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E’ stata da poco presentata l’edizione 2016 dell’ormai storica Guida Michelin Italia, lo strumento utile e pratico per chi ama viaggiare e provare i sapori locali dei vari luoghi. Tantissimi gli indirizzi segnalati, nuove stelle e novità.

Di Chiara Marando – 12 Dicembre 2015 -

Tutti ormai la conosciamo, il suo nome è già da solo una sicurezza per la ricerca del “buon mangiare”, molti la criticano ed altri, al contrario, non ne possono fare a meno.

Quello che certamente si può dire è che la Guida Michelin è diventata uno strumento importante, e di riconosciuta attendibilità, dedicato a chi viaggia e cerca ristoranti e locali dove fermarsi per godere delle bontà gastronomiche locali e non solo.

Una guida che si rinnova ogni anno e che, proprio nei giorni scorsi, è uscita con l’edizione 2016 della Guida Michelin Italia, ovvero “una delle destinazioni più dinamiche ed affascinanti del mondo”, come ha ben spiegato Michael Ellis, direttore internazionale delle Guida Michelin.

Durante questa occasione di presentazione ufficiale è stato anche chiarito  il ruolo degli ispettori, ed il loro imprescindibile anonimato durante i momenti di lavoro, ma anche sottolineata l’identità della Guida che, nel tempo, ha acquistato un ruolo ben preciso e determinato.

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Un totale di 6300 indirizzi segnalati, con 26 nuove stelle come nel caso del ristorante La Tana di Alessandro Dal Degan, il Borgo San Giacomo di Peter Brunel e le 3 new entry milanesi, il ristorante Armani, Seta di Antonio Guida, Tokuyoshi di Yoji Tokuyoshi. Si perdono la stella per strada invece il Pont de Ferr ed il Combal Zero che da due passa ad una.

Ma in cosa è diversa questa edizione 2016?

Si può dire che sia una guida più giovane, con una buona metà di nuovi stellati sotto i 35 anni di età, e che punti l’attenzione sulla ristorazione del Sud Italia, come ben dimostra la presenza massiccia di ristoranti stellati nella provincia di Napoli e nella regione della Campania.

L’Italia si conferma ancora una volta un paese pulsante di energia ed idee, nonché il secondo paese più stellato al mondo grazie alle diverse culture che la popolano, specchio di altrettante tradizioni culinarie che rendono il territorio italiano un unicum nel suo genere.

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Che si tratti di ristoranti blasonati, trattorie oppure locali per appetizer stuzzicanti, la parola d’ordine è stupire il palato, accarezzarlo con sapori genuini, con profumi che si fanno ricordare, ma soprattutto con una cucina che rifletta l’anima di un luogo ed insegni ad apprezzarlo.

Ed ora, passiamo all’elenco dettagliato degli stellati premiati dalla Guida Michelin Italia 2016. Fatevi ispirare per la vostra prossima sosta enogastronomica.

TRE STELLE
Nella 61a edizione della Guida Michelin Italia confermano di avere una cucina che «vale il viaggio», e quindi le 3 stelle Michelin, gli 8 ristoranti dell’edizione 2015:
Piazza Duomo ad Alba,
Da Vittorio a Brusaporto,
Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio,
Reale a Castel di Sangro,
Enoteca Pinchiorri a Firenze,
Osteria Francescana a Modena,
La Pergola a Roma,
Le Calandre a Rubano

DUE STELLE

38 i ristoranti che «meritano una deviazione», ovvero quelli a due stelle. Ecco le due novità:
Casa Perbellini a Verona, dello chef Giancarlo Perbellini.
Gourmetstube Einhorn a Mules, dello chef Peter Girtler.

UNA STELLA

Sono 288 i ristoranti dall’«ottima cucina», di cui 26 novità:
I Due Buoi, Alessandria - chef Andrea Ribaldone
La Tana Gourmet, Asiago - chef Alessandro Dal Degan
Aqua Crua, Barbarano Vicentino - chef Giuliano Baldessari
Bacco di Barletta - chef Angela Campana, Cosimo Cassano e Dajgo Takescy
Meo Modo di Chiusdino - Chef Andrea Mattei
L'Argine di Vencò di Dolegna del Collio/Vencò - chef Antonia Klugmann
Signum di Salina, Isole Eolie - chef Martina Caruso
Acquerello, Fagnano Olona - chef Silvio Salmoiraghi
Borgo San Jacopo di Firenze - chef Peter Brunel
Castello di Grinzane Cavour - Marc Lanteri
Atman a Villa Rospigliosi, Lamporecchio - chef Igles Corelli
Shalai a Linguaglossa - chef Giovanni Santoro
Armani a Milano - chef Filippo Gozzoli
Seta a Milano - chef Antonio Guida
Tokuyoshi a Milano - chef Yoji Tokuyoshi
Dolce Vita Stube a Naturno - chef Thomas Ebner
Vespasia a Norcia - chef Emanuele Mazzella
Cielo a Ostuni - chef Andrea Cannalire
Enoteca al Parlamento Achilli a Roma - chef Massimo Viglietti
Re Maurì a Salerno - chef Lorenzo Cuomo
Don Geppi a Sant'Agnello - chef Mario Affinita
Aga, San Vito di Cadore - chef Oliver Piras e Alessandra Del Favero
Alpenroyal Gourmet, Selva di Val Gardena - Mario Porcelli
Osteria Arbustico a Valva - chef Cristian Torsiello
Dopolavoro a Venezia - chef Federico Belluco
Oro Restaurant a Venezia - chef Davide Guida

