21enne, studente di Ingegneria Gestionale, Massimiliano, in arte Max Huges, ci ha raccontato com'è nata la grande installazione che, da inizio mese, è collocata in Piazza Garibaldi a Parma.

Parma -

“Solo un pazzo come me poteva pensarla”, ci dice Max Huges scherzando mentre spiega come sia nata l’dea dell'opera “Axcept Global Warming”, allusione al doppio significato della parola “accetta”

Nonostante la giovane età, un pò di "pazzia", la giusta dose di intraprendenza e tanta passione per l’arte, hanno portato l'artista a ideare e proporre al Comune di Parma l’installazione di un’opera sicuramente dirompente dal forte valore simbolico.

Cavalcando un tema estremamente attuale, infatti, l’artista prende posizione contro il riscaldamento globale per sensibilizzazione l’opinione pubblica a dare un deciso ”colpo di accetta” a questo fenomeno che impatta gravemente sul pianeta. 

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Ora anche Parma può vantare un’imponente opera d’arte contemporanea alla stregua di quelle di tante città italiane. E viste le dimensioni, la grande accetta che campeggia sulla facciata del Municipio, non poteva di certo lasciare indifferenti i parmigiani, centrando in pieno l’obiettivo dell’artista, che consapevole di eventuali critiche afferma: “L’Arte deve smuovere le coscienze, sia positivamente che negativamente. I commenti non mi spaventano; neanche quelli negativi. L’unica cosa che non mi auguro è l’indifferenza.”

E sicuramente non si può restare indifferenti davanti all'accetta color rosso acceso, alta circa un terzo della facciata del Municipio e che fino a fine ottobre, resterà ancorata ad un lato della principale piazza cittadina.

Un pezzo unico, realizzato in collaborazione con l'ingegnere Andrea Maggiorelli e costituito da un’anima in acciaio rivestita da polistirolo espanso, che rende l’opera estremamente resistente e leggera (soli 130 kg nonostante le dimensioni importanti).

Tra gli sponsor del progetto vi è la ditta Poliart di Lucca, a cui si devono diverse opere d’arte contemporanea di rilievo: da ultimo le grandi installazioni viste all’ultima Design Week in piazza Duomo a Milano (FOTO).

Poi cosa ne sarà dell’opera? Ci dice di aver preso contatti con un investitore di cui ancora non può svelare il nome e spera che negli anni a seguire possa magari trovare spazio in altre città italiane.

Per conoscere meglio l’artista è possibile visitare la mostra di Max Huges attualmente in corso a Parma, presso Palazzo dalla Rosi Prati.

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Intervista e foto a cura di Francesca Bocchia - Testo a cura di Sara Bondani

È un inseguimento impegnativo quello che Mario Ferraguti tenta di compiere nel suo ultimo saggio “La ballata del vento”, edito da Ediclo Editore e presentato giovedì sera al Centro culturale di Langhirano all’interno della rassegna Il Maggio dei Libri.

Lo scrittore, originario di Faviano e da sempre legato al nostro territorio, dopo essersi dedicato alle creature leggendarie e alle tradizioni popolari del nostro Appennino, rivolge ora la sua attenzione ad un elemento naturale che ha più volte stimolato l’immaginazione di diversi letterati: il vento. È proprio dalle suggestioni, dalle paure e dai racconti da esso suscitati nel corso dei secoli e giunti fino a noi, infatti, che Ferraguti ha trovato l’ispirazione e, se vogliamo, il coraggio di trattare un tema così complesso e inafferrabile, nel tentativo di definirlo, di raggiungerlo, di dargli concretezza attraverso la parola. 

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Molte le storie e i personaggi da lui ascoltati in questa sua ricerca: c’è per esempio la signora che, al confine tra Parma e Pontremoli, imprigionava l’aria del Passo della Cisa in piccole bottiglie da vendere come ricostituenti, oppure Baldo che in Normandia rifilava fazzoletti annodati ai marinai, assicurando che sarebbe stato sufficiente scioglierli per sprigionarne una brezza leggera, un vento più sostenuto o una bufera, o ancora il pastore che in Sardegna per scaramanzia soffiava nelle orecchie degli agnelli appena nati. Tra gli incontri più affascinanti del suo viaggio c’è però quello con un griot senegalese, conosciuto proprio a Langhirano, che Ferraguti immagina perfetta personificazione del  “vento uomo”. Infatti, così come l’aria dell’Artico ci racconta del freddo delle terre glaciali e lo Scirocco ci porta la sabbia del deserto, trasportandola per chilometri, allo stesso modo il griot è colui che, conservando la tradizione orale del suo popolo, senza mai darle forma scritta, le permette di essere libera di viaggiare nel tempo e nello spazio. 

Così, pagina dopo pagina, racconto dopo racconto, l’inseguimento descritto da Ferraguti non solo offre tantissimi temi su cui riflettere, tra cui il rapporto che intercorre tra vento e anima, l’esigenza dell’uomo di dare forma a ciò che lo spaventa e la sua difficoltà di accettare la mutevolezza della vita e del mondo, ma permette anche al pubblico e ai lettori di entrare in contatto con l’esperienza dell’autore, in quanto, come lui stesso afferma, quella de “La ballata del vento” “è una storia assolutamente intima che ha a che fare con la propria percezione e con la propria personalità”. 

Con questa serata Il Maggio dei Libri langhiranese si prepara a volgere al termine: un ultimo appuntamento letterario si terrà infatti venerdì 31 maggio alle 20:45 al Centro Culturale di via Battisti, con la presentazione della silloge “Come clessidra d’acqua” della poetessa reggiana Simona Sentieri, accompagnata per l’occasione dalle fotografie di Debora Costi e dall’editore Emanuele Ferrari. 

Di Cinzia Bocci 

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Lunedì, 27 Maggio 2019 11:45

“Bella Nonno!”: via al progetto a Parma

Dopo Minturno (LT), arriva a Parma “Bella Nonno!”. Gli studenti del Maria Luigia studiano per essere consumatori consapevoli e digitali: in autunno saranno loro i “tutor” per gli over65.

Parma –

I giovani nativi digitali diventano “tutor” dei nonni ultra65enni in un corso speciale, che verrà sperimentato in tre città italiane. Dopo il successo riscosso a Minturno (LT), arriva anche a Parma in questi giorni “Bella nonno! Corso di formazione intergenerazionale per anziani attivi”, l’ultima tappa sarà ad Altamura (BA).

Il 29 maggio alle 18 nel teatro del Convitto Maria Luigia di Parma si terrà la presentazione ufficiale del progetto, che si propone di realizzare un originale corso per consumatori attivi e consapevoli, articolato in un ciclo di incontri tematici rivolti a cittadiniover 65, che coinvolga in qualità di “tutor” giovani dai 16 ai 19 anni, perlopiù studenti in alternanza scuola-lavoro.

Il progetto è organizzato da Confconsumatori in collaborazione con UniCredit, nell’ambito dell’accordo Noi&UniCredit, Eni gas e luce e Nestlé Health Science e si avvarrà del supporto di enti pubblici, associazioni attive a livello nazionale e locale. Noi&UniCredit è il programma di partnership fra la banca e 14 Associazioni dei Consumatori, avviato nel 2005 per accrescere la fiducia e la consapevolezza dei consumatori sui temi di banca e finanza e contribuire a rafforzarne la tutela.

A Parma “Bella Nonno!” ha anche il patrocinio del Comune di Parma e dell’Ausl di Parma, che contribuiranno alla formazione dei giovani, insieme alla Polizia Municipale – Nucleo Antiviolenza e agli esperti di alfabetizzazione informatica del progetto regionale “Pane & Internet”. Anche Fidapa Parma e Aidm Parma sostengono il progetto.

I moduli tematici riguardano: l’alfabetizzazione informatica, la gestione delle utenze, alimentazione e salute, strumenti innovativi di pagamento e di accesso ai servizi bancari e, dove possibile, anche gli acquisti. Il tutto con un occhio rivolto alle potenzialità di internet, da conoscere e sfruttare in sicurezza. A giugno saranno formati i “tutor”, mentre in autunno si terranno le lezioni per gli over65.

«Tra nonni e nipoti oggi c’è un abisso di differenze – spiega Mara Colla, presidente di Confconsumatori – i primi sono allergici alla tecnologia, i secondi ne sono quasi dipendenti. Li accomuna, però, la scarsa conoscenza dei propri diritti e doveri di cittadini-consumatori e di come esercitarli. Per questo abbiamo pensato, con questo corso, di metterli insieme, fianco a fianco, per acquisire quelle nozioni di base che ci rendono più attenti e consapevoli quando facciamo la spesa, quando paghiamo la bolletta, quando entriamo in banca o quando acquistiamo, in generale, un bene o un servizio. Il web rappresenta un’enorme potenzialità per risparmiare tempo e denaro, ma va utilizzato correttamente».

LO SCAMBIO INTERGENERAZIONALE - Ai più giovani, più abituati a navigare online, sarà chiesto di accompagnare una generazione spesso diffidente e “resistente” verso le nuove tecnologie. In cambio, i nonni potranno condividere con i loro giovani tutor, l’esperienza maturata negli anni. Attraverso laboratori intergenerazionali, infatti, studenti e anziani saranno chiamati a confrontare le esperienze di consumatori in un Paese in cui servizi e mercato sono in continua evoluzione.

LA RETE CON IL TERRITORIO – I moduli formativi di “Bella Nonno!” sono adattati alla città ospitante, ai suoi servizi pubblici, agli operatori presenti eccetera. Per questo, i formatori di Confconsumatori sono affiancati da esperti di Enti pubblici locali (Comuni e Asl) e/o di altre associazioni senza scopo di lucro attive a livello locale che condividano gli obiettivi formativi del progetto. 

UniCredit supporterà l’iniziativa anche con il contributo della “Social Impact Banking”, mettendo a disposizione i contenuti formativi e le competenze di dipendenti della Banca e di volontari UniGens, un’associazione di volontariato di competenza formata da dipendenti ed ex dipendenti di UniCredit. Obiettivo della “Social Impact Banking” è quello di contribuire allo sviluppo di una società più equa e inclusiva, attraverso l’individuazione, il finanziamento e la promozione di iniziative che indirizzino le principali sfide sociali e producano un impatto sociale positivo sui territori. L’Educazione Finanziaria ed Imprenditoriale rappresenta uno dei pilastri della Social Impact Banking e ha lo scopo di favorire l’inclusione economica e la cittadinanza attiva dei giovani. 

Eni gas e luce supporterà i giovani tutor mettendo a disposizione le proprie competenze nell’ambito dell’efficienza energetica, in linea con la propria mission aziendale, per imparare a fare un utilizzo più consapevole dell’energia con l’obiettivo di consumarne meno, utilizzandola meglio.

Nestlé Health Science supporterà i giovani tutor mettendo a disposizione le proprie competenze in ambito medico-scientifico per sensibilizzare i nonni verso problematiche poco note e sottovalutate come la disfagia e la malnutrizione negli over 65. Dopo un’adeguata formazione, i giovani tutor potranno anche somministrare ai partecipanti due questionari per uno screening preventivo delle due problematiche.

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Domenica, 26 Maggio 2019 09:15

La vita riflessa nelle onde del mare

Poche volte sono stato in barca a veleggiare. Il beccheggio in mare aperto mi ha sempre procurato un forte senso di nausea che limitava la piacevole sensazione di essere cullato dal lento ondeggiare del mare e accarezzato da una dolce brezza marina.

Di Guido Zaccarelli Mirandola, 25 maggio 2019 - Una sola volta, da adulto, mi sono tuffato in mare aperto per assaporare la piacevole sensazione di galleggiare, senza impiegare una cintura salvagente per rimanere a galla.

Un azzardo avvolto nella speranza di trovare conforto nei corsi di nuoto praticati in giovane età. Vedevo in lontananza barche che sfrecciavano veloci senza batter ciglio e alcuni amici intorno a me che si divertivano, e nuotavano senza dimostrare alcun timore. Momenti vissuti in controluce dove il senso di libertà si confrontava con la preoccupazione di andare a fondo. Un timore reverenziale vissuto anche in una lontana occasione, quando dalla battigia ho nuotato facilmente fino alla prima linea di boa e il ritorno è stato reso difficile dal vento contrario che rendeva faticoso l'approdo. Rimanere là in mezzo al mare, senza avere un facile appiglio sul quale fare presa, mi ha portato rapidamente allo sconforto riducendo la possibilità di trovare una facile soluzione al problema. Poi, preso fiato e raccolto ogni energia preziosa sono riuscito a raggiungere la spiaggia affollata di persone intente nel loro relax.

"Là in mezzo al mare" è anche il titolo di un libro scritto dall'autore spagnolo Miquel Reina che racconta la vita di due coniugi, Harold Grapes e Mary Rose, che vivono la loro vita in una abitazione costruita sulla roccia, anche dopo la scomparsa prematura del figlio Dylan, avvenuta in seguito a un incidente. L'abitazione era il luogo della memoria tenuta felicemente in vita dai ricordi del figlio che, per loro, non aveva mai abbandonato la casa. Il senso dell'abbandono non è rimasto solo. Ha trovato facile compagnia quando Harold e Mary Rose sono stati costretti a lasciare l'abitazione in seguito all'erosione della roccia. L'ultima notte, prima del distacco, un fulmine si è abbattuto su di loro e la casa è scivolata lentamente in un mare in tempesta, iniziando a galleggiare come fosse avvolta da una cintura salvagente. L'abbandono ci porta al suo significato vero, dare (essere) in balìa dell'ignoto. Mai come in questo caso, l'immagine evocata dalla condizione "essere in mare aperto in balìa delle onde" porta l'uomo alla riflessione messa in relazione con la impossibilità di aggrapparsi all'ancora di salvataggio quando la vita toglie, e dà, senza un preciso (apparente) ordine delle cose, comportandosi come le onde del mare, che raggiungono la costa frizzanti e pieni di energia per poi abbandonarla e tornare rapidamente su se stesse: «mi basta pensare che lì finisce il movimento di un'onda e da lì riprende energia, che prende nuovamente la spinta perché se ne formi un'altra e poi un'altra ancora.»

Per molto tempo sono stato in balia delle onde e ho fatto fatica a tenere il timone in pugno, soprattutto quando sono andato per mare e mi è mancato l'appoggio. A volte ho incontrato mondi troppo lontani, imbarcazioni troppo lente o veloci dalle quali è stato meglio tenersi alla larga, in altri casi il vero sostegno per continuare. Momenti dove le onde davano energia e onde che, quando si ritiravano, toglievano energia. Un moto ondoso dove è stato difficile rimanere in superficie a stretto contatto con la linea sottile che divideva l'azzurro del cielo e il verde dell'acqua del mare.

Tra un'onda è l'altra, ho trovato l'energia per prendere una pausa necessaria per voltarmi indietro e guardare la scia che mentre nuotavo stavo lasciando dietro di me, per scoprire che non è mai stata dritta. Come la barca che segue una rotta precisa, ho notato che a volte mi attardavo in lunghe curve per riprendere fiato e continuare a nuotare. Il riflesso dell'acqua mi riportava l'immagine di un volto scavato che scompariva in profondità per tornare in superficie ad ogni sbuffo di acqua salata, che le onde alzavano la cresta per prendere il respiro e trarre dalla luce del sole l'energia per dare un senso alla loro presenza in quel preciso istante della vita, evitando di farmi scendere a picco fino a raggiungere le profondità marine. Istanti nei quali il pensiero ha retto fino a condurlo alla riflessione dove incontrare l'immagine dell'attesa: «solo fermandoti comprendi dove stai andando e quale direzione sta prendendo il corso della tua vita.» Il tempo avanza anche in balìa delle onde, e tutto muta e tutto si trasforma, in attesa che le nuvole si alzino e lo sguardo corra verso la luce che in quel momento unisce il cielo azzurro e il mare cristallino. Mi è bastato considerare che oltre le nuvole c'era la luce del sole: il desiderio di vivere.

L'onda della vita riprende il movimento di sempre, continui a nuotare senza cintura di salvagente perché ormai la tempesta è passata e hai imparato che nuotando puoi incontrare gli scogli più insidiosi, che ti arriveranno ancora degli spruzzi in faccia, degli schiaffi del mare e le sferzate di sale negli occhi, ma incontrerai anche una comunità nomade come è capitato ai coniugi Grapes che ti aiuteranno a dare il senso profondo della vita: «Aga guardò Harold seria e abbozzò un debole sorriso. «Siamo tutti nomadi, signor Grapes.» Quella frase lo sconcertò. «Non sono le pareti e nemmeno un posto a fare una casa. Sono le nostre esperienze, le persone che incontriamo nel percorso e, soprattutto, il modo in cui decidiamo di vivere la nostra vita. La vita è movimento. Un equilibrio instabile che può mutare da un momento all'altro.»

