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Giovedì, 28 Febbraio 2019 11:21

Tra gestione delle acque e federalismo fluviale.

Quando ai tempi di Maria Luigia costruirono la Reggia sul torrente Parma, le acque che scorrevano avevano poca escursione di portata tra l'estate e l'inverno. Le piene di allora non arrivavano mai a sfiorare il cortile della Reggia ed anzi, attraverso opportune traverse a valle, anche nei periodi di magra riuscivano a mantenere un livello di acqua tale da consentire l'utilizzo di barche. Tant'è che Maria Luigia da lì, via acqua arrivava al Po e poi a Venezia.

Poi costruzioni selvagge nei secoli successivi restrinsero l'alveo di monte e le portate aumentarono a dismisura, così che sotto le arcate della Reggia si costruirono muri a difesa dalle piene. Un obbrobrio architettonico di quelli che non vorresti mai vedere su un manufatto storico di inestimabile bellezza, non a caso soprannominato "la piccola Versailles". Un modus operandi che ha deturpato uno dei più importanti monumenti d'Italia. Riportare lo stato della Reggia ai tempi che furono, è da considerare assoluta priorità. Per farlo occorre mettere in sicurezza Colorno dalle piene, realizzano esondazioni controllate a monte, nell'ottica di un Federalismo Fluviale che obblighi i territori a trattenere le proprie preziosissime acque piovane il più possibile, rilasciando a valle solo la portata minima vitale o la massima ammissibile nei periodi più piovosi. Il concetto del federalismo fluviale è strettamente propedeutico allo sviluppo di un serio progetto di scolmatura delle acque, in aree non o poco antropizzate, al fine di ridurre le portate di acqua, e di consentire anche a mezzo di laghetti la possibilità di fare scorta d'acqua per i periodi siccitosi e ad uso irriguo per i campi.

Occorre ricordare che le aree controllate esondabili, non saranno mai sminuite nel loro valore. Non si andranno mai a creare territori di serie "A" o serie "B", anzi i luoghi scelti, grazie alla copiosa fornitura idrica saranno sempre più appetibili per uso agricolo. Non è possibile cementificare dappertutto. Occorre un rispetto doveroso di normative vigenti che prevedono aree verdi e/o "selvagge" per ogni tot. di mq di cemento gettato. L'uomo si sta continuando ad impossessare di aree naturali, privando di habitat le varie specie animali, e continuando a edificare senza nessuno scrupolo.

In pratica grazie alle esondazioni controllate, si riporterà il torrente vicino al corso che natura gli diede. Oggi purtroppo sempre più ingegneri si disinteressano del mondo in cui viviamo e della vera sicurezza dei territori, impegnandosi solo a realizzare opere idrauliche insufficienti, a volte poco sicure, ma di sicuro e forte nocivo imbatto ambientale. In molti ad esempio, dopo aver incanalato l'alveo, credono di porvi rimedio con immense casse di espansione. Casse che furono inventate, giustamente, per impianti fognari con acque bianche. Il nome "cassa" deriva dalla forma a parallelepipedo delle vasche in cemento armato a supporto delle fogne.

Casse di espansione che fermano solo temporaneamente il picco di piena, facendolo poi disperdere in mare, senza alcuna possibilità di conservazione o di rimpinguamento concreto delle falde. L'acqua, bene prezioso e sempre più raro. Basti pensare che la carenza idrica colpisce più di 4 miliardi di persone in tutto il mondo. E' si giusto impegnarsi ad educare la collettività sul "risparmio idrico", in special modo nei luoghi dove il consumo di acqua è nettamente superiore al fabbisogno effettivamente richiesto, ma altresì non ci si può più permettere di sprecarla.

Occorre quindi l'impegno da parte di tutti gli enti che si occupano di idrogeologia, a trovare il giusto compromesso tra salvaguardia dei territori e conservazione delle acque. Il tutto è possibile, ma solamente iniziando a lavorare davvero sul concetto di esondazioni controllate e di federalismo fluviale. Se ogni territorio riuscisse a trattenere il proprio "oro trasparente", non si vivrebbe più di emergenza e di paura delle alluvioni e nemmeno di siccità.

Il coordinamento del gruppo
AMO - COLORNO

Pubblicato in Ambiente Parma

Piacenza, 23 ottobre 2018 - L'attività del Consorzio di Bonifica di Piacenza, in territorio montano, è volta alla prevenzione del dissesto idrogeologico e alla manutenzione della propria rete stradale e acquedottistica.

E' quindi il Consorzio, nell'ambito della sua attività di sorveglianza, e su segnalazione dei comuni e dei residenti del comprensorio, a effettuare sopralluoghi e a porre in atto monitoraggi continui del territorio.

Per quanto riguarda l'intervento in località Case Ravazzoli, Comune di Gropparello, era stato il comune stesso a segnalare una situazione di dissesto idrogeologico che minacciava la stabilità della strada comunale per Montechino chiedendo al Consorzio un intervento di regimazione idraulica e di sistemazione dei versanti.