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Presentazione speciale, sabato 5 Dicembre alle 18.00 ai Diari di Bordo di Parma: JACOPO MASINI introduce l'autore MIRKO VOLPI. Insieme racconteranno quell'oceano di fili d'erba increspati che compongono ''OCEANO PADANO''. L'affresco di una vita semplice ma ricca scandita dal ritmo della natura. -

- di Alexa Kuhne -

Parma, 5 dicembre 2015 -

Un mondo antico, lontano. Un microcosmo in costante movimento che continua il suo moto racchiuso, inglobato nella modernità: è la pianura più grande e fertile del Paese ed è raccontata in 'Oceano padano', l'ultimo lavoro di Mirko Volpi.
Il saggio è come un grande quadro, un affresco che fa scoprire una vita semplice ma ricca, silenziosa eppure vivace, fatta di gesti vetusti che si ripetono da secoli, scanditi dal ritmo della natura.
L'appuntamento per conoscere questo autore e la sua ultima fatica letteraria è per sabato 5 dicembre, alle 18.00, alla libreria Diari di Bordo di Parma, dove lo scrittore Jacopo Masini introdurrà il libro dell'autore Mirko Volpi.
Leggendo questo narratore si può scoprire che con i silenzi della campagna convivono dei rumori pieni di fascino che si trovano solo in questa enorme e generosa distesa: sono il "rombo della mietitrebbia e quello del temporale".
Perché, il tempo, in questa vastità, è tutto particolare.
L'Oceano padano, racconta di "villaggi e cascine come piccole isole, divise da campi e rogge, unite da sottili lingue d'asfalto".
Con questi occhi attenti e appassionati l'autore Mirko Volpi, osserva il suo mare verde e lo imprime in un affresco realista, di un mondo che galleggia su "acqua, letame e burro".
Molti lo conoscono per la sua instancabile agiografia del paese natio Nosadello: piccolo centro agricolo della Padania, o meglio dell'Oceano Padano, termine coniato dallo stesso autore per indicare il mondo pianeggiante compreso tra l'arco delle Prealpi e i contrafforti appenninici. Un saggio-racconto quello di Mirko Volpi che nel libro va a caccia della natura profonda di chi nasce e lavora in questo "mare d'erba, in un mondo fatto di quieta e operosa noia, solcato da rogge e risorgive, scandito da campi e capannoni, abitato da genti semplici, essenziali, senza fronzoli e isterie cittadine".

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L'autore scrive: "Il vero abitante dell'oceano padano non ama il mare salato, non lo capisce, se ne tiene alla larga. Cosa me ne faccio, pensa davanti a quella spaventosa massa dal colore estraneo, dall'odore sospetto, che al posto di scorrere, rifluisce, ripiega lamentosamente su sé stessa, innaturalmente fa avanti e indietro senza costrutto sulla riva. Cosa ci adacquo? Ci irrighi mica i campi, con questa...,torna a ripetersi l'uomo agricolo, l'archetipo eterno della bassa: e si allontana da sabbia e alghe e conchiglie - elementi oscenamente sterili - come covando nel cuore un segreto sgomento. Lui ama solo le rogge, i pesci di fosso, le polle d'acqua sorgiva, gli infidi canali ombreggiati dai filari di ontani, le increspature dei fili d'erba delle verdissime distese: e nella sua mente - mentre riposa al tramonto con uno stelo di fiore in bocca - vede tutto ciò tramutarsi in foraggio, concime, latte, formaggio. Lavoro. Ricchezza." 


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Mirko Volpi, nato a Nosadello nel 1977, è ricercatore in Linguistica italiana all'Università di Pavia. Si occupa prevalentemente di Dante, di antichi testi volgari, di lingua della politica nel Novecento e di filologia. Tra le altre cose ha pubblicato alcune lecturae Dantis, il Commento alla 'Commedia' di Iacomo della Lana, con la relativa monografia linguistica, un volume di studi su lingua, italiano popolare e politica tra le due guerre mondiali, e ha curato la riedizione di Il nuovo corso di Mario Pomilio. Nel 2011 ha scritto per Epika Edizioni Il diario di Mirko V.