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore.
Miquel R., 2018, La casa in mezzo al mare, Nord Editore, Milano
Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/ 
https://www.miquelreina.com/ 
https://letturedikatja.com/la-casa-mezzo-al-mare-miquel-reina-nord/ 

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GUIDO ZACCARELLI

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

Di Manuela Fiorini Parma 26 maggio 2019 - Rodolfo Lapidario stava sonnecchiando seduto alla scrivania del suo ufficio. Nessun cliente, voleva dire nessuna perdita, nessun dolore o sofferenza in qualche famiglia, dal momento che lui gestiva un'Agenzia di Onoranze Funebri. A un tratto, annunciata dal suono gentile del campanello agganciato alla porta per rivelare l'ingresso di qualcuno, entrò una donna che Lapidario conosceva.

Si trattava della signora Cesira, vecchia conoscenza della sua famiglia e, per qualche anno della sua infanzia, era stata anche una sua vicina di casa. La donna era ormai anziana e il padre di Lapidario prima e lui stesso in tempi più recenti, si erano occupati dei funerali di una lunga serie di suoi congiunti. Se ci pensava bene, la signora Cesira aveva sepolto parenti molto più giovani di lei. E anche stavolta, evidentemente, non doveva occuparsi del suo funerale, perché la donna gli si era presentata...in carne e ossa e non sotto forma di spirito. Rodolfo Lapidario, infatti, divideva la sua "clientela" in due categorie, quella dei vivi, che in genere si occupavano degli aspetti più pratici, e quella dei defunti, che si manifestavano a lui con ogni genere di richieste per il loro commiato.
"Buongiorno, Rodolfo...", esordì la signora Cesira guardandosi intorno per assicurarsi che nell'ufficio non ci fosse nessuno tranne loro due.
"Cesira...a che cosa devo la visita?", le rispose Lapidario.
"Hai due minuti, caro?".
"Certo, oggi è una giornata tranquilla. Si accomodi pure. Le preparo un caffè alla macchinetta..."
La signora Cesira si abbandonò sulla poltroncina rossa di fronte alla scrivania di Lapidario.
"Orbene? Di che cosa voleva parlarmi?", iniziò lui porgendole un bicchierino uso e getta con un profumato caffè bollente.
"Prima di tutto, voglio rassicurarti sul fatto che...in famiglia, ci siamo ancora tutti...", esordì la signora Cesira. "Però c'è una questione di cui vorrei parlarti...per avere un tuo consiglio ed eventualmente un aiuto".
Lapidario si sedette e cominciò a sorseggiare il caffè.
"Si tratta di mia figlia, Lara...Lei e suo marito Giacomo, qualche tempo fa, hanno acquistato un antico casale, quasi un castelluccio, con l'intenzione di farci un Bed & Breakfast. Hanno speso un patrimonio per metterlo in sesto, ristrutturarlo, realizzare le camere per gli ospiti, la cucina, la sala...Alla fine, è venuto una meraviglia...e la zona dove si trova, in montagna, è turistica...Tutto insomma, all'inizio faceva pensare che l'attività sarebbe andata a gonfie vele...Invece..."
Lapidario era tutt'orecchie. La signora Cesira gli lanciò un'occhiata eloquente.
"Invece, quando i clienti hanno cominciato ad arrivare, non solo se ne andavano molto prima delle notti prenotate, accettando anche di pagare le penali, ma hanno iniziato a scrivere recensioni molto negative sul B&B di mia figlia su internet...Insomma, sai come vanno queste cose oggi. Un'opinione si trasforma in pubblicità negativa che passa di bocca in bocca...Così mia figlia ha avuto un sacco di disdette...".
"Ne sono molto dispiaciuto, Cesira, ma non vedo come io potrei essere d'aiuto a lei o a sua figlia, che peraltro mi ricordo benissimo, da quando era bambina..."
"Arrivo al punto, Rodolfo...La ragione di tutte quelle recensioni negative non stanno nella gestione dell'albergo, o nel servizio...ma tutte concordano nel dire che nel B&B, si aggirano...strane presenze...soprattutto di notte. E la gente è terrorizzata!".
"Insomma, il casale che sua figlia ha rilevato sarebbe...infestato dai fantasmi?!". Lapidario sgranò gli occhi, poi rivolse uno sguardo affettuoso alla donna che gli stava davanti.
"È assurdo che la gente oggi creda ancora a queste...favole...", commentò, non credendo lui stesso alla bugia che stava raccontando.
"Rodolfo caro, mi meraviglio davvero che proprio tu mi stia dicendo questo...". Ora la signora Cesira lo stava trafiggendo con lo sguardo. "Come tu sai, io ero molto amica della tua defunta mamma, e lo sono stata fino al giorno in cui lei è passata a miglior vita..."
"Sì, certo, lo so..."
"Orbene, tua madre mi parlava spesso delle "bizzarrie" di sua suocera, di come lei sostenesse di vedere le anime dei trapassati e di come le persone che avevano perso un proprio caro si rivolgessero a lei per...comunicare con gli spiriti dei defunti...".
Lapidario deglutì.
"Tua madre mi raccontava anche che il "dono" di tua nonna era stato molto utile negli affari di tuo padre, quando rilevò l'Agenzia di Onoranze Funebri che ora hai ereditato tu...Ma, soprattutto...tua madre mi confidò, un giorno, di essere preoccupata per te..."
"Per me?"
"Aveva origliato per caso una conversazione fra te e tua nonna...che le aveva fatto pensare che tu avessi ereditato da lei quel "dono", quello di vedere le anime dei trapassati e di interagire con loro..."
Rodolfo impallidì. Non aveva parlato con nessuno di questa sua...caratteristica. Evidentemente, sua madre lo aveva fatto per lui. Era molto indeciso se negare la cosa e minimizzare quello che la signora Cesira sapeva, o farle una confidenza che, di fatto, ammettesse il suo "dono".
"Anche io mi sono rivolta a tua nonna per avere notizie di mio marito appena passato a miglior vita, anni e anni fa...In quell'occasione, be', ho avuto modo di appurare che quello che si diceva sulle sue...facoltà non era affatto una diceria...Quindi non ho ragione di dubitare che anche tu sia in grado di interagire con gli spiriti di chi non c'è più".
Lapidario sospirò.
"Che cosa dovrei fare, Cesira?"
"Potresti, per esempio, recarti al B&B di mia figlia, trascorrervi tutto il tempo necessario, naturalmente spesato, e capire se realmente l'antico casale è...infestato, da chi, e che cosa lo spirito irrequieto chiede per andarsene".

*****
Rodolfo Lapidario arrivò nella splendida località di montagna dove si trovava il B&B gestito dalla figlia della signora Cesira e da suo marito. Scese dall'auto e prese una grossa boccata di aria pura e leggera. Dopo tutto, qualche giorno di ferie gli avrebbe fatto bene. Pensandoci bene, erano anni che non si concedeva una vacanza. La giovane Lara, che ricordava bambina, si era fatta davvero una bella donna, con gli occhi luminosi e un sorriso dolce, anche se il suo sguardo non nascondeva una certa preoccupazione. Accanto a lei, c'era il marito Giacomo, che gli venne incontro tendendogli la mano.
"Non si preoccupi, signor Lapidario, sappiamo tutto...mia madre ci ha messi al corrente del suo...dono...ancora prima di contattarla...Sarà nostro ospite in tutto e per tutto...Non abbiamo molti clienti, ultimamente..."
"Già, qualcuno che non ha letto le recensioni, o qualche turista di passaggio, ogni tanto si ferma, ma il mattino dopo pagano il conto in fretta e furia e se ne vanno a gambe lavate".
"Voi avete mai...visto nulla?"
"In realtà, noi alloggiamo nella dependance...", disse Lara voltandosi verso una piccola casetta di mattoni situata dall'altra parte del giardino. "Per lasciare più libertà e privacy agli ospiti. E...no, non abbiamo mai visto nessun...fantasma, o sentito rumori strani, come invece affermano i nostri clienti".
"Non avete mai pensato al fatto che questa faccenda possa essere stata orchestrata apposta per...danneggiarvi?", chiese Lapidario.
"In realtà, sì, ci abbiamo pensato...ma non abbiamo nemici e non ci sono state in passato situazioni tali da farcelo pensare...Nemmeno la concorrenza, siamo l'unica struttura nel raggio di una trentina di chilometri".
"Capisco...Be', allora, facciamo calare la sera e vediamo che cosa posso fare per aiutarvi".
Rodolfo Lapidario prese alloggio in una delle quattro camere del B&B, quella ricavata nella torretta della costruzione. Era davvero un bel posto, caldo, accogliente, rustico, circondato dalla natura e dall'aria pulita. Si sistemò e cenò con Lara e suo marito. Poi, si congedò e si ritirò nella sua camera. Attese. Stava quasi prendendo sonno quando udì un rumore forte e sordo, simile a quello di una porta che sbatte. Si volse verso il pesante uscio della sua camera, ma lo trovò esattamente come lo aveva lasciato. In quel momento, il pavimento di legno cominciò a scricchiolare come sotto il peso di passi. Lapidario scorse un'eterea figura di fanciulla dal volto antico e sofferente. Le sue membra erano quasi trasparenti...La figura si diresse verso la finestra e con gesto deciso la spalancò, facendo entrare l'aria fredda della notte. Poi, emise un lungo lamento...
"Posso sapere perché fai questo?", le domandò Lapidario, mettendosi a sedere sul letto.
La fanciulla si voltò sbigottita verso di lui. I loro occhi si incontrarono.
"Come fai a vedermi? E, soprattutto, a non avere paura di me?"
Lapidario le sorrise bonario.
"Posso vedere le anime dei trapassati da quando ero piccolo...E per me i "fantasmi" sono sempre stati...di compagnia".
L'entità lo guardò stupita.
"Piacere, mi chiamo Rodolfo, Rodolfo Lapidario. Gestisco un'Agenzia di Onoranze Funebri e...aiuto chi ha lasciato fisicamente questa terra a realizzare i suoi ultimi desideri..."
"Che cos'è un'...Agenzia di Onoranze Funebri?", domandò incuriosita la fanciulla.
Lapidario ebbe un'intuizione.
"Da quanto tempo sei...qui?"
"Sono morta nel 1785...Il mio nome è Beatrice..."
"E...posso chiederti come sei morta?"
"Sono stata uccisa...da mio marito...cioè, dal tizio che avevano voluto farmi sposare per ragioni di interesse. Non l'ho mai considerato tale, non l'ho mai amato...perché nel mio cuore c'è sempre stato...il mio vero amore..."
In quell'istante, una folata di vento gelido irruppe nella stanza. Era diversa dalla brezza notturna, pur fresca, che entrava dalla finestra spalancata.
La sagoma di un uomo aleggiò nella stanza. Lanciò un'occhiata a Beatrice, poi a Lapidario, seduto sul letto.
"Lui può...vederci?", domandò con voce profonda, "Anche se non siamo noi a volerci fare vedere da lui?".
"Non è straordinario, Romualdo? Dopo secoli possiamo parlare con qualcuno che non abbia paura di noi...", disse Beatrice, mentre a sua figura impalpabile sembrava emettere luce.
Romualdo si presentò a Rodolfo con un inchino.
"Perché...siete ancora qui?", chiese lui con discrezione.
"Perché questa è...la nostra casa...il luogo dove siamo morti...ma proprio da morti, abbiamo potuto finalmente stare insieme". I due spiriti si sorrisero radiosi.
"Quindi, se ho ben capito, voi due in vita vi amavate, ma il vostro era un amore impossibile, così siete stati scoperti e...uccisi".
"Proprio così...", ammise Romualdo, mentre Beatrice gli si stringeva quasi fino a fondersi con lui.
"Però, miei giovani amici, posso dirvi che c'è un "Oltre", un luogo dove voi potete stare insieme per sempre, evolvervi, completarvi, dimenticando le sofferenze e le questioni terrene...ed è là che avreste dovuto andare, da tempo, ormai..."
"Ma questa è casa nostra, ci viviamo da secoli...se non fosse che ogni tanto, qualcuno di vivo viene a disturbare la nostra quotidianità...", protestò Beatrice, "Per questo facciamo di tutto per spaventarlo e mandarlo via".
"E poi, qui ci sono i nostri resti mortali...chi ci ha ucciso non ci ha dato una degna sepoltura, ma ha gettato le nostre spoglie in un dirupo. Una frana le ha sepolte e da allora giacciono senza una benedizione o un conforto...", aggiunse sdegnato Romualdo.
"Ascoltate...", si fece serio Rodolfo, "ci sono due ragazzi, due giovani sposi, Lara e Giacomo, che hanno comprato questo posto e hanno fatto mille sacrifici per trasformarlo in un...albergo e sperano di guadagnare abbastanza per mantenersi e formare una famiglia. Sono innamorati, come voi...ma la vostra...presenza, sta tenendo le persone alla larga. Si è sparsa la voce che la casa è infestata...e questi due sposi stanno andando in rovina...". Lapidario calcò un po' la mano, ma doveva giocarsi il tutto e per tutto per sistemare la situazione.
"Oh, Romualdo...due giovani sposi...", sussurrò Beatrice. "Non possiamo fare loro questo...non possiamo permettere che altri giovani innamorati soffrano quello che abbiamo dovuto passare noi...e per giunta per colpa nostra".
"Che cosa proponi, uomo che parla con gli spiriti dei morti?", lo sfidò Romualdo.
"Ho un'idea..."

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Il giorno successivo, Lapidario parlò con Lara e suo marito e raccontò loro gli avvenimenti di quella notte. I due lo ascoltarono molto colpiti. Probabilmente, in fondo, non avevano creduto a quello che la signora Cesira aveva detto loro sul "dono" di Lapidario. Rodolfo chiese loro di convocare il parroco del paese. Nel pomeriggio, il prelato arrivò con la sua vecchia e rumorosa Fiat Cinquecento al borgo dove si trovava il B&B.
"Buonasera, Don...come le ho spiegato al telefono, dovrebbe benedire un luogo, oltre quella collina...Spiegarle i dettagli sarebbe piuttosto impegnativo...Le basti sapere che sono...uno studioso di storia e sto conducendo una ricerca su questi luoghi. Ebbene, da quello che ho saputo, circa tre secoli fa due giovani innamorati furono uccisi dai parenti e i loro colpi gettati da un dirupo, senza avere una degna sepoltura...La consideri una bizzarria, se vuole...ma penso che, anche dopo tanto tempo, le anime di quei due ragazzi debbano riposare in pace".
Si recarono quindi tutti insieme oltre la collina. Il sacerdote, indossando i paramenti sacri, e ai piedi un paio di robusti scarponi da montagna, benedisse il luogo dove le spoglie terrene di Romualdo e Beatrice si erano consumate senza il conforto di una tomba. Solo Rodolfo Lapidario riuscì a scorgere, alle sue spalle, le eteree figure dei due giovani, visibilmente commossi. Lui sorrise loro e si scambiarono uno sguardo pieno di gratitudine. Non era ancora finita, però. Rodolfo aveva chiesto a Lara e a Giacomo la cortesia di poter rimanere ospite ancora per una notte.

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Il buio della stanza si rischiarò alla tenue luce emanata da due sagome umane. Beatrice e Romualdo aleggiarono fino al suo cospetto.
"Bene, ragazzi...come vi ho detto, tecnicamente siete entrambi vedovi, poiché i vostri rispettivi sposi sono ormai trapassati da tempo...". Lapidario si schiarì la voce... "E io...sono un consigliere comunale con delega a ufficiale di stato civile da parte del mio sindaco..."
I due spiriti lo stavano ascoltando con attenzione, anche se dalle loro espressioni era chiaro che non stavano capendo una parola di quello che Lapidario stava dicendo loro...
"...Insomma, posso celebrare il vostro matrimonio..."
"Ma...è meraviglioso!", squittì Beatrice. E quell'espressione di giubilo risuonò in tutto l'antico casale.
Fu una cerimonia molto...intima. Lara e Giacomo fecero da testimoni ai due sposi invisibili. Rodolfo Lapidario, invece, celebrò il suo primo, strano matrimonio...dopo tanti funerali.
Beatrice e Romualdo, che avevano desiderato quel momento per tutta la vita, e anche molto oltre, dopo averlo ringraziato e avergli rivolto un ultimo sguardo colmo di gratitudine, si presero per mano e, insieme, se ne andarono verso la luce...

