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Il Ministero dell’Agricoltura ha promosso il progetto della Bonifica Parmense. Da Parma a Colorno saranno realizzati ammodernamenti alle datate condotte che permetteranno di guadagnare circa il 40% di risorsa idrica in più a sostegno delle imprese agricole del territorio.

Da 120 anni mai un quadrimestre così poco piovoso e con temperature molto sopra la media del periodo. La Bonifica inizia a distribuire acqua alle colture ma se non pioverà il contesto sarà preoccupante. Servono invasi all’altezza delle esigenze collettive dell’economia locale.

Piacenza, 6 maggio 2020 - Siamo entrati nel vivo della stagione irrigua e il lavoro del Consorzio di Bonifica di Piacenza prosegue nel rispetto delle restrizioni imposte dal Governo per la gestione dell’emergenza sanitaria e con l’adozione dei criteri di tutela e prudenza.

I primi a richiedere la distribuzione sono stati i territori della bassa Val d’Arda già da fine febbraio per dare ristoro ad aglio, cipolla e scalogno. L’areale del Trebbia ha invece iniziato nella prima decade di aprile, seguito dal Tidone intorno alla metà del mese scorso.

La giornata dell'acqua, una ricorrenza mondiale per concentrarci a pensare ai cambiamenti climatici. Ma quest'anno la giornata, al tempo del coronavirus, assume un significato ancor più importante. Alla fragilità climatica dobbiamo associare la fragilità ancor più grave dell'umanità.

Di Lamberto Colla Parma 22 marzo 2020 - Una molecola talmente semplice da non riuscire a interpretarla compiutamente. H2O, o più correttamente H3O+, è la formula di quello straordinario elemento chiamato acqua, l'unico presente  in natura sotto tre differenti stati: liquido, gassoso e solido.

Un enigma che ancora spacca il cervello agli scienziati.

Una formula così semplice ma così indecifrabile per un elemento straordianariamente indispensabile alla vita umana, vegetale, animale e per tutto l'ecosistema mondiale.

Oggi l'umanità è messa in scacco da un semplice virus. Da due mesi l'intera popolazione mondiale si difende applicando una forzata resilienza. L'inattività sociale come difesa; ma cosa accadrebbe in caso di parziale indisponibllità del prezioso elemento che lava, disseta, sanifica, alimenta e si autorigenera.

3 giorni di mancanza e la vita cesserebbe. Altro che quarantena da Covid-19. Una guerra a tutti gli effetti si scatenerebbe immediatamente per appropriarsi del prezioso elemento.

Se di solidarietà internazionale abbiamo visto molto poco in occasione dell'emergenza da coronavirus, a partire dal sequestro di mascherine destinate in Italia anche da parte dei nostri "splendidi alleati", immaginiamo quale potrà essere la solidarietà in caso di carenza d'acqua.

Cambiamenti climatici e pandemie possiamo ben dire che vadano a braccetto, tant'è che quest'ultime non possono essere contrastate in mancanza di un accesso universale all’acqua potabile e sicura. E' un diritto umano.

Acqua pulita per tutti. Purtroppo nel mondo, ma anche in diverse aree d'Italia, non sempre è così.

In queste giornate di contrasto alla pandemia, perciò, qualche minuto al giorno possiamo dedicarlo a pensare alle cose fondamentali e indispensabili per la nostra sopravvivenza: la salute, come mostruosamente il Covid-19 sta dimostrando, l'acqua come nutrimento, come disinfettante, come componente del 70% del nostro corpo, come componente dell'aria che respiriamo, come enigma ma anche come bellezza naturale, i rapporti sociali, che tanto sono stati limitati in questi 15 giorni e lo saranno per molto tempo ancora, la qualità della vita più in generale.

L'acqua, ricordiamo, è di tutti ma non è ancora disponibile per tutti!