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L'opera, in sette volumi, tradotti anche in inglese, è stata presentata a Expo ed è il frutto di 40 anni di studi e ricerche sul campo. L'autore è il modenese Antonio Saltini, classe 1943, storico, giornalista, scrittore e docente di Storia dell'Agricoltura presso l'Università di Milano. -

 - Di Manuela Fiorini -

Modena, 8 dicembre 2015 -

E' un'opera monumentale, di preziosa ricerca e rigore scientifico, ma anche frutto di quarant'anni di studi, viaggi e ricerca sul campo. La Storia delle Scienze Agrarie, tradotta in inglese dallo studioso Jeremy James Scott con il titolo di Agrarian Sciences in the West, esce in sette volumi per le edizioni Nuova Terra Antica. L'autore è il modenese Antonio Saltini, classe 1943, storico, giornalista, scrittore e docente di Storia dell'Agricoltura presso l'Università di Milano. Presentata con successo a Expo 2015, la Storia delle Scienze Agrarie ha una storia lunga e travagliata, che ha accompagnato il suo autore per buona parte della sua vita.

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"Nel 1967, per ragioni tuttora inspiegabili", racconta Saltini, "mi ero laureato in giurisprudenza. Siccome era stato un palese abbaglio, nel 1968 mi iscrissi a scienze agrarie, a Milano. Mi laureai nel 1972, fui assunto immediatamente dal Servizio informazioni della Federconsorzi e poi trasferito al settimanale Il giornale di agricoltura, la più antica e gloriosa testata agraria d'Italia. Per il settimanale romano svolsi, nel 1985, la prima missione di inviato all'estero, nel Corn Belt degli Stati Uniti. Il reportage che ne seguì piacque molto a Luigi Perdisa, proprietario-direttore di Terra e vita, il più dinamico organo di informazione del giornalismo agrario italico. Così, tornato dagli Usa, mi ritrovai a Bologna, sede dell'Edagricole. Erano gli anni della Rivoluzione Verde, in tutti i paesi del Mondo l'agricoltura stava accrescendo le produzioni a ritmo prodigioso. Perdisa voleva spiegare agli agricoltori italiani quali progressi tecnici fossero in corso nei paesi concorrenti e cominciò a mandarmi in giro per il mondo per verificare e illustrare. I miei servizi piacevano molto anche ai lettori, cosicché, quando scendevo da un aereo, il vecchio maestro mi concedeva 5-6 giorni per stilare i miei rapporti. Poi, tornavo a Bologna con i 4-5 servizi sul viaggio compiuto, consegnavo tutto alla segretaria di redazione. Dopo due ore il vecchio Professore mi convocava, si congratulava e mi informava di avere ordinato per me un biglietto aereo per la Normandia o la Nuova Zelanda".

Da quei viaggi in giro per il mondo è poi nata l'idea della Storia delle Scienze Agrarie. Qual è stato il "passo" da giornalista e inviato ad autore scientifico?
"Gli studi nella gloriosa Facoltà milanese sono stati il fondamento per capire quanto ero inviato a verificare, i viaggi come inviato sono stati l'occasione per accrescere le mie conoscenze e acquisire, progressivamente, un'autentica capacità di confronto. A Roma, avevo potuto usufruire della storica biblioteca annessa alla redazione del Giornale di agricoltura. Non c'era un volume solo che spiegasse, secondo i metodi della storia della scienza, la lunga, complessa storia dell'evoluzione della scienza agronomica nella civiltà dell'Occidente. Cercai ancora a lungo, fino a decidere che, se volevo davvero quel libro, avrei dovuto scriverlo io. Cominciai a lavorarci appena trasferito a Bologna. Nel 1979, uscì la prima edizione in volume unico, ma Luigi Perdisa e suoi collaboratori editoriali si erano appassionati all'impresa e ne vollero una splendida edizione illustrata stampata tra il 1984 e il 1989 in quattro volumi".

Che futuro ti auguri per quella che possiamo definire la tua opera più importante?
"Obiettivamente non esiste un'opera simile nei cataloghi librari, posso sperare (cioè sognare) un posto nelle scansie delle grandi biblioteche scientifiche di continenti e paesi diversi. Ma non so se le Agrarian Sciences in the West siano realmente il mio cimento più importante. Ho lavorato con altrettanta passione in sfere diverse, quella narrativa e quella epica. Ai lettori futuri il giudizio definitivo".

La nascita della Storia delle Scienze Agrarie ha anche un curioso antefatto. Quando il suo autore frequentava la terza liceo classico al Collegio San Carlo di Modena fu premiato per un tema sulla Comunità Economica Europea. Un'apposita commissione giudicatrice internazionale selezionò il suo elaborato insieme ad altri 34 scritti da studenti di 11 paesi diversi. I vincitori furono premiati a Vienna, mentre "l'impresa" del giovane Antonio Saltini venne riportata, insieme all'elaborato vincitore, nelle pagine della Gazzetta dell'Emilia del 26 giugno 1962.

