vien meno ma non si attenua la preoccupazione per il rischio di contagio e l'eventuale ricovero ospedaliero del familiare che a quel punto sarebbe totalmente isolato anche dal proprio fidato assistente e perciò incapace di ogni minima relazione.

Una ipotesi che "non fa dormire" i familiari soprattutto alla luce delle notizie circa l'inadeguatezza dei sistemi di protezione di molte strutture, del contagio e conseguente inasprimento dei decessi in queste strutture protette che protette non son più.

Segnali di preoccupazione da parte dei familiari, confinati in casa, ne raccogliamo frequentemente. Preoccupazioni per i propri figli, genitori o nonni ma anche per gli addetti con i quali si è instaurato un rapporto fiduciario che va ben oltre il rapporto professionale.

Una preoccupazione giustificata dai numeri pubblicati anche da Avvenire.it, il quotidiano dei Vescovi, lo scorso 7 aprile (Paolo Viana).
600 sono i morti registrati a fine marzo nelle Rsa e nei centri diurni per anziani nella sola provincia di Bergamo, secondo dati diffusi ieri dalla Fnomceo;
63 Gli ospiti deceduti in una casa di riposo a Mediglia, in provincia di Milano, a seguito dei contagi.

A questi dati registrati fanno però eco quelli percepiti da chi "vive" le residenze o da coloro che hanno domicili in prossimità di queste strutture dalle quali sembrerebbe di avvertire un inasprimento, sensibile e allarmante, dei decessi.

Alle sensazioni percepite si aggiungono le "lamentele" degli stessi operatori i quali, in modo involontario ma umanamente comprensibile, spesso segnalano la mancanza di una corretta attenzione verso la loro opera e verso le RSA (Residenza sanitaria assistenziale - ndr) più in generale, private o pubbliche, Profit o No Profit che siano.

Sensazioni percepite e dati accertati che portano a una solo e univoca conclusione: recuperare il tempo perduto e adeguare urgentemente le strutture e gli operatori ai più rigidi protocolli di sicurezza perché queste strutture possano tornare a essere "protette" a tutti gli effetti.

Non interessa conoscere quali sono stati i problemi e a chi addebitare le responsabilità del passato, è il comune pensiero delle rappresentanze dei familiari raccolte, ma avvertire che i propri cari e i loro assistenti sono stati finalmente messi sotto tutela.

 

Pubblicato in Cronaca Emilia