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La signora Cesira irruppe nell'ufficio di Rodolfo Lapidario con una cesta regalo piena di ogni ben di Dio.
"Rodolfo! Un piccolo pensiero per ringraziarti...da parte mia, di Lara e di Giacomo...Loro non sono potuti scendere qui in città per ringraziarti, perché il B&B è...pieno di clienti. E anche le prenotazioni fioccano! Molti curiosi hanno prenotato galvanizzati dalla storia dei fantasmi, ma quando hanno appurato che di spettri...non ce n'è traccia...hanno scritto bellissime recensioni sul servizio, sul luogo, sulla professionalità degli avventori, sulla bontà della cucina...Insomma, hanno fatto buona pubblicità! Se hai un attimo di tempo...voglio che mi racconti tutti i dettagli..."
Rodolfo Lapidario sorrise...Proprio mentre la signora Cesira parlava, era stato colto da un brivido, dettato da una sferzata di vento gelido. E lui sapeva benissimo che cosa voleva dire...
"Magari, un'altra volta, Cesira...è appena entrato un...cliente".

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Racconto proposto da
C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense

-Sede: Viale dei Mille, 108 Parma – Tel 0521.993366 / 290722 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  - http://www.cofonoranzefunebri.com  -

Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.

Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
Monticelli Terme – Via Spadolini – Tel. 0521.659083
Collecchio – Via P.F. Carrega, 12/A- Tel. 0521.802435
Fornovo Taro – Via Solferino, 14 – Tel. 0525.39873
Felino – Via Roma, 6 – Tel. 0521.833143
Medesano – Via F. Santi, 14 – Tel. 0525.420695

 

 

Nicoletta Paci, Assessora alla Partecipazio e ai Diritti dei cittadini e Anna Poletti Zanella (Presidente dell'Associazione Culturale J. B. Boudard e Presidente del Comitato Femminile del Nastro Azzurro di Parma) hanno accompagnato l'intervista alla scrittrice Dacia Maraini condotta dalla giornalista della Gazzetta di Parma  Patrizia Ginepri e della storica del Centro Studi Movimenti Margherita Becchetti in un affollatissimo cinema Astra.

L'appuntamento organizzato dal Comune di Parma, con la collaborazione di Mondadori Bookstore Ghiaia e Cinema Astra ha raccontato il suo ultimo personalissimo libro “Corpo felice”, in cui convergono letteratura e storia, intimità e universalità, e nel quale l’autrice dà l'ennesima, magistrale prova di talento letterario.

Dal libro sono stati presi mille spunti per parlare dell'universo senza fine della femminilità, della maternità, ma soprattutto della storia della Donna e delle mille vicissitudini che ha attraversato la sua emancipazione. Una storia generale raccontata attraverso quella di una donna particolare e della sua vicenda più dolorosa. La sua evoluzione, la sua preziosa intimità, che come un filo collega interi secoli di pensiero civile, filosofico e letterario, a dimostrare come si possa e si debba tenere sempre alta la guardia di fronte ad una storia che per troppo tempo ci ha ingannato.

Foto a cura di Francesca Bocchia

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Termini e diciture in architettura: le scale a sbalzo, per il lettore medio

Fra le dizioni specifiche in architettura e design da interni/esterni, quando si tratta di trattare i metodi per passare da un livello ad un altro di un fabbricato, possiamo imbatterci in quelle di “scala a sbalzo” e “scala autoportante”. Spesso, in queste discipline eteroclite quanto affascinanti e ricche, ci si trova di fronte a termini e diciture che non sono di immediata comprensione, né posseggono necessariamente il sufficiente potere in termini di connotazione e denotazione. Ed è facile che una dizione si sovrapponga poi, nell’uso quotidiano, ad un’altra, che tuttavia vorrebbe dire qualcosa di diverso e appartenente a ad altro piano logico.

Le scale a sbalzo, ad esempio, possono differire grandemente, in base al tipo di sistema che le costituisce. Si tratta di una categoria generale, che all’interno comporta quantomeno una bipartizione. Esse sono anche denominate “scale sospese”, il che accresce ulteriormente l’alone di mistero e di fascino alla base del loro successo.

Lo sbalzo e l’idea di “sospensione”

L’immagine di una scala sospesa, di per sé, esprime una certa onnipotenza, che ben si confà ad un rampante architetto, o committente: si tratta di qualcuno che “può osare” e “sfidare lo spazio” in modo impertinente.

Di fatto, cosa sorregga una scala a sbalzo, non è per niente esoterico né poi troppo stravagante. Si tratta di semplice ingegneria accorta all’estetica, in cerca di spettacolo, attenta all’armonia dell’insieme e ad un’armonia spazio-temporale contemporanea.

Il rapporto col pre-esistente

Estremamente accattivante, la scala a sbalzo necessita, per la sua realizzazione ed installazione, di determinati accorgimenti in fase di progettazione e costruzione del fabbricato.

Naturalmente, ci si accontenterà di adattarla al preesistente, se si sta effettuando una ristrutturazione di interni. Mentre si potrà optare per un sistema più “globale”, qualora si progetti uno stabile da zero.

Nel primo caso, generalmente, si adopererà la stessa ringhiera, come struttura della scala.

Sarà questa a fare da elemento portante, insieme al fatto – ovviamente – che ogni gradino sarà obbligatoriamente collegato al precedente ed al successivo. La ringhiera ed i gradini, insomma, formeranno un tutt’uno (grazie a viti che attraversano la ringhiera, unendola ad ogni gradino o tramite un cilindro in acciaio, distanziale). Insieme, ringhiera e gradini andranno a fissarsi al muro tramite perni in acciaio e resina, dall’esiguo diametro di una decina di millimetri.

Immaginiamo ora, in particolare, questa scala con una ringhiera piena tutta in vetro … sembra già di averla in casa ed ammirarla dal basso!

Nel secondo, invece, tutto peserà sul muro.

L’aggettivo “autoportante”

Le scale a sbalzo, possono anche essere più propriamente “autoportanti”.

Pensiamo ad un cantiere: siamo ancora in fase di predisposizione delle tramezze! È ovvio che qui possiamo ancora sbizzarrirci, a livello di muri portanti e, soprattutto, muri in cemento armato. Eh già, il buon vecchio cemento armato …

Diciamo subito, infatti, nonostante si tenda attualmente a metterlo un po’ all’angolo, che quest’ultimo rappresenta la condizione più semplice perché si possa con serenità installare una scala i cui gradini abbiano strutture in metallo da fissare direttamente al muro. Si potrà, in effetti, così, ricorrere ad un’anima in acciaio con diversi perni da regolare per precisare il posizionamento del gradino. La scala a sbalzo su cemento armato, insomma, risulta essere al contempo la cosa più complessa, ma anche quella più efficace e, paradossalmente, quella dalla realizzabilità più immediata. Sarebbe la più ovvia, dal punto di vista della sicurezza, della tenuta, del carico verticale, …

Ma se una casa, sebbene in cemento armato, è ormai terminata e si riflette solo tardivamente ad una bella scala a sbalzo autoportante … allora diciamo, comunque, che non tutto è perduto. Lo stesso vale per chi sia proprietario di una bella casetta di mattoni. Ad esempio, si potrà sempre far ricorso all’inserimento di una struttura in acciaio abbastanza spessa, tra il muro (fosse anche di mattoni) ed una copertura di cartongesso o boiserie. E solo a questa nuova anima di ferro verrà in seguito agganciata davvero l’anima di ogni gradino, senza problemi di carico al di sopra dei 130 Kg.

L’ultimo dettaglio, che un discorso generale su scale a sbalzo e scale autoportanti non può omettere, è questo: è interessante tener presente che se i gradini sono agganciati uno ad uno alla parete, sarà semplice effettuare sostituzioni o riparazioni. Nel caso di gradini collegati tra loro, invece, la manutenzione si rivela davvero laboriosa, dispendiosa … e, soprattutto, poco conservativa.

Parma: Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale restituisce alla Biblioteca monastica "San Giovanni Evangelista" 8 volumi del 1700, rubati in epoca imprecisata.

Il 22 maggio 2019, alle ore 16:00, in Parma, in occasione della festa di "San Giovanni", presso l'omonima Biblioteca monastica, alla presenza dell'Abate Monsignor Giorgio Basso e del Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Napoli, Maggiore Giampaolo Brasili, si è scvolta la cerimonia di riconsegna di 8 volumi risalenti al 1700 sottratti dalla citata Biblioteca in epoca imprecisata, furto denunciato solo nel 2017. In particolare si tratta di:

- 6 volumi che compongono l'opera "Gli elementi della Storia";
- 2 volumi che compongono l'opera "Del Papa" di Joseph de Maistre.

Nella medesima circostanza verranno, altresì, riconsegnati al Priore del Convento dei Carmelitani Scalzi di Parma, Renzo Bertoli, i 4 volumi dell'opera libraria "Manuale Biblico del Vecchio testamento", asportati dalla Biblioteca del Convento in epoca imprecisata.

L'attività, coordinata dalla Procura della Repubblica di Isernia, è scaturita da approfondimenti investigativi nell'ambito di una complessa indagine condotta dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli che ha permesso di disarticolare, nel settembre del 2017, un'organizzazione criminale dedita alla ricettazione di beni d'arte di provenienza furtiva sottratti da luoghi di culto, istituti religiosi e biblioteche ubicati tra l'alto casertano e la provincia di Isernia. Di fondamentale importanza per l'individuazione dei preziosi beni è risultata la comparazione delle loro immagini, con quelle contenute nella Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, che ne ha confermato la provenienza illecita.

La restituzione odierna, avvalora, altresì, l'importanza dell'opera di sensibilizzazione che le articolazioni di questo Comando quotidianamente compiono con i responsabili degli Uffici Diocesani, anche attraverso la divulgazione, ai Parroci, della pubblicazione "Linee Guida per la Tutela dei Beni Culturali Ecclesiastici", realizzata da questo Comando nel 2014 unitamente alla Conferenza Episcopale Italiana che, oltre a contenere consigli pratici per la difesa dei beni ecclesiastici da eventi predatori, diffonde e valorizza le iniziative di catalogazione e censimento dei beni delle Diocesi che, con grande impegno, stanno conducendo in ordine al proprio patrimonio culturale.

 

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Nonostante il meteo, l'entusiasmo non manca al 72° Festival del Cinema di Cannes. In tantissimi sono arrivati il 14 maggio nella celebre cittadina della Costa Azzurra, tirata a lucido e animata dai tantissimi eventi in programma, sino al 25 maggio. 

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Proiezioni, photocall, red carpet, conferenze stampa: volti noti del cinema, dello spettacolo e della moda. E non mancano neanche giovani in cerca di biglietti per feste vip o eventi sul red carpet, già pronti per l'occasione con smoking o abiti da sera con la speranza di poter accedere agli eventi più esclusivi. 

Foto a cura di Sergio Bernini

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Il mezzo è stato donato a Pedemontana Sociale grazie al progetto Mobilità Garantita e alla sensibilità di 38 aziende. Il presidente Dall'Orto: «Traguardo raggiunto insieme»
Quello inaugurato nel pomeriggio di lunedì 13 maggio alla Corte Agresti di Traversetolo, non è soltanto un nuovo pulmino al servizio del Taxi Sociale. È il simbolo di un territorio generoso, capace di fare squadra per sostenere i bisogni dei più deboli.

La donazione del Fiat Ducato a nove posti in comodato d'uso per quattro anni, attrezzato con un elevatore per poter caricare fino a tre carrozzine, è il frutto della solidarietà di 38 aziende del territorio, di cui 18 traversetolesi, che hanno deciso di contribuire alla causa aderendo al "Progetto Mobilità Garantita". Un virtuoso accordo pubblico-privato sottoscritto tra Pedemontana Sociale e P.M.G. Italia Spa, che da anni si occupa della raccolta fondi nei comuni dell'Unione Pedemontana Parmense (Collecchio, Felino, Montechiarugolo, Sala Baganza e Traversetolo), per permettere il rinnovamento dei mezzi.

"Progetto mobilità garantita" è una testimonianza di solidarietà, sottolineata anche da don Giancarlo Reverberi al momento della benedizione del pulmino, quando ha ribadito la frase di Madre Teresa di Calcutta stampata sul manifesto di ringraziamento alle aziende: "Non importa quanto doniamo, ma quanto amore mettiamo in quello che doniamo". Alla benedizione ha fatto seguito il taglio del nastro da parte del presidente di Azienda Pedemontana Sociale e sindaco di Traversetolo, Simone Dall'Orto, affiancato da Aldo Spina, assessore ai Servizi alla Persona dell'Unione e sindaco di Sala Baganza, dal direttore generale dell'azienda del welfare, Adriano Temporini, e dai rappresentanti di PMG Italia, Steven Bracci e Matteo Sartorato. 

«È doppiamente emozionante, da sindaco e presidente di Azienda Pedemontana Sociale, inaugurare questo mezzo che servirà la nostra comunità – ha sottolineato Dall'Orto –, peraltro dopo aver sostituito, l'anno scorso, quello per il trasporto degli anziani del Centro diurno di Traversetolo. Centro diurno che a giugno si trasferirà in una sede più accogliente insieme al Centro socio-occupazionale per le persone disabili. Ringrazio le aziende che hanno contribuito, perché spesso non si riesce a percepire il lavoro qualitativo che c'è dietro ai Servizi sociali – ha aggiunto –, che per noi sono sempre al primo posto, come testimoniano le risorse che vengono stanziate dai Comuni dell'Unione. È importante che le aziende del territorio siano al nostro fianco, perché insieme possiamo raggiungere questi importanti traguardi».

«Il fatto che questo mezzo sia arricchito con tutti i loghi delle realtà imprenditoriali che hanno contribuito – ha osservato Spina –, dà il senso di quanto le nostre comunità siano attente ai bisogni dei più deboli e facciano sentire concretamente la loro vicinanza a queste necessità».

Il direttore generale di Pedemontana Sociale Temporini ha ringraziato insieme alle aziende anche PMG Italia, per essersi dimostrata ancora una volta «un partner serio, affidabile e trasparente. Parlando di chilometri, i numeri del Taxi Sociale sono da capogiro. Negli 11 anni di attività, i nostri pulmini ne hanno percorsi 5 milioni, 125 volte il giro del mondo, trasportando 3.000 persone. E questo grazie ai volontari di Auser e del Circolo Verdi di Monticelli, che quotidianamente si mettono alla guida dei nostri 26 mezzi. Volontari che non sono semplicemente dei "tassisti", ma che costruiscono relazioni umane con le persone che trasportano. Vorrei inoltre ringraziare Monia Anelli e Gabriella Pesce – ha concluso il direttore – che organizzano i viaggi svolgendo un lavoro efficace ed efficiente».
La cerimonia è terminata con la consegna degli attestati di ringraziamento ai titolari delle aziende che hanno contribuito al successo del progetto, che permetterà agli utenti del Taxi Sociale viaggi comodi e sicuri.

L'elenco degli sponsor
2T Food, Alcar Uno, All Food, C.B.M., Casa di Riposo "Villa Benedetta", Chierici Antonio & C., Ediltecno, Emiliana Trasporti, F.A.B.O., Farmacia Rizzoli, Farmacie Comunali di Felino, FBF Italia, Fornovo Gas, Frigomeccanica, GLAS-VER Trasporti, Greci Enzo, Guidoparma. I.C.M., Kemimpex, Latteria Sociale San Lucio., M.B., Maria Luigia, Morganti, Mutti, Nuova Bert Salumi, Ombellini Dario, Pianza Renzo e Figli, Sabbiatura Fontana, Sidermeccanica Inox, Sipa, Special Stamp, Stagionatura Montefiore, Tec-Al, Tecno Meccanica, Tecnomec, Tecnostampi, Tipolitotecnica, Wab.

"Sarà perché l'aria che qui si respira è la stessa che respirò Pico della Mirandola, illustre umanista rinascimentale, più noto per la sua proverbiale memoria che per il suo pensiero filosofico che poneva "l'uomo" al centro del mondo e con esso la sua dignità e la sua libertà di stabilire il proprio destino.

di Guido Zaccarelli Mirandola (MO) 19 maggio 2019 - La memoria è il filo conduttore che tiene annodato le esperienze del passato al trascorrere del tempo, vissuti dall'uomo in ogni momento della sua esistenza alla continua ricerca della propria identità.