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Presentato alla Feltrinelli di Parma “Vinceremo di sicuro”, il libro di Michele Brambilla, neo insediato direttore della Gazzetta di Parma: un racconto che parte dalle sue esperienze di ragazzo per attraversare gli anni in cui si guardava al futuro con occhi positivi

Parma – 26 Novembre 2015 – (Photo by Francesca Bocchia)

Presentato nei giorni scorsi alla libreria Feltrinelli di Parma il libro del neo insediato direttore della Gazzetta di Parma Michele Brambilla dal titolo “Vinceremo di Sicuro”. Un racconto che percorre gli anni sessanta ricordando il periodo d’oro dell’Inter partendo dalla Semifinale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool disputata il 12 maggio del ’65. Ma questo non è un romanzo che parla di calcio, è una storia che parla di ottimismo, di uno sguardo positivo e fanciullo verso il futuro.

Ad accompagnare l’autore nella presentazione è stato il critico letterario Giuseppe Marchetti, la cui sintesi ed analisi è riuscita a stimolare ulteriormente l’interesse del pubblico presente in sala.

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Un giallo che comincia sotto al torrione occidentale del Palazzo Ducale: siamo nella Modena del 1860, tra dubbi, incertezze, interessi, odio, paura per il futuro e nostalgia per l'ancien régime. Domani pomeriggio alla libreria Emily Bookshop di Via Fonte d'Abisso, 11, a Modena, la presentazione del romanzo. -

Modena, 21 novembre 2015 -

Domani, domenica 22, alle ore 16,30, la libreria Emily Bookshop di Via Fonte d'Abisso, 11, a Modena, ospita la presentazione del romanzo Il Grido della verità, ultima fatica letteraria di Gabriele Sorrentino. Nel suo romanzo, Sorrentino ci accompagna nella Modena del 1860 che da pochi mesi ha smesso di essere capitale, dove le vicende dei protagonisti si intrecciano con quelle di personaggi reali del Risorgimento modenese. Un giallo che comincia sotto al torrione occidentale del Palazzo Ducale, dove un tempo si trovava la Fonte d'Abisso e che svelerà una città sotterranea, celata dietro le eleganti facciate dei palazzi dell'antica capitale Estense.

Interesse, Odio, Ansia. Sono questi i sentimenti che albergano a Modena nel 1860, dopo che i plebisciti hanno consegnato la città al nuovo Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia e il governo provvisorio di Luigi Carlo Farini ha emarginato gli intellettuali fedeli al Duca Francesco V d'Austria Este in esilio dal giugno 1859. In questo clima i modenesi attendono il 4 maggio, data fatidica quando Vittorio Emanuele II giungerà in città, in treno, per visitare i suoi nuovi sudditi. Mentre fervono i preparativi per la visita del Re nella notte tra domenica 22 e lunedì 23 aprile la Guardia Nazionale rinviene un cadavere nella piazza antistante il Palazzo Ducale. La vittima, un patriota, è adagiato come in croce con cucito in bocca un ritaglio di giornale. Un rituale inquietante che spinge le autorità modenesi a chiedere aiuto a Torino: il Re sta arrivando, la città è in subbuglio e si teme per la sicurezza del sovrano. Il Governo manda in città Urbano Platini che fingendosi un giornalista dovrà indagare sull'omicidio e sulla fedeltà della città alla Causa. Comincia così una frenetica caccia all'uomo dove personaggi di fantasia interagiscono con altri realmente esistiti per offrire uno spaccato realistico della città in un periodo cruciale della sua storia.

Emily Bookshop – Via Fonte d'Abisso, 9/11 – 41121 Modena - www.emilybookshop.it 

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Sabato 21 novembre, alle ore 18,00, presso la Libreria Ubik di Parma, verrà presentato il primo romanzo di Giulio Cavalli, scrittore ed autore teatrale che dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie: “Mio padre in una scatola da scarpe”

Parma 14 Novembre 2015 -

“Questa è una terra che va abitata in punta di piedi, Michele, va abitata in silenzio, qui le brave persone per difendersi diventano invisibili, Michele, in-vi-si-bi-li”.

“Mio padre in una scatola da scarpe” – Rizzoli editore – è il primo romanzo di Giulio Cavalli, scrittore e autore teatrale, che dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie.

Giulio sarà alla Libreria Ubik di Parma - Via Oberdan, 4 – sabato 21 novembre alle 18,00, per presentarlo insieme al contributo di Raffaele Castagno, giornalista de La Repubblica, per raccontare con la sua scrittura avvolgente la storia di un’Italia dimenticata ed indifesa.

Un’Italia nella quale si muove Michele Landa, il protagonista che incarna i valori della Vita nella sua sorprendente semplicità. Perché non serve fare rumore per diventare eroi delle piccole cose. Tutto parte da un lungo pranzo domenicale con la famiglia Landa che ha fatto respirare a Giulio Cavalli un dolore diventato poi testimonianza antimafia «fieramente fragile e decisamente umana»  e l’umiltà di chi ha sempre perseguito l’ideale di una vita semplice e onesta, come Michele.

