Le raccomandazioni dell'AUSL di Reggio Emilia e le sedi dell'Ispettorato Micologico.
Reggio Emilia 13 agosto 2015 - Le condizioni climatiche favorevoli annunciano la prossima fioritura dei funghi, richiamando gli appassionati raccoglitori nei boschi ricchi di tante specie e varietà, purtroppo non tutte commestibili.
A volte alcune varietà, tossiche o velenose, assomigliano a quelle commestibili e possono confondere il raccoglitore poco esperto, trasformando una gustosa pietanza in un rischio per la salute.
Da lunedì 17 agosto 2015 e fino al 23 novembre 2015 l'Ispettorato Micologico dell'Azienda Usl di Reggio Emilia assicurerà la presenza di esperti per il controllo gratuito del materiale raccolto.
Le sedi
Reggio Emilia, via Amendola, 2 - Dipartimento di Sanità Pubblica, 1° piano,
lunedì e mercoledì dalle ore 14.00 alle ore 16.00, il venerdì dalle ore 10.30 alle ore 12.30
Castelnovo Monti,via Roma, 26 - Servizio di Igiene e Sanità Pubblica
lunedì e venerdì dalle ore 8.30 alle ore 10.30
Scandiano,via Martiri della Libertà, 8, Servizio Igiene e Sanità Pubblica
lunedì dalle 11.00 alle 12.30.
L'accesso all'Ispettorato Micologico è gratuito ai raccoglitori per la determinazione delle specie fungine raccolte (esame della commestibilità). A seguito dell'esame di commestibilità viene rilasciata all'utente copia di certificato di visita, debitamente sottoscritto dallo stesso.
E' importante che i funghi sottoposti a visita siano:
• presentati in contenitori rigidi ed areati (cestini od analoghi contenitori),
• freschi, non congelati o scongelati, non essiccati, non diversamente conservati,
• interi, non recisi o tagliati, non spezzettati, non lavati, o comunque privi di parti essenziali al riconoscimento,
• sani ed in buono stato di conservazione (non parassitati, non ammuffiti, non fermentati, non fradici, non eccessivamente maturi),
• puliti da terriccio, foglie e/o altri corpi estranei,
• provenienti da aree non sospette di esposizione a fonti di inquinamento chimico o microbiologico (ad esempio la vicinanza a strade ad intenso traffico , stabilimenti industriali, inceneritori, frutteti e/o colture trattate con antiparassitari, parchi cittadini),
• all'esame di commestibilità deve essere sottoposto l'intero quantitativo raccolto.
Avvertenze sul consumo dei funghi
I funghi devono essere conservati in luogo fresco in contenitori rigidi ed aerati. Il consumo e le operazioni di conservazione dovranno avvenire nel più breve tempo possibile con l'osservanza delle regole generali di seguito riportate e delle eventuali modalità di utilizzo indicate a seguito dell'esame micologico.
Il consumo dei funghi è comunque sconsigliato nei seguenti casi:
• se non è stata identificata con certezza la specie,
• in grandi quantità e in pasti ravvicinati,
• ai bambini, alle persone anziane ed alle donne in gravidanza o in allattamento,
• alle persone con intolleranza a particolari alimenti, a farmaci o che soffrono abitualmente di disturbi a fegato, intestino, pancreas, senza il consenso del medico,
• crudi o non adeguatamente cotti. La maggior parte dei funghi considerati commestibili provocano disturbi o avvelenamenti se consumati crudi o poco cotti.
In caso di insorgenza di disturbi dopo il consumo dei funghi:
• recarsi immediatamente all'Ospedale al primo sospetto o ai primo sintomi di malessere;
• tenere a disposizione eventuali avanzi del pasto o dei funghi consumati;
• fornire indicazioni utili per l'identificazione delle specie fungine consumate e del loro luogo di raccolta.
Non esistono metodi, ricette, oggetti, ortaggi, metalli od altro in grado di indicare la tossicità del fungo. L'unico metodo sicuro per stabilire la commestibilità è quello di classificarlo, sulla base delle sue caratteristiche, come appartenente a specie di comprovata commestibilità.
Nella nostra provincia è presente il Gruppo Micologico e Naturalistico R. Franchi che promuove la diffusione della cultura micologica nella popolazione. Il gruppo si incontra il lunedì sera dalle ore 21.00 alle ore 23.00 in via Amendola, 2 a Reggio Emilia
Tra Azienda USL e Associazioni di categoria e professionali. Sicurezza alimentare ed export i temi di confronto. -
Parma, 27 maggio 2015 -
E' un'intesa a sei quella firmata nei giorni scorsi nella sede dell'AUSL e che ha portato alla costituzione di un tavolo permanente di confronto settore allevamenti.