La memoria ricorda quando l'esperienza soggettiva trascorsa è immersa nell'alone della sensorialità e s'appropria dell'emozione impiegando l'intelligenza per associare le informazioni passate con quelle nuove.

Il primo studioso che ha osservato le tecniche da impiegare per memorizzare è stato Aristotele il quale ha posto al primo livello la vista, per la capacità di vedere e selezionare gli oggetti della realtà. Al secondo livello ha collocato le sensazioni, che rappresentano l'insieme degli stimoli che con la memoria contribuiscono a sviluppare l'intelligenza. Il ricordo transita dalla possibilità di recuperare le sensazioni che le emozioni hanno indotto nell'uomo nella fase di registrazione dell'esperienza.

L'identità porta la persona a rivedersi allo specchio nel vedere corrisposta l'immagine esteriore al suo essere uomo dentro. L'osservazione diventa il crocevia per attribuire valore alla memoria che trasuda la sua presenza anche davanti allo specchio, che non inganna se stessa essendo il frutto della verità. Guardarsi allo specchio è vitale per affinare ciò che si era in relazione a ciò che si è, da destinare ad una dimensione futura per edificare la nascita di una uguaglianza costruita sulle orme dell'esperienza pregressa. Perché identità significa, uguale a se stessi. Ecco che allora la memoria e l'identità s'involano per abbracciare altri ricordi da disporre a fattore comune per il bene dell'organizzazione.

I ricordi condivisi contribuiscono alla crescita collettiva essendo l'espressione nobile del fare comune e l'energia vitale dell'efficienza e dell'efficacia del'azione organizzativa che migliora grazie alla partecipazione di tutte le persone, nessuna esclusa. La memoria diventa a questo punto il punto di partenza per realizzare la nuova mappa mentale delle persone che supera, per dirla come il filosofo e matematico polacco Alfred Korzybski: «le convinzioni, le credenze, le deduzioni e i valori che le esperienze di vita hanno portato ad assumere gli uomini creando una soggettiva idea del mondo». Godere della memoria altrui è un passo avanti importante per le persone e per le aziende che possono beneficiare di informazioni fondamentali per lo sviluppo e per la sopravvivenza, riflettendosi sulla efficienza, sulla efficacia e sulla economicità che compongono i pilastri del tempio della redditività dell'impresa.

La memoria scorre sul filo del tempo e la storia in ogni istante definisce se stessa alla luce dei fatti e degli accadimenti che ogni giorno si schiudono agli occhi del mondo. Dal fare manuale delle prime comunità si è passati al fare automatico delle macchine che in poco tempo devono realizzare una elevata quantità di prodotti per rispondere rapidamente ai bisogni della popolazione. In questo passaggio epocale del nostro tempo, la tecnologia ha sostituito l'uomo nelle attività produttive incapace di trasferire la memoria umana nella memoria digitale dei computer che è diventata la protagonista assoluta dell'industria 4.0.

L'azienda ha lasciato per strada un elevato numero di lavoratori che rappresentavano l'unità d'intenti e la memoria storica dell'impresa. Il ricordo del singolo diventava patrimonio comune in grado di orientare, e agevolare, il comportamento dei colleghi in una direzione o nell'altra favorendo la contrazione dei costi e l'incremento della redditività. Oggi, sembra che le persone abbiano perso la memoria e la capacità di ricordare... e demandano... «chiedi ad a ...» riversando nell'altro, nel "non so" e nelle esternalizzazioni i vuoti creati nell'azienda.

I nuovi modelli organizzativi hanno smarrito i ricordi dei lavoratori e sciupato il valore aggiunto della loro memoria. I ricordi che venivano condivisi tra le persone godevano di una energia elitaria frutto dello stare insieme che animava lo spirito della relazione all'interno della comunità imprenditoriale. Frammentare i ricordi del passato significa, sfumare il valore intrinseco della relazione sociale delle persone riducendo progressivamente il valore dello stare insieme. L'identità 4.0 nasce per suggerire al mondo imprenditoriale che le persone devono essere messe nelle condizioni di condividere la memoria e trovare nei ricordi i punti di contatto per tratteggiare una nuova linea che recuperi dal passato il valore della relazione da piantare nel presente, per godere dei sui frutti nel futuro.

Le aziende devono ripensare all'intera filiera organizzativa per riportarla ai principi cardini della conversazione tra persone che si scambiano informazioni utili alla continua ricerca di relazioni di condivisione. Agendo in questa direzione di marcia, la memoria torna ad assumere il ruolo chiave che ha avuto nel tempo contribuendo ad elevare l'asticella dell'apprendimento collettivo e l'innesto di una nuova credenza condivisa che trova nella "memoria circolare collettiva" la genesi dell'identità 4.0, dove le persone diventando risorse preziose per il futuro di intere generazioni.

Riferimenti bibliografici e sitografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici: https://www.wikipedia.org/ 

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GUIDO ZACCARELLI

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

A partire dal 25 maggio, fino al 28 luglio, il Palazzo del Governatore di Parma ospiterà la più grande mostra italiana dedicata all’arte cecoslovacca con oltre 200 opere tra dipinti, disegni, acquerelli, lavori di grafica e di stampa, fotografie, oggetti di design e proiezioni cinematografiche.

A cura di: Gloria Bianchino, FrancescoAugusto Razetto, Ottaviano Maria Razetto 

Parma -

Dal 25 maggio al 28 luglio 2019 sarà ospitata aParma la più grande mostra italiana dedicata all’arte cecoslovacca.La Forma dell’Ideologia. Praga: 1948-1989” porterà nella storica sede del Palazzo del Governatore oltre 200 opere tra dipinti, disegni, acquerelli, lavori di grafica e di stampa, fotografie, oggetti di design e proiezioni cinematografiche.

Promossa da Fondazione Eleutheria, Collezione Ferrarini-Nicoli e Comune di Parma, in collaborazione con il Museo di Arte Decorative di Praga, la mostra è curata da Gloria Bianchino, FrancescoAugusto e Ottaviano Maria Razetto

L’esposizione, allestita su entrambi i piani del Palazzo, proporrà al pubblico un percorso temporale, a partire dagli anni ’20 del Novecento fino agli anni ’80, in cui verrà approfondita l’atmosfera culturale di Praga e dell’intera nazione cecoslovacca, altamente influenzata dalle vicende storico-politiche, che portò a una particolarissima produzione artistica, parte della quale trovò espressione nella pittura realista di artisti di primo piano come Josef Štolovský (1879-1936), Josef Brož (1904-1980), Adolf Žábranský (1909-1981), Jaromír Schoř (1912-1987), Sauro Ballardini (1925-2010) ed Alena Čermáková (1926-2009). 

Dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al cinema fino al design, l’arte di quel periodo è declinata nelle sue variegate sfaccettature sottolineando, in particolare, l’impatto che ebbe lo “stato di regime”, dal ’48 in poi, sulla cultura della città e dell’intera nazione.

“Questa mostra – ha introdotto l'assessore alla Cultura Michele Guerra – rappresenta un gemellaggio culturale tra Parma e Praga, primo passo di un percorso che mette in luce una eredità europea molto significativa, pur nelle differenze tra le due realtà, e che speriamo si rafforzi con risultati tangibili anche nel prossimo futuro. E' una mostra della quale siamo molto soddisfatti, non solo per la quantità ma anche per la varietà delle opere esposte, che ci raccontano vari decenni della cultura visuale del paese cecoslovacco: una cultura che possiamo ormai guardare con la giusta distanza per comprenderla”.

FrancescoAugusto Razetto, curatore e Presidente della Fondazione Eleutheria, ha spiegato: «Sono passati ormai quarant’anni dalla fine delle dittature comuniste dell’est Europa; questo lungo periodo permette ora di poter vedere con più obbiettività e meno coinvolgimento ideologico le opere di quegli artisti che seppur al “servizio” di un “partito cliente” hanno saputo esprimere una propria originalità e un’indubbia capacità artistica. Nei primi anni novanta eravamo in pochi, ad acquistare e in qualche modo a preservare dalla distruzione le opere di quegli anni. Ognuno di noi era alla ricerca di un bel quadro o di una scultura. I più ci vedevano con sospetto. Ho cercato di rendere giustizia a quegli artisti condannati alla damnatio memoriae al seguito della caduta del sistema socialista promuovendo, attraverso la Fondazione Eleutheria, mostre e studi sul quel periodo. Questa esposizione rappresenta di fatto un giusto riconoscimento di quel sentimento di conservazione, guidato dall’amore per l’arte che mosse me, e gli altri collezionisti che hanno prestato le loro opere per questa rassegna, a raccogliere la memoria artistica di quegli anni».

«La mostra – spiega Ottaviano Maria Razetto, curatore e vicepresidente della Fondazione Eleutheria – è un viaggio all’interno di oltre un settantennio di arte e cultura cecoslovacca. In questo senso il visitatore sarà accompagnato a scoprire una Praga diversa da quella che risplende davanti al turista di oggi, ma anche meno lontana di quanto dovesse emergere dalle scarse cronache “Oltrecortina” antecedenti il 1989. Il percorso che ha portato a questa mostra parte però da lontano, e precisamente nel 2016, quando la Fondazione Eleutheria iniziò a pensare di realizzare una serie di iniziative che portassero Parma a Praga ad essere sempre più unite in un rapporto di amicizia e collaborazione. A questo scopo nel 2018 la Fondazione Eleutheria organizzò, nella capitale ceca, una tre giorni di presentazione della città di Parma. In quella occasione oltre all’apertura di una mostra sul Parmigianino, alla redazione di due libri editi per l’occasione e incentrati sul rapporto tra le due città nella storia e a vari incontri istituzionali, fu soprattutto tracciata una strada che vedeva, a fianco della nostra Fondazione, le istituzioni politiche, amministrative ed economiche delle due città. Questa mostra a Palazzo del Governatore è quindi una “risposta” di Praga a Parma in quello che ormai si è costruito come un rapporto stabile e forte tra le due realtà».

Gloria Bianchino, nel testo pubblicato in catalogo, propone una lettura della mostra a partire dal «confronto che si determina nell’immediato dopoguerra fra i fautori della ricerca artistica legata alle avanguardie e un’altra idea dell’arte, un’arte attenta a proporre un linguaggio comprensibile immediatamente, subito leggibile da parte del popolo». «Da una parte – prosegue la curatrice – coloro che intendono lasciare liberi gli artisti di utilizzare linguaggi diversi, all’altra coloro che credono sia indispensabile proporre una sola lingua, e che dunque ritengono che si debba puntare sulla comprensione da parte del maggior numero di cittadini e che intendono usare le lingue popolari, e dunque subito comprensibili, piuttosto che le lingue ritenute di una élite, di una minoranza certo all’avanguardia». In questo confronto, la storica dell’arte si mantiene entro limiti precisi, ovvero «il dibattito a Praga negli anni Venti e oltre, il dialogo con la Russia sovietica da parte di alcuni intellettuali, la progressiva trasformazione del dibattito nel dopoguerra in qualcosa di diverso, con l’imposizione in apparenza di una sola lingua, ma, in realtà, di diverse lingue del realismo».

“Questa mostra – ha sottolineato Vittorio Ferrarini, Collezione Ferrarini-Nicoli – nasce da una concomitanza di intenti che quasi mai si verificano e della quale siamo molto soddisfatti: il fatto che più di un collezionista della nostra città si sia interessato e abbia raccolto tanto materiale relativo ad un periodo storico di una città e di un Paese e la possibilità, grazie al Comune e agli attori del territorio, di poter esporre questo ricco materiale”.

La mostra è realizzata con il patrocinio di: Ambasciata della Repubblica Ceca a Roma, Ambasciata d’Italia a Praga, Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Repubblica Italiana, Ministero della Cultura della Repubblica Ceca, Regione Emilia-Romagna, Praga Città Capitale, Provincia di Parma, Municipio di Praga 1, Istituto Italiano di Cultura di Praga, Centro Ceco di Roma, Archivio di Stato di Parma, Museo delle Arti Decorative di Praga, Camera di Commercio e dell’Industria italo-ceca, Famu (Film and TV School of the Academy of Performing Arts in Prague). Main sponsor: UniCredit bank, Architectural Consulting, s.r.o., Opem, Ferrarini porte blindate. Sponsor: Carebo, Terra d’Ombra. Partner: Rufa, GVERDI Eccellenze Italiane, Art Cafè, Ceci, Hotel Farnese. 

Informazioni 

Il Palazzo del Governatore (Piazza Garibaldi, 19) è aperto al pubblico con i seguenti orari: dal martedì al venerdì: 10,00-19,00, sabato e domenica: 10,30-19,30, primo e ultimo sabato del mese aperto fino alle ore 24.00. Biglietto intero € 7, biglietto famiglia € 10, ridotto € 5, ridotto speciale € 4, scolaresche e gruppi € 3. Catalogo edito da Eleutheria e a cura di FrancescoAugusto Razetto e Ottaviano Maria Razetto, con testi di Gloria Bianchino, FrancescoAugusto Razetto, Vittorio Sgarbi, Magdalena Kracik Storkanova e ricco apparato iconografico. Per informazioni: T. +39 0521 218929, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Fonte: Comune di Parma

 

 

 

Sono due studentesse di Moro e Canossa le vincitrici della 'sfida' che, nelle scorse settimane, ha coinvolto 1.800 studenti attraverso "What Europe does for me? Cosa fa l'Europa per me?", il modulo formativo che la Provincia di Reggio Emilia, in collaborazione con la Fondazione per la progettazione internazionale E35, ha predisposto per illustrare agli studenti delle scuole superiori l'importanza e il funzionamento dell'Unione europea e le opportunità offerte in particolare ai giovani. Le due ragazze, insieme ai migliori studenti di tutte le scuole reggiane coinvolte, sono state premiate oggi pomeriggio, in Sala Consiglio, dal presidente e dalla vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni ed Ilenia Malavasi.

Letizia Della Casa del Canossa e Matilde Bertani del Moro saranno dal 19 al 21 maggio a Praga, per partecipare al progetto Crossover, cofinanziato dalla Commissione europea nell'ambito del programma Europa per i cittadini, che mira ad attivare strategie di promozione della cittadinanza europea attiva a livello locale, mettendo a confronto partner provenienti da diversi Paesi, alcuni dei quali più favorevoli all'Ue, altri decisamente meno. Insieme ad Andrea Poluzzi della Fondazione E35, che illustrerà le attività realizzate a livello locale in merito alla promozione dell'Ue e al contrasto all'euroscetticismo, Letizia e Matilde presenteranno proprio il progetto "What Europe does for me" promosso dalla Provincia di Reggio Emilia e il percorso che gli permesso loro di prendere parte alla missione a Praga.

Tra aprile e la prima metà di maggio, sono stati ben 1.800 gli studenti – di quarta e, soprattutto, quinta superiore – coinvolti in una ventina di incontri da "What Europe does for me?". Il format - studiato da Martino Soragni e Francesca Tamburini della Fondazione E35, che hanno tenuto gli incontri – prevedeva un test preventivo attraverso la piattaforma Kahoot!, una breve parte teorica e una seconda di diretto coinvolgimento degli studenti attraverso quiz e talk. Proprio in base ai punteggi ottenuti nel quiz finale, i due studenti che hanno ottenuto il miglior risultato sono stati premiati con il viaggio a Praga di tre giorni.

"In un anno importante che, il prossimo 26 maggio, vedrà anche gli italiani chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento europeo, con questa iniziativa abbiamo voluto informare gli studenti circa il funzionamento dell'istituzione e dei suoi organi elettivi, anche al fine di promuovere una buona partecipazione al voto, perché tanto l'Italia quanto l'Europa hanno bisogno dell'impegno e del protagonismo dei nostri giovani", ha detto il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni, complimentandosi con i ragazzi e con i loro compagni per "l'impegno con il quale hanno aderito ad una iniziativa attraverso la quale abbiamo voluto avvicinare le istituzioni, quella europea, ma anche quella provinciale, ai nostri giovani cittadini, dai quali uscirà la nostra futura classe dirigente".
"Grande attenzione è stata anche dedicata a tutti gli aspetti relativi alle opportunità che l'Unione europea offre ai giovani in termini di formazione, tirocini e lavoro grazie ai programmi Erasmus + e My first EURES job ed anche attraverso il Corpo europeo di solidarietà, una sorta di servizio civile continentale", ha aggiunto la vicepresidente Ilenia Malavasi, che ha anche ricordato le centinaia di ragazzi ai quali la Provincia, nel corso di questi anni, "ha permesso di svolgere importanti esperienze, di studio, ma anche di vita, all'estero".