Da qui nasce l’idea di un libro sulla vita di Michele Landa e della sua famiglia, e da qui anche la missione di dare voce al silenzio per sensibilizzare passanti e lettori sul tema dell'omertà, tema trasversale all'intera opera. La Cooperativa Sociale Pepita Onlus organizzerà per l'occasione un flashmob proprio vicino alla libreria, coinvolgendo alcuni adolescenti delle scuole e degli oratori del parmense in un coro contro ogni genere di prevaricazione.

Giulio Cavalli

"Quando Angela mi ha raccontato la storia di suo padre, che è poi anche la sua - spiega l’autore -  io che la storia l'avevo già ascoltata da un giornalista e un amico, Sergio Nazzaro, mentre l’ascoltavo in diretta, così, al tavolo come quando ci si siede al tavolo con gli assicuratori, ho avuto la sensazione che colasse. Non c'era niente di più da estrarre o da spulciare, sarebbe bastato un contenitore. Ecco, forse questo libro è la pinta di quella storia. Che vi giuro aveva già tutti i sapori".

Michele Landa non è un eroe, e neppure un criminale. Tutto ciò che desidera è coltivare il suo orto e godersi i suoi affetti, vuole guardarsi allo specchio e vedere il riflesso di una persona pulita. Ma a Mondragone serve coraggio anche per vivere tranquilli: chi non cerca guai è costretto a confrontarsi ogni giorno con gli spari e le minacce dei torre e con l'omertà dei compaesani. Michele conosce la posta in gioco, ha perso il lavoro e molti amici, ma è convinto, nonostante tutto, che in quel deserto si possa costruire qualcosa di bello e provare a essere felici. Al suo fianco c'è Rosalba, "la silenziosa": dopo quarant'anni si amano come il primo giorno, sono diventati genitori e nonni, sognano una casa grande e un albero di mele. 

Ma si può immaginare una vita diversa, in una terra paralizzata dalla paura? 

GIULIO CAVALLI (Milano, 1977) scrittore e autore teatrale, dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie. Collabora con varie testate giornalistiche e ha pubblicato diversi libri d’inchiesta, tra i quali ricordiamo Nomi, cognomi e infami (2010) e L'innocenza di Giulio (2012). È stato membro dell’Osservatorio sulla legalità e consigliere regionale in Lombardia.

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Domenica 15 novembre, presso la libreria Emily Bookshop (in via Fonte d'Abisso 11), a Modena, il giornalista, scrittore e insegnante presenta il suo romanzo storico, ambientato durante l'assedio della città dei Pico del 1552 e vincitore del Premio Nabokov 2015 nella sezione Narrativa. -

- Di Manuela Fiorini -

Modena, 13 novembre 2015 -

Ci sono le battaglie, gli amori, gli intrighi dei potenti, le peripezie degli umili, la fame, la filosofia, l'ortodossia religiosa, i primi echi della Riforma protestante e persino un poema in ottave ariostesche ideato dall'autore nel complesso e avvincente libro di Antonio Saltini, L'Assedio della Mirandola (Edizioni Diabasis) che sarà presentato a Modena, presso la libreria Emily Bookshop di via Fonte d'Abisso, domenica 15 novembre, alle ore 16.30, in collaborazione con l'Associazione di Scrittori I Semi Neri.

Il libro di Antonio Saltini, primo classificato al Premio Nabokov 2015, sezione Narrativa, è ambientato durante il secondo assedio della città di Mirandola, dal luglio 1551 all'aprile del 1552. In quel tempo, Mirandola è coinvolta nelle diatribe che vedono opposti il papato, sul cui soglio siede Giulio III, alleato con l'imperatore Carlo V d'Asburgo, sovrano della cattolicissima Spagna e la Francia di Enrico II. La città è invece governata dalla signoria dei Pico, è alleata con la Francia e con i Farnese di Parma, su cui il Papa ha delle mire. Giulio III affida le sue truppe ai generali Camillo Orsini e Alessandro Vitelli, ma affianca a questi il nipote Giovanni Battista del Monte, incapace al punto di vista militare, ma la cui presenza crea rivalità tra i comandanti. Soprattutto perché Del Monte insiste con l'illustre zio per portare avanti la guerra, aspirando a ricevere il feudo della Mirandola.

cover Assedio della mirandola

Abbiamo fatto due chiacchiere con l'autore.

Come è nata l'idea del romanzo e quella delle storie che ha raccontato tra le sue pagine?