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Bologna, anche l’Autorità Distrettuale del Fiume Po con Nomisma nella squadra che disegna il futuro dell’acqua nell’area metropolitana

Bologna, 14 Febbraio 2020 – Dopo i due eventi dello scorso anno – “Acqua è Bologna” e “Bologna città delle acque”, organizzati dal centro studi Nomisma in stretta collaborazione con i partner Hera, Consorzio della Bonifica Renana e Consorzi della Chiusa e con il Centro Meteo Europeo (CMCC) – l’Autorità Distrettuale del Fiume PO-Ministero dell’Ambiente entra operativamente a far parte della squadra-laboratorio che si sta cimentando con le nuove stimolanti sfide future del territorio scaturite dagli effetti dei mutamenti climatici in atto.

Alla presenza dei responsabili delle singole aree settoriali che stanno contribuendo in modo fattivo alla stesura della parte iniziale della ricerca socio-economico-ambientale e alla puntuale raccolta dei dati necessari per disegnare gli scenari del nostro domani si è approfondito il quadro strategico e le diversificate potenzialità di intervento per l’area metropolitana del capoluogo dell’Emilia Romagna in materia d’acque.

Il Segretario del Distretto del Po Meuccio Berselli – coadiuvato nell’occasione dai responsabili tecnici dello staff dell’Autorità Fernanda Moroni e Andrea Colombo e dal Responsabile delle Relazioni Istituzionali Andrea Gavazzoli – ha aggiornato la compagine sulle nuove ed estese competenze dell’ente sovraordinato che fa capo al Ministero dell’Ambiente e su alcune possibili azioni possibili e concrete in grado di incrementare, ottimizzare e migliorare l’attenzione, la salvaguardia e la difesa della risorsa idrica nel comprensorio felsineo.

I lavori – coordinati dagli esperti di Nomisma – sono proseguiti con gli interventi dell’ex-Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, consulente di Nomisma per queste specifiche tematiche; Giovanni Tamburini, Presidente della Bonifica Renana; Antonio Navarra, direttore del CMCC e i rappresentanti del Gruppo Hera e dei Canali di Bologna.

Piacenza, 6 febbraio 2020 - Ieri, 5 febbraio, all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, si è svolta la prima di cinque conferenze dal titolo: "Piacenza città tra le acque: fonti, sicurezza, suoni e valore delle nostre acque".

E’ Luciano Guarinoni, Presidente provinciale di Auser ad illustrarne le finalità: “L’iniziativa è stata ideata e progettata da Marco Marchetta e Linda Pampari - direttore e referente dell’Università Popolare di Piacenza (settore cultura di Auser) - e comprende una serie di conferenze divulgative pubbliche e aperte a tutti sul tema dell’acqua, la sua gestione, il suo uso sostenibile, il suo impiego nel comparto produttivo e la sua rappresentazione sotto forma di suoni e immagini”.

Ad intervenire alla prima manifestazione il Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza, Fausto Zermani che ha fatto un excursus sulla bonifica piacentina dal 1500 ad oggi per poi parlare di progettualità: “La bonifica del nostro territorio è partita in epoche lontane e da sempre è sinonimo di buon fare. Oggi noi siamo eredi di una cultura che va ricordata e trasmessa senza dimenticare che, nonostante sia stato fatto tanto, quello di oggi non è un punto di arrivo ma il momento di un percorso che va portato avanti con coraggio e visione”.

A tirare le somme della prima giornata sempre Luciano Guarinoni: “L’acqua è vita, produttività, sicurezza; in una parola: felicità! Gli eventi meteorologici degli ultimi anni insegnano - ancora una volta - che l’acqua va governata e che l’intervento dell’uomo, anche con opere di difesa e sviluppo, è fondamentale. Guardiamo avanti e non diamo per scontato quello di cui possiamo godere che è frutto dell’esperienza e della capacità di agricoltori e tecnici lungimiranti”.