Elena Saccenti, direttore generale dell'Azienda Sanitaria, Ilenia Rosi per la Confederazione italiana dell'Agricoltura, Alessandro Corsini per la Federazione provinciale Coldiretti Parma, Monica Venturini di Confagricoltura-Unione provinciale Agricoltori, Claudio Barilli per Confcooperative e Claudio Bovo per l'Associazione regionale Allevatori hanno condiviso il documento che definisce obiettivi, compiti, organismi e funzionamento del tavolo di confronto. Al centro dell'intesa: la qualità e la sicurezza delle produzioni zootecniche, con un'attenzione alla semplificazione delle procedure, in particolare per quanto riguarda l'export.
IL PERCHE' DELL'INTESA
La politica dell'Unione Europea di Sicurezza Alimentare è da considerarsi centrale per il rafforzamento del sistema agroindustriale di Parma, in particolare per quei prodotti tutelati dall'Unione Europea (DOP) e per quelli destinati all'export. Per gestire un sistema agroindustriale complesso e articolato come quello provinciale, è necessario però che i suoi attori trovino una sede e un metodo di lavoro attraverso cui scambiare punti di vista, illustrare e discutere i risultati delle performance sia del sistema economico, sia dell'Autorità competente peri controlli ufficiali, al fine di assicurare un'effettiva comprensione dei problemi e,nel contempo, rafforzare la capacità competitiva degli operatori del settore.
OBIETTIVI DEL TAVOLO
La costituzione del Tavolo permanente di confronto "Settore allevamenti" si propone di cogliere tre obiettivi congiunti: assicurare che il "sistema Parma" risponda agli standard di sicurezza alimentare dell'Unione Europea e sia conforme ai requisiti degli standard sanitari dei paesi terzi verso cui esporta; assicurare agli operatori del settore alimentare a livello di allevamenti abbiano fiducia che l'Ausl di Parma attui i propri processi decisionali e gli interventi collegati, in maniera indipendente equa e trasparente; assicurare che il sistema di controlli ufficiali non determini carichi amministrativi e gestionali ridondanti e non necessari per i produttori alimentari.
CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE DEL TAVOLO
E' composto dalle rappresentanze dei produttori e dall'AUSL di Parma in qualità di autorità competente sulla sicurezza alimentare. Ha sede presso l'Azienda sanitaria e si articola in un Comitato Consultivo, con funzioni di indirizzo, validazione di accordi e linee guida ed emanazione di documentazione collegata ed un Comitato Tecnico con compiti di elaborazione di documenti tecnici ed informativi necessari al buon funzionamento del "Sistema Parma" nel settore degli allevamenti.
COMPITI DEL TAVOLO
Il confronto all'interno del Tavolo può riguardare, tra gli altri: la raccolta delle problematiche gestionali degli operatori del settore alimentare, in relazione alle attività di controllo ufficiale, ai fini di promuoverne la risoluzione e assicurare uniformità nei controlli; il superamento delle pratiche ridondanti ed obsolete;l'interlocuzione su problematiche operative collegate ai controlli ufficiali; la promozione di gruppi di lavoro e/o studio per la realizzazione di iniziative di formazione; l'interpretazione della legislazione nazionale comunitaria e dei paesi terzi verso cui esportano gli operatori del "sistema Parma"; l'elaborazione di Linee guida e documenti tecnici necessari a facilitare la gestione dei processi produttivi degli allevamenti, collegati con la sicurezza alimentare.
FUNZIONAMENTO
Il Comitato Consultivo si riunisce periodicamente e ogni volta che si ritiene necessario e le proprie determinazioni hanno valore di espressione "unitaria" del sistema Parma. Il Comitato Tecnico è come sopra espressione unitaria ed ha sede presso il Dipartimento di Sanità Pubblica dell'AUSL.
