Bologna, 11 settembre 2013 -
E' stata discussa in Aula l' indennità prevista per un consigliere sospeso, in questo caso, si tratta di due, poiché secondo la normativa vigente i consiglieri sospesi hanno diritto a un' indennità pari al 50% del loro stipendio. Quindi ad oggi sono 3 i consiglieri stipendiati dalla Regione con soldi pubblici per ricoprire lo stesso seggio. Sembra incredibile in tempi di crisi in cui al Paese sono chiesti sforzi economici immani eppure è proprio così un consigliere al prezzo di tre. I soggetti coinvolti sono Luigi Villani, ex capo gruppo del Pdl, sospeso dopo l' inchiesta Public Money di Parma, l' ex assessore della giunta Giampaolo Lavagetto e infine Cinzia Camorali recentemente nominata a svolgere l'incarico rimasto vacante.
La discussione sul trattamento indennitario riservato ai consiglieri regionali sospesi temporaneamente dal proprio incarico sulla base dell'art. 8 del decreto legislativo 235 del 2012, riferito in questo caso a Giampaolo Lavagetto, è terminata con l'approvazione a maggioranza (contrario il Pdl) di un ordine del giorno, presentato, in una sua prima stesura, da Giovanni Favia (Misto) e, in seguito, sostituito da un secondo documento, radicalmente emendato nel dispositivo, sottoscritto da Marco Monari (Pd), primo firmatario, Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), Roberto Corradi (Lega nord), Silvia Noè (Udc), Liana Barbati (Idv), Franco Grillini (Misto), Matteo Riva (Misto) e dallo stesso Favia. L'ordine del giorno votato invita l'Ufficio di Presidenza, in primo luogo, ad approvare un progetto di legge che azzeri l'assegno previsto dalla normativa nazionale e regionale (che attualmente assegna la metà dell'indennità di carica) per un consigliere sospeso e, in seconda istanza, a presentare una proposta di legge alle Camere per armonizzare il comma 4 dell'articolo 8 del decreto legislativo 235 in coerenza con il nuovo progetto di legge regionale. Occasione del dibattito è stata una delibera dell'Assemblea, con cui si concedeva, sulla base della legge regionale 11 del 2013, un assegno pari alla metà dell'indennità di carica al consigliere Lavagetto, sospeso dalla carica sulla base di una nota della Prefettura di Bologna del 28 agosto scorso, dopo essere stato proclamato eletto il 23 aprile 2013, con convalida dell'elezione avvenuta il successivo 21 maggio, e in temporanea sostituzione del collega Luigi Giuseppe Villani, anch'egli sospeso sulla base dello stesso decreto 235. La delibera è stata poi approvata con il voto unanime dei presenti in Aula, esclusi i consiglieri Andrea Defranceschi (Mov5s), Naldi (Sel-Verdi) e Favia (Misto) che avevano dichiarato la volontà di non partecipare al voto.