Questa la graduatoria finale: Letizia Della Casa (Canossa), Matilde Bertani (Moro), Benedetta Ferri (Motti), Zoe Braglia (D'Arzo), Artur Grigorian (Scaruffi-Levi-Tricolore), Annalisa Magnani (Cattaneo-Dall'Aglio), Martina Ferrari (Einaudi), Martina Falbo (Galvani-Iodi) Marco Marongiu (Zanelli), Gabriele Barbaro (Secchi), Gabriele Guidetti (Convitto-Corso), Andrea Morieri (Filippo Re).

 

È entrata ufficialmente nel vivo a Langhirano la nona edizione de Il Maggio dei libri con la presentazione del romanzo Testimone oculare del giovanissimo Riccardo Zinelli, accompagnato nell’occasione da Luigi Notari, tenutasi lo scorso giovedì al Centro Culturale.

Nonostante i suoi 18 anni e il viso da ragazzo, Riccardo conta alle spalle non solo ben undici premi letterari, tra cui il Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea indetto da Laura Capone Editore, ma anche un romanzo, Giallo a Montalloro, già pubblicato nel 2017 da Giovanelli Editore, nonché un altro in uscita nei prossimi mesi.

Insomma, la penna di Riccardo, così come il suo entusiasmo, non si fermano mai, la scrittura sembra essere per lui una vera e propria esigenza. Fin dal suo esordio si è subito rivolto al noir, seguendo le orme di un altro famoso scrittore delle nostre zone: Valerio Varesi. Come lui, infatti, trae ispirazione per i suoi racconti da fatti di cronaca reale, intrecciandoli e romanzandoli fino ad intessere la tela all’interno della quale si trovano immischiate le vite dei suoi personaggi. La forte struttura narrativa, insieme a ben calibrati colpi di scena ed una buona caratterizzazione dei personaggi permettono a Testimone Oculare di essere, oltre che un ottimo romanzo noir, anche un interessante ritratto delle contraddizioni e dei conflitti sociali contemporanei. Molta la curiosità scaturita nel pubblico presente dal giovane Riccardo, tanto è vero che a riconoscere il suo spiccato talento e la sua maturità letteraria sono intervenuti, durante la serata, anche lo storico editore Antonio Battei e il collega giallista Riccardo Pedraneschi.

Dopo questo primo incontro, le iniziative de Il Maggio dei Libri al Centro culturale di Langhirano proseguiranno venerdì 17 alle ore 20:45 con Contaminazioni. Tra alchimia ed eros della parola, piccola rassegna letteraria all’interno della quale verranno presentati Il respiro della paura, romanzo scritto a quattro mani da Monica Borettini e Paolo Panni, Il mio nome, esordio poetico di Viviana Berardinetti e, infine, l’ultima raccolta della poetessa Ilaria Biondi dal titolo Corpo di vento. Nella stessa serata, inoltre, si aprirà al Teatro Aurora il festival Langhirano in musica, rassegna musicale ideata da Paola De Maio e Michele Grassani che, fino a domenica 18 maggio, porterà in paese le note, i ritmi e l’energia delle orchestre giovanili, dei cori scolastici e delle Associazioni bandistiche territoriali di Parma e provincia, con l’obiettivo di promuovere le espressioni artistico-musicali del territorio locale.

Tra libri, musica e auto storiche, con il passaggio della mitica 1000 Miglia, Langhirano, dunque, stempera l’attesa per le votazioni del 26 maggio con un weekend ricco di iniziative.

Di Cinzia Bocci 

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Giovedì, 16 Maggio 2019 06:19

San Vitale Baganza e il suo "Torrione"

Di Nicola Comparato Sala Baganza, 16 maggio 2019 - A San Vitale Baganza, frazione del comune di Sala Baganza in provincia di Parma, si erge il castello di San Vitale, conosciuto anche con il nome di "Torrione".

Poche sono le informazioni a riguardo. Sembra che il maestoso edificio, totalmente costruito in pietra, fosse appartenuto inizialmente al comune di Parma, poi passato alla famiglia Rossi fino al 1453 per finire quindi ai "Conti Sanvitale", nobili originari di Sala Baganza, fino al 1612 anno in cui il conte Alfonso fu arrestato e giustiziato con l'accusa di congiura ai danni del Duca di Parma Ranuccio I Farnese, che in seguito confiscò tutti i loro beni.

Attualmente il castello appartiene a privati, ed è stato dichiarato inagibile dopo il sisma che lo ha colpito e danneggiato nel 2008.

Nei suggestivi scatti di Valentina Carpin, possiamo ammirare, oltre alle mura esterne del "Torrione", la chiesa di San Vitale Baganza e ciò che rimane dell' affresco che i residenti del paese chiamano "La Madonnina".

(Foto e gallery di Valentina Carpin)

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Tra tutte le foto che hanno ricevuto almeno 10 voti dagli utenti sul sito www.touringclub.it, la giuria tecnica del Touring Club Italiano ha scelto le 10 più meritevoli, per la sezione "Community". Fra i vincitori spicca anche il parmigiano Matteo Manghi con una foto al Collegio Maria Luigia di Parma.
 
Dopo molti dibattiti, la giuria - composta da Stefano Brambilla, giornalista del Touring Club Italiano, e dai fotografi professionisti Saul Ripamonti, Michele Morosi, Andrea Forlani e Francesco Tomasinelli - ha stilato la classifica. Le dieci fotografie premiate ritraggono monumenti di Roma, Bari, Venezia, Parma, Palermo, Ascoli Piceno, Urbino, Civate (Lc) e si possono sfogliare nel sito del Touring Club Italiano.
 
I vincitori riceveranno bellissimi premi: smartphone Sony Xperia, trolley e borse di Valigeria Roncato, voucher fotografici di Pixcube.it, volumi illustrati del Touring Club Italiano.
 
La foto di Matteo Manghi
 
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Sono aperte le iscrizioni al Centro Estivo Sportivo, organizzato dal Gruppo Sportivo Anna Frank di Parma, che partirà il prossimo 10 giugno con orario 8.00-17.00 presso la parrocchia del Buon Pastore in Largo Coen, 7 (zona Crocetta). 

Tante le attività sportive e ricreativelaboratori didattici, due giornate in piscina alla settimana, una gita settimanale e il servizio mensa.

Il centro, rivolto a bambini e bambine dalla prima elementare alla prima media, è coordinato dalla psicologa e psicoterapeuta Francesca Tenti, affiancata da operatrici professionali, sia per la parte didattica, sia per quella sportiva. 

Le iscrizioni - fino ad esaurimento posti - vengono raccolte presso la palestra della scuola Anna Frank in via Pini,16 dal lunedì al venerdì con orario 16.30 - 18.00.

Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure chiamare il numero 339 5243471.   

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La mostra personale dell’artista Marina Burani é stata inagurata venerdì presso Palazzo Pigorini a Parma. Oltre cinquanta opere esposte con una particolare attenzione alla persistenza del colore nero. 

Parma -

E' in corso a Palazzo Pigorini l’esposizione “Marina Burani - Nero – 2019 / 1969”: la prima personale di Marina Burani a Parma, sua città d’adozione, è una rassegna retrospettiva dei lavori realizzati durante cinquant’anni di carriera.

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La mostra, realizzata dall’associazione Alphacentauri e curata da Didi Bozzini con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Parma, presenta il percorso multiforme dell’artista sottolineandone un aspetto particolare, che è quello della persistenza fisica e simbolica del colore nero tra disegno e pittura.

Sui due piani di Palazzo Pigorini, cinquantasette opere che vanno a ritroso dagli specchi neri degli anni 2000 alle matite degli anni ’60 e testimoniano di un universo creativo nel quale il rapporto tra la figura e la sua assenza - la sua formazione e la sua scomparsa - occupa una posizione centrale e di fondamentale importanza.

La mostra, ad ingresso libero, rimarrà aperta sino al 16 giugno.

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Marina Burani - Nero – 2019 | 1969

Palazzo Pigorini | 10 maggio – 16 giugno

Orari di apertura:

mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16.30 alle 19.30

sabato e domenica dalle 10.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30

ingresso libero

 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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Domenica, 12 Maggio 2019 07:45

In viaggio nelle aziende del futuro

In viaggio nelle aziende del futuro, tra eccellenza e perfezione, dove l'apprendimento diventa l'abitudine del fare ordinato.

Eccellenza e perfezione sono due delle principali parole che vengono impiegate per declinare una azienda in rapporto ad un'altra, nell'esaltarne l'identità imprenditoriale, connessa alla produzione dei beni e dei servizi o allo stile che adotta in relazione ai propri collaboratori, per raggiungere gli obiettivi definiti in sede di pianificazione strategica.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 11 maggio 2019 - Eccellenza è un termine che osservato nella sua radice latina (ex – cèllere) porta il lettore a proiettare il proprio sguardo, e la propria immaginazione, verso qualcosa che sta fuori rispetto a ciò che sta dentro alla realtà osservata. L'eccellenza, significa, fare emergere ciò che le persone hanno dentro di sé per portarlo alla conoscenza altrui, come nel caso della Pietà vaticana realizzata da Michelangelo nel 1498 che innanzi alla bellezza dell'opera affermò: «ho solo tolto il marmo in eccesso».
Il marmo che Michelangelo ordinò alle cave di Carrara nel 1497, conteneva già dentro di sé quella che sarebbe poi diventata "la più bella opera di marmo che sia hoge in Roma".

L'eccellenza significa rendere visibile al mondo l'invisibile. Aristotele parla dell'eccellenza, come un'azione ripetuta nel tempo che si raggiunge solo avendo conoscenza e competenza dell'agire e del fare ordinato. Tutto questo inizia in un momento importante della vita delle persone che si concretizza con l'apprendimento inteso "come coscienza delle realtà, secondo la totalità dei suoi fattori, e la totalità dei fattori dell'uomo,continuamente messi al vaglio altrui, per una crescita declinata verso l'eccellenza". Apprendere è un processo di costante affinamento che porta a fissare la conoscenza appresa nel tempo per fissarla in modo permanente al muro del sapere.

L'apprendimento è un fare circolare e ricorrente senza fine che porta, per istanti successivi, all'eccellenza, quale espressione autentica della raffinatezza, che si ottiene nel tempo attraverso l'imitazione del fare condiviso. Tutto questo diventa arte, essenziale per nutrire l'anima dell'uomo e spingerlo ogni giorno a migliorare la propria eccellenza, grazie alla forza dell'attività umana capace di unificare tutti i fili che intrecciano il reticolo dell'essere umano, che si dispone all'unità, per favorire la compenetrazione tra immagine poetica e vita ordinaria, tra la quotidiana esperienza di vita, e la stessa, impiegata per trasformare le azioni ripetute in un linguaggio creativo periodico e infinito. L'eccellenza assume in questo caso una dimensione aurea che si stacca dalla realtà per aspirare al mondo delle idee, e dei sentimenti, con i quali l'uomo dialoga in silenzio alla ricerca di una nuova identità da impiegare per affinare la relazione con se stesso e gli altri.

Se l'eccellenza eleva l'uomo verso nuovi mondi, cos'è quindi la perfezione?: significa portare a termine qualcosa che una volta completato non abbisogna di nulla. Infatti i greci si riferivano ad un flauto, ad una commedia, quindi a qualcosa di concreto, ad un oggetto ad una cosa visibile che l'uomo poteva toccare con mano per vedere in ogni istante se doveva togliere o aggiungere qualche cosa, perché non fosse privo di nulla. Aristotele riporta a noi le tre dimensioni della perfezione, ciò che è completo, che contiene tutte le parti necessarie, ciò che è buono, e che niente potrebbe essere migliore, e ciò che ha raggiunto lo scopo.

Eccellenza e perfezione agiscono in forma dinamica sul piano dell'espressione e sul piano del contenuto per concludere la loro azione nella qualità, la dimensione immateriale che vede intrise le due dimensioni forgiate dall'abilità dell'uomo che tende ogni giorno a colmare la distanza che lo separa dall'infinito. La qualità diventa l'elemento di sintesi che identifica l'eccellenza e la perfezione in grado di riportare l'abitudine del fare ordinato, declinato sul valore etico dell'impresa. L'abitudine ci porta ad assumere le consuetudini dei luoghi di vita dell'eccellenza e della perfezione che definisce l'identità, il modo di essere e il fare di una azienda.

Riferimenti bibliografici e sitografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore.
Riferimenti sitografici: https://www.wikipedia.org/ 
https://www.etimo.it/?term=eccellente 

 

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GUIDO ZACCARELLI

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

Sabato, 11 Maggio 2019 06:21

"Alla scoperta del mondo degli scrittori"

Di Nicola Comparato Felino 10 maggio 2019 - Grande partecipazione di pubblico all'appuntamento "Alla scoperta del mondo degli scrittori", presso il Cinema Teatro Comunale di Felino. L'evento, in collaborazione con la biblioteca comunale "Cesare Pavese", rientra nella rassegna "Matti, Lunatici, Padani" organizzata con il contributo della Regione Emilia-Romagna, dai cinque comuni dell' "Unione Pedemontana Parmense", Collecchio, Felino, Traversetolo, Sala Baganza e Montechiarugolo.

L'evento, coordinato da Fabrizio Leccabue della rivista "Dalla parte del torto", ha visto come ospiti del pomeriggio letterario gli autori Carlo Lucarelli, Guido Conti e Andrea Villani.
Purtroppo assenti per motivi personali, Valerio Varesi e Paolo Nori.

Protagonista indiscussa dell'iniziativa la letteratura emiliana, narrata dagli autori con curiosi aneddoti che hanno visto il coinvolgimento del pubblico in sala con alcuni interventi dei presenti.

 

 

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C'è una bella storia che parte da Parma e arriva al subcontinente indiano. Una storia di cambiamenti, di idee, di dialogo fra diverse culture. Questa storia inizia a Parma diciotto anni fa, nel 2001. A Baganzola nasceva in quegli anni una piccola organizzazione di promozione sociale, denominata "Il Filodijuta”, che ancora oggi si occupa principalmente di promozione sociali in Bangladesh. Filodijuta ha mosso i suoi primi passi in terra bengalese, nel sud del Paese. 

 

Il viaggio di Alessandro Mossini e il suo racconto del Bangladesh

Alessandro Mossini, responsabile di Filodijuta in Bangladesh, arriva nella terra dei grandi fiumi il 4 ottobre del 2001. Si stabilisce nel villaggio di Chalna, alle porte della foresta del Bengala, conosciuta con il nome di Foresta del Sunderbon. Qui passa due anni in una struttura della Comunita' Papa Giovanni XXIII dove impara la difficile lingua bengali, un dolce suono che deriva dal sanscrito, la lingua usata dal famoso poeta Robindronath Tagore. In questo periodo Alessandro oltre a studiare il bengalese, comincia ad addentrarsi nella conoscenza della cultura locale di questo Paese, che è un melting pot di culture e religioni diverse. 

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Sino al 1947, questo Paese era una regione dell'India. La famosa regione del Bengala, che comprendeva anche Calcutta. Gli inglesi, che regnarono in India dal 1700 al 1947, avendo provato sulla loro pelle che tra tutte le regioni indiane, il Bengala era la meno gestibile e governabile, pensarono di dividerla in due parti (Divide et impera). West Bengal, che oggi e' rimasta all'India con capitale Calcutta e East Bengal, l'attuale Bangladesh, con capitale Dacca. Ma la storia per questa piccola porzione di territorio non è mai stata benevola. 

Nel 1947, quando gli inglesi lasciarono definitivamente la loro colonia indiana, e l'India diventò libera e indipendente, due regioni chiesero ed ottennero l'indipendenza dalla grande Madre India. Le regioni erano il Punjab e l'East Bengal. Il 14 Agosto del 1947, nacque lo Stato islamico del Pakistan. Uno Stato anomalo, formato da due diverse ali distanti quasi 2000 chilometri l'uno dall'altro, con lingue diverse e cultura totalmente differente. La convivenza andò avanti in modo forzato per 23 anni. Poi nel 1971, scoppia la guerra di liberazione, che porterà alla nascita dello Stato del Bangladesh, il 16 dicembre 1971. Una guerra che costerà moltissimo in termini di vite umane. Un vero e proprio genocidio, dove i pakistani massacrarono 3 milioni di bengalesi. 