(Fonte: Ufficio stampa AUSL di Parma)
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 8 22 febbraio 2015
SOMMARIO Anno 14 - n° 8 22 febbraio 2015 (in Allegato il formato pdf scaricabile)
1.1 editoriale Libia: l'ultima barzelletta, "serve un'azione diplomatica"
3.1 nutrizione Frittura, meglio l'extra vergine d'oliva dell'olio di girasole
3.2 Eventi Expo 2015: Parmigiano Reggiano nel "supermercato del Futuro" con oltre 70 caseifici.
3.3 Quote Latte Il processo di concentrazione degli allevamenti da latte in Francia
4.1 cereali Cereali, continua la fase altalenante
5.1 Lattiero caseario L'ascesa dei derivati del latte.
6.1 OGM No OGM. Anche il Consiglio di Stato boccia il ricorso di Fidenato.
6.2 EFSA Batteri resistenti. Prima analisi congiunta tra "Agenzie" per la lotta ai batteri resistenti
6.3 pomodoro OI Pomodoro, Campagna 2015: consegna dei contratti entro il 4 marzo
7.1 cereali Cereali, in leggero rialzo per fattori congiunturali..
8.1 eventi Mortadella di Bologna e Birra si sposano a Rimini
8.2 Mele e OGM No OGM, e intanto dagli USA arriva la mela che non invecchia.
9.1 lattiero caseario Latte, la concentrazione dell'offerta per rafforzare il settore
Chi pensa che il fritto con olio di semi di girasole sia più leggero e salutare di quello con olio extra vergine di oliva deve ricredersi. Non è una questione di gusto, ma dei composti insalubri, potenzialmente tossici, che si vengono a creare durante la frittura.
Verona - Ricercatori dell'Università dei Paesi Baschi in Spagna hanno messo a confronto extra vergine e olio di girasole durante una frittura durata 40 ore a 190 gradi in un friggitrice di tipo industriale. I cambiamenti chimici degli oli sono stati monitorati con la sofisticata tecnica analitici della risonanza magnetica nucleare.
Gli studiosi hanno potuto evidenziare come il livello di sicurezza dell'extra vergine, in termini di contenuto di aldeidi, sia molto più elevato. Infatti non sono stati riscontrati composti potenzialmente citotossici e genotossici, come il 4-idrossi-(E)-2-alchenali, nell'extra vergine, al contrario dell'olio di semi di girasole.
Significative differenze sono anche state notate in rapporto alla percentuale di composti polari a favore dell'olio extra vergine d'oliva, il che comporta grandi differenze nel livello di sicurezza dell'uso in frittura tra i due oli.
(Verona Fiere - 17/02/2015 SOL&AGRIFOOD)
Le agenzie dell'UE pubblicano la prima analisi integrata dei dati derivati dall'uomo e dagli animali.
Parma - L'uso di alcuni antimicrobici negli animali e nell'uomo è associato allo sviluppo di resistenza a questi agenti nei batteri provenienti da animali ed esseri umani. Esistono inoltre importanti differenze fra i Paesi europei nel consumo di antimicrobici negli animali e nell'uomo. Sono questi alcuni dei risultati della prima analisi integrata in Europa dei dati derivati dall'uomo, dagli animali e dagli alimenti, pubblicata congiuntamente dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA).
La "Prima relazione congiunta dell'ECDC/EFSA/EMA sull'analisi integrata del consumo di agenti antimicrobici e sulla comparsa di resistenza agli antimicrobici nei batteri provenienti dall'uomo e dagli animali destinati alla produzione alimentare" individua inoltre limitazioni nei dati, che devono essere risolte per consentire di approfondire l'analisi e di trarre conclusioni. Servono tra gli altri dati supplementari sul consumo di antimicrobici da parte delle specie animali, dati sul consumo di antimicrobici negli ospedali in un maggior numero Paesi europei e il monitoraggio dei batteri resistenti nella flora normale sia delle persone sane sia dei malati.
L'analisi è stata eseguita su richiesta della Commissione europea e associa i dati provenienti da cinque reti di monitoraggio europee, che raccolgono informazioni dagli Stati membri dell'Unione europea (UE), da Islanda, Norvegia e Svizzera.
Questo approccio olistico punta a sfruttare meglio i dati esistenti e quindi a rafforzare i sistemi di monitoraggio coordinati sul consumo di antimicrobici e sulla resistenza agli antimicrobici in medicina umana e veterinaria, nonché a consentire ai responsabili delle politiche di decidere in merito alla modalità migliore per affrontare la resistenza agli antimicrobici nell'uomo e negli animali.
La relazione congiunta informerà il piano d'azione della Commissione europea per contrastare le crescenti minacce associate alla resistenza agli antimicrobici. I dati contribuiranno inoltre a stabilire solide metodologie e priorità nella lotta contro lo sviluppo di resistenza agli antimicrobici.