Le prossime conferenze in agenda sono programmate per il 19 febbraio ore 16, "AGENDA 2030: uso sostenibile delle risorse idriche con l' ing. geologo Marco Bergonzoni (Eduiren) (presso Auditorium Fondazione di Piacenza e Vigevano);

il 26 febbraio ore 16, "Dalla captazione al rubinetto allo scarico: aspetti tecnici e di corretto monitoraggio" con l’Ing. Marco Bergonzoni (Eduiren), sempre all' Auditorium Fondazione di Piacenza e Vigevano;

il 4 marzo ore 16 con "Prevenzione e qualità dell' acqua" quando interverrà il dott. Roberto Florio (incontro alla "Serra" di Palazzo Ghizzoni-Nasalli);

infine il 17 marzo ore 16, sarà la volta di: "La composizione del paesaggio sonoro nel progetto "Un Po di musica", con Roberto Doati, docente di Musica Elettronica presso il Conservatorio Nicolini (presso la "Serra" di Palazzo Ghizzoni-Nasalli).

Un ciclo di conferenze poco rumorose ma di un valore culturale di cui tutti i cittadini dovrebbero godere.

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In Regione Stati generali emiliano-romagnoli sulla gestione dell’acqua per l’agricoltura:la Val d’Enza è un nervo scoperto occorre intervenire celermente per colmare il gap

Massimiliano Pederzoli: ANBI “Ben vengano gli interventi del Piano invasi nazionale e del PSR regionale ma occorre superare la psicosi dell’effetto Vajont e puntare sulle dighe in grado di accumulare l’acqua quando c’è”. Matteo Catellani (Emilia Centrale): “la raccolta delle acque è bassissima rispetto alla piovosità essenziale intervenire con celerità per il bene della valle e la sua gente”. Delle stesso avviso tutte le associazioni agricole.

 

REGGIO EMILIA –Venerdì 19 Luglio 2019 - In occasione dell’affollato incontro “ Più Acqua per l’Agricoltura “ che si è tenuto nei giorni scorsi nella sala Poggioli della Regione Emilia Romagna a Bologna che ha richiamato, in una sorta di riunione degli stati generali dei gestori della risorsa idrica/irrigua, anche la gran parte dei molteplici portatori d’interesse legati alla programmazione e al governo dei flussi è emersa, molto chiaramente, la criticità che pesa come un macigno sulla Val d’Enza.

La perdurante e progressiva carenza di acqua in questa fetta produttiva di territorio Reggiano ha assunto ormai un carattere endemico nella panorama regionale insieme ad alcune valli Piacentine e le ripercussioni più gravi, effetto anche dei mutamenti climatici, ne aggravano periodicamente l’incidenza sulle produzioni tipiche come Parmigiano Reggiano, pomodori, mais ecc. Nel corso dell’incontro - che è servito al contempo per porre l’attenzione adeguata su quanto è stato fatto in questi anni di pianificazione e sull’avvio degli interventi che porteranno in Emilia Romagna, grazie ai progetti dei consorzi di bonifica sostenuti dalla Regione, ben 204 milioni di euro per 42 interventi fondamentali - si è rimarcata in modo forte la necessità di intervenire in Val d’Enza. Intervenire in modo proporzionale al fabbisogno dando riposte a chi le attende da tempo.