Il Bangladesh e' una repubblica popolare e la religione di stato e' l'Islam, che convive in modo più o meno pacifico con l'hinduismo, il buddhismo e la risicata presenza cristiana che sono lo 0,6 % dei 165 milioni di abitanti dello Stato piu' densamente popolato del pianeta. 

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L'Associazione Filodijuta in Bangladesh

Filodijuta dal 2001 è una presenza concreta in questo Paese e cerca di creare opportunità per chi opportunità proprio non ne ha. In questi dicannove anni sono state aperte sei scuole, in sei diversi villaggi nella regione di Khulna, alle porte della foresta. Le scuole contano un totale di quasi mille iscritti e sono tutti bambini della fascia piu' povera del Paese. In Bangladesh tutti i servizi, anche quelli che per noi sono scontati, come sanità e istruzione, vengono forniti dallo Stato a pagamento. La quasi totalità della popolazione non puo' permettersi di pagare quasi nulla. Cosi il risultato e' che soprattutto nelle aree rurali c'è ancora analfabetismo diffuso, per ciò che riguarda l'istruzione, mentre per la sanità, la maggior parte della gente non riuscendo ad accedere agli ospedali e alle cure, sceglie di farsi curare dagli stregoni di villaggio, con erbe, foglie, rametti secchi, sterco di vacca e tante formule magiche. 

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Anche per poter intervenire a livello sanitario, Filodijuta ha creato un fondo sanitario accessibile a tutti coloro che non possono permettersi le cure. Il progetto sanitario comprende anche la cura dei pazienti psichiatrici. Il servizio sanitario psichiatrico nasce da una sensibilità particolare da parte nostra per questa tipologia di povertà. E’ chiaro che se lungo la strada si incontra un bambino, chiunque si ferma. Se vediamo un anziano, comunque fa tenerezza e ci si ferma. Ma se ci si trova davanti un cosiddetto “matto”, in Bangladesh la gente non solo non si ferma, ma scappa impaurita o ancora peggio, gli tira i sassi. Ancora oggi si vedono persone “matte” legate con catene o portata in giro legate a guinzagli di corda.

Qui non c’è la conoscenza della malattia psichiatrica, ma c’è invece la cultura della punizione, del malocchio e della stregoneria. Molto spesso le famiglie non sanno nemmeno a chi rivolgersi se in casa hanno un parente con problemi psichici, e dunque si rivolgono ai medici locali che non hanno le competenze necessarie per intervenire. Solitamente intervengono con molti farmaci e costosi, le famiglie non hanno i soldi per acquistare e mantenere questo genere di terapie e dunque spessissimo le iniziano però poi abbandonano. Un paziente psichiatrico in casa crea un disagio enorme. Diventa un po’ il punto di riconoscimento della famiglia: “Tu sei il figlio del matto”, “la moglie del matto”.

Spesso, quando sono donne, diventano oggetto di violenza da parte del marito. Quando lei smette di cucinare o si comporta in modi che non corrispondono agli usi canonici, il marito crede che siano capricci della moglie la quale poi spesso viene punita a suon di botte. La conseguenza di questa violenza sovente è la fuga. Ed è per questo poi che non è raro trovare in Bangladesh donne visibilmente  con problemi psichiatrici, che vagano nude per le strade, che si sono perse, prive di memoria. E’ all’ordine del giorno che queste donne “matte” e perse poi di notte vengono violentate in giro per le strade, da uomini che non hanno nulla da perdere. Nascono cosi bambini, figli di nessuno, che vengono parcheggiati negli istituti tipo di Madre Teresa o negli orfanotrofi. 

Il nostro progetto sanitario comprende anche il nuovo centro di fisioterapia che ad oggi da la possibilità a 29 persone con problemi post traumatici o con disabilità fisiche sin dalla nascita, di poter essere trattati.

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Le collaborazioni

Poi negli anni i contatti di Filodijuta si sono espansi e sono arrivate le collaborazioni. Quella con il Comune di Firenze per il progetto acqua potabile, nel villaggio di Shibnogor. Attraverso il finanziamento del'Amministrazione fiorentina, abbiamo implementato un di filtro ad osmosi inversa che fornisce acqua a 1750 persone. La collaborazione con la ONLUS Pangono Pangono di Rosignano Solvay e' diventata nel tempo una fusione. Infatti in Bangladesh ci siamo fusi sotto la forma giuridica di Organizzazione Non Governativa internazionale. 

I nostri progetti e le nostre attività vengono finanziate dalle tante attività che Filodijuta ogni anno organizza sul territorio. L'Emporio di Natale di Baganzola che da diciannove anni è tappa fissa per i regali di Natale dei parmigiani.

La campagna di Pasqua "Voi aprite le uova, noi apriamo le scuole", attraverso la vendita davanti alle chiese di Parma di uova di Pasqua solidali. E poi i mercatini per la vendita dell'artigianato bengalese che periodicamente importiamo dal Bangladesh. Ancora, ci trovate nei centri commerciali della città con pesche di beneficienza e riffe, sempre per il sostegno ai progetti in Bangladesh. 

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Il programma di "Adozione a Distanza"

Invece, per poter permettere di frequentare la scuola agli alunni iscritti, abbiamo avviato sin dai primi anni, il programma di "Adozione a Distanza"

Un altra forma di sostegno e' la scelta del 5x1000 a favore di Filodijuta.

Attraverso la vostra collaborazione e il vostro appoggio, riusciamo a garantire a tutte le persone che chiedono il nostro aiuto, una risposta concreta. Non lavoriamo tanto per lo sviluppo ma per il progresso. Pensiamo che il progresso sia più inclusivo, perché comporta sia uno sviluppo di una situazione economica e sociale, ma soprattutto uno scatto culturale che porta l'uomo a cambiare uno stile di vita. Piu rispettoso per se e per l'ambiente e la società che lo circonda. 

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In Bangladesh ci sono diverse fasce sociali: le donne e i bambini, i disabili, le caste più basse che sono quotidianamente calpestate dal potere e da una cultura e tradizione che potenzialmente tende a schiacciare il più debole. Ecco che la scelta che Filodijuta ha fatto, è una scelta che arriva dal cuore, e che ci mette dalla parte di chi da solo non ce la fa.

Alessandro Mossini, 

Responsabile Associazione Filodijuta in Bangladesh

Giovedì, 09 Maggio 2019 06:22

Maggiore cura per la Reggia di Colorno

La reggia di Colorno, soprannominata anche piccola Versailles, è da sempre il simbolo per eccellenza del paesino della bassa. Una dimora nobiliare conosciuta in tutto il mondo, edificata nel 1337 da Azzo da Correggio con lo scopo di difendere l'Oltrepò.

Perfetto esempio di stile barocco, nel 1825 a seguito del congresso di Vienna venne dichiarata dimora imperiale e fu assegnata alla moglie di Napoleone Bonaparte, Maria Luigia d'Asburgo. Decorata da stucchi e affreschi di grandissima fattura, e costeggiata dal meraviglioso giardino realizzato nel XVIII secolo da Francesco Farnese, con un laghetto, statue e giochi d'acqua, dovrebbe essere venerata e accudita come il più inestimabile dei tesori.

Da tempo immemore però questo non avviene, e il palazzo ducale di Colorno, si mostra ai tanti turisti, come una struttura abbastanza trascurata. La facciata esterna che affaccia sulla piazza è sminuita da crepe e pezzi di intonaco mancante, oltre ad alcune finestre rovinate e sporche e dai vetri in frantumi. Superando il portone d'ingresso ad arcata, si può accedere al cortile interno, passando per la zona in cui è situata la libreria. Anche qui i muri sono scrostati e rovinati e alcuni affreschi dell'area che permette di accedere al giardino della reggia sono sbiaditi e quasi del tutto cancellati.

Arrivati al cortile interno, si può notare la pavimentazione a ciottoli che ormai è quasi del tutto completamente staccata. Sono presenti piccoli "spicchi" di ciottolato, ed il resto della pavimentazione, ormai è sostituita da terriccio e da piccolissimi grani di pietra. Le cornici in pietra delle finestre che affacciano al suo interno, sono rovinate e sgretolate.

Non va meglio quando si accede al giardino del parco realizzato da Francesco Farnese. Le scale che portano alla balconata esterna, sono in condizioni pietose, e la vernice dei muri fino ad arrivare alle statue esterne, è mancante in molte parti. Su un muro della scalinata è presente una stella a cinque punte incisa da vandali con delle scritte poco gradevoli.

Il giardino invece presenta le vasche delle fontane (spente) rovinate e piene di acqua putrida, rifiuti, e rami. Costeggiando il giardino è possibile facilmente accedere ad un'area abbandonata, transennata ma di facile accesso a chiunque.

L'area è pericolante, e molti graffiti e rifiuti sono presenti al suo interno. Tra i tanti obbrobri sui muri si possono notare stelle a cinque punte, numeri dal facile abbinamento "666" e svastiche. Tutto questo è completato dall'ancora chiusa "area romantica" del giardino. L'area dove è presente il laghetto doveva riaprire a fine marzo, dopo 70 giorni di lavori di potatura e forestazione previsti dalla provincia di Parma, ma ad oggi risulta ancora inutilizzabile. Il laghetto contiene pochissime dita d'acqua sporca, in cui ad oggi continuano a nuotare ancora diversi pesci.

Vedere il più grande tesoro di Colorno, dimora imperiale che fu di Maria Luigia, ridotto in questo stato, fa piangere il cuore dei colornesi, che oggi altro non possono fare, che immaginare il suo splendore passato.

Tutto questo dimostra il disinteresse delle istituzioni per la tutela della nostra storia, della nostra arte e della nostra cultura.

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Il coordinamento del gruppo
AMO - COLORNO

Il progetto della 3E e del Consorzio della Bonifica Parmense in sinergia con Impresa Culturale ArcheoVEA e in collaborazione con ANBI Emilia-Romagna premiato alla fiera di Macfrut a Rimini.

Rimini (RN), 8 Maggio 2019 – È la classe 3E dell'I.T.A.S. "Fabio Bocchialini" di Parma ad aggiudicarsi "Acqua e Territorio LAB Award", premio istituito da ANBI, Associazione nazionale dei Consorzi di bonifica: a conferire ai ragazzi il riconoscimento è il Presidente del Consorzio della Bonifica Parmense Luigi Spinazzi insieme al conduttore Patrizio Roversi durante la prima giornata di Macfrut, vetrina internazionale dell'ortofrutta in corso di svolgimento alla Fiera di Rimini.

Gli studenti dell'Istituto Bocchialini vincono grazie al corto "Tra Terra e Acqua. Il paesaggio della Bassa", che narra il loro percorso di conoscenza della Bassa parmense: tra cambiamento climatico, necessità di mettere in campo le necessarie azioni di mitigazione e bisogno di conservare la risorsa acqua disponibile per poi metterla a disposizione dell'agricoltura nei periodi di maggior fabbisogno, i giovani della 3E raccontano l'attività del Consorzio di bonifica, evidenziandone le innovazioni apportate, le metodologie di lavoro e le difficoltà affrontate nell'operato quotidiano.

Il progetto – in sinergia con l'Impresa Culturale ArcheoVEA – rientra nelle attività de "Il Consorzio per la Scuola", proposta didattico-formativa della Bonifica Parmense in collaborazione con ANBI Emilia Romagna per l'anno scolastico 2018/2019 – indirizzata a scolari e studenti delle scuole di ogni ordine e grado di Parma e provincia – con la finalità di sensibilizzare i giovani sulla tutela del territorio e il valore dell'acqua. Il corto è visibile sul canale YouTube della Bonifica Parmense.

Un romanzo scritto a otto mani, che racconta l'itinerario di quattro diversi personaggi, appartenenti ad altrettante epoche diverse, lungo la via storica che attraversa l'Europa e l'Italia e che sarà presentato il prossimo 24 maggio presso il Mondadori Bookstore del Victoria Cinema. Tra gli autori c'è anche il modenese Fabrizio Fangareggi, che abbiamo intervistato.

Di Manuela Fiorini

MODENA – Storia, avventura e mistero. Sono questi gli ingredienti del godibilissimo "Di Gelo e di Fuoco", un tomo di 520 pagine che si legge tutto d'un fiato, e fa venire voglia di approfondire le vicende narrate, nonché di inforcare un paio di robusti scarponi e percorrere almeno un tratto di della via Francigena, quel fil rouge che lega i personaggi e le vicende del romanzo.

È la notte del 17 dicembre del 1899, manca una settimana alla cerimonia di apertura della Porta Santa con la quale papa Leone XIII darà inizio al Giubileo Secolare. Francesco, anziano abate dell'abbazia di San Filippo al Marta, sente che la sua vita sta volgendo al termine e lui non ha ancora ultimato il grande romanzo sulla Via Francigena. All'improvviso qualcuno bussa alle porte dell'abbazia. Guardandosi attorno con circospezione, Francesco scivola lungo i corridoi del monastero e, quando apre il portoncino, ha un moto di contentezza nel vedere chi siano i viandanti che sbucano dall'oscurità. L'abate li accoglie felice, ora sente che il suo romanzo, anche grazie alle storie che ognuno di loro gli racconterà, potrà essere terminato. Ma assieme a loro, o forse proprio a causa del loro arrivo, nel monastero è giunto anche il Diavolo che ha tentato l'abate fin da ragazzino e non può accettare di vederne il trionfo.

Questa è, in sintesi, la trama del romanzo, che sarà presentato il prossimo 24 maggio, alle 20.30, presso il Mondadori Bookstore del Victoria Cinema di via Ramelli 101. Il libro è stato scritto a otto mani da Guido Fiandra, Pierluigi Fabbri, Andrea Zauli e dal modenese Fabrizio Fangareggi, che abbiamo intervistato per farci svelare qualche "succoso" dietro le quinte, anzi, dietro le pagine.

Fabrizio, come è nata l'idea di questo libro?
Nasce una quindicina di anni fa, quando Guido Fiandra, venendo a conoscenza del viaggio di Sigerico di Canterbury nel 990 e la sua mappatura della Via Francigena, ne rimase affascinato. Dopo averne approfondita la storia e visitato alcuni tratti, paesi e città, si fece una domanda: come mai il Cammino di Santiago di Compostela è ancora così popolare e percorso da moltitudini di persone, mentre la Via Francigena – la cui rilevanza religiosa e storica è altrettanto grande, essendo stato il tracciato sul quale già dal Medioevo si è sviluppato il concetto di Europa – è molto meno frequentata? Il mio coinvolgimento è avvenuto nel 2016, quando ho contattato Guido Fiandra, che è stato mio insegnante di regia e sceneggiatura all'Accademia Nazionale del Cinema di Bologna, per chiedergli di presentare un mio romanzo all'Isola Tiberina a Roma, "Il confine del buio", un thriller medievale ambientato a York nel 1374 e scritto con l'amico e collega Pierluigi Fabbri. Guido lesse il libro e gli piacque molto, presentò la serata e a cena ci parlò del suo progetto: partire per un viaggio e scrivere un romanzo insieme che si dipanasse lungo un millennio e avesse come ambientazione la Francigena. Quattro autori per quattro personaggi, appartenenti a differenti nazioni e periodi storici che si ritrovano "magicamente" tutti insieme in un'abbazia di Viterbo il 17 dicembre del 1899 a pochi giorni dall'apertura del Giubileo.

Perché la Francigena continua ad affascinare gli autori?
Credo che la Francigena affascini ogni viaggiatore, reale o virtuale. Attraversa diverse nazioni e, oltre ad essere stata meta importante di pellegrinaggio per la cristianità, ha rappresentato nel corso dei secoli cammino e confronto tra culture, arte e commerci, ha gettato le basi sociali dell'Europa. Gli autori sono i viaggiatori per antonomasia. Chi scrive inizia sempre un viaggio, letterario e interiore. Un viaggio immaginario dove nascono personaggi e situazioni, in questo caso calati in precisi e accurati contesti storici. Per un autore l'importante è coinvolgere il pubblico nel proprio viaggio, farsi domande e porgli interrogativi. La Francigena è ricca di storia, luoghi magnifici e suggestioni, un perfetto viaggio per rivivere il nostro passato, per scoprire ciò che ci circonda e anche per mettere a nudo noi stessi. Riflessione, fatica e spiritualità. Tutti elementi comuni nel viaggio, anche in quello narrativo.

