L' augurio di un tifoso all' ex campione ferrarista Michael Schumacher, rimasto vittima di un incidente mentre sciava in Francia e ora in gravissime condizioni all 'ospedale di Grenoble -
Parma, 6 gennaio 2014 -
Quella mattina la sveglia suonò presto. Io e mio padre ci sedemmo assonnati davanti la televisione: finalmente, dopo 21 anni, la Ferrari aveva la concreta possibilità di vincere il mondiale di Formula 1. La squadra di Maranello era riuscita a conquistare l'anno precedente, il 1999, il titolo riservato ai costruttori ma non il prestigioso e più importante per i fans titolo piloti. Perchè la Formula 1, più che di meccanica, è una storia di uomini e quel giorno un uomo, tale Michael Schumacher, riportò l'iride a Maranello e tante emozioni quasi dimenticate, o mai vissute, nel cuore degli appassionati. Un uomo di Kerpen, Germania, padre di famiglia, testardo, coraggioso, a volte spregiudicato e prevaricatore ma al tempo stesso antipersonaggio e totalmente devoto al suo lavoro. Un esempio di vita. Era arrivato in Formula 1 per caso sebbene già conosciuto nell'ambiente delle corse per la sua velocità istintiva, mostrata in F3, e per la sua capacità di conservare la meccanica, dote messa in evidenza durante le gare di durata condotte con un potente prototipo Sauber Mercedes. Eppure non si sarebbe forse mai affacciato sul dorato mondo della Formula 1 se un pilota della Jordan, squadra non di primissima fascia in Formula 1, non fosse venuto alle mani con un tassista londinese. La Jordan si ritrovò con la necessità di sostituire un pilota finito in galera. La gara in programma era quella di Spa, Belgio. Eddie Jordan, proprietario della squadra, voleva un pilota con una buona conoscenza del tracciato. Schumacher mentì. Nella vita certi treni vanno presi al volo. Un balbettio, un qualsiasi tentennamento e la vita prende una piega diversa o continua su binari che già si conosce. Il suo coraggio e la sua determinazione lo premiarono: si qualificò 7° con una vettura non di primo piano e ben davanti all'esperto compagno di squadra, Andrea De Cesaris. Con una fandonia, perchè non aveva mai corso su quel tracciato, e tanta determinazione aveva posto le basi della sua leggenda. Una storia ricca di vittorie: due campionati del mondo vinti con l'italo-inglese Benetton, e quella mattina italiana seduto sul mio divano assistetti alla vittoria del primo dei suoi cinque titoli da Ferrarista. Un cammino così lungo e appassionante che entrò nella vita stessa dei tifosi Ferrari e degli appassionati di Formula 1. Una casualità adesso costringe, lui alla sofferenza ed alla lotta per la vita in un ospedale francese, noi suoi grandi fans all'ansia. Abbiamo corso con te Michael per vent'anni. Te ci mettevi il piede e la testa; a noi piace pensare un pò di forza nel tuo coraggioso cuore. Adesso è arrivato il momento di vincere ancora, magari prendendosi gioco del destino come tu stesso facesti in quel lontano 1991. Coraggio, forza, cuore e un grande in bocca al lupo, campione di mille battaglie.
Matteo Landi