I sopralluoghi effettuati dai tecnici del Consorzio di Bonifica hanno confermato il movimento franoso e la necessità di intervento al fine di mettere in sicurezza la strada comunale lesionata.
Al fine di progettare le opere di contenimento adeguate a mitigare il dissesto in atto, sono state eseguite una serie di indagini geologiche articolate in: tre prove penetrometriche dinamiche per valutare le caratteristiche geotecniche del terreno, uno stendimento sismico a rifrazione per ricostruire le geometrie e gli spessori degli strati e il posizionamento di tre piezometri installati lungo in versante per la valutazione e il monitoraggio delle acque presenti nel terreno.

I risultati hanno permesso di ricostruire la stratigrafia del terreno e di riscontrare la presenza di una rilevante circolazione idrica che costituiva la causa dell'innesco del movimento franoso lungo il versante.
Si è resa quindi necessaria la regimazione delle acque così da diminuire il rischio che si formino nuovi movimenti franosi che mettano in condizione di rischio la viabilità rurale in quel tratto.
Gli interventi realizzati sono due: una rete drenante di circa 250 metri lungo il pendio in grado di smaltire le acque in modo sicuro e la realizzazione di una palizzata doppia in legname, della lunghezza di 40 metri, in modo da stabilizzare la scarpata a monte della strada al fine di mitigare ulteriori futuri colamenti.

Giovedì, 18 Ottobre 2018 17:44

Nuova difesa spondale a Case Buschi di Rivergaro

Piacenza, 18 ottobre 2018 - Prevista entro la primavera prossima una difesa spondale in massi in località Case Buschi di Rivergaro.

Il progetto, che prevede un intervento di prolungamento dell'opera esistente, è stato presentato dai tecnici del Consorzio di Bonifica di Piacenza, alla Dott.ssa Patrizia Savarese - Capo di Gabinetto della Prefettura di Piacenza- e al proprietario di un immobile interessato dalla criticità idraulica dell'area fattosi promotore dell'intervento.
L'opera in questione risponde a una serie di richieste di messa in sicurezza formalizzate da parte di alcuni proprietari di immobili, in accordo con l'Amministrazione Comunale di Rivergaro, al Consorzio di Bonifica e alla Prefettura di Piacenza.
L'intervento in sponda destra Trebbia prevede la costruzione di una difesa radente proseguendo verso monte quella esistente realizzata da AIPo alcuni anni fa e, a seguito dei più recenti eventi alluvionali eccezionali, non più in grado di proteggere completamente sia l'opera di presa delle acque e l'edificio di Case Buschi che il nucleo abitato circostante

OBIETTIVI E DESCRIZIONE DEL PROGETTO
L'intervento ha il duplice scopo di proteggere le opere idrauliche di presa delle acque irrigue a Case Buschi e gli edifici storici del borgo evitando che future piene possano aggirare e scalzare la difesa radente esistente provocando danni sia all'abitato che alle opere irrigue del Consorzio.
L'opera in progetto prevede quindi di prolungare verso monte il tratto di difesa spondale esistente lungo circa 320 m realizzato da AIPO alcuni anni fa, con la costruzione di ulteriori 140 m di scogliera da realizzarsi con la stessa tecnica costruttiva di quella esistente. E' prevista anche la messa a dimora di piante arbustive e arboree autoctone al fine di ripristinare le aree a fine cantiere.
I lavori inizieranno appena perfezionate le procedure di gara e si concluderanno entro la prossima primavera.

Bonifica Parmense: difesa idraulica straordinaria anche di notte per il deflusso delle acque dalla città verso la Bassa. Oltre 400 milioni di litri pompati nella rete di canali di bonifica per salvaguardare il perimetro urbano e i centri della Bassa da possibili fuoriuscite

Parma, 19 Marzo 2018 – Impianti idrovori cittadini del Consorzio di Bonifica Parmense in azione a pieno regime nelle ultime 48 ore a causa delle abbondanti precipitazioni cadute sul comprensorio in tempi assai ristretti.

Oltre alle piogge si sono aggiunti anche i flussi derivati dallo scioglimento della neve presente in Appennino nelle ultime settimane e il quantitativo di risorsa idrica arrivato rapidamente alle porte della città ha avuto necessità di un intervento puntuale quanto straordinario.

La messa in funzione tra sabato e domenica, degli impianti consortili urbani, tutt'ora attivi, di Foce Abbeveratoia e Foce Naviglio, unitamente a quelli situati nella Bassa del Cantonale (nell'area sottesa di Busseto, Polesine, Zibello e Soragna), Travacone e Chiavica Rossa a Colorno e Bocca d'Enza a Mezzani hanno consentito di allontanare, mediante l'accensione delle pompe, circa 400 milioni di litri di acqua equilibrandone ordinatamente il deflusso sul territorio.

L'operazione straordinaria ha impiegato una trentina di operatori dello staff tecnico della Bonifica Parmense e un buon numero degli stessi si è prodigato in manovre idrauliche su manufatti, chiaviche e paratoie anche nel corso della notte tra domenica e lunedì in particolare nel Comune di San Secondo in località Grugno e Pizzo.

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