Il dibattito
Defranceschi: "E' successo ciò che sapevamo sarebbe successo". Critiche per ciò che "l'Assemblea non ha fatto, a fine luglio, in tema di diminuzione dell'indennità di carica per i consiglieri sospesi" sono piovute da Andrea Defranceschi (Mov5s),che ha fatto riferimento al proprio emendamento, bocciato in sede di approvazione del testo unico su funzionamento e organizzazione dell'Assemblea, teso a diminuire l'indennità a un decimo. "E' successo ciò che sapevamo sarebbe successo" - ha detto, riferendosi al fatto che ora "paghiamo due consiglieri al prezzo di uno". Monari: l'Assemblea non può abdicare alla propria sovranità. A luglio, ha replicato Marco Monari (Pd), su questo tema, si aprirono due tipi di valutazione, la prima politica, che portò i capigruppo, all'unanimità, a sottoscrivere l'impegno diretto al contenimento dei costi di gestione, con riferimento, quindi, anche alle indennità. Parallelamente a questo impegno, si svolse informalmente una valutazione "laico-garantista" sulle questioni di carattere penale che riguardano consiglieri sospesi. Monari ha ribadito di essere ancora di quell'idea e che ci siano storture in alcune leggi approvate dal Governo Monti, ad esempio la 174, la 235 e altre, che contrastano con la Carta costituzionale e con la potestà legislativa delle Regioni e la cui "conseguente applicazione ci obbliga a prendere provvedimenti". Di qui, la proposta di Monari a sostenere due iniziative: la prima rivolta a una proposta di legge alle Camere, tesa a chiarire che l'Assemblea non può abdicare alla propria sovranità e alla potestà legislativa, e la seconda volta a modificare la percentuale dell'indennità portandola a zero euro. In questo modo – ha concluso – rispondiamo politicamente alle critiche, mantenendo la serietà, il rigore e la compattezza che tutti abbiamo fin qui dimostrato. Naldi: problemi prevedibili. I problemi erano "prevedibili" anche a parere di Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), anche se – ha tenuto a precisare – le considerazioni prescindono dalle vicende giudiziarie in cui sono coinvolti i colleghi. L'unica cosa da fare, a suo avviso, è quella di intervenire sulla percentuale dell'indennità fino a una quota puramente simbolica: è solo così che si può risolvere il problema. Favia: abbiamo "un consigliere al prezzo di tre". "Non abbiamo due consiglieri al prezzo di uno - ha chiosato Giovanni Favia (Misto) – ma uno al prezzo di tre". Non è possibile - ha ribadito - pagare uno stipendio di tale entità a un consigliere sospeso, soggetto a misure restrittive e con "elementi gravissimi usciti sull'indagine" Favia ha detto che "bisogna tappare la falla" per cui si è detto disponibile ad azzerare la previsione prevista nel suo ordine del giorno di un'indennità pari al 10 per cento. Barbati (Idv): non alla gara di "chi è più puro degli altri". D'accordo anche Liana Barbati (Idv), che tuttavia ha segnalato di non apprezzare la perdita di tempo impiegata per misurare chi sia "più puro degli altri" o "più bravo". Mi pareva corretto – ha ribadito – posizionare l'indennità al 50 per cento, ma se questa deve essere il motivo per qualcuno di accusarci di sprecare denaro pubblico, allora andiamo con l'azzeramento dell'indennità. Lombardi (Pdl): la discussione non diventi uno spot pubblicitario. Non condivide la piega assunta dalla discussione il pidiellino Marco Lombardi, che ha respinto al mittente "certe affermazioni su un tema così delicato". Nel mirino il collega Favia che, fra gli altri appunti mossigli da Lombardi, "usufruisce di uno status e di una indennità grazie a una lista" a cui non fa più riferimento e nonostante abbia dichiarato "che si sarebbe dimesso e non l'ha fatto". Lombardi ha poi ricordato che molti provvedimenti del governo Monti, come anche la legge Severino, devono essere ripresi e rivisti per rispondere ai requisiti di legge: decidere di procedere a una riduzione dell'indennità rispetto al 50 per cento previsto dalla norma potrebbe essere prematuro, oltre a risultare uno "spot pubblicitario sperando di ottenere consensi elettorali", "rappresentando l'umore più basso" della gente.