Si tratta della prima di una serie di relazioni che l'EMA, l'EFSA e l'ECDC intendono pubblicare sulla base dei dati raccolti da varie reti di monitoraggio.
L'accesso a dati precisi sull'uso degli antimicrobici e sulla comparsa di resistenza agli antimicrobici è un passo essenziale per mettere a punto e monitorare politiche in grado di ridurre al minimo lo sviluppo di resistenza e di preservare l'efficacia degli antimicrobici per le generazioni future.
(EFSA 30 gennaio 2015)
L'EFSA ha dato avvio al proprio esteso programma di attività di natura scientifica, comunicativa e istituzionale per il 2015.
Pietre miliari di quest'anno saranno l'adozione di circa 400 atti scientifici, il rinnovo della composizione di otto dei gruppi di esperti scientifici dell'Autorità e del comitato scientifico, nonché l'organizzazione della seconda conferenza scientifica dell'EFSA a Milano (che rientra tra i contributi dell'UE a EXPO 2015).
Parma - L'EFSA perseguirà poi una serie di ambiziosi progetti di trasformazione riguardanti la gestione delle competenze professionali, il trattamento di dati e informazioni, lo sviluppo di nuovi approcci metodologici e l'iniziativa di valutazione aperta del rischio. La continua cooperazione con i propri partner e le parti interessate sarà essenziale per il successo di questi e di altri progetti che sono sull'agenda dell'EFSA per i mesi a venire.
I lavori scientifici più importanti includeranno l'elaborazione di pareri su acrilammide e caffeina; la revisione degli allegati sugli organismi nocivi alle piante nell'UE; e l'avvio di un progetto multidisciplinare sulla valutazione del rischio connesso ai fattori di stress per le api. Oltre alle annuali relazioni di monitoraggio dei dati - su zoonosi, focolai infettivi di origine alimentare, resistenza agli antimicrobici e residui di pesticidi - verrà pubblicata una nuova relazione sulle sostanze chimiche negli alimenti.
Il programma di lavoro annuale è parte del documento unico di programmazione dell'EFSA per il periodo 2015-2017, che illustra le priorità dell'Autorità per i prossimi anni.
Bernhard Url, direttore esecutivo dell'EFSA, ha dichiarato: "Anche questo sarà un anno fitto d'impegni per l'EFSA. Il documento spiega in che modo intendiamo garantire che i nostri metodi, dati e competenze continuino a soddisfare le esigenze dell'Unione europea e dei suoi 500 milioni di cittadini, e che l'EFSA resti all'avanguardia nella valutazione scientifica dei rischi collegati agli alimenti.
"Oltre a garantire sempre l'eccellenza nelle nostre attività scientifiche di base, vogliamo esporre ancora di più il nostro lavoro a un più ampio controllo e coinvolgimento dei nostri utenti. Vogliamo costruire sinergie durature nel sistema europeo di sicurezza alimentare, che usino le limitate risorse a disposizione nel modo più efficiente possibile e consentano a tutti i membri della comunità europea dei valutatori del rischio di condividere competenze e conoscenze. Tutto ciò sarebbe vano se l'operato dell'EFSA non godesse di credito, e ciò si verificherà solo se saranno in piedi tutti gli elementi della nostra strategia pluriennale: una scienza obiettiva e di alta qualità, una cooperazione proficua, una valutazione trasparente del rischio e una comunicazione chiara".
(EFSA 4 febbraio 2015)
Un nuovo software dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) mette a disposizione delle parti interessate uno strumento per effettuare l'analisi di dati complessi nel contesto della valutazione dei rischi da piante geneticamente modificate (GM).
Parma 6 ottobre 2014 - Il programma, di facile utilizzo, può essere scaricato gratuitamente dal sito web dell'EFSA e permette ai soggetti che devono presentare richieste di autorizzazione, ad esempio Stati membri e aziende, di analizzare dati desunti da esperimenti sul campo con un singolo clic del mouse.
In base alla legislazione dell'UE gli organismi geneticamente modificati (OGM) devono essere sottoposti a una valutazione del rischio prima di essere immessi sul mercato. Parte integrante di tale disamina scientifica è la valutazione di prove sul campo che forniscano i dati per la valutazione comparativa, metodo che mette a confronto le piante geneticamente modificate con le loro controparti convenzionali.
L'EFSA, in collaborazione con l'Università e il Centro di ricerca di Wageningen nei Paesi Bassi, ha sviluppato uno strumento software per eseguire l'analisi statistica necessaria per la valutazione comparativa in modo conforme alle linee guida dell'EFSA e alla legislazione dell'Unione europea.