"Ho sempre amato alla follia il grande romanzo ottocentesco, specialmente russo, con il tema, sempre inequivocabile, ma misterioso, della presenza di Dio nella storia. Il sogno del primo romanzo, una storia dell'affascinante quarto secolo, prese forma in 169 giorni. Si chiamava Periploos. Decisi che nel tempo che avevo previsto per un romanzo avrei scritto una trilogia, tre romanzi sul grande tema che mi incantava, ma tutti di 60 capitoli, su tre secoli radicalmente diversi e con tre disegni narrativi che dimostrassero che si può cambiare il meccanismo della narrazione per ogni cosa che si scriva. L'Assedio sarebbe stato il secondo. Avevo iniziato Periploos il 3 gennaio 1993, alla fine dell'anno avevo scritto i primi 20 capitoli dell'Assedio. La chiave del racconto era: basta con il Rinascimento stucchevole di Elisabetta d'Este e del Castiglione. Il Cinquecento è una successione di guerre combattute da brutali soldati di ventura, per ordine di principi e cardinali, tutto a spese del miserabile contadiname. La Mirandola era osservatorio ideale: dietro gli apparenti splendori dei Pico c'era una fortezza popolata da contadini, che pagano ogni giorno il prezzo di una guerra combattuta come confronto di potenza tra Sua maestà cristianissima e Sua altezza cattolicissima, con il papa come mezzano".

I personaggi di fantasia agiscono insieme a quelli storici. Con i primi, l'autore ha "carta bianca", mentre con i secondi c'è la difficoltà di coniugare la storia con il romanzo. Come si è destreggiato tra gli uni e gli altri? Quali sono state le difficoltà?

"Ho consultato l'imponente e dettagliatissima cronaca modenese di Tommasino Lancellotto, che descrive quotidianamente tutto il periodo della guerra. Poi, mi ha aiutato la cronaca mirandolese di Papazzoni. Per il quadro generale mi ha soccorso il Guicciardini, con la sua Storia. Sui personaggi storici credo di avere fatto veramente lo storico, per quelli minori, creature mie, ho cercato di fare il mio mestiere di storico dell'agricoltura: la loro giornata doveva trascorrere secondo gli schemi (stagionali) della vita contadina del tempo".

Uno dei personaggi, Annibale Signoruccini, scrive il poema di Taar, che propone "a puntate", lungo tutto il corso del romanzo. Le rime sono in ottave ariostesche. Chi è l'autore?

"Ho sempre amato la sonorità di Ariosto, che credo si divertisse moltissimo a scrivere in ottave. Mi sono divertito anch'io. Non è stato facilissimo immaginare una storia che contrapponesse la vita costretta nel borgo assediato e le favolose prospettive, ancora quasi leggenda, dei primi viaggi intercontinentali. Non posso giudicare io l'esito, ma credo che solo affrontare l'impresa sia stato appassionante.

C'è un personaggio a cui si è particolarmente affezionato, o di cui le è piaciuto di più scrivere?

"Ho molto amato Erminia per la sua immensa tenacia disarmata, e ho scritto con passione del fratello prete, ho amato Anselmo Losco, che ho collocato nella medesima parrocchia, San Giacomo Roncole, e che ho rivestito delle medesime doti di mio zio don Zeno quando a San Giacomo era cappellano, promanando una dedizione cristiana da autentico santo. In vecchiaia l'ho conosciuto molto meglio, ma non era più il travolgente giovane prete di San Giacomo, ma un uomo che aveva creduto in un sogno che si era già dissolto, e che contemplava, incredulo, l'insuccesso".

L'autore: Antonio Saltini è nato a Brioni (Pola) nel 1943. E' giornalista, scrittore e docente di Storia dell'Agricoltura alla Facoltà di Agraria dell'Università di Milano. Laureato in Legge e in Agraria, ha iniziato la sua attività di giornalista collaborando a diversi periodici e ha diretto il mensile di agricoltura Genio Rurale. E' stato vicedirettore di Terra e vita, sotto la direzione di Luigi Perdisa. Come scrittore ha prodotto diverse pubblicazioni, tra cui Storia delle scienze agrarie, sull' agronomia degli ultimi due millenni, che, a parere di Ludovico Geymonat, che ne ha curato la prefazione, ha segnato "l'ingresso dell'agnonomia sul terreno della storia delle scienze". Ha scritto anche diversi romanzi di genere fantastico e storico, tra cui "L'assedio della Mirandola". Nipote di Don Zeno Saltini, nel 1966, alla fine del liceo è stato per quattro anni a fianco dello zio, al quale ha dedicato il libro "Don Zeno: il sovversivo di Dio", edizioni Il Fiorino (Modena, 2003). Nel 2010, è uscito Il figlio del capitano. Guerra al Turco e congiura dei magnati dell'Ungheria del tempo di Montecuccoli (Nuova Terra Antica Editore).

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“Per mangiarti Meglio”, concorso che mira ad insegnare ai bambini i principi della sana alimentazione. Tra le fiabe premiate nella categoria individuale ci sarà anche Ilaria Bertinelli, nota per il suo impegno nell’ambito della cucina per celiaci e diabetici.