A tal proposito, oltre alla sottolineatura del presidente regionale Stefano Bonaccini e dell’Assessore all’Agricoltura Simona Caselli e dei dati tecnico-scientifici rilevati da ARPAE, è stato forte il richiamo fatto dal presidente dell’ANBI Francesco Vincenzi e del presidente regionale Massimiliano Pederzoli; quest’ultimo ha dichiarato “occorre superare al più presto i timori e le paure che in Italia, dopo il Vajont, hanno pervaso negli ultimi decenni chi doveva fare programmazione di lavori in grado di rispondere alle attese”. Nel nostro paese, gli ha fatto eco il presidente del Consorzio dell’Emilia Centrale Matteo Catellani, “ la conservazione della risorsa, quando disponibile, è a livelli molto bassi rispetto all’indice di piovosità e questa realtà va capovolta in tempi celeri per dare risposte al territorio. Il risparmio di risorsa incide ma se l’acqua non c’è non si può fare alcun risparmio della stessa”. Catellani ha aggiunto: “il dato evidenziato sui nuovi cantieri dei progetti di bonifica genera quasi 7mila nuovi posti di lavoro nel suo complesso e un invaso moderno e con un piacevole e innovativo impatto ambientale e soprattutto di dimensioni adeguate al problema in Val d’Enza, oltre a dare certezze alle imprese e alla comunità in generale, incrementerebbe il valore attrattivo di questo suggestivo territorio”.

Ed in questo contesto è importante anche il ruolo che il flusso di acqua assicurerebbe alla vita del torrente Enza nel corso di una stagione prolungata. Concordi sulla necessità impellente anche tutte le associazioni agricole regionali intervenute per bocca dei loro presidenti di fronte ad una sala esaurita con più di 300 presenti. All’incontro, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli, sono intervenuti: Stefano Bonaccini RER, Simona Caselli RER, Vittorio Marletto ARPAE , Paolo Ferrecchi RER, Massimiliano Pederzoli, Alessandro Ghetti ANBI ER, Francesco Vincenzi ANBI, Meuccio Berselli Autorità Distretto Fiume Po, Nicola Bertinelli Coldiretti, Cristiano Fini CIA, Eugenia Bergamaschi Confagricoltura, Paolo Mannini Canale Emiliano Romagnolo.

 

Pubblicato in Ambiente Emilia

Piacenza, 15 giugno 2019 - Il reticolo idraulico destinato all'irrigazione è pronto alla distribuzione della risorsa e Il sistema di telecontrollo degli impianti è stato efficientato.

"Mediamente, ogni anno, distribuiamo 85 milioni di metri cubi di acqua contribuendo ad un valore della produzione agricola (fatturato) della provincia di Piacenza di circa 512 milioni di euro con un indotto generato di 5 volte" commenta Fausto Zermani Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza.

Il Consorzio di Bonifica di Piacenza opera in 46 comuni dalla provincia di Piacenza su un'estensione territoriale di circa 260.000 ettari. Ad essere attrezzati sono circa 44.200 ettari di cui 25.000 quelli irrigati da risorsa distribuita dal Consorzio.

Lo schema irriguo gestito dall'Ente è strutturato in tre diversi distretti in base alle fonti di approvvigionamento:
- Trebbia con prese fluenti a gravità;
- Tidone con invaso artificiale (diga del Molato) e sollevamento meccanico (impianto idrovoro di sollevamento di Pievetta);
- Arda con invaso artificiale (diga di Mignano) e con presa da acque fluente sollevata meccanicamente da Po (impianto idrovoro di sollevamento San Nazzaro);

DISTRETTO IRRIGUO DEL TREBBIA
Ad oggi, per la stagione irrigua 2019, il Consorzio ha completato gli interventi di manutenzione dei canali e, rispetto agli altri anni, lo ha fatto esclusivamente con personale e mezzi dell'Ente. Completati anche gli interventi di arginatura per la derivazione dell'acqua in Trebbia sui rivi comuni di destra e sinistra e in fase di realizzo quelli per il Rivo Villano. Infine implementato il sistema di telecontrollo che gestisce gli impianti dell'area: ora il sistema in uso permette di avere un'unica piattaforma che gestisce le infrastrutture di difesa idraulica (Finarda, Armalunga, Scovalasino, Fossadello, Zerbio e la cassa di espansione della Farnesiana) e di irrigazione (destra e sinistra Trebbia).
"L'acqua è presente nel reticolo dei rivi comuni di destra e sinistra da inizio primavera; di questo a trarne beneficio sono le falde, la flora, la fauna e l'esaltazione della biodiversità. Grazie all'efficientamento del sistema di telecontrollo il Consorzio riuscirà ad essere più tempestivo sia nella gestione ordinaria che in emergenza. Per quanto riguarda Sant'Agata il Consorzio è impegnato e determinato a proporre nuove soluzioni che riportino l'attingimento dell'acqua a quelle che sono le condizioni storiche nel pieno rispetto delle normative ambientali e del DMV" Commenta Fausto Zermani.