La dott.ssa Claudia Paoletti, dell'Unità GMO dell'EFSA, ha dichiarato: "Questo software è un prezioso strumento di lavoro per tutti quelli che desiderano produrre dati conformi alle raccomandazioni contenute nella guida dell'EFSA. I soggetti interessati - compresi i richiedenti - che applicano lo strumento software OGM correttamente, possono essere certi che i dati comparativi ottenuti siano adatti alle finalità della valutazione del rischio. Il software è un ausilio messo a disposizione dall'EFSA per agevolare tutte le parti interessate, ma non è obbligatorio usarlo".
Il software esegue l'analisi simultanea della pianta geneticamente modificata rispetto alle sue varietà di controllo e di riferimento non geneticamente modificate (test di differenza e test di equivalenza, rispettivamente, come descritto nel regolamento (UE) n.503/2013). Con un solo clic viene generato un documento che elenca tutte le differenze significative e le rispettive categorie di equivalenza. Il software è flessibile e consente alle parti interessate di modificare alcune impostazioni a seconda delle esigenze specifiche dell'analisi che si vuole eseguire. Permette inoltre l'introduzione di fattori diversi secondo le specifiche condizioni ambientali delle singole prove sul campo.
"Abbiamo testato ed eseguito il debug del sistema prima di andare in diretta", ha aggiunto la dott.ssa Paoletti. "Si tratta pur sempre di un nuovo software e piccoli problemi iniziali non possono essere del tutto esclusi. Abbiamo creato un'apposita casella di posta elettronica e incoraggiamo qualsiasi utente a darci un riscontro, in modo da poter affinare ulteriormente il programma".
La presenza di Salmonella spp. riscontrata in origano proveniente dalla Turchia.
Roma, 20 agosto 2014 -
L'Italia ha attivato, il 18 agosto 2014, il Sistema rapido di allerta europeo (Rasff n° 2014.BIN) avvisando le autorità sanitarie dei diversi Paesi europei circa la presenza di salmonella spp. presente in origano fresco dalla Turchia e commercializzata in Italia.
I batteri appartenenti a questo genere sono responsabili della "salmonellosi", una delle più frequenti malattie a trasmissione alimentare.
La Salmonella spp. ha come habitat il tratto intestinale dell'uomo e degli animali e la sua presenza nell'ambiente è conseguente a contaminazione fecale. Si distinguono salmonelle adattate all'ospite, responsabili di tifo e paratifo nell'uomo, diffuse nei paesi in via di sviluppo, e salmonelle non ospite-specifiche che possono infettare l'uomo e gli L'infezione si trasmette principalmente per via oro-fecale. In Europa la principale via di contaminazione dell'uomo è rappresentata dal consumo di alimenti contaminati: in particolare carne di pollo, tacchino e maiale, molluschi bivalvi, semi germogliati pronti al consumo, uova e ovoprodotti, prodotti lattiero-caseari a base di latte crudo, frutta e verdura crude. Gli animali domestici quali cani, gatti, uccelli, roditori e rettili (iguane e tartarughe d'acqua) possono rappresentare, seppur raramente, una fonte di infezione per l'uomo.
Possono variare dai semplici disturbi del tratto gastro-intestinale ( dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, febbre) fino a forme cliniche più gravi (batteriemie e infezioni extra intestinali) soprattutto nei bambini, anziani e nei soggetti immunodepressi. I sintomi della malattia si manifestano comunemente tra le 12 e le 36 ore dall'ingestione degli alimenti contaminati e si protraggono per 4-7 giorni. Solitamente la malattia ha un decorso benigno e autolimitante.
Sebbene il numero totale di infezioni sostenute dal genere Salmonella abbia subito un decremento nel corso degli ultimi anni, sia in Europa che in Italia, essa continua a rimanere l'agente di malattia trasmessa da alimenti più frequentemente isolato. In Europa, nel 2010 il numero totale di casi confermati di salmonellosi è risultato pari a 99,020 (21,5 casi su 100.000 abitanti), diminuiti dell'8,8% rispetto al 2009, mentre nel nostro Paese è stato di 2,730 (4,5 casi su 100.000 abitanti). Non è la prima volta, ricorda Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", che viene segnalata la presenza di questo pericoloso batterio in prodotti alimentari e quindi dannosi per la salute. Ecco, perchè è necessario mantenere sempre alta l'attenzione ed il sistema di allerta europeo, in questo senso, ci aiuta a segnalare tempestivamente i pericoli per i consumatori. Pertanto si raccomanda massima allerta e di rispettare le basilari norme igieniche.