Di Chiara Marando – Venerdì 09 Ottobre 2015 -

Insegnare ai bambini le regole per una sana alimentazione, questa è l’idea che sta alla base del progetto “Per mangiarti meglio”, un concorso di fiabe, filastrocche e ricette ideato da Slow Food,  Associazione Casa Editrice TraccePerLaMeta, Famiglia Artistica Milanese, membro del Circolo Culturale “I Navigli” e Ristoworld Italy, con il patrocinio di Expo Milano 2015. Un percorso che ha visto collaborare tra loro diverse realtà culturali e professionali della tradizione Made in Italy, per dare vita ad un viaggio di apprendimento che si snoda tra enogastronomia, arti figurative e letterarie.

“Per mangiarti meglio” rappresenta il rispetto per la natura, la volontà di divulgare i principi di una corretta alimentazione proprio a coloro che formeranno il nostro futuro, i bambini, ma anche il desiderio di fornire gli spunti giusti per il miglioramento della qualità di vita quotidiana.

Oltre alla partecipazione individuale degli adulti, il concorso era aperto anche alle scuole primarie e secondarie di primo grado, paritarie e statali. Ed i numeri parlano chiaro: lavori provenienti da 289 città, 365 scuole, 581 classi. In totale 770 elaborati di cui: 198 fiabe, 416 filastrocche e poesie, 156 ricette.

I migliori testi selezionati verranno pubblicati in volume che rappresenterà l’essenza del progetto, un modo nuovo di comunicare con i più piccoli parlando il loro stesso linguaggio ed utilizzando la loro ineguagliabile fantasia.

La premiazione per gli autori di ricette, fiabe e filastrocche della sezione individuale avrà luogo sabato 10 ottobre 2015, alle ore 16, all’interno del Circolo Culturale I Navigli, Via Edmondo de Amicis, 17, a Milano con ingresso libero.

Tra di loro ci sarà anche Ilaria Bertinelli, CEO di Interconsul, società leader in Italia nell’ambito delle traduzioni ed interpretariato professionale, ma soprattutto mamma di Gaia e Nicolò ed autrice del libro ormai famosissimo “ Uno chef per Gaia: La gioia della cucina per diabetici, celiaci ed appassionati”. La sua avventura come scrittrice e promotrice della cucina senza glutine è nata per caso, a seguito della diagnosi di Diabete di Tipo 1 e Celiachia che i medici hanno riscontrato in sua figlia Gaia. Da lì il suo impegno nell’ambito dell’alimentazione è stato costante, una volontà nata dal desiderio di fornire un supporto concreto per chi è costretto a vivere la stessa situazione, regalare un sorriso e far capire che la vita può essere altrettanto felice, partendo soprattutto da un’alimentazione adeguata ma comunque gustosa.

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La partecipazione al concorso per Ilaria è stata come un gioco, ed anche il questo caso la sua fiaba, intitolata “L’Ape Regina”, è stata ispirata dai suoi figli, veri protagonisti e simbolo dell’infanzia con la quale è importante comunicare. Tra le righe del racconto la fantasia fa da padrone, e Ilaria, mamma che cerca di supportare Gaia in questa sua nuova condizione, inventa un mondo nel quale la normale spesa si trasforma in un’avventura, nella scoperta  degli alimenti che più le fanno bene ma che, al contempo, si presentano con un volto diverso, più diverte ed insolito: i carciofi diventano “armi primitive e torce spinose”, la verza non è altro che una cartina che “ cattura con il suo verde smeraldo, il reticolo finissimo di venature bianche  ed i suoi tocchi dorati” e poi ancora la zucca “ la carrozza di Cenerentola” ed i pesci che rappresentano “creature variopinte del mare”.

Ma la vera sorpresa sarà l’assaggio delle preparazioni create con questi ingredienti, la meravigliosa sorpresa di ritrovare “i piatti più buoni del mondo”  in qualcosa di diverso, assaporare la delizia di piatti che non solo ci nutrono, ma ci ricaricano in modo sano. Perché in fondo “Tutte le api nascono uguali, ma solo l’ape a cui viene riservato un cibo speciale, la pappa reale, diventerà l’Ape Regina”.

Pubblicato in Cultura Emilia

“Q.B.” è il primo romanzo di Marco Bellabarba, esperto di comunicazione con una grande passione per l’arte culinaria, in particolare per la pasticceria. Il suo è il racconto di un viaggio a tratti ironico ed amaro verso una maggiore consapevolezza di sé, nel quale amore, lavoro, amicizia e cucina si incontrano.

Di Chiara Marando - Giovedì 24 Settembre 2015 -

Tutti, prima o poi, ci lasciamo trascinare da una quotidianità che non ci soddisfa fino in fondo, ripetiamo movimenti, viviamo situazioni che divengono déjà vu perché non abbiamo il tempo di fermarci a riflettere…o meglio non ce lo prendiamo.

Rimaniamo lì, come intrappolati in una vita che soffoca le passioni, rassegnati dal dover accantonare quei sogni che tardano a realizzarsi nonostante l’impegno e le energie profuse, altalenanti in un lavoro precario che ben poco somiglia a quello per cui si è tanto faticato.