Come vi siete divisi i compiti?
Sul corpo della storia principale, ideata da Guido Fiandra, abbiamo iniziato a confrontarci per dare vita al romanzo vero e proprio. Riunioni, scalette e valutazioni sui temi e sui personaggi. Andrea Zauli, già collaboratore di Guido e primo a salire a bordo in questo progetto, alla fine di ogni incontro forniva resoconti dettagliati, così che ognuno, anche in maniera indipendente da casa, poteva sviscerare i punti trattati e produrre nuove idee e materiale per ulteriori analisi. Alla fine si è deciso che ognuno avrebbe scritto autonomamente il proprio racconto di viaggio, legato a un singolo personaggio, differenziandolo per tono e stile, mentre tutti insieme avremmo lavorato sul racconto cornice che fa da arco narrativo portante.

Quanto vi siete affidati alla storia e quanto alla fantasia?
La ricerca storica è importante, anzi, fondamentale. Nel romanzo ci sono tantissimi riferimenti storici su luoghi e persone realmente esistite. Ci siamo divertiti a inserire il più possibile eventi o personaggi reali e a farli incontrare con la fantasia, intrecciandone le vite, anche se solo per brevi tratti o scene. Il fascino narrativo unisce fin da subito la forte base storica a un tocco di fantastico. I quattro enigmatici viaggiatori, giunti da paesi ed epoche differenti sono: Sigerico, arcivescovo di Canterbury dal 990, Maria Rodriguez, vedova castigliana dal 1350, Goetz Von Berlichingen, nobile capitano di ventura dal 1550 e Jean Baptiste Fournier, ex rivoluzionario e mercante di vini dal 1825. Sigerico è un personaggio storico e nella narrazione si può leggere anche il diario scritto dall'arcivescovo, ma per esigenze narrative abbiamo immaginato che l'abbia scritto nel viaggio di andata da Canterbury a Roma, mentre i suoi appunti di viaggio con le ottanta tappe sono stati redatti durante il viaggio di ritorno in Inghilterra. Anche Goetz Von Berlichingen è realmente esistito, mentre Maria Rodriguez e Jean Baptiste Fournier sono frutto di pura fantasia, così come l'abate Francesco, colui che ospita i quattro viandanti e che unisce le loro storie al presente del 1899. Il tutto arricchito da una tinta mistery e presagi inquietanti: a minacciare le vite di tutti loro compare addirittura il Diavolo.

Quali sono state le difficoltà nello scrivere un romanzo a più mani?
Come dicevo prima, i singoli racconti di viaggio sono scritti individualmente, proprio perché si voleva dare a ogni personaggio una voce unica e riconoscibile. L'impresa, oltre alla creazione della trama, alla ricerca storica e alla successiva analisi dei dettagli per la coerenza narrativa, è stata coesistere tutti insieme nel racconto cornice, quello che unisce l'abate Francesco ai quattro viandanti. Io, Andrea e Pierluigi abbiamo scritto i capitoli della "notte magica", come la chiamavamo noi in fase di stesura, passandocela di mano, in modo che ognuno potesse arricchire o tagliare il lavoro degli altri, fino all'ultima revisione di Guido Fiandra che ha amalgamato il tutto, per rendere lo stile più fluido come se fosse di un solo autore. Per operare in questo modo è necessario avere piena fiducia nella professionalità degli altri, con entusiasmo, umiltà e mente aperta, ricercando nel lavoro sempre quello che è migliore per l'opera, a discapito del proprio ego. In realtà, c'è anche una quinta storia tra le pagine, quella relativa al passato di Francesco, scritta da Guido Fiandra. Nel complesso è stato un lavoro decisamente articolato che, però, visto il risultato finale ha dato a tutti un'enorme soddisfazione. Credo che collaborare con altri autori in progetti importanti come questo serva anche a crescere individualmente e mi sento di consigliare questa esperienza a chiunque abbia voglia di scrivere e sia disposto a mettersi in gioco.

GLI AUTORI

Guido Fiandra
Regista, scrittore, autore, docente. Nel corso della quarantennale carriera, ha esplorato svariati linguaggi della narrazione e della visione, alternando la scrittura e la regia. Ha spaziato tra cinema di finzione e documentaristico, televisione, fotografia, arte, teatro. È socio fondatore della Writers Guild Italia, il sindacato degli sceneggiatori. Cura una collana di libri di cinema per Dino Audino editore. Da due decenni è docente del Corso di Regia e Sceneggiatura presso l'Accademia del Cinema di Bologna. "Di Gelo e di Fuoco", una storia inizialmente pensata per essere una miniserie televisiva, scritta a più mani, è il suo primo romanzo.

Fabrizio Fangareggi
Da sempre innamorato di letteratura e cinema, dopo la maturità si è diplomato al Corso di Regia e Sceneggiatura all'Accademia Nazionale del Cinema di Bologna. Ha pubblicato diversi racconti su antologie e riviste; tra i suoi romanzi, "Ekhelon", vincitore del Premio Letterario Cittadella nel 2014. Nel 2016 esce "Il confine del buio" finalista al premio letterario "Un libro per il cinema" e nel 2018 "Il buio di York" secondo volume della serie "Le confessioni di Arundel".

Pierluigi Fabbri
Assicuratore, appassionato di Storia sin dall'infanzia. È stato nella giuria dei premi letterari reWritten nel 2004 e (secret) Unveiled nel 2005, organizzati da KULT Underground/KULT Virtual Press, il secondo con la sponsorizzazione di Edizioni Clandestine. Nel 2016 pubblica "Il confine del buio" finalista al premio letterario "Un libro per il cinema" e nel 2018 "Il buio di York" secondo volume della serie "Le confessioni di Arundel".

Andrea Zauli
Dopo aver fondato il trimestrale letterario Bhodinskj in Romagna e lavorato come copywriter a Milano, approda a Roma dove insegna sceneggiatura a Cinecittà. Cresciuto a pane, fantascienza e horror, finisce per scrivere tutt'altro – per esempio la comedy L'utero al dilettevole (vincitrice del 48H Film Festival 2009), il melò Il paese delle piccole piogge (in onda su Rai 1 nell'autunno 2012), il lungometraggio sull'immigrazione clandestina Carta bianca (premio per la distribuzione al RIFF 2013, uscito nelle sale italiane nell'estate 2014), la video-art Sulla nostra pelle (Premio Lenovo-Zooppa al Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina 2016)

SCHEDA DEL LIBRO

Fiandra, Fangareggi, Fabbri, Zauli
Di Gelo e di Fuoco
D&MEdizioni
Pag 520 - € 24,90
www.digeloedifuoco.it 

 

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Sabato 11 maggio, presso la Libreria Albatros di Cento (FE), la giovane autrice presenta la sua raccolta di liriche. Per parlare al cuore di amore, tempo che fugge, emozioni, speranze e, soprattutto, sulla necessità di rimanere se stessi. Abbiamo intervistato l’autrice.

Di Manuela Fiorini

È un libro da tenere sempre in tasca e da leggere ogni volta che abbiamo voglia di condividere un’emozione. Niente di Personale”, debutto letterario di Anna Boccadamo, classe 1991, è un piccolo gioiello che raccoglie liriche a prima vista assai diverse sia per tema che per stile, ma che si configura, invece, come un'opera completa e armonica.  

Attraverso l’uso sapiente del verso libero, la giovane autrice ci parla di amore, nelle forme della malinconia, della delusione, dell’infelicità, ma anche di un sentimento realizzato e completo. Altri filoni tematici, come la natura, il viaggio, i ricordi d’infanzia si trasformano a poco a poco da emozioni personali a universali, da condividere con il lettore. Ricorrono poi temi “moderni”, specchio della società attuale, come il tempo, che scorre sempre troppo in fretta, che vorremmo fermare o afferrare, e la disillusione, che crea incertezza su chi siamo e sui nostri sogni. C’è poi il tema della funzione della scrittura, che si evolve da necessità personale delle prime liriche, a emozioni da condividere.

La presentazione ufficiale è in programma sabato 11 maggio, dalle 16.30, presso la Libreria Albatros di via Guercino 55/A, a Cento (FE), intanto, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’autrice.

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Quando hai iniziato a scrivere poesie e quando hai deciso di fare “il grande salto”, raccogliendole in un libro e, di fatto, facendole uscire dal cassetto?

Scrivo da diversi anni, per passione, per distrazione, per esigenza, specie quando quello che leggo non è abbastanza, o meglio, non è in sintonia con quello che vorrei leggere o non mi rispecchia sufficientemente. Negli ultimi due anni ho concentrato la mia attenzione proprio su questo bisogno, proponendomi di mettere nero su bianco me stessa, quello che volevo leggere, quello che avevo da dire. Dicono che ho un tono di voce basso, quando scrivo suppongo lo sia ancor di più, ma in entrambi i casi le emozioni che mi attraversano sono molto forti, talmente tanto da volerli condividere con tutti.

 

Quali sono, se ci sono, i modelli letterari a cui ti ispiri?

Le opere di Wisława Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura, hanno senz’altro tracciato l’inizio del mio percorso. La gioia di scrivere è, tra le sue poesie, la mia preferita. Spero, un giorno, di conquistare anche solo l’1% del suo grande talento. 

 

Nella tua raccolta “Niente di personale”, emergono diversi filoni poetici. Tra questi, la funzione della scrittura, che emerge in diverse liriche. Che cos’è la poesia per Anna Boccadamo?

Scrivere comporta definire quello che altrimenti non sapremmo distinguere, che si tratti di un concetto, di un pensiero o un sentimento. La poesia è un mezzo attraverso cui riflettere e riflettersi; nonostante possa apparire astratta, essa conferma quanto c’è di più vero, reale, in questo mondo, nel bene e nel male.

 

In alcune liriche, come “Merenda” o “Le conchiglie”, i ricordi d’infanzia vengono prima evocati come positivi, poi si ha come una spaccatura, in cui evocano nella vita adulta, qualcosa di diverso, doloroso. Un rimpianto poetico per la dimensione protetta dell’infanzia?

Si. Contrassegnano percorsi di vita felici sfioriti nel tempo (il solito complice/colpevole). 

 

Un altro tema è quello del tempo che “scorre troppo in fretta” e il bisogno di afferrarlo, ritagliarsi un momento prezioso per se, per riflettere, amare, stare insieme…Stiamo davvero “correndo troppo”? Come la poesia può aiutarci a “fermare il tempo” e rubarne un po’ per noi stessi?

Il tempo corre, ci spintona pur di arrivare primo (in quale gara poi?) e noi ci siamo adeguati ad esso. Mentirei se dicessi che leggendo una poesia riusciremmo a fermare il tempo ma... a rallentare il suo ritmo si, oltre che a dargli una qualità in più. Il segreto sta nel saper scegliere bene un libro e stare lontani da qualsiasi distrazione.

 

"Niente di personale" è il titolo della raccolta. Davvero la poesia non è "niente di personale"? Quanto c’è di te nelle tue poesie e che cosa ti fa dire “questa emozione devo fissarla sulla carta”?

“Niente di personale” è un titolo piuttosto sarcastico, ma allo stesso tempo è il titolo di una poesia (non pubblicata) che parla d’amore, di quanto possa cambiare la propria vita quando si ama. Resta ben poco di personale, quando si è in due a guardare il mondo, volere lo stesso futuro... insieme.

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SCHEDA DEL LIBRO

Anna Boccadamo

Niente di personale

Collana Poetae – Damster Edizioni

Pag 70 - € 10

 

 

Domenica, 05 Maggio 2019 07:18

Castellaro: L'acquedotto abbandonato

Di Nicola Comparato e Foto di Valentina Carpin Sala Baganza , 4 maggio 2019 - Da Castellaro, frazione del comune di Sala Baganza, arriva una nuova segnalazione alla redazione della Gazzetta dell'Emilia. Alcuni residenti della zona ci rammentano lo stato di degrado e abbandono in cui versa l'acquedotto "Ponte della nave", detto anche "Ponte Romano".

La struttura, che attraversa il "Rio Ginestra", viene attribuita ai "Sanvitale" nel XIII secolo, in seguito a portarlo alla attuale fisionomia è stato l'intervento di Ranuccio I Farnese e infine ai nostri giorni si presenta come una vera e propria "costruzione fantasma". Il primo grido d'allarme, per lo stato di degrado del prezioso manufatto, fu lanciato sin dagli anni '80 dal Centro Studi della Valbaganza ma, a quanto pare, è rimasto del tutto inascoltato.

Valentina Carpin, con i suoi scatti fotografici, testimonia l'attuale stato di abbandono e chissà che questi non servano a smuovere gli animi di qualche generoso benefattore, prima che sia troppo tardi.

Per le vostre segnalazioni alla redazione della Gazzetta dell'Emilia scrivete a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

(Foto e Gallery di Valentina Carpin)

 

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Di Manuela Fiorini Parma 4 maggio 2019 - Rodolfo Lapidario lanciò un'occhiata all'orologio appeso alla parete del suo ufficio. Ancora due minuti e poi sarebbe arrivato il momento di chiudere la saracinesca e salire nel suo appartamento, ubicato proprio sopra la sua agenzia di Onoranze Funebri.

La puntualità era uno dei valori che suo padre, da cui aveva ereditato il mestiere, gli aveva insegnato. "La nostra è un'attività dove i clienti non ti mancheranno mai!", soleva ripetergli il genitore. "La morte è l'unica certezza che abbiamo". Ripensò a quelle parole, insieme al fatto che ormai tre generazioni di Lapidario si erano occupati di accompagnare le persone nel loro ultimo viaggio. Il nonno di Rodolfo si era invaghito di una bizzarra signora dell'alta società, che oltre a indossare abiti sgargianti, si vantava di poter vedere le anime dei trapassati e di parlare con loro. E nonostante la famiglia lo invitasse a desistere, i due erano convolati a nozze. Dall'unione era nato il padre di Rodolfo, che aveva sposato una tranquilla dattilografa. Rodolfo, fin da piccolo, aveva tuttavia scoperto di avere molto più in comune con la bizzarra nonna che con i suoi genitori. Era stata lei, infatti, a insegnargli a non aver paura di quelle figure eteree che gli si presentavano nell'agenzia del padre ogni volta che si stava preparando un funerale, ad ascoltare le loro richieste e, dove possibile e con discrezione, accontentarle. "Spesso le ultime volontà dei defunti non coincidono con quelle dei loro parenti", gli aveva sempre detto sua nonna. E Rodolfo aveva fatto di quell'insegnamento uno dei cardini della sua deontologia professionale. Sicché, i suoi veri "clienti" non erano i vivi che si occupavano della burocrazia, della scelta della cassa, dei ricordini e dei necrologi, ma i defunti stessi, che quando non erano soddisfatti, si facevano sentire eccome!