La rete irrigua è alimentate a gravità. Sono presenti canali a cielo aperto, canali chiusi e canali in galleria. Sant'Agata, Cà Buschi e La Caminata sono le opere di derivazione che convogliano l'acqua del torrente Trebbia ad uso irriguo attraverso tre adduttori principali: Rio Villano, Rio Comune di destra e Rio Comune di sinistra da cui si dipartono rispettivamente: 5, 24 e 15 canali secondari.

DISTRETTO IRRIGUO DEL TIDONE
"La preparazione dei canali in vista della prossima stagione è circa al 90%. La manutenzione è stata effettuata sia con mezzi propri che di terzi ma una parte maggiore, rispetto agli altri anni, è gestita internamente. Per quanto riguarda il telecontrollo: tutta l'interconnessione di valle, sia di bonifica che di irrigazione, è gestita da remoto. La parte di monte ha un sistema a sé" commenta Fausto Zermani.

La zona irrigua dell'area Tidone si estende dalla diga del Molato (7,6 milioni di metri mc la capacità di invaso autorizzata) sino al fiume Po e utilizza una fitta rete di canali di distribuzione delle acque composta da canali in terra e da condotte in ghisa, PVC ed acciaio.
Il reticolo è costituito da una rete di canali promiscui di 450 km posti nella Val Tidone e circa 200 km nell'area in sinistra Trebbia.
il comparto irriguo comprende due principali impianti:
- la condotta "Agazzano-Battibò" che ha origine nel Comune di Pianello Val Tidone, lungo il torrente Tidone, dove è presente una vasca di carico.
- l'impianto di sollevamento "Pievetta", in Comune di Castel San Giovanni, che preleva le acque dal Po e le rilancia, mediante altri tre impianti di sollevamento fino ai territori di Castelnuovo in Comune di Borgonovo Val Tidone.
I tre impianti di sollevamento sono, a partire da "Pievetta": "Caramello" in Comune di Castel San Giovanni; "RDB" in Comune di Borgonovo Val Tidone e "Bruso" in Comune di Borgonovo Val Tidone.

DISTRETTO IRRIGUO DELL'ARDA
"La preparazione all'irrigazione è quasi completata. Tanti gli interventi effettuati anche fuori dalla manutenzione annualmente eseguita in questo periodo: dalla posa di tratti di tubazione al controllo capillare della rete per efficientare la distribuzione, dal rinnovamento di manufatti a interventi di ripristino della canalizzazione per arrivare al miglioramento del sistema di telecontrollo delle infrastrutture presenti nella bassa pianura Arda" commenta Fausto Zermani

Nel distretto Arda ci sono 2 sistemi irrigui, uno sotteso alla diga di Mignano e l'altro denominato Arda Po.
La zona irrigua sottesa alla diga di Mignano ha una superficie complessiva di 15.392 ettari per una superficie attrezzata di 13.433 ettari, mentre gli ettari effettivamente irrigati sono circa. 4.000. L'approvvigionamento della risorsa irrigua è assicurato dalla diga di Mignano e da pozzi consortili. L'acqua dalla diga di Mignano viene rilasciata nel Torrente Arda fino alla traversa di Castell'Arquato dove viene intercettata ed immessa nei due canali principali ubicati uno in destra Arda (Principale di destra) ed uno in sinistra Arda (Canale Sforzesco).
Nella zona irrigua denominata Arda Po le acque vengono prelevate dal fiume Po, in località Scazzola di San Nazzaro in comune di Monticelli d'Ongina, e pompate attraverso un tratto di tubazione, che supera l'argine maestro, nel cavo valle per poi essere distribuite nella rete di canali promiscui.