Ma non si può proprio fare nulla per cambiare? E’ veramente questa l’unica via percorribile?

Perché non proviamo a rallentare, a prendere fiato ed osservare il mondo che ci scorre intorno, analizzarlo e capire che la nostra strada può essere un’altra….basta saperla vedere.

Questo è quello che si trova  a fare Paolo, 32enne che poco a poco vede sgretolarsi i suoi obiettivi, un lavoro prestigioso all’estero ed il matrimonio con la sua amata Deborah, per ritrovarsi single e con un impiego, che mai si sarebbe aspettato di ricoprire, come agente di vendita per le strade di Roma.

Ah Paolo, non dimenticarti che il Giappone è sempre lì. Con o senza Deborah.

Anche a Deborah era venuto da ridere. Alla fine aveva raggiunto il risultato. In realtà non ero nemmeno troppo sorpreso. Sapevo che il Giappone non l’aveva mai entusiasmata. Ma ciò che mi faceva pensare era il modo estremamente lapidario con cui aveva condotto la conversazione. A lei il Sol Levante non interessava. Punto. Era stata rapida, noncurante. Avrei dovuto intuire qualcosa. Almeno immaginare la possibilità che Deborah, quella sera, stesse facendo ben altro che liquidare la mia proposta.

Stava liquidando me.”

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Ma è proprio quando tutto sembra più grigio, quando non si riesce a vedere una soluzione, che il destino ti offre una via d’uscita. Per Paolo sarà una pausa estiva trascorsa ad apprendere l’arte culinaria tra pentole e fornelli nella cucina di Luisa, chef brillante e fantasiosa ma anche donna profonda  e gentile,  che gli farà ritrovare la voglia di tentare e mettersi in gioco.

Ecco allora che, come per una dolce magia, le più piccole attività quotidiane, quelle considerate insignificanti o completamente ignorate fino a poco prima, risplendono di nuova luce e divengono un’occasione continua per scoprire profumi, sapori e sensazioni ma anche, e soprattutto, per concedersi dei momenti dedicati semplicemente a sé stessi ed alle persone più vicine.

“Avocado tagliato a cubetti, pomodorini, cipolla tritata. Un po’ di olio d’oliva a emulsionare e qualche scaglia di grana padano sopra. Tutto su una fetta di pane ancora calda e croccante.

I miei incisivi affondavano in un delizioso mix di consistenze e sapori che si sposavano perfettamente tra loro. No, non me lo ricordavo il sapore dell’avocado, ma anche se lo avessi mangiato tutti i giorni, mi avrebbe sorpreso comunque: preparato a quel modo era semplicemente fantastico.”

“Q.B” scritto da Marco Bellabarba (Robin Edizioni) racchiude tutto questo:  un romanzo condito con alcune ricette da cui farsi ispirare, ma anche momenti di inaspettata suspense, nel quale amore, lavoro, amicizia e cucina si incontrano per raccontare quanto la vita possa cambiare in un attimo regalando sorprese inattese, quanto ancora ci sia da scoprire ed imparare, quanto “a volte non basti osservare, ma anche aggiungere” per trovare la direzione giusta.

 

 

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A partire da settembre, otto golosi appuntamenti tra Lombardia ed Emilia Romagna in compagnia di imperdibili ospiti

Parma 12 Settembre 2015 -  

Un viaggio letterario tra eros, poesie, cinema fino alla grande canzone d’autore, un percorso che ben si sposa con l’arte culinaria ed il piacere di conversare assaporando ottimi piatti. Tutto questo è Mangia come scrivi, la rassegna diretta e creata dal giornalista Gianluigi Negri, che lo scorso aprile ha festeggiato un importante traguardo: le sue cento cene, per un totale di 300 scrittori e 100 artisti messi a tavola a chiacchierare nel corso di questi 9 anni.

Questa decima edizione arriva parallelamente in Lombardia ed Emilia Romagna, riconfermando il desiderio di intrattenere e divulgare in un modo divertente ed accattivante, nonché assicurando la presenza di nomi importanti e tante novità. Gli appuntamenti si svolgeranno un giovedì al mese al Ristorante Il Garibaldi di Cantù, in provincia di Como, ed un venerdì al mese all’interno dell’Antica Tenuta Santa Teresa di Parma.

Tra i protagonisti della rassegna, Sara Bilotti, Flavio Oreglio, Marco Ferradini, Sara Rattaro, Simona Sparaco, Paolo Roversi, Enzo Gentile, Guido Conti, Danilo Arona, Bruno Bassetto.

Il primo appuntamento con “Mangia come scrivi” è per venerdì 25 settembre a Parma nella splendida Antica Tenuta Santa Teresa.

Per tutti i dettagli consultare il sito www.mangiacomescrivi.it, scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., oppure chiamare il  347-6961251

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