Di Andrea Caldart (Quotidianoweb.it) Cagliari, 23 aprile 2025 - Viviamo in un tempo strano, quasi schizofrenico: siamo sommersi dalle notizie, circondati da flussi ininterrotti di immagini, parole, breaking news. Eppure, mai come oggi, la verità sembra sfuggente. Raramente compare intera, quasi mai limpida. Troppe volte è manipolata, tagliata, girata nella direzione giusta per chi comanda la narrazione.
In questa giungla informativa, la verità non è più ciò che accade, ma ciò che passa. E quello che passa è spesso ciò che conviene.
Allora una domanda deve farsi largo con urgenza: sappiamo ancora riconoscere la verità quando la incontriamo?
Chi come noi cerca ancora di raccontare la verità lo fa spesso senza scudi, senza capitali importanti alle spalle, ma con la schiena dritta. Ma ci sono anche tanti giornalisti indipendenti, dei piccoli giornali online, delle testate alternative che, anche durante eventi globali come la cosiddetta pandemia da Covid-19, hanno osato sollevare domande, smascherare contraddizioni, mettere in discussione verità imposte. Mentre il mainstream parlava con una sola voce, martellante e inesorabile, noi e tutti i nostri colleghi abbiamo cercato le crepe nel racconto ufficiale. Le abbiamo mostrate e le gridavamo e continueremo a farlo.
E per questo in tanti siamo stati ignorati, screditati, censurati. Pagine oscurate, canali chiusi, accuse di “disinformazione” piovute con sistematica violenza. Non perché diffondevano falsità, ma perché provavamo a dire ciò che non si doveva dire. A mostrare ciò che non si voleva far vedere.
Questi giornali, questi giornalisti non “fanno notizia” nei telegiornali, ma sono la notizia che dà fastidio. Sono il bastone fra le ruote di chi controlla e addomestica un’informazione docile, allineata, innocua.
Eppure, è anche grazie a loro se oggi possiamo ancora nutrire dubbi, cercare fonti alternative, costruirci un’opinione non omologata.
Ma per quanto ancora? Perché la libertà d’informazione in rete è sempre più sotto attacco. Non con la censura dichiarata, ma con meccanismi più sottili e insidiosi: demonetizzazione, shadow banning, restrizioni algoritmiche, etichette automatiche che marchiano come “non attendibile” ciò che semplicemente non è allineato.
È un bavaglio moderno, tecnologico, invisibile. Ma letale.
Ecco perché oggi non basta leggere: bisogna sostenere. Non basta condividere: bisogna difendere. Le voci indipendenti non vivono di click, ma di coraggio. E quel coraggio va alimentato, protetto, finanziato. Se vogliamo ancora avere accesso all’informazione libera che indaga davvero, che solleva domande scomode, che ci mette davanti alla realtà intera e non solo a quella approvata, bisogna essere parte attiva di questa resistenza.
Ogni testata indipendente che chiude è uno spazio di libertà che si spegne. Ogni giornalista censurato è un pezzo di verità che viene sepolta. E ogni lettore che resta in silenzio diventa, suo malgrado, complice.
La verità ha bisogno di reti, non solo digitali, ma umane. Solidali. Determinate. Sta a noi decidere se costruirle o lasciarle crollare.
Educare a distinguere, a riconoscere le fonti, a capire dove finisce il racconto e dove inizia la manipolazione: è questo il nuovo fronte della resistenza civile. Ed è una battaglia che riguarda tutti.
Perché la verità non è un’opinione. È un bene da difendere. E ognuno di noi è chiamato a scegliere da che parte stare.
L'educational, tenutosi nei giorni scorsi a Parma, ha offerto una preziosa occasione per riflettere sulle sfide e le opportunità che il mondo della comunicazione affronta in un'epoca di trasformazioni sociali e tecnologiche senza precedenti con focus sui diritti dei minori, per la loro tutela e presa di consapevolezza dei pericoli e delle insidie che spesso si celano nel web.
Roma ha recentemente ospitato la prima edizione del "Brand Journalism Festival", un evento innovativo che ha segnato un importante passo avanti nel dialogo tra il mondo del giornalismo e quello della comunicazione aziendale.
L'era digitale sta rapidamente ridisegnando il panorama dell'informazione, mettendo in discussione il ruolo tradizionale dei giornali cartacei e trasformando radicalmente la professione del giornalista.
Il corso per diventare addetti stampa – che propone a Parma un percorso formativo unico in Italia – ha ottenuto l'appoggio dei giornalisti pubblicisti. Possibilità di partecipare gratuitamente tramite una challenge
I giornali alla ricerca di identità - Lo spazio di QuotidianoWeb.it dedicato alla satira in collaborazione con #gianfrancocolella e la sua SatiLeaks questa settimana prende di mira il settore dell'editoria
Ad appena 77 anni la giornalista campobassana Doretta Coloccia ci ha lasciati stamattina, mercoledì 04 maggio 2022, dopo una lunga e troppo sofferta malattia che, però, ha saputo affrontare davvero con molto coraggio e tanta fede religiosa
"Par condicio, una legge da rivedere?", convegno-dibattito nazionale in Assemblea lunedì 22 ottobre.
Dalle 9,30 in sala Guido Fanti (viale Aldo Moro 50, Bologna) - Lunedi 22 ottobre - con rappresentanti Agcom, Vigilanza Rai, Ordine dei Giornalisti, Corecom una riflessione sulla legge 28/2000 promossa dal coordinamento dei capi ufficio stampa dei consigli regionali istituito dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome
La legge n. 28 del 2000, nota ai più come legge sulla par condicio, ha ormai quasi vent'anni. Nata, tra l'altro, per evitare l'abuso della comunicazione pubblica durante le campagne elettorali, nel tempo ha scontato prassi diversificate e difficoltà nel praticare il diritto-dovere di cronaca anche nell'informazione istituzionale, vocata al servizio pubblico e al pluralismo. Proprio per questo, la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome, attraverso il coordinamento dei responsabili degli uffici stampa dei consigli regionali e in collaborazione con l'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, promuove il convegno-dibattito "Par condicio e informazione istituzionale: una legge da rivedere?".
L'appuntamento è alle 9,30 di lunedì 22 ottobre a Bologna, nella sala polivalente "Guido Fanti" dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna (viale Aldo Moro 50). I principali attori istituzionali (Agcom, Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, Ordine nazionale dei giornalisti, Corecom regionali) e l'associazione radio e tv locali Aeranti Corallo saranno riuniti allo stesso tavolo per un'analisi della normativa vigente e per esaminare una proposta di riforma dell'articolo 9 della legge. Due ore di tavola rotonda dalle 10 alle 12, e poi spazio alle domande del pubblico dalle 12 alle 13.
La proposta, redatta dal docente di diritto amministrativo Gianluca Gardini su richiesta del coordinamento dei capi ufficio stampa delle Assemblee legislative italiane, farà parte integrante del "Documento istruttorio conclusivo per la riforma dell'articolo 9 della legge sulla par condicio", che, sempre il 22 ottobre, sarà consegnata alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome (e trasmessa all'Ordine dei giornalisti) nell'auspicio di un utile percorso parlamentare e il parere di Agcom.
L'evento è stato accreditato dall'Ordine dei giornalisti per la formazione obbligatoria (qui la piattaforma Sigef per iscriversi).