Di Coopservice 15 Ottobre 2020
L’esigenza di difendersi dai pericoli che ci circondano è un bisogno naturale dell’uomo, in diretta connessione con il sentimento della paura, destinato ad accrescersi con l’accumularsi delle esperienze personali e con l’impronta delle dinamiche sociali in cui siamo inseriti. Di sicuro la paura e il bisogno di alzare le difese personali sono un tratto sempre più distintivo della contemporaneità, alimentato dalla crescente atomizzazione delle vite degli individui, dall’indebolimento delle reti di protezione familiari, dalla sempre maggiore concorrenzialità individualistica secondo canoni di affermazione, visibilità e riconoscibilità veicolati da media e social network, unite ai perduranti effetti di una crisi economica globale iniziata nel 2008 e aggravata ora dagli effetti della pandemia.
Il crescente bisogno di sicurezza personale
A farne le spese è soprattutto la visione che ognuno di noi ha del futuro: secondo l’ultimo rapporto del Censis il 70% degli italiani guarda al domani con un atteggiamento di profonda incertezza, per non parlare di un ulteriore 17% che si ritrae in un inguaribile pessimismo. Si capisce dunque come il portato di questo ‘sentiment’ che pervade così massicciamente il corpo sociale sia il diffondersi a macchia d’olio di esistenze quotidiane segnate dalla disillusione, dallo stress, dall’ansia: stati d’animo che alimentano il diffondersi del virus della sfiducia, tanto è vero che l’indagine del Censis certifica che il 75% degli italiani non si fida più degli altri. I tre quarti della popolazione, una enormità.
L’immersione quotidiana nel rimbombante vortice dell’informazione completa poi il quadro: la visibilità dei casi di cronaca viene oggi moltiplicata dalle catene comunicazionali dei social, toccando inevitabilmente la nostra sensibilità alle esigenze della sicurezza personale. La frequentazione quotidiana di episodi di bullismo, furti, stupri, aggressioni, omicidi assume così una rilevanza notevole nelle nostre vite amplificando il bisogno di sicurezza.
L’utilità delle sempre più diffuse tecniche di difesa individuale
All’interno di una società così improntata alla paura e alla sfiducia la maggioranza delle persone ha reagito secondo quello che sempre il rapporto del Censis ha definito “furore di vivere”, ovvero la messa in atto di stratagemmi che hanno creato “piastre di sicurezza cui aggrapparsi”, reazioni essenzialmente individuali dettate da una sorta di istinto di sopravvivenza: valga per tutti l’esempio della perdurante incertezza economica, affrontata riducendo i consumi ed accumulando liquidità in giacenza.
È nell’ambito di queste macro-tendenze sociali che va collocato il crescente ricorso alle discipline che educano alle tecniche di difesa individuale. Da una parte il fenomeno si colloca nell’ambito della tendenza contemporanea a costruirsi identità fuori dal contesto professionale o familiare, di cui costituisce un esempio il ricorso a stili di vita salutistici fondati sulla pratica di attività sportive o comunque motorie (sono oltre 20 milioni gli italiani interessati). Dall’altra, come detto, risponde a una specifica esigenza di sicurezza individuale la cui soddisfazione alimenta a sua volta l’autostima personale e può favorire una maggiore positività nell’esperienza quotidiana.
Il crescente successo del Krav Maga quale tecnica di difesa personale
Oltre alle tradizionali discipline orientali quali Judo, Ju Jitsu, Kung-fu, Taekwondo, Karate e Thai Boxe, negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede la diffusione di una pratica di difesa a mani nude che non si configura quale arte marziale ma piuttosto quale ‘sistema di combattimento’, pragmaticamente finalizzato alla immediata neutralizzazione della minaccia attraverso l’utilizzo di ogni tipo di azione che consenta di arrivare allo scopo. Si tratta del Krav Maga, tecnica di combattimento adottata inizialmente dall’esercito israeliano e che ha avuto una crescente diffusione in tutto il mondo, favorita dall’estrema semplicità e immediatezza del suo apprendimento.
Tecnicamente, in realtà, il Krav Maga attinge notevolmente dalle arti marziali tradizionali ma al contempo si differenzia da esse per due aspetti fondamentali: il primo consiste nel fatto che l’arte marziale normalmente predilige un’impostazione attendista, che lascia all’avversario la prima mossa, mentre il Krav Maga punta a una rapida neutralizzazione dell’aggressore prima che questi possa diventare una minaccia. La seconda è che l’insegnamento delle tecniche non è associato alla componente culturale e filosofica, ma è focalizzato sulla neutralizzazione più rapida ed efficace possibile dell’avversario.
Certo, trattandosi comunque di una tecnica di autodifesa, analogamente alle arti marziali incoraggia i praticanti a evitare se possibile lo scontro fisico: per questo la preparazione emotiva occupa circa la metà del tempo dedicato all’addestramento. Ciò si concretizza sia in accorgimenti atti a prevenire il pericolo di aggressioni che in tecniche psicologiche atte a neutralizzare preventivamente il potenziale aggressore. Questo tipo di addestramento rafforza una delle componenti più importanti del Krav Maga e delle tecniche di difesa personale: il rafforzamento dell’autostima.
L’utilizzo del Krav Maga tra le Forze dell’Ordine e gli operatori della sicurezza
Se dunque normalmente la pratica del Krav Maga è insegnata e praticata a livello civile, essendo finalizzata a porre in condizione una persona dal difendere se stessa in caso di aggressione, l’apprendimento delle tecniche di Krav Maga per addetti alla sicurezza e Forze di Polizia ha caratteristiche specifiche, modificandosi i presupposti. In generale l’operatore di Polizia è chiamato ad intervenire in una situazione di minaccia per l’incolumità dei cittadini, neutralizzando e fermando chi l’ha provocata. Per un addetto alla sicurezza invece la missione è generalmente quella di proteggere un luogo, attraverso la sorveglianza o eseguendo controlli ai varchi e agli accessi di aree sensibili quali ad esempio aeroporti, tribunali, o durante eventi sportivi o musicali. Il tratto comune è che comunque tutti gli operatori della sicurezza sono chiamati ad affrontare possibili aggressioni da parte di soggetti criminali o instabili e, a tale scopo, attraverso l’apprendimento delle tecniche del Krav Maga possono essere specificamente preparati per risolvere a proprio vantaggio le situazioni di minaccia che si possono creare.
L’insegnamento di questa disciplina è un tassello fondamentale della formazione e dell’addestramento delle Forze di Polizia e alle Guardie Particolari Giurate.
Ma servono istruttori esperti e altamente qualificati per trasmettere efficacemente tecniche e nozioni. Giacomo Bruno è un istruttore di Krav Maga Police, Ju Jitsu Israeliano, Kick Boxing FIKBMS, Personal Trainer FIPE 2° livello, nonché G.P.G. dell’Istituto di Vigilanza Coopservice. Alla sua competenza ed esperienza è affidato il corso, avviato nel settembre 2020 a Parma, di Krav Maga Police organizzato, in collaborazione con Coopservice, e destinato specificatamente agli operatori della security, siano essi appartenenti alle Forze dell’Ordine o agli Istituti di Vigilanza. Un’occasione anche di confronto e di scambio tra coloro che, seppur con ruoli e funzioni diverse, si trovano ogni giorno a fronteggiare rischi concreti per la loro sicurezza e incolumità e per quella degli altri.