 

Giovedì, 13 Giugno 2019 06:56

L'invaso sull'Enza non sarà l'unico

"L'invaso sull'Enza non sarà l'unico. In progetto una rete di bacini". Oltre cento cittadini al convegno organizzato da Cia Reggio

"L'invaso sull'Enza? Non rimarrà unico. Il progetto è infatti quello di realizzare una diffusa rete di bacini di varie dimensioni, dall'Appennino alla pianura, per trattenere l'acqua nei periodi di pioggia e utilizzarla in quelli di siccità".

È quanto emerso dal convegno organizzato da Cia a Bibbiano, al quale hanno partecipato Arianna Alberici (vicepresidente Cia Reggio), Giammaria Manghi (sottosegretario della Presidenza della Regione), Andrea Carletti (sindaco di Bibbiano), Luca Lombroso (meteorologo Ampro, presidente Emilia Romagna Meteo aps), William Pratizzoli (Arpae), Domenico Turazza (direttore Bonifica Emilia Centrale), Meuccio Berselli (segretario generale Autorità di Bacino distrettuale del Fiume Po) e Cristiano Fini (presidente Cia Emilia Romagna). Oltre cento cittadini erano presenti in platea, tra cui i sindaci della Val d'Enza ed esponenti di Confindustria, Consorzio Fitosanitario, Consorzi Irrigui, Sabar e Iren.

"Il percorso per la realizzazione dell'invaso sull'Enza procede velocemente e già ora possiamo annunciare che sarà di medie dimensioni - ha iniziato Manghi -.Il punto chiave per stabilire i numeri è il fabbisogno idrico della zona. Ed è su questo che si sta lavorando. Ma non solo. Oltre al bacino servono infatti soluzioni di breve periodo perché l'emergenza deve essere affrontata sin da subito". Carletti ha quindi sottolineato la necessità di risposte "concrete e non più rinviabili".

"Oggi possiamo finalmente affermare di essere a un passo dal traguardo – ha preso la parola Alberici -. Dopo decenni di discussioni, studi, dibattiti, polemiche, la realizzazione di un invaso tra Reggio e Parma non è più solo una ipotesi ma un progetto concreto che diventerà realtà. Spero il più presto possibile, aggiungo subito. Perché il territorio ne ha un bisogno vitale". Ha quindi sottolineato: "Alluvioni e siccità sono le due facce della stessa medaglia. Noi non la pensiamo come il presidente Trump. Noi viviamo ogni giorno sulla nostra pelle gli effetti dei cambiamenti climatici. Noi siamo con il movimento di Greta Thunberg. E crediamo che l'invaso faccia parte della lotta ai cambiamenti climatici. E sapete perché? Perché punta a non sprecare l'acqua. A ottimizzarla nei periodi di siccità e trattenerla in quelli piovosi. Nonostante quanto affermano sempre coloro che dicono solo no, l'invaso in Val d'Enza è dunque un intervento anche di carattere ambientalista. E non ci sono lontre da salvare come ipotizzava qualcuno...".

Lombroso ha poi presentato i suoi studi: "Il clima reggiano si è tropicalizzato. A maggio era addirittura sovrapponibile a quello del Costarica. E sarà sempre peggio se non interveniamo con urgenza: eventi estreme e temperature sempre più elevate metteranno a dura prova il territorio". Ha aggiunto Pratizzoli: "I dati in nostro possesso mostrano come le temperature reggiane si sono innalzate di 1,8° in poco più di mezzo secolo. E' molto preoccupante". Sulle dimensioni dell'invaso principale, Turazza ha affermato: "Spero sia di grosse dimensioni. Ma attendiamo i risultati dello studio. In progetto abbiamo comunque la realizzazione di invasi di piccole dimensioni sul corso dell'Enza e in altre zone del territorio per fronteggiare in breve tempo l'emergenza siccità". Berselli ha quindi annunciato: "A settembre presenteremo l'analisi economica e la valutazione d'impatto sulla realizzazione del progetto principale. Entro fine anno ci sarà il documento finale e di sintesi. Non ci saranno rallentamenti, corriamo spediti: sulla questione è in gioco la nostra credibilità".