DICHIARAZIONI DI VOTO. LA LETTERA DI VILLANI: RINUNCIO A QUALUNQUE FORMA INDENNITA'
In dichiarazione di voto, Favia ha rilanciato la propria posizione, accogliendo la proposta di emendamento al proprio testo volto ad azzerare l'indennità, contestando le dichiarazioni di Lombardi: gli elettori – ha detto – mi giudicheranno su quanto ho fatto. E' poi intervenuto il capogruppo del Pdl, Gianguido Bazzoni, che ha letto alcuni passaggi di una lettera inviata dal collega Villani in occasione della seduta odierna, in cui il consigliere sospeso ha ribadito che le "leggi regionali parlano sufficientemente chiaro su quanto si debba assegnare", "ma - ha scritto - avverto un'aria giustizialista e ipocrita. Sono infatti a conoscenza che si vorrebbe ridurre tale emolumento dalla metà dell'indennità di carica fino ad ora prevista, al 10 per cento, nella pratica un esborso caritatevole". "Si dovrebbe stare attenti - si legge ancora nel testo - a non cadere nell'arbitrio verso una persona che non ha ancora subito alcun tipo di condanna. Mi preme peraltro ricordare che il nostro ordinamento giuridico è formalmente garantista, anche se lo dovrebbe essere molto di più sostanzialmente, proprio grazie a quella Costituzione che per molti è una specie di bibbia intangibile. "Detto questo, - così si conclude la lettera - non voglio mettere in imbarazzo nessuno", né "voglio carità, sto peraltro riprendendo ad esercitare la mia professione di chirurgo, ma solo di poter dimostrare la mia innocenza. Pertanto intendo rinunciare a qualunque forma di indennità per la mia situazione di sospeso fino a quando non potrò rientrare nelle mie funzioni di consigliere regionale". Noi – ha poi dichiarato Bazzoni – non siamo garantisti a intermittenza e a seconda dell'opportunità di parte: la metà dell'indennità è stata prevista per ragioni di garantismo nel rispetto della dignità di persone che sono sottoposte a giudizio e quindi si presumono non colpevoli ai sensi dell'art. 27 della Costituzione e secondo la norma che vige nella pubblica amministrazione. Per questa e per altre ragioni, il pidiellino ha quindi dichiarato il voto contrario all'ordine del giorno e quello favorevole alla delibera dell'Assemblea. "Perplesso" dall'intervento che l'ha preceduto si è dichiarato Defranceschi (Mov5s): "dubito - ha detto – che questo Paese abbia bisogno di maggiore garantismo". Il problema non si sarebbe posto - ha dichiarato Naldi (Sel-Verdi) – se fossimo rimasti in regime di sospensione senza sostituzione, ma l'intervento della legge nazionale ci impone la sostituzione e quindi ci obbliga ad affrontare questa contraddizione, che in questo caso, dove ci sono due consiglieri sospesi, è ancora più contraddittoria. Ora quindi è necessario fare – ha concluso – ciò che avremmo già dovuto fare. Alcuni passi della lettera di Villani "fanno onore al collega", ha detto Monari (Pd), invitando a non esprimere "giudizi su vicende ancora aperte". Il capogruppo del Pd ha poi citato la questione politica toccata da Bazzoni, dicendo di essere "contento per il fatto che parte del gruppo del Pdl abbia espresso concetti ampi su un'impostazione garantista e sulla correttezza dell'Istituzione", ma questa impostazione dovrebbe essere condivisa anche in coerenza con altre situazioni. Per Monari, inoltre, l'ordine del giorno non è in contraddizione con la lettera di Villani, pertanto ha sollecitato il capogruppo del Pdl a sottoscriverlo e a esprimersi con un atteggiamento diverso nei confronti di un testo a suo avviso "dignitoso". Invito, poi, respinto da Lombardi, che ha ribadito come i consiglieri del Pdl siano profondamente convinti che la situazione non andrebbe toccata rispetto alla norma vigente, soprattutto con un'iniziativa assunta sull'onda del momento. Silvia Noè (Udc), infine, dichiarando l'apprezzamento per la lettera di Villani, ha lamentato il venire meno di quel passaggio fondamentale che riguarda il mantenimento della solidarietà fra i gruppi: tutti noi - ha detto - stiamo cercando di raccordarci per essere un esempio a fronte di vicende che hanno riguardato le Regioni. Ci sono varie questioni in gioco: quella di trovare un giusto compenso nei confronti di colleghi per i quali la sospensione è avvenuta senza che ci sia un giudizio definitivo, in base a una legge che è al centro della riflessione. Di qui l'invito alla responsabilità di tutti e a cercare di recuperare la solidarietà fra consiglieri. (AC)
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)