Secondo il più recente sondaggio condotto da Coldiretti/Ixé, la stragrande maggioranza degli italiani non si sente tutelata dalle leggi dell'UE in materia di sicurezza alimentare.
- di Virgilio
Parma 21 Maggio 2014 ----
Due Italiani su tre ritengono che la crisi economica abbia fatto aumentare i rischi alimentari. E' quanto emerge dall'indagine condotta da Coldiretti/Ixe' i cui dati sono stati presentati esposizione "Con trucchi ed inganni l'Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani" al maxi raduno con diecimila agricoltori dalle diverse regioni a MICO - Fiera Milano Congressi. Una quota consistente dei detentori di questo convincimento, il 24%, attribuisce la responsabilità alla diffusione dei cibi low cost, il 21 per cento all'apertura delle frontiere a paesi comunitari e il 20 per cento alle diffusione delle frodi dovuta alla necessità della malavita di trovare nuove aree di business.
Una analisi che fotografa bene la realtà dei fatti poiché in Italia dall'inizio della crisi sono più che triplicate le frodi a tavola con un incremento record del 248 per cento del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffatte o falsificate, secondo l'analisi della Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013.
A peggiorare la credibilità dell'Unione Europea hanno certamente contribuito - sostiene la Coldiretti - gli episodi di truffe ed inganni che si sono moltiplicati nel tempo della crisi, dallo scandalo della carne di cavallo agli inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy, con il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, l'olio di oliva proveniente dalla Spagna o i prosciutti provenienti dalla Germania "spacciati" per Made in Italy per l'impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti.
Non tutti pero' - continua la Coldiretti - la pensano così con il 31 per cento che ritiene invece che l'Ue non abbia modificato nulla ed il 25 per cento che addirittura abbia migliorato l'alimentazione degli italiani mentre un residuo 9 per cento non risponde. Proprio sulla base delle scelte discutibili che sono state spesso fatte, dall'indagine Coldiretti/Ixe' si evidenza anche che il 52 per cento degli italiani ritiene che l'Ue non dovrebbe legiferare e decidere sui cibi che gli italiani consumano, mentre il 42 per cento ritiene il contrario e il 6 per cento non risponde.
Sta di fatto che il diffuso sentimento di insicurezza alimentare non è solo determinato da una "percezione soggettiva" ma anche il risultato di riscontri oggettivi. Nel corso del 2013, infatti come rileva l'indagine Coldiretti /Ixé, sono aumentati del 14 per cento gli allarmi alimentari in Italia con ben 514 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute, sulla base del sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), rispetto al 2007 in cui è iniziata la crisi.
Si tratta - conclude la Coldiretti - di un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa, prima dell'inizio della crisi.
Il Ministro Martina cercherà di coinvolgere anche altri Paesi già in occasione del prossimo Consiglio dei Ministri UE per la sospensione l’utilizzo del “semaforo” sull’etichetta nutrizionale.
di LGC - Parma, 23 marzo 2014. "La posizione del Governo italiano sull'etichetta nutrizionale o a 'semaforo', voluta dal Regno Unito, è di contrarietà. Già in occasione del prossimo Consiglio dei Ministri europei dell'Agricoltura e della Pesca ho intenzione di coinvolgere su questo tema anche gli altri Paesi che hanno già espresso contrarietà, per ribadire la necessità di sospendere l'utilizzo di uno strumento che potrebbe andare a ledere anche alcune tra le nostre tradizionali eccellenze alimentari, in modo particolare i prodotti a denominazione di origine. Il rischio, infatti, è che vengano date ai consumatori informazioni approssimative e fuorvianti sulle caratteristiche e le peculiarità dei prodotti agroalimentari, con conseguenze dannose anche per le nostre aziende".
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, commentando il documento della Conferenza delle Regioni che chiede al Governo di intervenire presso le Istituzioni comunitarie per la sospensione del sistema di "etichettatura a semaforo" autorizzato dal Ministero della Salute del Regno Unito.
Un’iniziativa, quella del Regno Unito, che non era stata apprezzata da Agrinsieme - il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane, in quanto “La luce rossa si accenderebbe per circa un terzo dei prodotti esportati oltre Manica, danneggiando un paniere che nello scorso anno ha generato ricavi per quasi 650 milioni di euro.”