Il convegno è stato concluso da Fini: "I cambiamenti climatici sono una drammatica realtà che penalizza in primis noi agricoltori. Occorre mettere in campo al più presto una serie di azioni concrete per evitare che 'la casa bruci', come ha affermato Greta Thunberg. Ognuno deve fare la sua parte e noi imprenditori siamo decisi a fare la nostra a 360 gradi".

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Presentata a Palazzo del Governatore un'approfondita e ricca ricerca documentale sul ruolo dell'acqua nella storia di Parma e della Bassa dal 1530 ad oggi
Parma (PR), 16 Maggio 2019 – Una ricerca approfondita che affonda le sue radici nella storia del nostro territorio e che grazie a quanto emerso proietta nel futuro un'analisi fino ad ora sconosciuta ai più e grazie alla quale anche la programmazione degli interventi sul territorio sarà sicuramente più chiara e fruibile.

Quella della raccolta, conservazione, catalogazione di un ricchissimo e variegato archivio documentale dei corsi d'acqua del parmense realizzato dal Consorzio della Bonifica Parmense su supervisione della Soprintendenza dei Beni Archivistici e Bibliografici dell'Emilia Romagna e grazie all'opera dello staff della ricercatrice Franca Manzini sarà ora ospitato all'Archivio di Stato di Parma a disposizione di chiunque voglia consultarlo sia per ragioni strettamente tecnico-professionali sia dagli storici o semplicemente dagli appassionati su esplicita richiesta.

La raccolta mirata di mappe, documenti catastali, fascicoli amministrativi, registri delibere, contabilità disegni e planimetrie riguardanti dal XIV secolo ad oggi lo sviluppo e il funzionamento delle reti di canalizzazione delle molteplici attività di bonifica nella nostra provincia rappresenta un'opera unica in grado di offrire ai più una nuova prospettiva sulla gestione e governo delle acque locali.

Nel corso della mattinata, a Palazzo del Governatore, di presentazione alla cittadinanza e alla stampa dell'articolato e lungo lavoro sono stati numerosi i relatori che, intervistati dal giornalista Andrea Gavazzoli, hanno voluto portare il loro contributo dopo aver partecipato al processo di stesura della abbondante ricerca: per primo il presidente della Bonifica Parmense Luigi Spinazzi, Fiorella Ceccarelli della Soprintendenza Beni Archivistiche Bibliografici Emilia Romagna, la coordinatrice del team di archivisti ricercatori Franca Manzini insieme ai colleghi Alessandro Andreoli e Marica Balocchi, il Direttore dell'Archivio di Stato di Parma Graziano Tonelli e in conclusione l'Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Parma Michele Alinovi che ha offerto un panoramica capillare sull'imprescindibile ruolo giocato dall'acqua nella nascita e nello sviluppo del territorio.

Nell'occasione si sono potute ringraziare anche Gabriella Olari e Anna Sarti del Consorzio di Bonifica che, rispettivamente nel coordinamento del progetto e nella raccolta dei materiali, si sono prodigate affinché il lavoro si potesse realizzare nei tempi previsti.

Nel complesso i fondi archivistici denominati Archivio del Consorzio unico per la bonifica della Bassa parmense ed archivi aggregati dal 1530 al 1979 si compongono di 1673 registri, 13 volumi, 2921 fascicoli pari a 74 metri di materiali catalogati. Un sunto della ricerca svolta sarà presto pubblicato sul portale del Consorzio della Bonifica Parmense www.bonifica.pr.it .

 

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