****
I due minuti erano passati. Poteva chiudere l'agenzia. Il giorno dopo avrebbe dovuto accompagnare nel suo ultimo viaggio un uomo che era passato a miglior vita nella maniera più dolce possibile, quella che lo stesso Lapidario si augurava per se stesso: andare a dormire e non svegliarsi più. Naturalmente, a un'età avanzata e dopo una vita trascorsa in buona salute. L'uomo, che aveva superato abbondantemente l'ottantina, tuttavia, era stato ritrovato dopo tre giorni, grazie ai vicini. Viveva infatti solo, i due figli adulti avevano da tempo costruito la loro vita in altre città e facevano visita al padre di rado. Aveva un ex moglie, persa di vista dopo il divorzio, avvenuto più di trent'anni prima. I figli, saputo del suo decesso, avevano optato per un funerale "di base", quello più economico. Niente loculo, niente posto a terra...una bella cremazione e dispersione delle ceneri nell'area consacrata nel locale cimitero. Polvere alla polvere, insomma...nessuna foto davanti alla quale mostrare i propri rimpianti, la propria malinconia, le parole non dette...Lapidario sospirò, il passaggio di quell'uomo su questa Terra sarebbe stato come un alito di vento.
Proprio in quel momento, sentì un soffio gelato sulla nuca. Conosceva bene quella sensazione. Rodolfo si trovò davanti a un uomo tra i quaranta e i cinquanta, con addosso un completo demodé, un cappello e lo sguardo severo.
"Mi vede?", gli domandò l'uomo.
Lapidario annuì con un sorriso.
"E non è spaventato?"
"Ci sono abituato. Vedo le anime dei trapassati fin da bambino. È stata l'eredità di mia nonna", gli rispose bonario.
Lo spirito parve distendersi.
"Sono qui per parlarle del mio funerale...quello di domani", cominciò deciso.
Solo allora, guardandolo bene in viso, nonostante i contorni sfumati e il leggero bagliore che solitamente emanano le anime, Lapidario riconobbe l'anziano a cui doveva dare degna sepoltura il giorno seguente. Gli spiriti, infatti, hanno la facoltà di assumere le sembianze del periodo della loro vita che preferiscono. Le manifestazioni spirituali possono essere quelle di adolescenti, donne e uomini nel fiore degli anni. A Rodolfo non era infatti mai capitato di trovarsi uno spirito che avesse le stesse sembianze di una persona deceduta in tarda età. La vecchiaia non si ricorda mai volentieri.
"Mi dica, l'ascolto..."
"So che i miei figli hanno disposto la cremazione..."
"Esatto...ma se non è quello che desidera..."
"No, a me va bene. La cosa non mi dispiace...Tuttavia, ecco, vorrei che le mie ceneri fossero disperse insieme a quelle dell'unico essere che mi è stato fedele per tutta la sua vita, che non mi ha mai tradito e che mi è stato accanto fino al suo ultimo respiro..."
Lapidario cominciò a pensare che forse l'uomo aveva nascosto una relazione extraconiugale alla famiglia e che questa ne sarebbe venuta a conoscenza. Questo avrebbe spiegato il divorzio e la successiva solitudine...
"Rolf, il mio cane...il mio fedele amico a quattro zampe. Un meticcio spelacchiato che trovai bagnato come un pulcino lungo una strada di campagna. Era solo un cucciolo, allora, ma lo portai a casa e lo feci diventare una bellezza, nonostante le proteste di mia moglie, che temeva che il cane attaccasse qualche malattia ai bambini".
Al ricordo del suo fedele amico, l'uomo sorrise.
"Mi è stato accanto per quindici anni. Sono stato meglio con lui che con quella strega di mia moglie. E quando è venuto a mancare, ho sofferto così tanto che non ne ho voluti più...perché come Rolf...c'era solo Rolf. Lo feci cremare. Buffo vero? A me toccherà la sua stessa sorte... Conservai le sue ceneri in una cassettina...Ecco, io vorrei che le mie ceneri fossero mescolate a quelle di Rolf e disperse...non in un cimitero, è un luogo troppo triste, ma in cima al monte dove andavamo insieme, alla domenica, per sfuggire a quella strega di mia moglie e a quei viziati dei miei figli. Li ha cresciuti a sua immagine e somiglianza, sa...".
L'uomo tacque, mentre Lapidario radunava i pensieri. La richiesta era sicuramente fattibile. Dopotutto, bastava solo trovare la cassettina con le ceneri di Rolf. Di sicuro il defunto le teneva in casa. Avrebbe chiesto ai figli.
"Mi sembra una richiesta ragionevole. Chiamerò subito uno dei suoi figli e gli chiederò di passare da casa sua a prendere la cassettina con le ceneri del suo fedele amico...Sa dirmi dove le teneva?".
"Oh, le ceneri di Rolf non sono a casa mia...è morto più di trent'anni fa...prima del divorzio. Dovrebbe averle la mia ex moglie...".

****
Rodolfo Lapidario non chiuse occhio tutta la notte. Doveva trovare un modo per posticipare il funerale e, nello stesso tempo, fare sì che le ceneri del cane Rolf fossero ritrovate. Da come il defunto gli aveva parlato dell'ex moglie, quest'ultima avrebbe anche potuto disfarsi della cassettina con i resti mortali del quattro zampe. Solo quando gli venne un'idea che sembrava decente, riuscì a prendere sonno. Si svegliò comunque prestissimo. Chiamò uno dei figli dell'uomo il cui corpo giaceva nella camera ardente del vicino ospedale.
"Buongiorno, dottor Pili, so che sono fuori tempo massimo, ma ieri sera ho ricevuto la visita di...un caro amico di suo padre...un amico di vecchia data, fin da quando erano ragazzi..."
Attese. Il dottor Pili non gli chiese chi fosse questo amico...evidentemente non era partecipe della vita del padre e un nome sarebbe valso un altro.
"Ebbene...quest'uomo è venuto apposta per confidarmi che suo padre aveva un ultimo desiderio...che le sue ceneri fossero disperse sulla cima della montagna dove amava passeggiare...insieme a quelle del suo cane...Rolf".
Dall'altra parte del telefono si udì un sospiro...come se il figlio del defunto volesse solo sbrigare la faccenda e tornare alla sua vita.
"E sia...mi dica dove sono le ceneri di quell'animale e si proceda..."
"Il fatto è che le ceneri di Rolf si trovano in una cassettina dorata...che è rimasta con sua madre...quando i suoi genitori hanno divorziato...".
"Da mia madre? Chissà allora che fine ha fatto Lei è molto anziana e non ha più memoria di quello che ha mangiato ieri sera, figuriamoci se si ricorda di un cofanetto con dentro le ceneri di un cane...".
"Pare che per suo padre fosse molto importante...ha amato molto quella bestiola".
"Lo so eccome! Amava più quel pulcioso che i suoi figli...Passava tutto il suo tempo con lui...".
Lapidario sospirò. A poco a poco stavano emergendo incomprensioni e litigi familiari.
"Crede che potrebbe...andare a dare un'occhiata a casa di sua madre...e magari chiedere. Facciamo un tentativo, no? L'amico di suo padre mi ha riferito che Ernesto Pili ha trascorso una vecchiaia in solitudine...".
Suscitare il senso di colpa nei parenti era una delle tattiche psicologiche che aveva appreso da sua nonna. E di solito funzionava sempre.
"E va bene. Mi descriva quella cassettina".
"È un cofanetto dorato a strisce rosse, sigillato, con inciso il nome di Rolf".
Lapidario riattaccò.
"E ora...incrociamo le dita", disse lanciando uno sguardo all'eterea figura che stava ascoltando trepidante quella conversazione telefonica.
"Senza Rolf, non me ne andrò! E passerò l'eternità a tormentare quella megera di mia moglie e quegli ingrati dei miei figli, e i nipoti dei nipoti..."
Rodolfo Lapidario sapeva che a volte gli spiriti possono diventare dispettosi e vendicativi. E se non avessero seguito la loro naturale evoluzione, che li portava ad abbandonare la Terra e andare verso la dimensione spirituale, c'era il rischio che finissero intrappolati, senza trovare la pace. E senza darne nemmeno ai vivi.
"Mi ascolti, signor Pili, c'è anche la possibilità che le ceneri del suo Rolf siano andate perdute...Sono passati tanti anni".
Lo spirito emise uno sbuffo gelido e si mise ad aleggiare per l'ufficio, mentre Lapidario si mise a fare telefonate su telefonate per posticipare la cerimonia, ormai fissata per la tarda mattinata. Non aveva mai inventato tante bugie e scuse in vita sua.

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Era stata una giornata senza alcun cliente. Il ché non era un male. Nel tardo pomeriggio, il dottor Pili entrò di spinta nell'agenzia tenendo in mano una cassettina rossa e dorata.
"Devo ringraziare la badante di mia madre! Era finita in soffitta, insieme a tutta la roba di mio padre. Per fortuna, mia madre è una che non butta via nulla, ha sempre sostenuto che tutto può tornare utile. Evidentemente, anche le ceneri di un vecchio cane morto da trent'anni...".
Posò la cassettina sulla scrivania di Lapidario. In quel momento, una folata di vento scompigliò i capelli dell'uomo, che si voltò alla ricerca di una finestra. Lapidario sorrise.
"Bene. Adesso possiamo procedere".
"Senta...io mi sono preso già troppi giorni di ferie per occuparmi delle esequie di mio padre. Può occuparsi lei della dispersione delle ceneri sul monte? Ovviamente, dietro compenso...".
"Non si preoccupi. Ci penserò io, siamo a posto così. Faccio volentieri un'escursione per respirare un po' d'aria buona.

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A mano a mano che si avvicinava alla vetta, il sentiero era sempre più stretto e irto. Rodolfo Lapidario dovette fermarsi più di una volta per prendere fiato. Nello zaino, oltre alla borraccia, a un paio di panini e un impermeabile, aveva l'urna con le ceneri di Ernesto Pili e la cassettina con quelle di Rolf. Fece un ultimo sforzo e raggiunse la cima.
"Eccoci qua...". Si guardò attorno e rimase per qualche minuto in contemplazione dello splendido panorama. "Avevi proprio ragione a voler disperdere qui il tuo abito terreno...", pensò rivolgendo il pensiero al suo ultimo cliente.
Il momento era solenne. Rodolfo Lapidario tolse con delicatezza dallo zaino l'urna con le ceneri dell'uomo e la cassettina con quelle del suo migliore amico. Le aprì entrambe e cercò la posizione meglio battuta dal vento. Fu un attimo. Le ceneri di entrambi si levarono in volo, come risucchiate da una forza misteriosa, disegnando due vortici che ben presto convogliarono in uno solo. E mentre Lapidario osservava stupefatto quello spettacolo soprannaturale, nel vento udì un grazie appena sussurrato, insieme all'abbaiare lontano di un cane.

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Racconto proposto da
C.O.F. – Consorzio Onoranze Funebri Parmense

-Sede: Viale dei Mille, 108 Parma – Tel 0521.993366 / 290722 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  - http://www.cofonoranzefunebri.com  -

Le sale del Commiato consentono ai familiari di vegliare i propri cari in un ambiente sicuro, intimo e confortevole.
Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.

Parma – Viale Villetta, 16 – Tel. 0521.960234
Monticelli Terme – Via Spadolini – Tel. 0521.659083
Collecchio – Via P.F. Carrega, 12/A- Tel. 0521.802435
Fornovo Taro – Via Solferino, 14 – Tel. 0525.39873
Felino – Via Roma, 6 – Tel. 0521.833143
Medesano – Via F. Santi, 14 – Tel. 0525.420695

 

 

Marina Burani - Nero – 2019 | 1969 La mostra personale dell’artista inaugurerà a Palazzo Pigorini venerdì 10 maggio alle 18. Oltre cinquanta opere esposte con una particolare attenzione alla persistenza del colore nero. 

Parma -

Inaugurerà venerdì 10 maggio, alle ore 18, a Palazzo Pigorini l’esposizione “Marina Burani - Nero – 2019 / 1969”: la prima personale di Marina Burani a Parma, sua città d’adozione, è una rassegna retrospettiva dei lavori realizzati durante cinquant’anni di carriera.

La mostra, realizzata dall’associazione Alphacentauri e curata da Didi Bozzini con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Parma, presenta il percorso multiforme dell’artista sottolineandone un aspetto particolare, che è quello della persistenza fisica e simbolica del colore nero tra disegno e pittura.

Sui due piani di Palazzo Pigorini, cinquantasette opere che vanno a ritroso dagli specchi neri degli anni 2000 alle matite degli anni ’60 e testimoniano di un universo creativo nel quale il rapporto tra la figura e la sua assenza - la sua formazione e la sua scomparsa - occupa una posizione centrale e di fondamentale importanza.

 

La mostra, ad ingresso libero, rimarrà aperta sino al 16 giugno.

 

Marina Burani, nata a Reggio Emilia, vive e lavora a Parma. Ha frequentato l’istituto d’Arte Paolo Toschi a Parma e l’Accademia di Brera a Milano.

Nel 1991 fonda l’Associazione Culturale Alphacentauri con Andrea Vettori, dal 1994 pubblica il Giornale Alphacentauri che viene presentato alla Biennale di Venezia nello stesso anno.

Pubblica due libri “Lento a tempo” e “Coleotterofobia”.

A Reggio Emilia partecipa al premio Tricolore e l’opera viene premiata ed acquistata dal Museo Civico.

Dal 1972 ad oggi partecipa a numerosissime mostre collettive e personali, in Italia e all’estero.

 

Marina Burani - Nero – 2019 | 1969

Palazzo Pigorini | 10 maggio – 16 giugno

Orari di apertura:

mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16.30 alle 19.30

sabato e domenica dalle 10.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30

ingresso libero

Nuove carte di Arrigo Boito donate da Andrea Carandini al Conservatorio di musica “A. Boito”. Giovedì 9 maggio 2019, ore 17.30, Auditorium del Carmine. Ingresso libero.

Parma -

Andrea Carandini sarà a Parma giovedì 9 maggio 2019 per donare al Conservatorio di Musica “Arrigo Boito” un faldone di carte autografe boitiane, conservate dalla sua famiglia. La donazione sarà ufficializzata durante una manifestazione con interventi di studiosi ed esecuzioni musicali, che si svolgerà nell’Auditorium del Carmine alle 17.30.

Le carte donate verranno riunite ai materiali conservati nello Studio Boito, elemento centrale, insieme allo Studio Toscanini, del Museo storico “Riccardo Barilla” del Conservatorio. Durante la manifestazione – organizzata dal Conservatorio, in collaborazione con Comune di Parma-Casa della Musica e Istituto Nazionale di Studi Verdiani, all’interno delle manifestazioni promosse dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della scomparsa di Arrigo Boito (1918-2018) – Andrea Carandini rievocherà incontri e frequentazioni con protagonisti della cultura italiana e internazionale a villa Albertini a Parella (Ivrea), dove la famiglia trascorreva il periodo estivo, e annuncerà la donazione. Interverranno Olga Jesurum, Emanuele d’Angelo ed Emilio Sala; alcuni allievi del Conservatorio, accompagnati dalla docente Claudia Rondelli, eseguiranno brani di Boito e di Verdi. 

Boito_nel_suo_studio.jpg

Lo Studio era l’ambiente più importante della casa di Arrigo Boito in via Principe Amedeo a Milano: qui il compositore e librettista trascorreva gran parte del suo tempo, intento a studiare, scrivere, comporre, ricevere visite. Dopo la morte fu trasferito da Luigi Albertini, esecutore testamentario di Boito, nella villa di famiglia a Parella (Ivrea). Quindi, per volontà della famiglia Carandini, fu prima depositato alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia e infine ricostruito nel Museo storico “R. Barilla”, voluto dall’allora presidente del Conservatorio Giorgio Paini e realizzato con una donazione di Pietro Barilla. Nei diversi trasferimenti alcune carte, tra cui gli appunti per il Nerone, rimasero alla Fondazione Giorgio Cini, mentre altre, di diverso contenuto, rimasero alla famiglia.  

Le carte della donazione Carandini raccolgono per lo più appunti e abbozzi per un profilo biografico su Giuseppe Verdi, una serie di annotazioni su Re Lear, alcuni abbozzi musicali e una serie di appunti sul melodramma e sull'opera dell'Ottocento.

L'ingresso è libero e gratuito.

Per maggiori informazioni: Conservatorio di Musica "Arrigo Boito", Strada del Conservatorio 27/a, www.conservatorio.pr.it; Casa della Musica, P.le San Francesco (43121 Parma), tel. 0521 031170, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Rinvenuto fossile di frutto, completo ed eccezionalmente conservato, in zona Medesano-Sant'Andrea Bagni.

Altro eccezionale rinvenimento da parte del Prof. Claudio Bennati e della moglie Doina Rusu, membri del Gruppo Mineralogico Paleontologico Parmense.
Dopo la scoperta, già pubblicata di un'impronta perfettamente conservata di ammonite in bassa Val Taro, nel Dicembre 2018, un'altro rinvenimento paleontologico davvero unico per il nostro territorio, sia locale che regionale, è stato effettuato dalla coppia Bennati-Rusu, membri del Gruppo Mineralogico Paleontologico di Parma.

Questa volta i due ricercatori hanno trovato nel territorio di Medesano un frutto su una matrice marnoso-argillosa, simile ad una noce, di oltre 4 cm, a forma di 'ciondolo' a due valve, integro e conservato in modo eccezionale, tanto da essere anche presenti il colore della capsula legnosa e le striature sulla superficie del frutto, che mettono in evidenza un particolarissimo disegno a rete visibile a occhio nudo.

Pur non avendo ancora dati precisi, tuttavia si ipotizza che il fossile possa appartenere ad una Pteridosperma oligocenica, circa 25 milioni di anni fa.

La scoperta è già davvero importante, dato che è assai raro trovare fossililizzati frutti o semi completi, oltre al fatto che per ora gli unici frutti e semi rinvenuti in Italia si concentrano per lo più nei territori del Veneto e dell'Alto Adige, ma di epoche eoceniche.

O!tre al frutto, sono stati rinvenuti altri vegetali perfettamente conservati probabilmente di Gimnosperme Glumifore sia nel fusto legnoso sia nei rami apicali, con ben distinte foglioline portatrici di relativa capsula con semi.

Tali reperti verranno al più presto sottoposti ad analisi più approfondite, al fine di datare con precisione il periodo in cui vissero e collocarli con precisione nella nomenclatura paleobotanica.

 

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